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ALTRA LITE IN SERATA SULLO SBLOCCA-CANTIERI, CONTE INFURIATO INTERROMPE LA RIUNIONE E MANDA TUTTI A CASA

Giugno 3rd, 2019 Riccardo Fucile

LA LEGA DEVE FARE LA MARCHETTA AGLI AFFARISTI (CON TUTTI I PROBLEMI CONNESSI DELLE INFILTRAZIONI MAFIOSE) , IL M5S SI OPPONE

Al primo test dopo l’aut aut di Giuseppe Conte, la macchina del Governo si è nuovamente inceppata.
Immaginate un motore che ha poco tempo per ripartire e dal cui destino dipende l’esito della gara della macchina su cui è montato. Immaginatelo circondato da una squadra di tecnici che litigano tra di loro, pongono condizioni e controcondizioni, e che non riescono neppure a stare seduti per più di un’ora intorno allo stesso tavolo per trovare una soluzione.
Spostate questo motore nell’officina di palazzo Chigi, teatro odierno della fragilità  del governo e dell’obbligo per un premier, Giuseppe Conte, di affidare il suo mandato agli umori di Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Quella che è esce fuori è la dinamica che ha animato il vertice serale sul decreto sblocca-cantieri, quello che l’esecutivo considera una delle sue due frecce, insieme al decreto crescita, per provare a tirare sul mirino della ripresa.
Il primo tentativo di ripartenza voluto da Conte non ha la forza di concretizzarsi. Finisce tutto con un litigio furente tra i rappresentanti della Lega e quelli dei 5 stelle. Sugli appalti è rottura. Ed è Conte a mandare tutti a casa.
Le lancette della discussione non riescono a varcare neppure il giro d’ora a palazzo Chigi che la riunione salta.
Eppure quando il vertice è iniziato, intorno alle 21, l’eco delle parole di Conte, il suo richiamo alla responsabilità  delle due forze di governo proprio sui decreti ritenuti imprescindibili per invertire il trend di un’economia che rasenta lo zero, erano ancora ben forti nelle stanze del palazzo.
Erano passate appena due ore. Al tavolo si sono ritrovati il premier, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, i ministri in quota 5 stelle Danilo Toninelli e Riccardo Fraccaro, i viceministri al Mef Laura Castelli, sempre per i pentastellati, e Massimo Garavaglia. E ancora i capigruppo in Parlamento dei due partiti.
Si parte. Prende la parola Garavaglia, che pone l’accento sulla necessità  di accelerare con l’iter parlamentare del decreto e ripropone una delle modifiche al provvedimento a cui più tiene la Lega, annunciata da Salvini e poi messa nera su bianco sotto forma di un emendamento al decreto che è all’esame del Senato.
La norma non ha molti fronzoli: bisogna sospendere le norme del Codice degli appalti per due anni.
Il muro dei 5 stelle si erge immediatamente. Fonti del Movimento riferiscono che il Carroccio non ha portato motivazioni tecniche, ma solo politiche, alla necessità  di andare avanti con l’emendamento contestato. Una provocazione, insomma, per fare saltare tutto.
Passano pochi minuti che dal ministero dei Trasporti altre fonti, sempre pentastellate, esplicitano il concetto in maniera ancora più netta: “Se la Lega vuole fare saltare il decreto sblocca cantieri e magari così mettere a rischio lo stesso governo lo dicesse in maniera chiara e se ne assumerà  la responsabilità ”.
Il muro contro muro è la dinamica che ha caratterizzato i rapporti tra le due forze di governo nell’ultimo mese, prima con la campagna elettorale per le Europee e poi con il post voto che ha ribaltato gli equilibri interni.
Ma oggi è stato il giorno in cui Conte ha posto i suoi vice di fronte a un aut-aut e alla prova dei fatti concreta, quella appunto del vertice per smuovere un decreto impantanato in Parlamento e su cui si basa la strategia per il rilancio del Paese. C’è un passaggio, che ha determinato l’esito da fumata nera, che marca la peculiarità  di questa giornata. Ed è l’atteggiamento di Conte.
È stato il premier, secondo quanto riferisce una fonte dell’esecutivo, a chiedere spiegazioni tecniche a Garavaglia e quando l’esponente leghista ha ribadito che bisognava andare avanti senza fornire ulteriori chiarimenti, il premier ha deciso di sospendere i lavori.
Troppo, per Conte, un simile atteggiamento, tra l’altro proprio nel giorno in cui ha sottolineato, con una conferenza stampa convocata ad hoc, la necessità  di andare oltre la campagna elettorale.
Il fastidio del premier, tra l’altro, ha anche una motivazione di contenuto. E cioè che l’ipotesi di una sospensione del Codice degli appalti era stata già  vagliata mesi fa dentro al governo. E scartata. Preferita al decreto sblocca-cantieri, a sua volta propedeutico a una legge delega. Anche la Lega aveva detto sì.
E invece – è il ragionamento del premier – dopo settimane di lavoro e con un provvedimento che va convertito il prima possibile, pena la sua decadenza, la Lega si è messa di traverso.
Un pretesto, insomma, che però fa male all’intero governo e alla necessità  di tenere la linea anche con l’Europa, a cui ci si è rivolti con toni sicuri nell’affermare che il decreto sblocca-cantieri e con il decreto crescita l’Italia può tornare a una crescita degna di questo nome.
E fa male anche al Parlamento, sempre più sfogatoio dell’indecisionismo del governo. I due decreti non riescono ad arrivare in aula perchè dall’esecutivo non arriva anche la quadra finale sui contenuti.
È un’altra sfaccettatura di un panorama più complessivo, quello dello stallo di un governo che ha trasformato le aule parlamentari in non luoghi

(da “Huffingtonpost”)

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BAREGGIO, PROVE DI REGIME: VIETATO PRESENTARE EMENDAMENTI AL BILANCIO DELLA GIUNTA LEGHISTA, VIOLATO L’ART. 43 T.U. ENTI LOCALI

Giugno 3rd, 2019 Riccardo Fucile

ESPOSTO DELLE MINORANZE PD, M5S E DUE LISTE DI CENTRODESTRA… PER IL SINDACO LEGHISTA GLI EMENDAMENTI “SONO INUTILI E FANNO PERDERE TEMPO, ABBIAMO GIA’ DECISO NOI”

“La Lega ci lega le mani”: è con questo cartello e con la bocca coperta da nastro adesivo che si sono presentati in aula i consiglieri di minoranza di Bareggio, cittadina di 18mila abitanti in provincia di Milano.
Il Comune, guidato da una giunta leghista dal giugno 2018, aveva già  fatto parlare di sè a ottobre dell’anno scorso, quando il sindaco propose di intitolare l’asilo del paese a un monsignore che difese un prete pedofilo.
Grazie all’attenzione mediatica e alla contrarietà  del consiglio d’Istituto della scuola, l’idea naufragò e la struttura verrà  intitolata a Rita Levi Montalcini.
Ma la giunta leghista bareggese non smette di stupire e, nel consiglio comunale di giovedì 23 maggio, ne ha combinata un’altra: la maggioranza ha deciso che, d’ora in avanti, l’opposizione non potrà  più presentare emendamenti sulle variazioni di bilancio.
Infatti, secondo il sindaco Linda Colombo, “fare emendamenti è inutile e fa perdere tempoi”.
L’articolo del Regolamento di contabilità  del Comune, che disciplinava tale possibilità , è stato infatti abolito con il voto favorevole dell’intera Lega.
Questo significa che i gruppi di minoranza potranno continuare a presentare emendamenti alle variazioni di bilancio ma, non essendoci più una norma specifica, sarà  discrezione della maggioranza accoglierle o rigettarli (secondo quali criteri, non è dato saperlo, ma l’esito appare scontato), impedendo di fatto ai consiglieri di opposizione, eletti dal popolo, di esercitare un loro diritto fondamentale, sancito dall’articolo 43 del Testo unico degli enti locali: quello cioè di esprimersi su qualunque atto venga sottoposto al voto del consiglio comunale.
Per questo motivo i consiglieri di Partito democratico, Movimento 5 Stelle e due liste di centrodestra hanno deciso di non partecipare al voto e hanno inscenato una protesta con tanto di cartelli e bocche simbolicamente imbavagliate dal nastro adesivo, accusando il governo leghista di Bareggio di essere antidemocratico, poco trasparente e arrogante.
Le motivazioni addotte dalla maggioranza per giustificare la decisione presa non hanno fatto altro che accrescere l’indignazione della minoranza: per la giunta, infatti, si tratta di una “scelta politica”, che niente quindi ha a che vedere con spiegazioni di tipo tecnico.
“Fare un emendamento a una variazione di bilancio — spiega il sindaco del Carroccio — è inutile: quando la maggioranza fa una variazione ha già  deciso dove mettere i soldi”
Le minoranze però non si arrendono e si preparano a inviare un esposto al Prefetto.

(da “Il Fatto Quotidiano”)

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“NON SIAMO NE’ DI DESTRA NE’ DI SINISTRA”, MA IL M5S A MALNATE SI APPARENTA AL BALLOTTAGGIO AL CENTRODESTRA

Giugno 3rd, 2019 Riccardo Fucile

SCOPPIA LO SCANDALO: IL DELEGATO DI LISTA DEL M5S E’ IL PADRE DELLA CANDIDATA SINDACA LEGHISTA

Il 26 giugno a Malnate — piccolo comune di sedicimila abitanti in provincia di Varese — non si era riusciti ad eleggere al primo turno il sindaco.
Al ballottaggio di domenica 9 giugno vanno due donne: Maria Elena Bellifemine (PD e liste civiche) e Daniela Gulino (Lega, Forza Italia e civiche).
Come sempre accade tra il primo e il secondo turno i candidati cercano apparentamenti ed alleanze con le liste rimaste fuori dal ballottaggio.
A Malnate sono due: Fratelli d’Italia e il MoVimento 5 Stelle, arrivato quarto con 7%.
Generalmente quando il M5S non supera il primo turno non dà  indicazioni ai suoi elettori. La novità  di Malnate è che per la prima volta il simbolo del M5S sarà  tra quelli delle liste apparentate sulla scheda del ballottaggio.
In ossequio al sempre ribadito principio “nè di destra nè di sinistra” i simbolo del MoVimento comparirà  a fianco a quelli di Lega e Forza Italia a sostegno della candidata del centrodestra.
A darne l’annuncio è la stessa Daniela Gulino che su Facebook ha dichiarato che un «lavoro intenso e trasparente ci ha permesso di federarci per creare una Malnate migliore». Il problema è che il lavoro sarà  anche stato intenso (la conclusione è giunta in extremis) ma decisamente non molto trasparente.
O almeno non sufficientemente trasparente per gli standard pentastellati della trasparenza quando ci pare.
La decisione di apparentare il M5S con Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia è stata presa dal delegato di lista del MoVimento 5 Stelle Giovanni Gulino. Come suggerisce il cognome Gulino è parente della candidata di centrodestra: è il padre.
Domenico Mancino, che era il candidato sindaco pentastellato si è dissociato dalla decisione facendo sapere che l’accordo è stato votato in sua assenza (quindi non proprio nella massima trasparenza).
Varese News racconta che Mancino è arrivato in Comune poco dopo la firma dell’apparentamento e che tra lui e Gulino (padre) sarebbe scoppiato una discussione accesa.
Mancino promette vendetta tremenda vendetta: «ho già  avvisato Nicolò Invidia, il deputato che è il nostro referente, e mi ha confermato che questi personaggi vanno espulsi. Toglierò Gulino dalla nostra chat tanto più che lui non è nemmeno un nostro iscritto. In ogni caso non potranno usare il nostro simbolo».
Il che se non altro dà  la misura dei problemi che il M5S ha sui territori se il delegato di lista non è nemmeno iscritto al partito.
In realtà  ormai il simbolo del M5S rimarrà  sulle schede perchè dal punto di vista formale la decisione è ineccepibile.
L’accordo poteva essere firmato da chi ha depositato la lista (del MoVimento) senza dover consultare o richiedere una contro-firma da parte del candidato sindaco.
Quello che è certo è che domenica a Malnate gli elettori si troveranno di fronte i simboli del Governo del Cambiamento (più Forza Italia).
I responsabili locali per il varesotto del M5S — il deputato Indivia, il senatore Gianluigi Paragone e il consigliere regionale Cenci — sono furibondi.
In un comunicato ricordano la regola del “no apparentamenti” parlano di una decisione presa alle spalle del candidato secondo “logiche familiari”.
Da parte sua Giovanni Gulino si difende dicendo che invece la decisione è stata presa in seguito a riunioni con gli attivisti e che «il candidato sindaco è Daniela Gulino che, per caso, è mia figlia».
Se fosse vera la versione di Gulino significherebbe che il candidato sindaco del M5S non ha alcun potere e che di fatto è stato esautorato dalla “base”. Tutto per un pugno di voti perchè Mancino ne ha presi 593 al primo turno.

(da agenzie)

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I CENTO MIGRANTI SBARCATI A GENOVA RESTERANNO IN BUONA PARTE IN ITALIA E A CARICO DELLO STATO: SMASCHERATO IL BLUFF DI SALVINI

Giugno 3rd, 2019 Riccardo Fucile

I MINORI NON ACCOMPAGNATI SONO GIA’ STATI AFFIDATI A CENTRI PER MINORI DI GENOVA, PAGHERA’ IL COMUNE FINO A QUANDO NON SARANNO MAGGIORENNI, COME DICE LA LEGGE… IDEM ALTRI MINORI CON FAMIGLIE DISTRIBUITI IN ALTRI CENTRI LIGURI… QUALCHE ALTRA DECINA ACCOLTI DA CENTRI CATTOLICI MA RESTERANNO IN ITALIA… SOLO 5 ACCOLTI DA ROMANIA, 10 DA PORTOGALLO E 5 DA IRLANDA (MA SE NE PARLERA’ TRA QUALCHE MESE)… AVEVAMO RAGIONE NOI

Ma gli amici sovranisti ungheresi tanto cari a Salvini che fanno nel momento del bisogno? Ovviamente voltano le spalle, come i polacchi.
Tra i paesi europei che hanno offerto disponibilità  ad accogliere alcuni degli immigrati sbarcati ieri a Genova dalla nave della Marina Militare “Cigala Fulgosi” l’Ungheria di Orban non c’è
Invece tra le disponibilità  ci sono il Portogallo che è pronto ad ospitarne dieci, l’Irlanda e la Romania cinque ciascuno.
Intanto, il Viminale e la Cei hanno formalizzato il protocollo d’intesa per l’accoglienza degli immigrati arrivati da Genova nel Lazio, fermo restando che rimarranno in Italia dove potranno presentare la richiesta di asilo e dare avvio alll’iter previsto.
Una buona parte sono poi minori non accompagnati e indovinate dove sono stati sistemati? Ovviamente a Genova, in centri specializzati come prevede la legge, dove rimarranno, a carico del Comune, fino al compimento del 18° anno di età .
Riassumendo 80 su 100 resteranno in Italia e molti a carico dello Stato.
Forse tra qualche mese 20 andranno altrove.
Avevamo ragione noi a dire che quello di Salvini era solo un bluff

(da agenzie)

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INTERVISTA AL COMANDANTE DELLA CIGALA FULGOSI, LA NAVE MILITARE CHE HA SBARCATO I MIGRANTI A GENOVA

Giugno 3rd, 2019 Riccardo Fucile

MICHELE FABIANO: “IN MARE SOCCORRO SEMPRE CHI E’ IN DIFFICOLTA’, E’ SANCITO DAL DIRITTO INTERNAZIONALE, MA ANCHE UN OBBLIGO MORALE PER UN MARINAIO”

ll capitano di fregata Michele Fabiano, comandante del pattugliatore della Marina “Cigala Fulgosi”, quasi si batte il petto.
E dice con orgoglio, dieci ore dopo la manovra di ingresso a Calata Bettolo: «Il diritto internazionale stabilisce che, quando in mare si incontrano persone in pericolo di vita, bisogna soccorrerle».
Una regola che troppo spesso si dimentica. Ma non c’è solo la legge: «È anche un dovere morale, come marinai e soprattutto come uomini, comportarsi in questo modo. Se io davanti a me ho un uomo in difficoltà , intervengo».
Così è successo, quando al largo di Lampedusa quattro giorni fa il pattugliatore ha incontrato un gommone alla deriva con cento migranti a bordo.
La legge del mare, come doveroso in casi del genere, ha prevalso su qualsiasi altra considerazione politica, su qualsiasi speculazione sovranista tanto di moda oggi in Italia
A raccontare le fasi concitate del soccorso, la vita di bordo insieme ai migranti e l’arrivo a Genova, è lo stesso capitano.
Quando ormai gli “ospiti” della nave, stremati ma assistiti con cura da medici e militari durante la navigazione, hanno lasciato la Cigala Fulgosi pronti a un nuovo viaggio, per chissà  quale luogo e per chissà  quanto tempo.
Un colloquio, quello con il comandante della nave, in cui per precise disposizioni della Marina il capitano è stato autorizzato a parlare soltanto dell’intervento di soccorso.
Niente politica insomma, niente discussioni su porti aperti oppure chiusi, o sul motivo per cui sia stato scelto proprio il porto di Genova, che fra gli scali italiani è uno dei più lontani dalle acque intorno a Lampedusa, per poi ritornare in pullman nel Lazio.
Capitano Fabiano, come è avvenuto il soccorso?
«Siamo intervenuti quando il mare era già  mosso. Eravamo al limite con i nostri mezzi ma abbiamo imbarcato tutti e 100 i naufraghi. Quando abbiamo visto che il gommone era vuoto, ci siamo preoccupati di verificare le loro condizioni di salute».
Ha spiegato uno dei medici saliti a bordo qui a Genova che diversi migranti hanno raccontato di morti durante la traversata.
«Noi non abbiamo evidenza di questo, anzi ci dispiace se ci sia stato un decesso durante la traversata. Ma nemmeno abbiamo avuto indicazioni in tal senso da parte dei naufraghi, in tutti e due giorni di navigazione. Noi tutte le persone a bordo le abbiamo salvate, e ripeto, abbiamo verificato che a bordo del gommone non ci fosse più nessuno».
In che condizioni avete trovato i migranti?
«C’erano sei donne in gravidanza, una al settimo mese. In casi normali si fanno le valigie per l’ospedale, qui invece qualcuno ha fatto un viaggio».
E c’erano i bambini.
«Sì, alcuni di un anno, un anno e mezzo. Abbiamo cercato di familiarizzare con loro nonostante le difficoltà  linguistiche, il personale di bordo è giovane, abbiamo tutti bambini e figli, e abbiamo provato a dare loro un po’ di serenità , il “repertorio italiano” è ricco di giochi. Il preferito? Il girotondo».
Come sono passate le 48 ore a bordo?
«Direi rapidamente, abbiamo imbarcato rinforzi durante la navigazione, due infermieri, viveri e altro materiale necessario per affrontare in tranquillità  il viaggio verso il porto di Genova. Ai migranti, soprattutto alle donne in gravidanza, sono stati dati farmaci, pasti, e abiti puliti e soprattutto asciutti, erano tutti zuppi quando li abbiamo imbarcati, in particolare i bambini con temperatura corporea un po’ bassa. Dobbiamo ringraziare la dottoressa di bordo, che ha fatto un lavoro straordinario».

(da “La Repubblica”)

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SBARCANO 21 MIGRANTI NEL SULCIS CON I BARCHINI, CONTINUANO GLI ARRIVI

Giugno 3rd, 2019 Riccardo Fucile

CAPITAN NUTELLA NON HA FATTO UN POST, FORSE PERCHE’ NON ERANO STATI SALVATI DA UNA ONG?

Con le buone condizioni meteo-marine proseguono gli sbarchi di migranti nel Sulcis.
Tra ieri sera e questa mattina sono arrivati nelle coste del sud ovest della Sardegna 21 algerini.
Il primo sbarco è avvenuto lungo la spiaggia di Porto Pino nel territorio di Sant’Anna Arresi. I carabinieri hanno individuato 16 migranti che si stavano allontanando dalla zona. Gli algerini dopo le visite mediche e le operazioni di identificazione sono stati trasferiti nel centro di accoglienza di Monastir, a pochi chilometri da Cagliari
Questa mattina, invece, una motovedetta dei carabinieri ha intercettato un barchino con a bordo altri cinque algerini nell’area di Sant’Antioco. I migranti sono stati accompagnati in porto e poi trasferiti nel centro d’accoglienza.

(da agenzie)

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GIOVANI UBRIACONI: SONO I VALORI DELLA FAMIGLIA TRADIZIONALE SOVRANISTA?

Giugno 3rd, 2019 Riccardo Fucile

800.000 MINORENNI A RISCHIO PER PATOLOGIE COLLEGATE ALL’ABUSO DI ALCOLICI… L’87,6% DEI RAGAZZI   BEVE 5,3 DRINK NEL FINE SETTIMANA

Il profilo dei giovani italiani tracciato da una ricerca dell’Istituto Toniolo pubblicata per “il Mulino” all’interno del volume “La condizione giovanile in Italia. Rapporto Giovani 2019” dice che i 18-35enni bevono almeno 5 drink ogni settimana e preferiscono consumare superalcolici lontano dai pasti e in grande velocità . Spiega il Messaggero:
Il testo che è appena arrivato in tutte le librerie dello Stivale, evidenzia come solo un giovane su 10 non sia solito bere nel corso di una settimana tipo mentre addirittura l’87,6%, consumi in media 5,3 drink alla settimana (con i maschi che tendono a bere più delle femmine, rispettivamente 6,1 contro 4,5 drink a settimana).
Ma soprattutto la ricerca curata da Elena Marta, professore di psicologia sociale e comunità  all’università  Cattolica di Milano, delinea un profilo piuttosto preoccupante per quanto riguarda la sempre maggiore diffusione del fenomeno del binge drinking.
Vale a dire del consumo smodato di bevande alcoliche — principalmente drink realizzati con superalcolici e amari — concentrato in brevissimi periodi di tempo.
Un’abitudine ormai consolidata per i weekend di almeno il 20% dei ragazzi italiani che, liberi da impegni scolastici e lavorativi, si lasciano andare in particolare il sabato(81,6%).       midowatches.com
Lo studio conferma anche come il consumo di bevande alcoliche occasionale e al di fuori dei pasti sia la condizione più dannosa per le patologie e le problematiche legate all’alcool. A fronte di un’indicazione medica per cui fino ai 18 anni è decisamente sconsigliato consumare bevande alcoliche, secondo il Ministero ad oggi ben 800mila minorenni sono consumatori a rischio per patologie e problematiche alcol-correlate.

(da agenzie)

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PRIMA GLI (SPACCIATORI) ITALIANI: TRASPORTAVANO SU UNA BARCA A VELA 436 CHILOGRAMMI DI COCAINA

Giugno 3rd, 2019 Riccardo Fucile

ARRESTATI IN POLINESIA TRE ITALIANI (DUE SKIPPER E UN PREGIUDICATO)… MA SALVINI NON AVEVA DETTO CHE GLI SPACCIATORI SONO TUTTI IMMIGRATI?

Stavano trasportando su di una barca a vela ben 436 chilogrammi di cocaina. Tre italiani sono stati bloccati nelle acque della Polinesia francese, dalla gendarmeria locale. I tre,   le cui generalità  vengono al momento tenute segrete dall’Interpol, sono due skipper di mestiere e il terzo ha precedenti parecchio datati per traffico di droga.
Gli arresti risalgono a mercoledì scorso, la barca a vela, una imbarcazione di 15 metri, è stata intercettata e bloccata nelle acque del piccolo atollo di Apataki nell’arcipelago delle Tuamotu.
La barca a vela era stata seguita lungo la sua rotta, proveniente da Panama. A bordo, in diverse intercapedini sono stati trovati nascosti i 436 panetti di cocaina di un chilogrammo ciascuno.
Gli arrestati rischiano 30 anni di carcere e una multa per 7,5 milioni di euro.
Negli ultimi anni, sequestri di questo tipo sono regolari nelle acque della Polinesia.
Dal 2016, gli equipaggi di sei barche a vela che trasportano droga sono stati arrestati. «Ciò conferma affermano le autorità  francesi- che la Polinesia francese è perfettamente identificata come punto di passaggio di una rotta marittima usata dai trafficanti di droga dall’America Latina per smaltire la cocaina nei paesi della zona del Pacifico, e persino in Asia».

(da agenzie)

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SALVA UN ANZIANO IN STRADA CON IL MASSAGGIO CARDIACO, I PASSANTI FILMANO CON IL TELEFONINO, NESSUNO LA AIUTA

Giugno 3rd, 2019 Riccardo Fucile

OGNUNO PENSA SOLO AI CAZZI PROPRI: E’ LA NUOVA FILOSOFIA SOVRANISTA DOVE NON ESISTE SOLIDARIETA’ NEPPURE TRA ITALIANI

Ha soccorso in strada un automobilista colto da infarto facendogli un massaggio cardiaco. Un gesto con cui Lara Breda, insegnante di Canaro (Rovigo), allenatrice e giocatrice di pallavolo, ha salvato la vita all’uomo.
La nota dolente di questa storia a lieto fine è che, nonostante le sue urla di aiuto, nessuno deigli abitanti dei palazzi circostanti si è precipitato in strada ad aiutare la ragazza.
Al contrario, una coppia da un balcone ha addirittura pensato di riprendere la scena con il telefonino. E’ accaduto a Ferrara. I carabinieri stanno indagando per omissione di soccorso. Lo riporta La Nuova Ferrara.
“Mio padre sta meglio. Subirà  un intervento di bypass coronarico a Bologna. Il medico ha detto che l’intervento di Lara è stato provvidenziale. La mia famiglia la ringrazia di cuore”, ha detto la figlia dell’uomo.
Domenica 2 giugno, Lara era ferma al semaforo in via Galvani, a Ferrara, quando ha sentito un colpo contro il paraurti posteriore. Una volta scesa dall’auto ha subito capito che l’anziano alla guida dell’auto dietro la sua stava male. Con l’aiuto di un passante, lo ha estratto dalla vettura e ha praticato il massaggio cardiaco (aveva seguito dei corsi di primo soccorso). Intanto, sono stati chiamati i soccorsi, che si sono poi presi cura dell’anziano.

(da agenzie)

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