Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
INVECE DI RIVEDERE UNA LINEA SUICIDA, PREVALE L’ARROGANZA DELLA CASTA GRILLINA
Ci sono quelli arrabbiati per il TAP, quelli che non vogliono ritirare gli emendamenti al DL Sicurezza e quelli che vogliono fermare la TAV per dare un segnale dopo la delusione degli altri dossier; insieme, ci sono gli arrabbiati per il condono su Ischia e per il disegno di legge sulla legittima difesa.
Si moltiplicano le occasioni di scontro interno della maggioranza Lega-M5S e il Messaggero in un articolo a firma di Simone Canettieri fa sapere che sta tornando il rischio espulsioni per i dissidenti a 5 Stelle:
La pistola è già poggiata sul tavolo ed è carica. E così sono in molti a suggerire al capogruppo al Senato del M5S Stefano Patuanelli di usare il «pugno duro». Se non si arriverà a un’intesa interna e qualora ci fossero voti difformi all’interno del gruppo le “sanzioni” contro i ribelli sono più di un’ipotesi. Un’arma complicata, che manderebbe in tilt i pentastellati, certo, ma che permetterebbe al governo una navigazione serena.
O meglio: sarebbero un messaggio di serietà al partner di governo. Un sacrificio necessario.
«Dalla sospensione all’espulsione per chi vota contro le nostre indicazioni: le regole d’altronde parlano chiaro», trapela in queste ore dal cuore dei pentastellati governisti. Un’eventualità da brividi perchè rischia di creare un’ulteriore spaccatura. E
cco perchè non c’è da escludere affatto che questa settimana proprio Luigi Di Maio — dopo aver chiesto una sponda a Conte sulla Tap — ne chieda un’altra ben più pesante a Roberto Fico, affinchè intervenga.
Ecco perchè anche l’emendamento per i maggiori poteri per Roma è ancora in alto mare:
L’emendamento al dl sicurezza, annunciato da Di Maio sulla scia dell’onda emotiva per la morte a SanLorenzo della giovane Desirèe, al momento «non esiste»,dicono i leghisti. O se esiste, è stato solo condiviso all’interno del cerchio magico del vicepremier M5S. Raggi, che attende questo antipasto di “più poteri” per blindarsi dalle tante critiche di queste ore, nell’intervista rilasciata ieri al Messaggero ha parlato di «2.000 vigili in più».
Un’operazione che dovrebbe passare anche dal ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno ma che per la complessità del momento rischia di saltare. Perchè in ballo ci sono troppi dossier non risolti e divisioni interne ai pentastellati che stanno mettendo a dura prova la tenuta della maggioranza. E da questa settimana passa alla Camera il dl Genova (con condono edilizio per Ischia). Altro giro, altro fronte?
(da “NextQuotidiano“)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
“DOPO LE EUROPEE IL GOVERNO SI SFASCIA E RITORNA IL CENTRODESTRA”
Ieri Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono stati impegnati nell’ennesimo vertice di maggioranza che doveva riguardare le nomine in RAI, sulle quali non c’è ancora accordo nel governo del cambiamento, ma anche altri temi caldi sul tavolo dell’esecutivo, in primo luogo i problemi delle banche dopo l’esplosione dello spread e i rischi di una ricapitalizzazione necessaria per alcuni istituti di credito.
Ma, fa sapere oggi Ilario Lombardo sulla Stampa, sul tavolo c’era anche un report di Goldman Sachs che pronostica una fine prematura per il governo grillino: dopo le Europee è improbabile che resti in carica.
In oltre due ore di faccia a faccia, il leghista e il grillino mettono a punto la strategia settimanale su manovra e banche, anche per provare a tenere da parte le tante differenze che si stanno accumulando.
In questi giorni i grillini hanno compulsato con ansia un report di Goldman Sachs datato 12 ottobre in cui si definisce «improbabile» la sopravvivenza di questo governo alla metà del 2019 — quindi subito dopo le Europee — e dove si profetizza la rinascita della maggioranza di centrodestra.
Uno scenario che inquieta Di Maio, non a caso più bellicoso di Salvini.
Di fatto, i due leader hanno capito di dover abbassare i toni e hanno cercato di sanare le divergenze. Il grillino vuole garanzie di non trovarsi altre sorprese sul condono, dopo la sanatoria dei capitali all’estero rispuntata nel decreto fiscale.
Salvini chiede a Di Maio certezze sul decreto sicurezza che il capo politico del M5S non può dare del tutto.
E infatti è infuriato, pronto a mettere alla porta i ribelli grillini che al Senato si oppongono alla sua richiesta di ritirare gli emendamenti al dl Salvini.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
UNA DONNA SIMBOLO DELL’ITALIA MIGLIORE, QUELLA CHE NON PENSA SOLO ALLA “SICUREZZA” DEI SUOI SOLDI, MA AL FUTURO DEI GIOVANI
Eugenia Canfora è la preside di una scuola che tutti i giorni si trova a combattere con le difficoltà legate al suo lavoro.
Solo che Eugenia non dirige una scuola qualsiasi, bensì l’Istituto Morano di Caivano, paese a nord di Napoli, in cui il tasso di dispersione scolastica è tra i più alti d’Italia. Non solo, a Caivano la preside deve combattere contro il degrado che rischia di inghiottire i suoi studenti.
Un degrado fatto di droga, prostituzione e violenza che ogni giorno affliggono il paese.
La sua storia è stata raccontata dalla trasmissione televisiva I Dieci Comandamenti su Rai 3, in una puntata dal titolo “Come figli miei” che riassume la missione della preside: cercare di insegnare ai ragazzi l’importanza della scuola per sottrarli alle violenze a cui assistono tutti i giorni.
“Appena arrivo a scuola devo subito uscire per andarli a cercare, uno per uno, li cerco anche in giro per i bar” racconta Eugenia, spiegando come tutti i giorni conduce la sua personale battaglia contro l’abbandono scolastico.
Ma non sempre la sua volontà basta per salvare gli studenti. “Quando sono arrivata sei anni fa gli studenti erano 719, ma in realtà i veri iscritti erano la metà : c’erano ragazzi che venivano riscritti da anni solo per avere un organico gonfiato. Di questi 380, almeno 90 li abbiamo persi per strada. Non vengono più, ed è il mio grande dolore, perchè la sfida qui è portarli davvero dentro le classi”.
Eugenia lamenta anche i problemi con la mancanza di professori qualificati per affrontare questa difficile battaglia: “Qui ci vorrebbero i professori migliori d’Italia, i più motivati. Invece spesso arrivano persone che non riescono a reggere questo ambiente e non vedono l’ora di andarsene”.
Perchè la scuola può essere a volte l’unico strumento per proteggere i ragazzi dalla strada e dalla criminalità .
“Se potessi- dice Eugenia- li terrei a dormire nella scuola. Tutto per evitare che si perdano fuori”.
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
ELENA FATTORI (M5S): “SE QUALCHE MESE FA AVESSI RACCONTATO QUESTI 4 MESI DI GOVERNO MI AVREBBERO RINCORSO CON I FORCONI”
Alessandro Di Battista nei suoi comizi raccontava una interessante metafora:
“Immaginate una pentola di acqua bollente. Una rana non ci entrerebbe mai e se qualcuno ce la buttasse dentro, darebbe un colpo di zampa e si salverebbe. Ora immaginate la stessa rana in una pentola di acqua fredda. Il fuoco è acceso e l’acqua si scalda poco a poco. La rana non si preoccupa. Ma la temperatura sale ancora, l’acqua inizia a scottare. La rana ormai è debole, non ha più forza di reagire. Prova a sopportare. Poi non ce la fa più e muore bollita. Abituarsi è deleterio. Sono gli ‘abituati’ i cittadini più amati dal Governo. Io credo che siamo ancora in tempo a dare quel colpo di zampa prima di finire bolliti. Dipende soltanto da noi. A riveder le stelle!”.
Ecco, ora immaginate se in uno dei tanti comizi e convegni appena qualche mese fa avessi raccontato questo:
“Il Movimento 5 stelle non fa alleanze, ma noi cambieremo il termine, ci alleeremo con la Lega e chiameremo questa alleanza “Contratto”. Ricordate la bella presentazione dei ministri 5 stelle che vi avevamo chiesto di votare? Perchè il Movimento presenta la sua squadra prima delle elezioni così il popolo può scegliere i suoi ministri. Ecco, non c’entra niente con la squadra di governo che verrà , ma voi non ci farete troppo caso. Avremo un presidente del Consiglio non eletto dal popolo a voi totalmente sconosciuto, come ministro dell’Interno Matteo Salvini, e un ministro della Famiglia “tradizionale” forse un po’ omofobo, ma pazienza. Poi diremo sì alla Tap, si all’Ilva, valuteremo costi/benefici per decidere sulla Tav e anche sul Ceta ci ragioneremo. Faremo un condono fiscale e uno edilizio. Ed eleggeremo come presidente del Senato una berlusconiana doc.
Per quanto riguarda il tema migranti scordatevi il saggio piano 5 stelle di accordi con i paesi di provenienza, lo smantellamento dei grandi e orribili centri di accoglienza che generano conflitti sociali e disagi per i cittadini.
Scordatevi la gestione pubblica dell’accoglienza diffusa, i tempi rapidi per le domande di asilo che consentano di rimpatriare chi non ha diritto ed accogliere con dignità i rifugiati. Toglieremo la gestione di migranti ai Comuni e la affideremo ai privati senza gara di evidenza pubblica raddoppiando i tempi di permanenza da nove a diciotto mesi, favorendo così il business dell’immigrazione. Doneremo 150.000 nuovi clandestini alla criminalità organizzata per il lavoro nero e lo spaccio. Chi invocherà il rispetto del programma 5 stelle rischierà sanzioni e persino di essere espulso per non contrariare l’alleato Salvini”.
Mi avrebbero preso per folle o per lo meno mi avrebbero rincorso con torce e forconi. Ma si sa, le rane saltano solo se le butti nell’acqua bollente.
Se accendi il fuoco nel pentolone e la temperatura sale piano piano…
Elena Fattori
Vice presidente commissione Agricoltura Senato
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
LE REAZIONI DEI PATRIDIOTI ALLA NOTIZIA
Il governo del Cambiamento ha deciso di tagliare cinquanta milioni di euro dal fondo a sostegno in favore di pensionati di guerra, perseguitati politici e vittime delle leggi razziali?
La viceministra dell’Economia Laura Castelli dichiara che si tratta di una fake news ma c’è la tabella pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale in allegato al Decreto Fiscale che conferma invece l’abolizione delle pensioni concesse ai perseguitati dal Fascismo.
Quindi il governo può aver cambiato idea, ma non puo’ negare di averlo scritto.
Si tratta di pensioni da 500 euro al mese destinate a coloro che sono nati prima del 1945 e che hanno dimostrato, di fronte ad un’apposita commissione, di essere stati vittime di una persecuzione razziale da parte dell’allora Regno d’Italia.
Chissà , forse al governo del Cambiamento hanno pensato di sostituirle con la pensione di cittadinanza da 780 euro, ma la dichiarazione della Castelli che smentisce «in modo categorico che sia stato tolto anche solo un euro dall’assegno per le vittime delle leggi razziali e per i perseguitati dal fascismo per motivi politici» lascia intendere che così non è.
Nel frattempo però l’opinione di molti italiani è favorevole all’abolizione dell’assegno pensionistico destinato alle vittime delle leggi razziali.
Perchè? le ragioni sono le più disparate, ma quella che va per la maggiore è che lo sanno tutti ormai che di quelle vittime non ce n’è più nessuna in vita.
Molti commentatori infatti riportano la notizia della morte di Lello Di Segni, cui è stato dato grande risalto su tutti i giornali.
Il signor Di Segni però era l’ultimo sopravvissuto del rastrellamento nazista del 16 ottobre 1943 nel Ghetto ebraico a Roma. Non era l’ultimo sopravvissuto delle leggi razziali.
Prova ne è — se non bastasse la dotazione del Fondo a confermare che qualcuno quelle pensioni le percepisce — che un’altra illustre sopravvissuta dei campi di sterminio, la senatrice Liliana Segre (nata nel 1930), siede ora sui banchi del Parlamento italiano.
Per molte persone non serve allarmarsin perchè non c’è nessuna persona rimasta a percepire quella pensione.
L’abolizione delle pensioni per i sopravvissuti è invece una manovra di buon senso (noto leit motiv della propaganda salviniana) perchè è anche ora di smetterla con questo rimando continuo al passato..
C’è chi crede che 50 milioni di euro siano troppi, anche perchè la guerra è finita da un pezzo ed è ora di finirla di parlare di fascismo.
Oppure c’è chi spiega che non ha senso continuare a pagare perchè non c’è più nessuno a cui dare quei soldi.
È davvero così incredibile che ci siano in Italia persone che hanno subito persecuzioni politiche e razziali durante l’ultimo conflitto mondiale? A quanto pare evidentemente c’è chi la pensa così.
Il punto delle leggi razziali del 1938 però è che sono andate a colpire tutti, indiscriminatamente. All’epoca non c’era nessun ministro che si dichiarava “ministro e papà ”, o forse c’era, ma alla fine tra le vittime delle leggi razziali ci sono stati molti bambini, perseguitati perchè ebrei e costretti ad abbandonare la scuola.
Intanto a chiarire la questione, che curiosamente la viceministra Castelli non si era peritata di spiegare al pubblico, arriva una nota dell’Ucei.
L’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha ricevuto rassicurazioni dal Quirinale e dal Governo: «Secondo gli aggiornamenti ricevuti e accolti con sollievo dall’Ucei gli importi cancellati nel provvedimento fiscale fanno riferimento ad avanzi di bilancio derivanti dalla normale diminuzione del numero degli assistiti. Tali importi vengono così rimessi a disposizione del bilancio generale dello Stato».
Insomma a quanto pare non ci sarà nessun taglio alle pensioni per le vittime delle leggi razziali. Rimangono tuttavia alcuni punti poco chiari.
Perchè l’onorevole Castelli non l’ha detto subito? E perchè nel decreto fiscale la dotazione del Fondo è stata cancellata e non è stata rimessa?
La risposta alla prima domanda sta nelle logiche interne della propaganda pentastellata.
Quella alla seconda invece riguarda il fatto che quei cinquanta milioni servono per le coperture alla manovra; la voce relativa alle pensioni per le vittime delle leggi razziali è indicata tra le riduzioni delle dotazioni ai ministeri, sono quindi tagli alla spesa.
È quindi un intervento del tutto intenzionale e voluto.
Per coprire cosa? Le spese del decreto fiscale.
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
LO STORICO LEADER NO TAV ALBERTO PERINO ACCUSA LA SINDACA APPENDINO: “SONO SEDUTI IN POSTI PIU’ IMPORTANTI DI LORO, BISOGNEREBBE PARLARE DI MENO E STUDIARE DI PIU'”
Confronto a colpi di slogan tra Si e No Tav riuniti in presidio sotto Palazzo Civico in occasione della discussione in Sala Rossa dell’odg della maggioranza pentastellata contrario alla realizzazione dell’opera.
A tenere a distanza i due gruppi di manifestanti, le forze dell’ordine che stanno presidiando l’ingresso del palazzo comunale.
Lo storico leader dei No Tav ha parole molto dure nei confronti della sindaca Chiara Appendino e del Movimento 5 Stelle. Una presa di distanza che accentua le difficoltà del Movimento, già sotto accusa per il via libera ormai definitivo al gasdotto Tap in Salento.
“Se il Governo decide di sì al Tav continuiamo sulla nostra strada: sono 29 anni che ci battiamo contro il Tav” afferma Alberto Perino, storico leader del movimento No Tav. “Non sono neanche deluso, un conto è essere all’opposizione, altro conto essere al Governo. Sono naif e sono seduti in posti più importanti di loro. Non è facile, bisognerebbe parlare meno e studiare di più, come Conte che perlomeno non sproloquia”.
Sulla Torino-Lione “non ci sono penali, l’abbiamo scritto e dimostrato. Chi dice il resto dice stupidaggini. Sono tunnel diagnostici, non dobbiamo restituire nulla”, aggiunge Perino.
“Mi spiace che oggi, che è una giornata importante, la sindaca Appendino invece non ci sia. Mettere l’odg nel giorno in cui la sindaca non c’è, perchè è a Dubai, non mi pare bello, visto che questa cosa era in gestazione da giugno. Io sono troppo vecchio per cascare in certe cose”, dice Perino. Una combinazione? “Forse non ha molta voglia di metterci la faccia”, risponde Perino ai cronisti. di loro”
(da “Huffingtonpost”)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
LA DENUNCIA DEL COMMISSARIO DELL’OSSERVATORIO TORINO-LIONE: “FINIRE L’OPERA CI COSTA 2,9 MILIARDI, BLOCCARLA 4 MILIARDI”
Dopo la TAP è il fronte TAV il prossimo ad aprirsi per il governo Conte.
Nei giorni scorsi Paolo Foietta, il commissario che presiede l’Osservatorio Torino-Lione, ha minacciato di denunciare il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per omissione di atti di ufficio.
Toninelli gli ha risposto consigliandogli di andare tranquillo verso la fine del suo mandato e ricordando che il governo sta completando la famosa analisi costi-benefici sull’Alta Velocità .
Un’analisi che sarebbe l’introduzione all’annullamento dell’opera, secondo le promesse grillini, o a un suo ridimensionamento, come sembra più probabile.
Oggi Foietta rilascia un’intervista a Repubblica in cui va all’attacco del ministro e della stessa analisi, paventando costi per quattro miliardi di euro in caso di no all’opera: «Toninelli? Non l’ho incontrato neppure una volta. La denuncia? Faccio solo quel che prevede il mio incarico e continuerò fino al limite dello stalking. Sono stato nominato dal Presidente della Repubblica e rispondo al ministro delle Infrastrutture, e al presidente del Consiglio. Sono tenuto a riferire ufficialmente a loro del mio operato, ma anche loro sono tenuti ad ascoltarmi. Ormai, da sei mesi, non ricevo più alcuna risposta, non mi stanno mettendo in condizione di operare. E questo è grave. La mia denuncia è soprattutto politica».
Ma Foietta soprattutto sostiene che ci sia un accordo politico tra Lega e MoVimento 5 Stelle per fermare l’Alta Velocità in cambio di altre infrastrutture che servono al Nord.
II ministro Toninelli le ha risposto via twitter di non preoccuparsi perchè presto sarà disoccupato. Cosa ne pensa?
«Di certo non mi faccio intimidire da quei tweet ministeriali che suonano tanto come processi di sopraffazione. Possono sfiduciarmi e chiedere la mia destituzione semi considerano inadeguato per questo incarico. Ma ho persino il dubbio che conoscessero il mio nome prima di sabato, almeno adesso sono certo che lo sappiano».
Luigi Di Maio ha scoperto penali milionarie sul Tap perciò ha annunciato che sarà la Tav a essere sacrificata.
«Io non ci credo che sia andata così. Era già tutto scritto. Il blocco della Tav è il frutto di un accordo politico con la Lega che non vuole fermare Tap, Terzo valico e opere che interessano il Lombardo-Veneto».
Si può dire che, a differenza del gasdotto in Puglia, fermare la Torino-Lione non comporti il prezzo di costose penali?
«Penali non ce ne sono, ma i costi per il Paese saranno oltre 4 miliardi. Anzichè i 2,9 miliardi che ci servono per avere un’opera nuova, aggiornata, di rango europeo. Non c’è bisogno di una clausola, in questo caso, basta il diritto naturale. Se hai firmato un accordo e hai ricevuto dei fondi vincolati a quella destinazione, sei obbligato a restituirli se cambi idea»
TAV e analisi costi-benefici
Secondo Foietta quindi anche il Carroccio ha l’intenzione di bloccare l’opera e ha deciso di mollare l’accordo con la Francia per mantenere vivo quello di governo con il MoVimento 5 Stelle. E questo nonostante che nei giorni scorsi sia intervenuto il capogruppo della Lega a Montecitorio Riccardo Molinari per confermare l’impegno sull’opera: «La Torino-Lione è strategica e per noi va fatta. Prendiamo atto dell’analisi costi-benefici prevista nel contratto di governo, un compromesso necessario, ma riteniamo che le grandi opere vadano fatte».
Intanto però Marco Ponti, professore di economia dei trasporti che ha insegnato a Venezia e al Politecnico di Milano, in un colloquio con la Stampa oggi ha confermato che l’analisi costi-benefici è a buon punto e darà sorprese: «Le risorse pubbliche sono scarse, non si può fare tutto. L’analisi costi-benefici confronta i progetti per stabilire quali sono quelli più utili. Misuriamo costi e benefici di un’opera per la collettività . Non solo economici, il che rende l’analisi più complicata».
Per esempio?
«Oltre ai soldi spesi ci sono benefici per gli utenti, ricadute occupazionali, impatto ambientale positivo o negativo, potenziale diminuzione di incidenti, risparmi di tempo di viaggio e altro ancora».
«Nel merito non posso entrare. Ancora un po’ di pazienza, parleranno i numeri».
Lei è No Tav?
«Falso. Negli anni scorsi ho fatto i calcoli con i pochi numeri ufficiali disponibili. Con quei numeri, se avessi presentato un progetto di linea ad Alta velocità alla Banca mondiale, non sarei stato licenziato l’indomani, ma il pomeriggio stesso».
Lei è un fautore del trasporto su gomma.
«Non è una mia opinione. Il trasporto su gomma rende allo Stato circa 40 miliardi netti l’anno; quello su ferro, contro cui non ho nulla, ne costa 8».
L’Alta velocità ha cambiato la vita a molti italiani.
«I buchi nel bilancio pubblico no? Tutti i progetti danno benefici, bisogna calcolarne i costi. Altrimenti l’Alta velocità ci porta in Grecia, non in Francia. Non so se è chiara la metafora».
Ponti fa sapere che l’analisi costi-benefici sarà completata di sicuro entro Natale. «Lavoriamo da luglio ma il nostro contratto è stato firmato qualche giorno fa. Per tre mesi ci siamo pagati anche treni e aerei. I miei collaboratori sono pagati secondo le tabelle ministeriali, sotto gli standard internazionali».
E lei?
«Io lavoro gratis. È il prezzo della mia libertà ».
(da “NextQuotidiano”)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
LO SFOGO DELLO CHEF KUMALE’: “MI HANNO CHIESTO DI PARLARE SOLO DI CUCINE REGIONALI, SONO PREOCCUPATO PER L’ARIA ASFITTICA CHE SI RESPIRA IN ITALIA”
Quando gli hanno chiesto di preparare la parmigiana di melanzane, Vittorio Castellani, alias chef Kumalè ha capito che la sua esperienza alla Prova del Cuoco era finita.
E così, lo chef di cucine del mondo che da 27 anni gira l’intero globo terrestre alla scoperta di sapori che raccontano culture diverse, ieri sera ha affidato a un post su Facebook le ragioni del suo addio alla trasmissione Rai, con cui aveva collaborato anche in passato negli anni di Antonella Clerici, da questa stagione condotta da Elisa Isoardi.
“Domani mattina avrei dovuto tornare a La Prova del Cuoco su RAI 1, ma l’idea di andare in televisione per raccontare poco più di niente e per fare lo slalom tra termini e definizioni da evitare, ricette fusion e rivisitazioni strampalate, non fa per me – ha scritto sul suo profilo Chef Kumalè – Dopo avermi cercato e voluto, mi hanno detto che la trasmissione preferisce dare spazio al multiregionalismo italiano piuttosto che al multiculturalismo a tavola. Come se i due contenuti non potessero convivere all’interno della stessa trasmissione”.
Vittorio Castellani assicura di “non voler fare alcuna polemica” ma il suo pensiero è chiaro: “Non sono preoccupato per me, posso tranquillamente esprimermi altrove e gli spazi certo non mi mancano – precisa – Sono preoccupato piuttosto per l’aria asfittica che si respira in questo Paese, per questa forma di povertà culturale, che in modo silente ma sostanziale sta rinforzando sentimenti e scelte che reputo molto pericolose per la nostra povera Italia”.
Castellani era tornato quest’anno a La Prova del Cuoco dopo aver lasciato la trasmissione nel 2014, quando era diventato “un programma troppo incentrato sullo spettacolo della cucina” ed era tornato quest’anno “per un viaggio tra le cucine del mondo che partiva dalle spezie per raccontare la varietà culturale che si nasconde dentro i piatti – racconta – In queste settimane però mi sono arrivate richieste strane, mi hanno chiesto di puntare di più sulla cucina regionale e meno su quella etnica. E quando mi hanno chiesto di preparare la parmigiana con l’aneto ho capito che non era più il posto per me”.
Kumalè non parla di razzismo, nè vuole creare collegamenti tra le richieste della produzione e il fatto che la conduttrice Elisa Isoardi sia la compagna del ministro degli interni Matteo Salvini. Nel suo post su Facebook però lancia un messaggio: “Anche in cucina oramai mi sembra chiaro il concetto di: ”Solo gli Italiani!”, che rappresenta un’estensione dello slogan “Prima gli Italiani!”.
(da agenzie)
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Ottobre 29th, 2018 Riccardo Fucile
RICHIESTE SOLO DA MARZO, ASSEGNO INTERO SOLO A CHI NON HA ENTRATE E VIVE IN AFFITTO (COME FACCIA UNO A VIVERE IN AFFITTO SENZA ENTRATE E’ UN CAPOLAVORO CHE SOLO DI MAIO POTEVA PENSARE)… TRE OFFERTE DI LAVORO: LA PRIMA ENTRO 50 KM, LE ALTRE ANCHE LONTANO
Presto uscirà il testo finale, preso sapremo davvero come funzionerà il reddito di cittadinanza.
Per il momento a spiegarlo è Salvatore Tridico, economista, consigliere del vicepremier Luigi Di Maio sulle tematiche legate alle politiche per il lavoro. In un’intervista al Corriere della Sera assicura che la misura del reddito di cittadinanza “sarà uniforme su tutto il territorio” ma l’assegno intero verrà percepito solo da chi non ha entrate e vive in una casa in affitto.
“La misura piena, cioè 780 euro al mese, è per un individuo che paga un affitto e ha Isee zero.
Se è già proprietario di casa, l’importo si riduce.
C’è in sostanza un “housing support” sul modello che c’è in altri Paesi d’Europa”. […] E quindi non è vero come dicono alcuni – sottolinea – che il nostro reddito di cittadinanza sarebbe più generoso. In Francia, ad esempio, il ‘Revenu minimum d’insertion’ è di circa 512 euro, a cui si aggiunge un ‘housing support’ e un sostegno alla mobilità , cosicchè la misura complessiva può superare i mille euro. Così in Germania, dove al ‘sozialhilfe’ di circa 404 euro si può aggiungere una indennità per l’alloggio e di sostegno ai trasporti, per circa mille euro complessivi. […] “Da noi, invece, si sta ragionando su una misura fino a 500 euro più 280 per l’affitto. In questa ipotesi, chi vive nella casa di proprietà prenderebbe al massimo intorno a 500 euro.
Un dettaglio non secondario da precisare rispetto alle aspettative di molti, che ritengono erroneamente di poter percepire un assegno di 780 euro.
Per ottenere un sostegno, spiega Tridico, “sarà necessaria la domanda”, anche se a regime, con l’Isee precompilato, si andrà verso un sistema “quasi automatico”. L’economista stima che le domande potranno partire “da marzo”, con 5 milioni di potenziali beneficiari.
“L’Isee della famiglia non deve superare 9.360 euro. Ma si terrà conto della numerosità del nucleo”
Ovviamente il sostegno sarà condizionato al Patto di servizio per il reinserimento nel mercato del lavoro.
“Il beneficiario deve accettare la formazione al lavoro, che deve essere vera, effettiva, documentabile. Inoltre, dovrà essere disponibile a lavori utili alla collettività e perderà il reddito se rifiuta tre proposte di lavoro. Il sistema quindi rende impossibile il lavoro nero e incoraggia invece la ricerca attiva del lavoro”.
Tre proposte, la prima entro 50 km dalla residenza, “per la seconda e la terza si può estendere, entro certi limiti, la distanza” chiarisce Tridico.
Tridico smentisce l’onorevole cittadina viceministra senza deleghe Laura Castelli che ha detto a Italia 5 Stelle che sarebbe stato lo Stato a “chiamare” il cittadino povero.
Secondo le ultime rilevazioni dell’ISTAT, le persone in condizioni di povertà assoluta, cioè non in grado di acquistare un paniere di beni e servizi essenziali, sono in Italia circa cinque milioni per un totale di quasi 1,8 milioni di famiglie. Per questo, scrive oggi il Corriere della Sera, anche ipotizzando che tutti i nove miliardi previsti per il 2019 fossero spesi da aprile, cioè per un totale di nove mesi, si ottiene che in media i cinque milioni di poveri assoluti potrebbero ricevere mediamente a testa duecento euro al mese. Facendo lo stesso calcolo sul numero di famiglie risulta che ciascuno degli 1,8 milioni di nuclei in povertà assoluta prenderebbe mediamente 555 euro al mese. È vero che il sussidio integrerà i redditi esistenti fino a 780 euro, ma nove miliardi sembrano comunque insufficienti rispetto all’obiettivo proclamato, senza contare le difficoltà tecniche.
Attualmente il sostegno ai poveri è garantito dal REI. L’assegno arriva fino a 187,5 euro al mese per una persona e sale fino a 540 euro per le famiglie di 6 o più persone. Lefamiglie beneficiarie devono sottoscrivere un progetto di reinserimento sociale gestito dai comuni. Nei primi 9 mesi del 2018 il Rei è andato a 379mila famiglie.
(da agenzie)
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