Destra di Popolo.net

LA SUPERCAZZOLA DELLA LETTERA DI CONTE ALL’EUROPA E ALLA COMMISSIONE

Giugno 20th, 2019 Riccardo Fucile

IL GIOCO DELLE TRE CARTE SUI SOLDI PER EVITARE LA PROCEDURA D’INFRAZIONE

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha scritto ai 27 paesi membri dell’Unione Europea, al Presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, e al Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk per “spiegare” la situazione italiana e quello che vorrà  fare il Governo per il futuro del Paese.
Spiega è messo tra virgolette perchè di fatto oltre a dichiarazioni generiche il premier non   prende impegni di bilancio precisi nè spiega come il governo intende mettere mano ai conti pubblici.
Come tutte le lettere bibliche si apre con Carissimi e con un lungo excursus contiano sull’attuale situazione geopolitica europea.
«Siamo all’inizio di una nuova legislatura europea» scrive il premier che poi ci regala una favolosa supercazzola quando parla di «avanzamento tecnologico pone questioni non ancora esplorate, che rischiano di porre in discussione gli stessi fondamenti antropologici». Quali questioni? Che genere di fondamenti?
Il Conte pensiero si presta ad un’interessantissima esegesi biblica, ma non crediamo che sia questo il genere di risposta che cercava la Commissione.
Ma che risposte dà  appunto Conte (e quindi il Governo)? In che modo il cambiamento dello “scenario geostrategico” (si riferisce forse alla presunta vittoria dei sovranisti alle elezioni europee?) dovrebbe comportare conseguenze nell’applicazione delle regole comunitarie? C’è sostanzialmente un grande assente nelle sei paginette della lettera: un impegno a fare una manovra correttiva.
Cosa intende fare il Governo? La spiegazione è tutta contenuta in poche righe a pagina tre dove il premier racconta che «per il 2020, il Governo ha ribadito che intende conseguire un miglioramento di 0,2 punti percentuali nel saldo strutturale di bilancio. In linea con la legislazione vigente, il Programma di stabilità  prevede un aumento delle imposte indirette pari a quasi l’1,3 per cento del PIL, che entrerebbe in vigore nel gennaio 2020», vale a dire l’aumento di IVA e accise.
Ma sottolinea Conte, il Parlamento è contrario ed anzi vorrebbe abbassare le tasse e quindi l’esecutivo «sta elaborando un programma complessivo di revisione della spesa corrente comprimibile e delle entrate, anche non tributarie».
Qualcuno si potrebbe chiedere in quale passaggio Conte inizierà  a parlare di soldi.
Ad eccezione di una considerazione su previsioni sul saldo di bilancio “sensibilmente migliore” di quanto anticipato a dicembre, quando il governo aveva accantonato due miliardi di euro (così si legge nell’aggiornamento del quadro macroeconomico) ad ulteriore garanzia del rispetto degli obiettivi di finanza pubblica.
Quei soldi che il Governo aveva già  promesso di avere a dicembre ora saltano fuori come pegno in luogo dei circa dieci miliardi che servirebbero per evitare la procedura d’infrazione.
Come sottolinea David Carretta su Twitter nella lettera   non c’è   l’impegno a una correzione per il 2019 ma ci si limita a promettere di fornire informazioni sui conti pubblici. Per quanto riguarda il   2020 c’è un’ancora più vaga promessa di spending review e aumento entrate.
Ma è nelle ultime pagine che Conte dà  il meglio di sè.
A pagina quattro accusa i partner europei di un uso spregiudicato” del ruling, dei patent boxes, del treaty shopping” (a vario titolo si tratta di Lussemburgo e dei paesi dell’Europa dell’Est) e soprattutto alcuni grandi partner (leggi: la Germania) di perseguire politiche macroeconomiche dirette «a conseguire ampi surplus di parte corrente e di bilancio, piuttosto che ad attivare politiche di investimento, di innovazione, di protezione sociale e di tutela ambientale».
In realtà  però le nostre aziende esportano anche in Germania (e il tipo di manifattura è diverso) e quindi è quanto mai complicato parlare di concorrenza sleale da parte dei tedeschi accusandoli di accaparrarsi tutte le quote di mercato disponibili.
Pratiche che danneggiano l’Italia e l’Europa soprattutto quando «questi surplus istigano reazioni protezionistiche da parte dei nostri più importanti partner commerciali».
Il surplus tedesco in meno di una riga è passato dall’essere intra-UE ad extra-UE, delle due l’una. Ma di cosa sta parlando qui? Dei dazi “punitivi” imposti dagli USA di Trump. Gli stessi dazi che secondo il vicepremier Salvini non avrebbero colpito le aziende italiane.
A quanto pare Conte ha appena smentito Matteo Salvini. Qualcuno potrebbe pensare che andare a trattare accusando gli altri di comportarsi in maniera sleale (quando si è accusati di aver violato le regole per il debito eccessivo) non sia una grande strategia. Ma l’Italia gioca a fare la vittima.
Ma non sarebbe una vera lettera del Governo del Cambiamento se non ci fosse anche la proposta di cambiare l’eurozona.
Conte propone di aumentare il bilancio dell’Eurozona perchè quello attuale è “decisamente insufficiente”, poi chiede di introdurre un sistema di eurobond e di realizzare un’unione bancaria. Il problema qui è che questo genere di riforme non sembra essere condiviso dalla componente leghista e sovranista dello stesso governo di cui Conte fa parte. Il premier conclude dicendo che l’Italia non vuole certo compromettere il progetto europeo (lo dica ai vari Borghi, Savona e Bagnai) ma aggiunge che «l’Unione europea o riforma se stessa, con intelligenza e spirito di autocritica, oppure è destinata. ad un lento ma irreversibile declino, che potrebbe dissolvere l’originaria prospettiva di pace, democrazia e benessere».
Il punto qui è che un processo di riforma della UE è già  iniziato, ma l’Italia non sembra voglia farne parte.

(da “NextQuotidiano”)

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INTERVISTA ALLA PATRIOTA GIORGIA LINARDI: “SALVINI VIENI A VEDERE COSA SUCCEDE IN MARE”

Giugno 20th, 2019 Riccardo Fucile

LA PORTAVOCE DELLA ONG: “SE DOPO QUESTA ESPERIENZA RIMANESSE DELLA SUA IDEA VORREBBE DIRE CHE NON APPARTIENE AL GENERE UMANO”

Come siamo cambiati in questi due anni, ce lo dicono anche i soprannomi che le abbiamo dato: “Madonnina del soccorso”, “pirata umanitaria”, “Lady Ong”. E, in un crescendo di volgarità , “la negriera”, “la schiavista” e un “sacco di altre cose irripetibili”, spiega lei stessa.
Ogni volta che   prova sconforto, Giorgia Linardi, 30 anni, a capo di Sea Watch Italia, si guarda i palmi delle mani: “È dove si appiccicò la pelle di una ragazza come me. Una migrante. La caricammo a bordo che era quasi morta, ustionata dalla miscela di benzina e acqua salata. Gli facemmo a turno il massaggio cardiaco. Dopo che morì, mi guardai le mani: avevo le sue strisce di pelle addosso. Quando Matteo Salvini dice quelle cose là , io mi guardo le mani e mi dico che non va bene. Che sto facendo la cosa giusta”.
La portavoce della Sea Watch ricorda e rivendica, tra una riunione e l’altra condotta con il team della ong. Da una settimana la loro nave è bloccata a 15 miglia da Lampedusa, con a bordo 43 immigrati soccorsi al largo della costa libica. Non può sbarcare in un porto italiano, visto il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque italiane firmato dal vicepremier Matteo Salvini.
“Perchè”, racconta Giorgia, “quello di Tripoli non è un porto sicuro”.
Chi lo decide che non è un porto sicuro?
“Il diritto internazionale, l’Onu, l’Unhcr, l’Europa, giusto per fare qualche esempio”.
Andiamo con ordine, visto che il ministro dell’Interno vi accusa di aver fatto retromarcia sulla questione dello sbarco in Libia.
“Martedì 11 giugno riceviamo la notizia di un avvistamento di un’imbarcazione in difficoltà . Iniziamo i soccorsi e informiamo le autorità  di quattro nazioni: la Libia, paese di competenza in quell’area Sar; l’Olanda, nostro stato di bandiera; Malta e Italia, paesi dotati dei porti sicuri più vicini. La guardia costiera libica assume a sorpresa il coordinamento dell’operazione”.
Una volta che le persone sono a bordo, chiedete un porto dove attraccare.
“Come da protocollo, inviamo una mail alle stesse quattro autorità . Ma a sorpresa ci rispondono i libici: il porto sicuro, dicono, è Tripoli”.
Avevano mai offerto un porto?
“Mai”.
Dica la verità , in questa svolta ci vede un trappolone di Salvini. Aprire il porto di Tripoli di concerto con i libici, per costringervi a dire di no e fare la figura degli incoerenti.
“Non posso dirlo. Dico però che l’Italia sta offrendo un supporto logistico e di intelligence sempre più prezioso alla Libia. E che il ministro Salvini è rimasto parecchio irritato quando a maggio la Sea Watch 3, da lui bloccata in mare, è stata autorizzata a sbarcare in Italia dai magistrati”.
Lui ha definito voi dei sequestratori…
“Chi parla e legifera non ha idea di cosa sta parlando”.
Lo inviterebbe su una delle sue navi?
“Mi piacerebbe si rendesse conto di cosa avviene in mare. Perchè se vedi una persona in difficoltà  e non corri a prenderla, non sei un essere umano. Se dopo una missione in mare resti su quella linea là , sei qualcos’altro”.
Ci verrebbe, secondo lei?
“No. In questi mesi non ha mai cercato un dialogo diretto, solo la provocazione”.
E ha funzionato. Negli ultimi mesi sempre più elettori simpatizzanti del governo vi hanno accusato di varie colpe. In ordine sparso: incoraggiate le partenze dall’Africa.
“Peccato che lo scorso mese, in cui non c’era nessuna nave ong, siano partite per il mare ben 3mila persone”.
Siete un ostacolo all’unica soluzione: aiutarli a casa loro.
“Al contrario: siamo per aiutarli a casa loro anche noi. E, nel frattempo, per aiutarli in mare”.
Ancora oggi, con improbabili ricostruzioni apparse su alcuni quotidiani sul suo stipendio: Lo fate per soldi. Lei quanto guadagna?
“Molto meno di quanto dovrei”.
Addirittura?
“Ci dedico la mia vita, avrei i titoli per fare professioni ben più remunerate».
E invece?
“Faccio questo per responsabilità  verso tutti quelli incontrati in mare. Verso le donne della mia età  che mi sono morte in mano. Verso la pelle di quella ragazza”.

(da agenzie)

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ANCORA SOTTO ZERO

Giugno 20th, 2019 Riccardo Fucile

RAPPORTO ISTAT: PIL NEGATIVO ANCHE NEL SECONDO TRIMESTRE

Se il Governo cercava notizie rassicuranti, non le troverà  nel Rapporto annuale dell’Istat. E soprattutto non le troverà  nella stima preliminare sul Pil di secondo trimestre, che secondo l’Istituto di Statistica sarà  con grande probabilità  ancora negativo.
C’è un 65% di probabilità , spiega l’Istat, che ci sia di nuovo un meno davanti al dato del Pil, che l’intero primo semestre segni quindi un rallentamento generale dell’economia italiana.
Altro che ripresina, altro che anno bellissimo, altro che +2% del Pil spesso enunciato dai vice premier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Già  negli ultimi tempi queste dichiarazioni si sono trasformate in promesse di rilancio nella seconda metà  dell’anno, ma le premesse al momento non ci sono.
La probabilità  di contrazione del Pil nel secondo trimestre è “relativamente elevata”, scrive l’Istat nel Rapporto.
“La stima effettuata – si legge – ha indicato che la probabilità  di contrazione del Pil nel secondo trimestre è relativamente elevata: 0,65, su una scala che ha valore zero per la situazione di espansione e valore 1 per quella di contrazione dell’economia”. Vi è cioè il 65% di probabilità  che il Pil abbia andamento negativo, rispetto al primo trimestre, una tendenza al ribasso che – precisa l’Istat – potrebbe poi essere smentita. L’Istat mantiene quindi la previsione annuale di crescita dello 0,3% ma osserva che la fase attuale è difficile da prevedere e leggere.
“Secondo i dati provvisori relativi al 2018 sono stati iscritti in anagrafe per nascita oltre 439 mila bambini, quasi 140 mila in meno rispetto al 2008”. Lo rileva l’Istat nel Rapporto annuale, parlando del “declino demografico” o “recessione demografica” che sta colpendo l’Italia.
D’altra parte il 45% delle donne tra i 18 e i 49 anni, qui i dati si fermano al 2016, non ha ancora avuto figli. Ma coloro che dichiarano che l’avere figli non rientra nel proprio progetto di vita sono meno del 5%.
Il declino demografico, spiega l’Istat, è il combinato disposto del calo delle nascite e dell’aumento tendenziale dei decessi.
Ecco che se nel 2018 si contano quasi 140 mila in meno rispetto al 2008, i cancellati per decesso sono poco più di 633 mila, circa 50 mila in più.
Quanto alle ragioni della bassa natalità , per l’Istituto “la diminuzione della popolazione femminile tra 15 e 49 anni osservata tra il 2008 e il 2017 – circa 900 mila donne in meno – spiega circa i tre quarti del calo di nascite che si è verificato nello stesso periodo. La restante quota dipende dalla diminuzione della fecondità  (da 1,45 figli per donna del 2008 a 1,32 del 2017). Inoltre, “la diminuzione delle nascite è attribuibile prevalentemente al calo dei nati da coppie di genitori entrambi italiani, che scendono a 359 mila nel 2017 (oltre 121 mila in meno rispetto al 2008)”.
I migranti alleviano il declino demografico (ma sempre meno rispetto al passato)
“Il saldo migratorio con l’estero, positivo da oltre 40 anni, ha limitato gli effetti del calo demografico”: nel 2018 si stima un saldo positivo di oltre 190 mila unità . Lo rileva l’Istat nel Rapporto annuale. I cittadini stranieri residenti in Italia al gennaio 2019 sono di 5,2 milioni (l′8,7% della popolazione). I minori di seconda generazione sono 1 milione e 316 mila, pari al 13% della popolazione minorenne; di questi, il 75% è nato in Italia (991 mila).
Tuttavia l’Istat segnala come “il contributo dei cittadini stranieri alla natalità  della popolazione residente” si stia “lentamente riducendo”: “dal 2012 al 2017 diminuiscono, infatti, anche i nati con almeno un genitore straniero (oltre 8 mila in meno) che scendono sotto i 100 mila (il 21,7% del totale)”.
Ecco che anche “la popolazione straniera residente sta a sua volta invecchiando: considerando la popolazione femminile, la quota di 35-49enni sul totale delle cittadine straniere in età  feconda passa dal 42,7% del primo gennaio 2008 al 52,4% del primo gennaio 2018″. L’Istat fa inoltre notare che “nel 2017 sono stati rilasciati quasi 263 mila nuovi permessi di soggiorno, in lieve aumento rispetto al 2016, dopo una tendenza alla diminuzione già  messa in luce negli anni precedenti: nel 2010 erano quasi 600 mila”.
I giovani escono dalla famiglia sempre più tardi sperimentando percorsi di vita “meno lineari del passato”, che spostano in avanti le tappe di transizione allo stato adulto. Lo rileva l’Istat, spiegando che più della metà  de 20-34enni (5,5 milioni), celibi e nubili, vive con almeno un genitore. Ma c’è anche chi direttamente espatria. Il saldo migratorio con l’estero degli italiani è negativo dal 2008 e ha prodotto una perdita netta di circa 420 mila residenti.
Circa la metà  (208 mila) è costituita da 20-34enni. E quasi due su tre hanno un’istruzione medio-alta.
L’Istituto di Statistica sottolinea che “i confini tra una fase e l’altra della vita sono sempre meno definiti”. Questo perchè ”è in atto un processo di allungamento nei tempi di transizione allo stato adulto”: studi, lavoro e famiglia seguono un “ordine meno rigido” ed ”è sempre più raro” che corrispondano a “un’autonomia economica e di scelte di vita” propria dell’età  adulta. D’altra parte con l’allungamento della vita si è “dilatata anche la fase che intercorre tra l’uscita dal mondo de lavoro e l’entrata nell’età  anziana già  avanzata”.
“Nel 2050, la quota dei 15-64enni potrà  scendere al 54,2% del totale, circa dieci punti percentuali in meno rispetto a oggi. Si tratta di oltre 6 milioni di persone in meno nella popolazione in età  da lavoro. L’Italia sarebbe così tra i pochi Paesi al mondo a sperimentare una significativa riduzione della popolazione in età  lavorativa”.
Così l’Istat nel Rapporto annuale, ricordando che la popolazione residente in Italia è in calo dal 2015 di 400 mila residenti. Senza gli stranieri la recessione demografica sarebbe iniziata negli anni ’90.

(da agenzie)

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PRIMA NOTTE SUL SAGRATO DELLA CHIESA DI LAMPEDUSA: “FATE SBARCARE LA SEA WATCH”

Giugno 20th, 2019 Riccardo Fucile

CITTADINI E FEDELI HANNO DORMITO DAVANTI ALLA PARROCCHIA DI SAN GERLANDO

Lo hanno detto e lo hanno fatto.
Ieri notte una ventina di persone, tra cui il parroco di Lampedusa Carmelo La Magra, hanno dormito sul sagrato della chiesa dell’isola, dedicata a San Gerlando   -. Noi siamo qui a condividere il desiderio di un #portosalvo per tutti – ha scritto sui social -. Dormiamo in piazza finchè non li fate scendere” aggiunge in riferimento ai migranti ancora oggi sulla nave Sea Watch3, che si trova a largo in attesa di un oggi improbabile decreto di che autorizzi l’approdo sul territorio italiano. A bordo della nave ci sono 43 naufraghi, tra cui 6 donne e 4 minori non accompagnati di cui uno di 12 anni.

(da AgrigentoNews)

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COME DI MAIO E TONINELLI VI HANNO FREGATO SULL’AIR FORCE RENZI

Giugno 20th, 2019 Riccardo Fucile

DICIOTTO MILIONI L’ANNO RISPARMIATI? NEANCHE UNO, L’AEREO E’ SEMPRE A CARICO DELL’ITALIA E I DUE GENI NON SANNO PIU’ COME USCIRNE

Vi ricordate? Era il 15 settembre scorso quando Luigi Di Maio e Danilo Toninelli si davano il cinque mentre vi fregavano sull’Air Force Renzi. “Diciotto milioni all’anno risparmiati, come tre nuovi treni per il trasporto pendolare o due nuove scuole per i nostri figli. Ecco cosa potremo fare da oggi al 2024 grazie al taglio di questo enorme spreco”, recitava il bannerino di ridicola propaganda che i due ministri facevano girare su Facebook.
Ebbene, come molti di voi NON sapranno, quell’aereo è attualmente ancora a carico dell’Italia.
Non solo: fa sapere Daniele Martini sul Fatto Quotidiano che attualmente “quell’aereo non lo vuole più nessuno, come se non avesse padri e madri, come se quelle ali scottassero. Non lo vuole Alitalia, che lo considera un fardello ingombrante e inutile. E non lo vuole nemmeno Etihad, la compagnia di proprietà  dell’emiro di Abu Dhabi che aveva dato in leasing il jet alla stessa Alitalia a condizioni e a un prezzo che gli esperti del ramo considerano più da amatori che di mercato”.
Cosa sta accadendo? Nell’articolo di Daniele Martini sul Fatto — il giornalista che fece parlare Gaetano Intrieri della condanna ricevuta per Gandalf senza citare nemmeno una riga di quanto scritto dai giudici della Cassazione a proposito della vicenda — si prende atto che il M5S non ha risolto nulla sull’Air Force Renzi, ma siccome per contratto non si può dire esplicitamente si fa sapere che i due geni non sanno più cosa fare:
Oggi a Palazzo Chigi ci sono altri inquilini che dopo aver bloccato lo scandalo di un aereo inutilmente strapagato, probabilmente non sanno più come comportarsi. Proprio un anno fa il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio e il ministro dei Trasporti Danilo Toninellisi fecero fotografare sorridenti e soddisfatti accanto alla scaletta dell’aereo esibito come un trofeo di guerra informando cittadini ed elettori che grazie al pronto intervento dei nuovi governanti lo Stato italiano stava risparmiando un centinaio di milioni di euro
Sicuramente quelli che con l’Air Force Renzi sorridono sono gli avvocati perchè, come quasi sempre succede in Italia, anche la storia dell’aereo più ambizioso del mondo è finita nelle aule dei tribunali.
Non uno, ma due: a Roma in un giudizio amministrativo davanti al Tar per un contenzioso avviato dagli arabi di Etihad. E a Milano per una causa civile promossa da Alitalia.
E non è finita perchè indaga anche la Corte dei conti e, sorrette da un puntuale lavoro della Guardia di finanza, stanno arrivando a un punto di svolta anche le indagini promosse dalla Procura della Repubblica di Civitavecchia, titolata a giudicare sulle faccende di Alitalia.

(da “NextQuotidiano”)

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OLTRE 70 MILIONI DI PERSONE IN FUGA DA GUERRE E PERSECUZIONI

Giugno 20th, 2019 Riccardo Fucile

I DUE TERZI VENGONO DA SOLI 5 PAESI… AD ACCOGLIERLI SONO MAGGIORMENTE I PAESI POVERI, QUELLI RICCHI MOLTO MENO

Sono circa 70,8 milioni le persone che nel 2018 erano in fuga da guerre, persecuzioni e miseria. Lo comunica l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, sottolineando come si tratti del livello totale di sfollati più alto mai registrato in settant’anni di monitoraggio. I due terzi dei rifugiati ad oggi nel pianeta vengono da soli cinque Paesi, e ad accoglierli sono maggiormente gli Stati sottosviluppati. Vediamo i dati.
Oltre 70 milioni di persone nel 2018 sono state costrette a fuggire dal proprie case a causa di guerre, persecuzioni, povertà  e violenze.
Lo riporta l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), nel suo rapporto annuale Global Trends, sottolineando come si tratti del livello più alto mai registrato in oltre settant’anni di monitoraggio.
La cifra è raddoppiata rispetto a vent’anni fa, mentre in confronto all’anno precedente, sono 2,3 milioni le persone in più che hanno dovuto lasciare il proprio Paese. Il numero esatto, che sfiora i 70,8 milioni, corrisponde inoltre ad una stima per difetto, dal momento che riflette solo in parte la portata della crisi in Venezuela.
Lo scorso anno circa 4 milioni di venezuelani hanno lasciato il Paese, in uno degli esodi forzati più rilevante della storia globale recente. Solo mezzo milione ha però presentato formalmente una richiesta di asilo, nonostante la maggior parte di queste persone abbia diritto alla protezione internazionale
Quanto osserviamo in questi dati costituisce l’ulteriore conferma di come vi sia una tendenza nel lungo periodo all’aumento del numero di persone che fuggono in cerca di sicurezza da guerre, conflitti e persecuzioni.
Se da un lato il linguaggio utilizzato per parlare di rifugiati e migranti tende spesso a dividere, dall’altro, allo stesso tempo, stiamo assistendo a manifestazioni di generosità  e solidarietà , specialmente da parte di quelle stesse comunità  che accolgono un numero elevato di rifugiati.
Stiamo inoltre assistendo a un coinvolgimento senza precedenti di nuovi attori, fra cui quelli impegnati per lo sviluppo, le aziende private e i singoli individui, che non soltanto riflette ma mette anche in pratica lo spirito del Global Compact sui Rifugiati”, ha dichiarato l’Alto Commissario, Filippo Grandi. “Dobbiamo ripartire da questi esempi positivi ed esprimere solidarietà  ancora maggiore nei confronti delle diverse migliaia di persone innocenti costrette ogni giorno ad abbandonare le proprie case”.
I due terzi di tutti i rifugiati presenti in questo momento nel pianeta provengono da soli cinque Paesi. La maggior parte di queste persone (6,7 milioni) viene dalla Siria: segue l’Afghanistan (2,7 milioni), il Sud Sudan (2,3 milioni), il Myanmar (1,1 milioni) e la Birmania (0,9 milioni).
Il numero più alto di rifugiati si trova attualmente, per il quinto anno consecutivo, in Turchia (3,7 milioni). Ospitano poi la più alta concentrazione di rifugiati il Pakistan (1,4 milioni), l’Uganda (1,2 milioni), il Sudan e la Germania (entrambi circa 1,1 milioni).
In proporzione alla popolazione locale, tuttavia, è il Libano ad accogliere più rifugiati in assoluto, per cui ogni 1.000 cittadini libanesi ci sono 156 rifugiati.
In questo senso ci sono poi la Giordania (72 su 1.000), la Turchia (45 su 1.000), il Chad (29 su 1.000) e l’Uganda (26 su 1.000).
Per quanto riguarda invece i richiedenti asilo, la maggior parte delle domande vengono presentate negli Stati Uniti (254.300). Al secondo posto c’è il Perù con 192.500 domande individuali, dovute principalmente all’immigrazione dal Venezuela, il Paese da cui nel 2018 è arrivata la domanda più alta di richieste d’asilo; seguono poi la Germania (161.900), la Francia (114.500) e la Turchia (83.800).
Fanno infatti parte dei 70,8 milioni riportati da Unhcr tre gruppi di persone.
Uno è composto dai rifugiati, che lo scorso anno ha raggiunto il numero di 25,9 milioni su scala mondiale. Si tratta di persone in fuga da conflitti e persecuzioni e che hanno quindi diritto a ricevere lo status che distingue la protezione internazionale.
Il secondo gruppo, di cui fanno parte 3,5 milioni di persone, è quello dei richiedenti asilo che si trovano al di fuori del Paese di origine e attendono l’esito della loro domanda.
Infine, il gruppo più numeroso composto da 41,3 milioni di individui, è quello che include gli sfollati in aree interne al Paese di origine. Il numero di persone in fuga, sottolinea il report, cresce ad una rapidità  maggiore di quella con cui vengono trovate delle soluzioni.
Chiaramente, ogni rifugiato vorrebbe poter far ritorno alle proprie case in condizioni di sicurezza e dignità , ma purtroppo sono ancora poche le persone che riescono a rientrare nel loro Paese: l’anno scorso erano poco più di mezzo milione.
Un’altra soluzione sarebbe rappresentata dall’integrazione in una comunità  di accoglienza o il reinsediamento in un Paese terzo: tuttavia, nel 2018 solo il 7% delle persone in attesa sono state reinsediate.
“Ad ogni crisi di rifugiati, ovunque essa si manifesti e indipendentemente da quanto tempo si stia protraendo, si deve accompagnare la necessità  permanente di trovare soluzioni e di rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone di fare ritorno a casa”, ha dichiarato Grandi. “Si tratta di un lavoro complesso che vede l’impegno costante dell’UNHCR, ma che richiede che anche tutti i Paesi collaborino per un obiettivo comune. Rappresenta una delle grandi sfide dei nostri tempi”.
Il report mette poi in evidenza alcuni dati importanti che riguardano i rifugiati. Il primo afferma che nel 2018 un rifugiato su due era un minore, di cui molti viaggiavano soli e senza la propria famiglia.
Solo inUganda si sono registrati 2.800 bambini con età  pari o inferiore ai 5 anni, soli o separati dai genitori.
Un altro elemento evidenziato da Global Trends è che circa l’80% dei rifugiati al mondo oggi vive in Paesi confinanti con quello di origine.
Infine, Unhcr sottolinea che i Paesi ad alto reddito accolgono in media 2,7 rifugiati ogni 1.000 abitanti, una quota nettamente inferiore rispetto a quella ospitata dai Paesi più poveri (in cui arriva a 5,8): un terzo della popolazione totale dei rifugiati, 6,7 milioni di persone, viene accolta da Paesi sottosviluppati.

(da “Fanpage”)

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MATTARELLA: “I RIFUGIATI CI RICORDANO OGNI GIORNO SOFFERENZA E DISCRIMINAZIONE”

Giugno 20th, 2019 Riccardo Fucile

IL MESSAGGIO DEL CAPO DELLO STATO IN OCCASIONE DELLA GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO

Ancora una volta parole sagge, quelle di Mattarella, mentre il paese è attraversato da un’ondata razzista e xenofobo con i politici nostrani in cerca di consenso che sano solo spargere odio e parlare dei migranti come unica causa dei problemi.
Salvo strizzare l’occhio a evasori fiscali, corrotti e usare la mano morbida con la criminalità  nostrana.
Dal Quirinale le indicazioni sono state chiare in occasione della giornata mondiale del rifugiato
«I rifugiati ci ricordano ogni giorno, con forza, vicende di sofferenza, di discriminazione, di separazione da famiglie, terre e radici. Ciascun popolo, nella sua storia, è stato vittima dl tragedie di questa natura. Le gravi difficoltà  che affliggono popoli di regioni a noi anche molto vicine meritano un’attenta riflessione sulle cause di questi drammi e sulle risposte che richiedono. L’Italia, in prima linea nell’adempiere con costanza e determinazione ai suoi doveri di solidarietà , assistenza e accoglienza, vede l’alto impegno morale e giuridico di protezione verso coloro che fuggono dalle persecuzioni, sancito dalla Convenzione di Ginevra del 1951, tra i principi fondamentali della nostra Costituzione. Le donne e gli uomini dello Stato rappresentano, per chi fugge da quelle condizioni, il primo volto amico, la mano tesa per un contatto umano e solidale. Merita di essere ricordata la meritoria esperienza dei trasferimenti umanitari di rifugiati particolarmente vulnerabili che, grazie ai vari canali di collaborazione delle autorità  con la società  civile – cui va tutta la mia riconoscenza – consentono di trarre in salvo e condurre in Italia centinaia di beneficiari. La giornata odierna ci ricorda anche che nessun Paese è in grado da solo di rispondere a questa sfida. Il superamento della logica emergenziale e la definizione di risposte lungimiranti e sostenibili fondate sui principi di responsabilità  e solidarietà , vanno concertati e condivisi dalla comunità  internazionale e, anzitutto, a livello europeo, come sancito dai trattati. L’Unione deve essere protagonista per sviluppare una politica comune che riesca a mitigare i conflitti e sostenere le esigenze di sicurezza e sviluppo dei popoli più esposti alle crisi umanitarie, attraverso un partenariato strutturato con i Paesi e le comunità  che ospitano rifugiati e richiedenti asilo. La preziosa opera dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati va affiancata da una vigorosa iniziativa internazionale in questa direzione».

(da agenzie)

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MARIO DRAGHI IN FILA PER IL PASSAPORTO COME UN CITTADINO COMUNE

Giugno 20th, 2019 Riccardo Fucile

“BECCATO” CASUALMENTE DA UN CRONISTA AL PRIMO COMMISSARIATO DI ROMA… IL PRESIDENTE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA E’ MENO PARTE DELLA KASTA DI TANTI POLITICI CHE A PAROLE DICONO DI COMBATTERLA

Il Tempo racconta oggi che Mario Draghi si è fatto “beccare” da un cronista del quotidiano — Antonio Angeli — al Primo Commissariato di Roma in piazza del Collegio Romano mentre stava in fila per rinnovare il passaporto:
Neanche il tempo di scattare una foto con il telefonino, ma è un viso sul quale non ci si pub sbagliare.
Automatica sorge, pressante, la domanda: cosa ci fa negli uffici della Polizia di Stato il presidente della Banca Centrale Europea, più che un uomo un’entità , tra le più potenti della galassia Europa, uno che prende il caffè con la Merkel e fa perdere il sonno nientemeno che al presidente degli Stati Uniti. –
Si, su di lui, Supermario, si inseguono aneddoti e leggende basta un’alzata di sopracciglio (e qualche volta capita) che tremano le borse asiatiche, il Nasdags’impenna, il barile di petrolio ruzzola giù perla duna.
Tutto questo, vero o gonfiato, è una realtà , ma anche le entità  galattiche hanno una vita. Mangiano, bevono, soffrono d’insonnia e ogni tanto hanno bisogno di rinnovare il passaporto.
E questo è il motivo per il quale l’illustre economista, come qualunque altro cittadino, si è recato al commissariato, per riempire il modulo e ricevere il suo documento. Nessun mistero, nessuna stranezza.
Mario Draghi, come tutti, avrà  preso il suo numeretto e poi sarà  stato chiamato da un assistente capo che, nella mente del cronista navigato, ha le fattezze di Aldo Fabrizi in «Guardi e ladri». «Draghi Mario», avrà  chiamato il solerte assistente «Venga, venga dotto’, che facciamo subito».
E forse il poliziotto, si sarà  fatto scappare la domanda: «Professione?» Mario Draghi, con il suo viso impassibile, attento a non assumere espressioni che possano mettere in crisi il Mib, non può che aver risposto, con un filo di voce: «Impiegato, ma non è preciso, diciamo Presidente della Banca centrale europea»

(da “NextQuotidiano”)

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COME LA LEGA HA FREGATO IL M5S SUI FONDI AL SUD

Giugno 20th, 2019 Riccardo Fucile

VISTO CHE CI SONO MASOCHISTI IN MERIDIONE CHE VOTANO SALVINI, SARANNO CONTENTI CHE LE REGIONI DEL NORD GLI ABBIANO SOFFIATO QUATTRINI

Ieri il MoVimento 5 Stelle ha dato di nuovo una dimostrazione della sua incredibile capacità  di essere watchdog e controllore dei conti pubblici facendosi fregare i soldi dei fondi al Sud.
La storia la racconta Il Fatto Quotidiano:
Perchè si apprende di un emendamento della Lega al Decreto Crescita che toglie i soldi del Fondo per la coesione al ministero del Sud, quello della 5Stelle Barbara Lezzi, e lo trasferisce alle Regioni. E si parla di decine di miliardi.
Le commissioni unite Bilancio e Finanze della Camera lo hanno approvato nella notte, con il parere favorevole del relatore del M5S Raphael Raduzzi e della viceministra all’Economia grillina Laura Castelli.
“Ma avevamo un accordo sugli emendamenti, il testo è stato cambiato all’ultimo e il parere favorevole era stato dato su un altro testo depositato dalla Castelli”dicono dal Movimento. Di certo scoppia un cortocircuito, dentro il M5S e dentro i gialloverdi. Lezzi s’infuria, e l’esame in Aula del testo viene sospeso per cercare di rimediare. Poco dopo la stessa ministra diffonde sillabe di guerra: “L’emendamento verrà  stralciato, ma ha rappresentato un atto di totale scorrettezza. Chiunque lo abbia presentato, Lega o non Lega, dovrà  chiedere scusa e dare delle spiegazioni”.
Però non può essere così semplice. E infatti il Carroccio rilancia, chiedendo in cambio dello stralcio un’accelerazione sulle Autonomie, con un testo da portare in Consiglio dei ministri da qui a pochi giorni. I Cinque Stelle provano a controllarsi.
Di Maio raduna i suoi per un vertice lampo e poi dal Movimento distillano frasi nere di rabbia:“Gli italiani sapranno giudicare i diversi comportamenti in questa vicenda. Noi non avremmo mai fatto quello che ha fatto la Lega sul Dl Crescita, adesso loro ci stanno ricattando sulle autonomie”.
In serata è tempo di Consiglio dei ministri. E si parte dopo le 21, con oltre un’ora di ritardo. Il milionesimo indizio della febbre gialloverde. Con Salvini che non vuole guarire, perchè è un untore felice di esserlo.

(da “NextQuotidiano”)

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