Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
A QUANDO IL DISCORSO NEL PIAZZALE DELLA CASERMA-MANICOMIO?… PER I DISERTORI E’ PREVISTO IL PLOTONE DI ESECUZIONE?
“Siamo sotto attacco” ma dobbiamo rimanere “compatti come una testuggine romana” per il
bene del governo e dell’Italia.
E un vero e proprio richiamo all’ordine quello che Luigi Di Maio lancia dal blog delle Stelle agli eletti del Movimento e agli attivisti. Un appello al serrare le fila che punta a bloccare il dissenso interno apertosi su tanti fronti, dal Tap al decreto sicurezza fino al condono. E avverte: “Qualcuno sta dando segni di cedimento”, ma “non possiamo permetterceli”, e “chi si sfila si prende questa responsabilità dinanzi ai cittadini e di questo dovrà renderne conto”.
È in corso un “attacco sconsiderato” mosso da “nostri concittadini capi di partito, direttori di giornali e burocrati, non sono solo contro il governo e contro il MoVimento 5 Stelle, ma contro tutta l’Italia”, continua il leader pentastellato. “Anzichè stare dalla parte del popolo che rialza la testa, hanno deciso – continua – di stare dalla parte delle èlite che hanno distrutto il nostro sistema sociale e che si avviano verso il declino.
“Questi attacchi non mi fanno paura e non devono fare paura neppure a voi. Ho la profonda convinzione di essere dalla parte del giusto perchè stiamo rispettando gli impegni presi con voi”, aggiunge.
Intanto slitta a questa sera la partenza del premier Giuseppe Conte per New Delhi. A quanto si apprende, il presidente del Consiglio arriverà in India, dove era previsto un incontro con gli imprenditori, domani mattina e non questa sera. Il premier, si sottolinea, presenzierà oggi una serie di riunioni su vari dossier, a cominciare dalla manovra. L’agenda di Conte a New Delhi nella giornata di domani è confermata. Il premier avrà un faccia a faccia con il suo omologo indiano Narendra Modi e interverrà all’India-Italy Technology Summit, al Taj Palace Hotel.
(da agenzie)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
IL CLAMOROSO AUTOGOL PER RISPARMIARE 50 MILIONI.. L’IMPORTO ERA MINIMO: 500 EURO AL MESE
A ottant’anni esatti dalle leggi razziali, il governo Lega-M5S taglia gli assegni previsti fin dal 1955 alle vittime delle leggi razziali e a chi è stato vittima di persecuzioni politiche durante il fascismo.
Parliamo di importi pari a 500 euro al mese destinati a persone nate prima del 1945, che quindi oggi hanno superato i 70 anni di età . Lo stanziamento totale “risparmiato” è pari a 50 milioni di euro.
La decisione è contenuta in un allegato al decreto fiscale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, insieme ad altri tagli che riguardano il sostegno alle famiglie e alle imprese e non si tratta di una riduzione ma di una cancellazione, fa sapere l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
La presidente dell’Ucei Noemi Di Segni ha scritto al premier Giuseppe Conte, al ministro dell’Economia Giovanni Tria e al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, che ha la delega per i rapporti con le confessioni religiose e per le attività dedicate alla memoria.
§Di Segni ha anche chiesto di poter essere sentita dalla commissione Finanze del Senato che da oggi esaminerà il decreto fiscale.
Per ottenerle gli aventi diritto hanno dovuto fare domanda alla commissione e documentare gli atti persecutori che li hanno colpiti, come ad esempio le lettere delle scuole che li hanno esclusi dopo il 1938.
Noemi Di Segni ha scritto alla Stampa per chiedere un passo indietro al governo:
Non abbiamo neanche il coraggio di informarne i sopravvissuti, di quanto sta accadendo, che con infinito coraggio affrontano nei loro nuclei famigliari, dinanzi a studenti e insegnanti l’impegno di raccontare gli orrori della Shoah, narrando l’inenarrabile, e dover leggere nei loro occhi il senso di desolazione e abbandono.
Quale ente che rappresenta tutti gli ebrei italiani non possiamo che invitare governo e Parlamento a riconsiderare la scelta fatta e valutare ogni possibile rimedio amministrativo, legislativo o emendativo al fine di giungere ad una soluzione che non intacchi il lungo percorso fatto in questi ultimi 75 anni di ricostruzione del Paese, permettendo così a chi ha vissuto quel buio periodo della storia e a chi ha subito persecuzioni per difendere i valori oggi sanciti nella nostra Costituzione, di continuare, per ancora una manciata di anni, di poter vivere, o meglio, sopravvivere.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
SELENE TICCHI E LA MAGLIETTA AUSHWITZLAND L’ULTIMO CAPITOLO DELLE MACCHIETTE SOVRANISTE
Selene Ticchi, militante di Forza Nuova, già candidata di Aurora Italiana a sindaco di Budrio,
durante la commemorazione della Marcia su Roma svoltasi a Predappio il 28 ottobre si è fatta fotografare la sua maglietta dove paragona Auschwitz a Disneyland. La Ticchi, tra le organizzatrici della manifestazione che commemora l’anniversario della Marcia su Roma del 1922,
Selene Ticchi, si raccontava all’epoca della sua candidatura, è sposata e ha una figlia, è titolare di uno studio di infortunistica stradale e collabora nello studio legale del marito. All’epoca era iscritta al Movimento Nazionale per la Sovranità di Francesco Storace e Gianni Alemanno.
Fra i candidati della sua lista c’era anche Antonio Fara, presidente del Budrio Calcio. Nel 2015 organizzò una manifestazione a Mezzolara dopo l’aggressione a una donna da parte di un cittadino straniero. «Se fascista vuol dire voler bene a Budrio, alla Patria, alla famiglia e battersi per chi ha più bisogno, allora sì… sono fascista», diceva in un’intervista.
Il leader nazionale di CasaPound, Simone Di Stefano, ha attaccato la manifestazione di Predappio: «Maledetti pagliacci mascherati che ogni anno andate a Predappio a disonorare i morti con le vostre sguaiate marcette e fate a gara con chi si mette la maglietta più imbecille, uscisse Mussolini dalla tomba vi prenderebbe a schiaffi, uno per ogni ragazzo o ragazza caduto combattendo per quell’idea così grande che nel vostro microcervello non riesce e non riuscirà mai ad entrare».
Selene ha reso invisibile o cancellato qualche ora fa il suo profilo Facebook dopo che alcuni utenti hanno cominciato a pubblicare o a segnalare i contenuti.
L’associazione Aurora Italiana, che l’aveva candidata sindaca di Budrio, è stata accusata dall’ex sindaco Giulio Perini di usare iniziative di beneficenza per radicarsi sul territorio. Al primo turno a Budrio la Ticchi raccolse la bellezza di 116 voti per una percentuale dell’1,36%.
Il senatore di Leu Francesco Laforgia ha presentato una interrogazione al Ministro dell’Interno Matteo Salvini. “L’apologia del fascismo — ha scritto — nell’ordinamento giuridico italiano, è un reato. Chiedo al Ministro se intende applicare questa legge, se condivide il paragone di un campo di sterminio ad un parco giochi e quali misure intenda promuovere al fine di evitare il ripetersi di simili episodi”.
E intanto c’è chi vuole scrivere alla Disney per denunciare l’uso scorretto del marchio:
Dear all, attached you find a picture of an Italian fascist activist wearing a t-shirt with the inscription “Auschwitzland”, during an event in Predappio, the birthplace of Benito Mussolini. Beyond the lack of shame for this shirt, the writing imitates Disneyland one, as if the Holocaust lager was a place of entertainment for children instead of a place of torture and death.Then, I thought it could be useful to forward this picture to you, in case you want to publicly express your blame on this and/or move for legal action. Regards
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
NEL 2019 CHI NON RAGGIUNGE QUOTA 100 USCIRA’ A 67 ANNI… E NEL 2021 IL REQUISITO DI VECCHIAIA POTREBBE SALIRE
Chi non ha almeno quota 100 – somma tra età e contributi – quando andrà in pensione nel 2019?
Le due strade di uscita – vecchiaia e anticipata – sono sempre valide.
Nel primo caso, l’età però sale di cinque mesi rispetto ad oggi: a 67 anni (con un minimo contributivo di 20 anni).
Si adegua – come previsto dalla legge Fornero – alla speranza di vita.
Nel secondo caso, si potrà fare domanda di pensione al raggiungimento di 42 anni e 10 mesi di contributi (un anno in meno per le donne), a prescindere dall’età , proprio come ora.
Anche questo requisito sarebbe dovuto crescere di 5 mesi, ma il governo sembra intenzionato a lasciarlo bloccato.
Nella prima bozza del pacchetto pensioni c’è la norma che blocca l’età di vecchiaia a 67 anni anche dopo il periodo di legge (2019-2020), dunque nel biennio successivo (2021-2022).
Ma questa intenzione sembra tornare in bilico. L’effetto potrebbe in ogni caso essere neutro.
E questo perchè i demografi non prevedono necessariamente un allungamento della speranza di vita in quei due anni (2021-2022). Se pur ci fosse, potrebbe essere minimale (1 mese). Oppure nullo (si resta comunque a 67 anni).
O addirittura – se la mortalità aumentasse nei prossimi quattro anni – in discesa (si uscirebbe prima dei 67 anni).
Se le cose stanno così, il governo alla fine fermerebbe solo il requisito contributivo, lasciandolo fermo a 42 anni e 10 mesi, come detto, per i prossimi due anni almeno. Poi si vedrà (se prorogarlo o no).
Resta confermata in ogni caso quota 100. Tutti i lavoratori che già entro il 31 dicembre 2018 hanno almeno 62 anni e 38 di contributi potranno andare in pensione dall’aprile 2019.
Chi matura il requisito da gennaio in poi, dovrà aspettare le finestre: 3 mesi se dipendente privato o autonomo, 6 mesi se pubblico. Quota 100 è dunque valida in una sola combinazione età -contributi: 62+38. Poi si passa a quota 101: 63+38. Quota 102: 64+38. Quota 103: 65+38. Quota 104: 66+38.
Il meccanismo che lega l’aumento dei requisiti per la pensione all’aumento della speranza di vita ha una sua logica tecnica.
Per mantenere uguale la durata della pensione, se si vive di più, si deve spostare in avanti l’età della pensione (sempre nell’ipotesi, affatto scontata, che si continui a lavorare). Se 140 anni fa un pensionato 65enne aveva di fronte a sè mediamente 10 anni di pensione, oggi siamo al doppio: circa 20.
Tra 40 anni, la durata della pensione potrebbe sfiorare i 25 anni. Di questo si parla, quando si tocca il tema della “sostenibilità ” del sistema pensionistico, tenuto conto del calo demografico che può metterlo a rischio.
Visto che il nostro è un sistema a ripartizione: chi lavora paga le pensioni a chi non lavora più.
(da agenzie)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
OTTO MESI PER SCRIVERE UN BANDO, SALVO POI RITIRARLO PERCHE’ SBAGLIATO, LA GESTIONE DISASTROSA DI AMA E ATAC
Virginia Raggi (o più probabilmente qualcuno al suo posto) ha avuto ieri la geniale idea di
infamare chi è giustamente arrabbiato per le condizioni orribili in cui versa Roma dopo due anni e mezzo di Giunta M5S.
Non contenta, stamattina la Raggi ha rincarato la dose rispondendo a Corrado Formigli, che si era detto sconcertato per la derisione di chi manifesta, e dimostrando di avere un rapporto molto fantasioso con la realtà dei fatti. È infatti incredibile che la Raggi abbia il coraggio di vantarsi del fatto che sta facendo i bandi per il verde pubblico…
Stanno ripartendo i bandi sul verde pubblico dopo anni di blocco, che certo non ho causato io ma lo stop legato alle giustissime inchieste di Mafia Capitale. Ci sono voluti due anni di lavoro per farli ripartire: prima le gare non venivano fatte e proprio le inchieste della magistratura ci hanno raccontato come andava a finire… Sono dovuta ripartire dal nulla che ci hanno lasciato.
…perchè se il blocco della gestione è dovuto alla magistratura, è anche vero che le indagini sono finite da un pezzo eppure il verde pubblico a Roma è ridotto in condizioni pietose.
E sapete perchè? Perchè la Giunta Raggi non è stata in grado di scrivere correttamente un bando per molto tempo. Ci sono voluti otto mesi per confezionare un bando poi ritirato perchè nel frattempo è cambiata la normativa (e che stesse cambiando stava scritto su tutti i giornali); nel frattempo la situazione REALE del verde pubblico a Roma è tragica,
Ed è inutile ricordare che quando la Raggi era all’opposizione se cadeva un albero era colpa del sindaco, mentre oggi quando si fanno notare che il troppo tempo passato senza manutenzione (negli ultimi due anni e mezzo) ha messo in pericolo la città lei risponde picche.
Ma siccome i meriti di Virginia sono molteplici, ascoltate cosa ha il coraggio di sostenere la sindaca mentre l’immondizia sommerge la città :
Anche sui rifiuti rispondo con i fatti: in sette mesi abbiamo esteso il “porta a porta” a 150mila persone e abbiamo scoperto 120mila scrocconi su 450mila cittadini censiti. Prima gli scrocconi non pagavano e sporcavano. Tra pochi giorni parte la raccolta “porta a porta” per 88mila ristoranti, bar, negozi. Anche io vorrei di più e prima ma quanto si sta facendo non è il nulla.
Non manca qualcosa nelle tre righe tre che Raggi ha dedicato al tema? Ma certo che manca: la sindaca ha parlato della raccolta differenziata, che tra parentesi nel frattempo il Comune si è rimangiato a Torre Angela perchè non ha approntato in tempo i cassonetti “intelligenti” (lei fa le gare, no?), ma non ha scritto una parola sulle pietose condizioni in cui versa la stragrande maggioranza della città a causa dell’ultima emergenza rifiuti causata da AMA a Roma.
La stessa AMA nel frattempo non riesce a chiudere il bilancio perchè il Comune non vuole riconoscerle 18 milioni di crediti per i servizi cimiteriali.
Ed è strano che la Raggi non si sia nel frattempo vantata di quanto stia migliorando il trasporto pubblico in città . Perchè anche lì grossi passi avanti se ne sono fatti: la Giunta ha seccato amministratori delegati come se non ci fosse un domani promettendo il rilancio dell’ATAC, poi alla fine si è arresa al concordato, che però è stato bocciato dal tribunale.
A quel punto il Comune ha dovuto rinunciare a riavere indietro dalla municipalizzata crediti per 750 milioni di euro: e questi soldi, che insieme ai trasferimenti annuali fanno parte della dote di ATAC a carico di tutti i cittadini romani, quando li riavrà grazie al concordato voluto dai 5 Stelle?
Dal 2035 al 2055. Sì, avete letto bene: 2055. Nel frattempo Linda Meleo dice che il trasporto pubblico sta migliorando. ATAC continua a non soddisfare il contratto di servizio e a causa della scarsa manutenzione nella metropolitana crollano le scale mobili.
La sindaca invece si vanta dei seicento autobus che non ha ancora acquistato (perchè la gara di ATAC è andata deserta). Bisogna avere un rapporto davvero fantasioso con la realtà per avere il coraggio di andare in giro a vantarsi di qualcosa mentre tutto crolla intorno.
O essere Virginia Raggi.
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
TONINELLI LANCIA ALLARMI INESISTENTI MA DIMENTICA I SOLDI PER LA STRADA DEI PARCHI
In una registrazione audio pubblicata su Facebook dalla deputata del Partito Democratico Stefania Pezzopane si sente parlare l’ingegner Placido Migliorino, capo ispettore del ministero dei Trasporti, nella riunione convocata d’urgenza all’Aquila dal prefetto del capoluogo Giuseppe Linardi per analizzare “le problematiche relative alla sicurezza dei viadotti” di A24 e A25 dopo l’allarme lanciato da Danilo Toninelli sul rischio crolli in tv alle Iene e in un’assemblea pubblica dei costruttori edili.
“Io credo che questo tavolo sia arrivato a un ottimo risultato, quello di fare l’interesse della collettività . Ci sono stati dei confronti con la società concessionaria che ha fatto il suo lavoro, il ministero ha fatto il suo lavoro, io prendo atto che la società concessionaria ha recepito le nostre obbligazioni che se l’infrastruttura era sicura nelle valutazioni della società concessionaria, ora è ancora più sicura“, dice Migliorino prima che l’audio venga tagliato in quello che sembra l’intervento conclusivo della riunione convocata dal prefetto.
E la deputata PD coglie la palla al balzo per una polemica: “Perchè allora scatenare inutile panico? Cosa ci sta sotto? Toninelli ed i suoi hanno creato grave danno immagine e hanno fatto perdere tempo prezioso, Toninelli e il governo stanno giocando sulla pelle degli abruzzesi con fughe in avanti e smentite continue. Alternano allarmismo e rassicurazioni con attacchi al gestore, seguiti poi da mielosi ringraziamenti.
Nel frattempo secondo la prima stima fatta dalla Strada dei Parchi è calato il traffico, si è seminata paura e insicurezza. Lo stesso è avvenuto con i fondi per la messa in sicurezza della rete autostradale. Prima lo scippo di 200 milioni dai fondi della regione Abruzzo con la complicità dei parlamentari abruzzesi della maggioranza, poi la retromarcia con emendamenti copiati da quelli presentati dal Pd. Intanto si perde tempo, i lavori non iniziano e i lavoratori rischiano il posto di lavoro.
La storia della Strada dei Parchi con i viadotti a rischio era nata nei giorni successivi alla tragedia del Ponte Morandi a Genova: il gruppo Toto, che gestisce l’infrastruttura, ha litigato a più riprese con il ministro per i fondi da stanziare.
I duecento milioni necessari erano stati inseriti nel decreto Genova e successivamente tolti a quanto pare per un errore di cui il ministero si è assunto la responsabilità , ma senza ristorarli successivamente.
L’autostrada A24, la cui costruzione risale agli anni Sessanta-Settanta, inizia dalla Tangenziale Est di Roma, all’altezza della stazione Tiburtina, attraversa il quadrante nordest della Capitale, fino all’intersezione con il Grande Raccordo Anulare e si estende per 281,5 chilometri verso Teramo e Pescara. In corrispondenza dello svincolo di Torano, poi, la rete si biforca in due rami: uno prosegue verso L’Aquila-Teramo (A24) e l’altro verso Chieti-Pescara (A25). Il percorso, come si legge sul sito di Sdp, è caratterizzato da 153 ponti e viadotti per uno sviluppo complessivo di circa 118,8 chilomentri, 54 gallerie per circa 70,8 chilometri e rappresentano il 12,6 per cento del percorso autostradale.
Successivamente gli amministratori hanno mandato una diffida al ministero per lo sblocco dei 192 milioni per la messa in sicurezza dei viadotti, inseriti nei fondi per Genova; vogliono che entro 5 giorni vengano autorizzati i lavori urgenti e comunque ritenuti necessari.
Il ministero ha risposto introducendo limitazioni alla circolazione per i mezzi superiori a 35 quintali: alcune erano già in vigore per 8 viadotti piuttosto vecchi e sono state estese ad altri 87 viadotti ispezionati dai tecnici del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nelle ultime settimane.
Di questi 87 viadotti 2 risultano avere delle frane, quindi sono ancora più “sensibili” e necessitano di ulteriori controlli.
Le limitazioni comprendono anche il divieto di sosta nelle aree di emergenza, il divieto di sorpasso e l’obbligo di distanza di 50 metri tra un mezzo e l’altro.
Strada dei Parchi S.p.A. ha comunicato l’installazione di circa 500 segnali per comunicare ai guidatori di camion e degli altri veicoli transitanti sulle autostrade le nuove limitazioni e le nuove normative.
Ma successivamente Strada dei Parchi SPA ha fatto sapere di ritenerle inutili perchè i loro studi dicevano che i viadotti erano già sicuri.
Ora arriva la frase del capo ispettore a rinfocolare la polemica.
Ma i soldi, invece, quando si stanziano e quando cominciano i lavori?
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
“CERCANO UN PRETESTO PER ANDARE AL VOTO E DARE LA COLPA AGLI ALTRI”
Lorenzo Bini Smaghi rilascia oggi un’intervista a La Stampa in cui traccia una direzione
piuttosto pesante per il percorso dell’Italia governata dai gialloverdi, in cui sostiene che il Belpaese stia correndo come un treno contro un muro facendo finta di niente:
«L’economia che rallenta e rischia di andare in recessione nel quarto trimestre. È capitato nel 2011: le banche hanno ridotto il credito già nell’estate, appena lo spread è salito. Il pil italiano è sceso dello 0,6 nel terzo trimestre e nel quarto dello 0,9. La caduta è cominciata per effetto dello spread, già prima di Monti. Il fenomeno si sta riproponendo. Il governo, che pure si circonda di pseudo economisti, non lo ha capito».
A sentire il ministro Savona si ha l’impressione che vogliano ristrutturare il debito e farselo pagare dall’Europa.
«Lui lo ha scritto e detto. E la reazione degli altri paesi è stata “non abbiamo voglia di pagare il debito italiano”, lo ha hanno detto in tanti, da Kurz all’Afd. Il problema non è Savona, ma chi lo fa parlare. Butta benzina sul fuoco, dovrebbero dirgli di smettere. Non ha una posizione di rilievo nella Lega o nel M5S. Però, essendo Tria in una fase di ripiego, chi cerca di comprendere cosa succede in Italia ascolta Savona, e forse sbaglia».
Draghi voleva mediare.
«Sì, ha tentato di diffondere ottimismo per un’intesa sulla manovra con la Commissione e gli hanno sparato verbalmente addosso. E’ come se cercassero un pretesto per andare al voto o per fare delle manovre straordinarie, dando la colpa agli altri. D’altra parte, l’ampio consenso dei cittadini dà al governo l’illusione di poter fare qualsiasi cosa».
Per poi prendersela con la speculazione e Soros?
«Se uno dice “ce ne freghiamo e andiamo avanti” non fa altro che spingere a speculare ancora di più contro il paese, nella convinzione che si stia andando contro il muro. Siamo un paese piccolo sul Mediterraneo che si sta isolando».
Il consenso resta elevato, però. Come se lo spiega?
«Perchè l’impatto reale su cittadini ancora non c’è stato. Ci sono per ora delle avvisaglie. La recessione non è ancora iniziata. Torno al treno. Corre ad alta velocità , il muro ancora non si vede, ma se non si rallenta lo schianto sarà violento».
(da agenzie)
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