Destra di Popolo.net

MENTRE I DUE BULLI GIOCANO CON LE BARCHETTE LA PRESSIONE FISCALE IN UN ANNO E’ SALITA AL 38% (+ 0,3%)

Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile

MA NON ERA QUESTO IL GOVERNO CHE DOVEVA ABBASSARE LE TASSE? SVEGLIA, POPOLO ITALIANO

Mentre Luigi Di Maio e Matteo Salvini giocano con le barchette e pensano agli affaracci loro, la pressione fiscale in Italia è arrivata al 38%.
Ieri l’ISTAT ha pubblicato il conto delle Amministrazioni pubbliche (AP), e le stime relative alle famiglie e alle società  del primo trimestre del 2019. I dati non sono incoraggianti.
Secondo l’Istituto di statistica la pressione fiscale è risultata del 38,0%, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Questo significa che quando c’erano quelli del governo precedente la pressione fiscale era leggermente inferiore a quella attuale.
Ma questo non era il governo che aveva abbassato le tasse anche a costo di andare contro la Commissione Europea?
Non solo, secondo l’Istat anche le società  non se la passano benissimo: «la quota di profitto delle società  non finanziarie è scesa al 40,7%, 0,6 punti percentuali più bassa rispetto al trimestre precedente. Il tasso di investimento del settore, pari al 21,1%, è diminuito di 0,4 punti percentuali rispetto al trimestre precedente».
Salvini sa bene che i migranti e le Ong sono un “nemico” a buon mercato: costa poco attaccarli ed accusarli dei mali del Paese.
Ma allora com’è che nonostante il calo degli sbarchi l’Italia non sta meglio di prima, di quando c’era la terribile “invasione” che ha fatto le fortune politiche del Capitano?
I leghisti diranno che è tutta colpa dell’Europa, ma la verità  è che questo governo non sa cosa fare per aiutare davvero gli italiani nel concreto ha provato a far credere che la flat tax aiuterà  le famiglie povere.
Oggi continua a raccontare la fregnaccia dei migranti che mettono in pericolo la sicurezza del Paese.

(da “NextQuotidiano”)

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DELIRIO DI MAIO, A BORSA APERTA ATTACCA ATLANTIA: “FARANNO PRECIPITARE GLI AEREI”

Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile

E SI BECCA UNA QUERELA MILIONARIA CHE NON GLI LASCERA’ NEPPURE I VUOTI DELLE BIBITE ALLO STADIO

Ore 17.10. La Borsa di Milano è aperta, le contrattazioni sui titoli sono ancora in corso. Nel listino c’è anche Atlantia. Luigi Di Maio è nello studio di Porta a Porta.
Si parla della promessa di revocare la concessione ad Autostrade per il crollo del ponte Morandi a Genova. Il tema tira dentro Atlantia – che ha in pancia Autostrade – e il suo ruolo di soccorritore di Alitalia.
Di Maio sgancia la bomba: “Se abbiamo detto a Genova che revocavamo le concessioni autostradali, il giorno in cui in maniera coerente lo faremo quell’azienda perderà  valore in Borsa. Se li mettiamo dentro Alitalia, faranno perdere valore anche agli aerei”.
Attacco frontale, portato avanti con altre frasi, fino a una molto cruda, battuta dall’Adnkronos: “Faranno precipitare gli aerei”. Al quartier generale di Atlantia esplode la rabbia, che culmina con una nota dove si annuncia la decisione di essere pronti ad attivare iniziative legali.
Le parole di Di Maio danno il via a uno scontro in chiaro senza sconti. La risposta di Atlantia è dura e perentoria, punta dritto al ministro dello Sviluppo economico, sviscerano il danno che le parole di un esponente di governo, pronunciate a mercati aperti, possono avere su una società  quotata a Piazza Affari.
Perchè quelle parole hanno un peso specifico enorme, minano la credibilità  e l’affidabilità  della società , praticamente i valori presi a riferimento dagli investitori in Borsa. Il vicepremier grillino arriva al punto di dire che Atlantia è “decotta”.
A dare il polso del rischio che si annida dietro le dichiarazioni di Di Maio è Confindustria: “Si tratta di affermazioni molto critiche perchè anticipano le conclusioni di un procedimento amministrativo nel pieno del suo svolgimento e per i gravi effetti che potrebbero avere su una società  quotata in Borsa. Ricordando che non si governa con l’ansia e il rancore e che la politica dovrebbe avere il senso del limite, sarebbe opportuno che il presidente del Consiglio chiarisca a nome di tutto il Governo la linea da tenere su questi delicati dossier”.
Ritorniamo alla nota di Atlantia, che recita così: “Le dichiarazioni odierne del vice presidente Di Maio perturbano l’andamento del titolo Atlantia in Borsa, anticipando la presunta conclusione di un procedimento amministrativo che il ministro Toninelli ha affermato solo ieri ‘essere ancora in corso’, e determinano gravi danni reputazionali per la società ”.
Segue il passaggio in cui si parla dell’azione legale.

(da agenzie)

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LA CAPITANA CAROLA: “NON HO TEMPO PER SALVINI, HO COSE PIU’ IMPORTANTI DA FARE. MI FIDO DEI PM, URGENTE SBARCARE”

Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile

“LA STIUAZIONE A BORDO E’ PEGGIORATA, CI HANNO PROMESSO UNA SOLUZIONE RAPIDA”… PRONTA A PORTARE I PROFUGHI A RIVA CON I GOMMONI

Ha aspettato per un giorno intero dalla Capitaneria di porto le indicazioni per entrare e ormeggiare. Poi ha deciso di fare da sola. Con la nave ormai a poche centinaia di metri da terra, il progetto della comandante della Sea Watch era quello di mettere in acqua i due gommoni della nave, trasbordarvi i migranti e accompagnarli in banchina.
Carola Rackete così ha spiegato la sua nuova mossa: “Nelle ultime 24 ore le autorità  italiane non si erano assunte la responsabilità  di far sbarcare i migranti. Ecco perchè abbiamo deciso di entrare in porto da soli. Dal porto ci hanno detto che non c’era posto e quindi ci siamo fermati e abbiamo detto che avremmo usato i nostri gommoni. Siamo vicinissimi al porto e per questa breve distanza noi possiamo trasferire i migranti sui gommoni. Subito dopo, però, la Guardia di finanza è tornata a bordo e ci hanno detto di pazientare un po’ perchè la soluzione è vicina ed io spero che abbiano ragione”.
La comandante è preoccupata di non riuscire a tenere ancora la situazione sotto controllo a bordo. La nuova lunga attesa è incomprensibile per i 42 migranti a bordo.   “Non si gioca con la vita delle persone, i 42 migranti hanno bisogno di un porto sicuro, di sbarcare. Vedremo cosa succede, ma ci hanno promesso una soluzione rapida. La situazione a bordo è peggiorata, abbiamo gente che ha detto che si vuole buttare a mare, dobbiamo entrare in porto per prevenire i problemi. Abbiamo aspettato che il governo si prendesse le sue responsabilità , ma finora hanno guardato i documenti senza darci risposte”
Rispondendo a qualche domanda dei giornalisti saliti a bordo insieme alla delegazione di parlamentari, Carola Rackete ha evitato di ribattere ancora al ministro dell’Interno Matteo Salvini che oggi pomeriggio ha avuto parole sempre più dure nei suoi confronti: “Non ho tempo di leggere cosa dice e scrive… Ho la responsabilità  dell’equipaggio e delle persone che da 14 giorni abbiamo salvato. Non so cosa dice Salvini, non lo ascolto. Io sono responsabile della vita di queste persone e dell’equipaggio, la situazione politica non mi interessa. Io ho fiducia – ha spiegato – nella giurisdizione italiana e sono convinta che ci può anche essere una indagine, ma sono sicura che la giurisdizione italiana comprenderà  la situazione e non ci sarà  alcuna condanna”.

(da agenzie)

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QUANDO SONO I RIMORCHIATORI ITALIANI A SALVARE I MIGRANTI, NON C’E’ LA CAPITANA CON CUI PRENDERSELA

Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile

L’ASSO 25 SBARCATO A POZZALLO CON 62 MIGRANTI E I VIGLIACCONI ZITTI ALTRIMENTI I POTERI FORTI GLI FANNO IL MAZZO

Ci sono migranti e migranti, pare, per Matteo Salvini. Quelli che sono destinati a finire su tutti i giornali, come i 42 della Sea Watch 3, messi lì a bagnomaria per quasi 15 giorni e quelli che sbarcano silenziosamente sulle coste italiane: gli sbarchi clandestini sulle scialuppe e quelli autorizzati proprio dal Viminale, perchè portati a compimento da uno dei rimorchiatori Eni.
Il caso dell’Asso25 è emblematico. Il rimorchiatore, infatti, è sbarcato a Pozzallo il 7 giugno scorso con 62 migranti a bordo. Correttamente, il capitano della nave — incrociando la richiesta d’aiuto di Alarm Phone — ha preso a bordo le persone in difficoltà  nel Mediterraneo e le ha portate tranquillamente a riva, dopo un’azione di coordinamento con il Viminale e con le autorità  maltesi.
Nessuno ha battuto ciglio, allora. Anzi: il Viminale — ministero guidato da Matteo Salvini — ha anche espresso soddisfazione per l’operazione: «Questa operazione — si è detto allora — conferma la doverosa attenzione per la tutela della vita umana, la proficua collaborazione con Malta e l’assenza di pregiudizi nei confronti di navi private che accettano il coordinamento degli Stati».
E quindi? Che differenza c’è tra i 62 della Asso 25 e i 42 della Sea watch 3?
L’unico discrimine sta nella natura dell’imbarcazione. La nave di una ong, lo strumento migliore — per la propaganda politica — per spendere qualche parola e racimolare consensi.
C’è anche il bersaglio facile, quello della Capitana Carola Rackete, contro cui scagliarsi: «sbruffoncella» e video su Facebook in diretta per attaccarla.
Ma la sostanza della politica sull’immigrazione di Matteo Salvini cambia profondamente: intransigente con gli sbarchi da navi delle ong, collaborativo quando si tratta di navi di compagnie private, permissivo quando — nel silenzio generalizzato dei media — gli sbarchi fantasma con i gommoni e le imbarcazioni di fortuna raggiungono le coste italiane.
Gli elettori che hanno creduto alla tolleranza zero, traggano le opportune conseguenze.

(da “Giornalettismo”)

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CINQUE PARLAMENTARI A BORDO DELLA SEA WATCH: “RESTIAMO QUI FINO A CHE NON LI FANNO SBARCARE”

Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile

A BORDO FRATOIANNI, MAGI, DELRIO, FARAONE E ORFINI… VISIBILE IMBARAZZO DEGLI UOMINI DELLA GUARDIA COSTIERA E DELLA FINANZA, COSTRETTI A OBBEDIRE A ORDINI ILLEGALI

Una delegazione di parlamentari è salita a bordo della Sea Watch per incontrare i volontari della ong ed avere un quadro più chiaro della situazione: ci sono Graziano Delrio, Matteo Orfini e Davide Faraone del Pd, Riccardo Magi dei Radicali e Nicola Fratoianni (Sinistra italiana).
Saliti anche giornalisti, cameramen e fotografi. I parlamentari hanno spiegato di volere “esercitare” le loro “prerogative ispettive”.
Per Matteo Orfini “la situazione è abbastanza drammatica. Questa è una barca che non è attrezzata per il trasporto lungo di persone. Queste sono persone che scappano da un paese in guerra e che ora si trovano recluse su una barca, e cercano di capire se è vero quello che oggi è stato detto loro. E cioè che oggi si risolverà  la vicenda”.
Graziano Delrio spiega: “Siamo a bordo della Sea Watch in attesa di una soluzione vera. La capitaneria e la guardia di finanza stanno aspettando ordini. La soluzione non è lontana. Ma finchè non c’è, e con il porto vicino, c’è tensione. Noi staremo qui finchè non vanno tutti a terra”.

(da agenzie)

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PALERMO, IL SINDACO: “CITTADINANZA ONORARIA A EQUIPAGGIO DELLA SEA WATCH”

Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile

“PER IL LORO CONTRIBUTO AL SALVATAGGIO DI VITE UMANE”

“La cittadinanza onoraria di Palermo all’equipaggio e allo staff della Sea Watch. Agli uomini e alle donne che hanno dimostrato il loro impegno mostrato di fronte al drammatico ed inarrestabile flusso migratorio, contribuendo in modo determinante al salvataggio di vite umane”.
L’annuncio del riconoscimento arriva dal sincaco di Palermo, Leoluca Orlando, mentre la nave è ancora in mare e tenta di avvicinarsi al porto di Lampedusa.
La motivazione è analoga a quella per la cittadinanza onoraria alla guardia costiera (ottobre 2015) e a medici senza frontiere (settembre 2015).
“Vogliamo rendere omaggio a cittadini e cittadine che negli ultimi mesi sono protagonisti di una operazione di umanità  e professionalità ; un atto di amore e coraggio che giorno dopo giorno ha salvato e salva vite umane, ridato speranze e costruito un ponte di solidarietà  nel mare mediterraneo, anche contro logiche, politiche e leggi che poco hanno di umano e civile”.

(da agenzie)

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COME I SEGUACI DI CASAPOUND HANNO PRESO (MALE) LO SCIOGLIMENTO DEL PARTITO

Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile

L’ULTIMO FAVORE ALLA LEGA CON UN PATTO DI DESISTENZA… MA MOLTI MILITANTI SI RIBELLANO: “CON SALVINI E LA MELONI? MAI, ANDATE AFFANCULO”

È ufficiale: CasaPound «non sarà  più un partito, non si candiderà  alle elezioni». Lo ha annunciato Gianluca Iannone, lo ha ribadito Simone Di Stefano che ha fatto sapere ai sedicenti fascisti del terzo millennio che CPI «non ha più neanche bisogno della figura del Segretario politico».
La scelta è maturata dopo di «mettere fine alla propria esperienza elettorale e partitica» è maturata dopo il fantastico insuccesso elettorale delle ultime europee. Ultimo di una serie di batoste che quelli di CasaPound hanno preso da quando hanno deciso di diventare un partito.
Quando corre da sola CPI non riesce ad andare oltre il proverbiale zerovirgola, quando corre con Salvini (come con il famoso esperimento della lista Sovranità ) le cose non vanno meglio.
E allora non resta altra opzione che gettare la spugna. Loro ovviamente non la presentano così anzi: «la decisione di oggi non segna affatto un passo indietro, da parte del movimento, ma anzi “è un momento di rilancio dell’attività  culturale, sociale, artistica, sportiva di Cpi».
Vediamo come la vedono gli elettori e i simpatizzanti.
Perchè se è vero che molti approvano la scelta di ritirarsi, altri semplicemente non capiscono. È un addio alle elezioni nazionali o anche alle amministrative? E in tal caso, che fine faranno i consiglieri municipali eletti?
Il popolo di CasaPound evidentemente non era preparato. Lo sconforto serpeggia tra le truppe della tartaruga frecciata.
Chi dovranno votare ora? Salvini o la Meloni? La Lega o Fratelli d’Italia? Nessuno si è accorto che la Lega si è ormai appropriata di tutti i temi cari a CasaPound, con il vantaggio di essere già  una forza politica matura.
Qualche nostalgico che voterà  per CPI ci sarà  sempre ma come dimostra la vicenda di Cadoneghe più che una resa questo ritiro sembra un patto di desistenza.
In fondo il fu partito di Iannone e Di Stefano non ha mai davvero messo i bastoni tra le ruote a Salvini.
Qualcuno che definisce Salvini “un traditore” c’è, ma siamo sicuri che anche a loro andrà  bene di votare la forza sovranista italica. Alla fine in Europa non è che la Lega (che ha preso il 34% contro lo 0,3% di CPI) conti davvero tanto: è all’opposizione, è alleata con ultradestra, insomma fatte le debite proporzioni la Lega continua ad essere lo sbocco naturale di un cittadino che ha fatto la sua formazione politica in CasaPound. Ora che Salvini non sogna più l’indipendenza della Padania e bacia il Tricolore che problemi ci possono mai essere?
Ma di chi è la colpa? Di quelli che parlano tanto di votare CasaPound e poi non hanno il coraggio di farlo. Di quelli che si arrendono di fronte alle Ong e alla sua capitana teutonica.
Qualcuno che non si arrende c’è. Sono quelli che ricorrono alle formule magiche di rito, cose come “boia chi molla” oppure “barcollo ma non mollo”.
Nemmeno questa volta funzioneranno.

(da “NextQuotidiano“)

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CAROLA RIMETTE IN MOTO LE MACCHINE E SI AVVICINA ALL’IMBOCCATURA DEL PORTO DI FRONTE AI VILI CHE NON RISPONDONO ALLE RICHIESTE DELLA UE DI SBARCARE I PROFUGHI

Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile

GRANDE CAPITANA IN UN MONDO DI VIGLIACCHI: ” O   MI AUTORIZZATE O LI FACCIO SBARCARE CON I GOMMONI”… GLI STESSI VILI CHE SE I PROFUGHI SI BUTTASSERO IN MARE INTERVERREBBERO PER EVITARE DI FINIRE IN GALERA PER STRAGE

La Sea Watch 3 forza la mano e prova ad entrare in porto a Lampedusa.
Ferma da 24 ore a tre miglia dall’isola in attesa dell’autorizzazione della Capitaneria di porto ad attraccare, questa mattina la comandante Carola Rackete ha scritto alle autorità  informandole del fatto che erano trascorse 24 ore dalla comunicazione dello stato di necessità .
Ma anche questa volta nessuna risposta e così alle 14.16 la Rackete ha mandato avanti le macchine dichiarando di fare ingresso in porto.
A circa un miglio, le motovedette della Guardia di finanza hanno intimato di spegnere le macchine e la nave si trova ora ferma subito fuori dal porto.
L’intenzione della Sea Watch sarebbe quella di portare a terra i 42 migranti sui due gommoni della nave, la Guardia di finanza non ha dato alcuna risposta.
Una nuova mossa dunque nel tentativo di sbloccare una odissea che sembra non avbere fine per i 42 a bordo.
Questa mattina gli avvocati Leonardo Marino e Alessandro Gamberini, legali della Sea-Watch, hanno presentato un esposto alla procura della Repubblica di Agrigento. “Vogliamo portare all’attenzione dei magistrati – spiegano – i tratti essenziali della vicenda, relativa alla presenza, davanti al porto di Lampedusa, della nave Sea-Watch 3”. I difensori chiedono di valutare la “sussistenza di eventuali condotte di rilevanza penale, poste in essere dalle autorita marittime e portuali preposte alla gestione delle attivita di soccorso, nonchè demandare alla valutazione dell’autorita giudiziaria l’adozione di tutte le misure necessarie a porre fine alla situazione di gravissimo disagio a cui sono attualmente esposte le persone a bordo della nave”.

(da agenzie)

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LA MELONI FINANZIATA DALLA MULTINAZIONALE USA CHE OPERA NEL CAMPO DEGLI ALCOLICI E DELLA CANNABIS LEGALE IN CANADA

Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile

IL CONTRIBUTO IMBARAZZANTE DI 200.000 EURO DELLA HC CONSULTING … VUOLE AFFONDARE CHI AIUTA I POVERI E PRENDE SOLDI DAI RICCHI

A Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni il contributo di gran lunga più generoso è arrivato da nomi che riconducono a una multinazionale made in Usa: messi insieme Ylenjia Lucaselli, Daniel Hager e la Hc Consulting Srl hanno infatti regalato al piccolo partito nazionalista 200 mila euro.
Hager e Lucaselli sono marito e moglie. La famiglia di Hager è azionista della Southern Glazer’s Wine and Spirits, la più grande azienda statunitense della distribuzione di vini e alcolici (secondo stime di Forbes nel 2016 ha fatturato 16,5 miliardi di dollari e distribuito 60 milioni di bottiglie di vino italiane negli States).
Una multinazionale americana che finanzia un partito sovranista italiano? Succede anche questo nel tortuoso mondo del neonazionalismo.
E non è l’unica contraddizione, perchè la Southern Glazer’s è da poco entrata anche nel business della cannabis legale in Canada, settore che in teoria Meloni e i suoi vedono come fumo negli occhi. Ma d’altra parte come dire di no a 200 mila euro.

(da Business.it)

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