Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile
MIGLIAIA DI DONATORI E CONTINUANO AD AUMENTARE
Continua a correre senza pausa il contatore delle donazioni. In meno di ventiquattro ore la raccolta fondi lanciata su Facebook per aiutare la Sea Watch a sostenere spese legali e sanzioni ha superato i centodiecimila euro grazie a oltre 6mila donatori.
E non è l’unico posto dove donare: un’altra gara di solidarietà , questa iniziata proprio dalla ong, su un sito di crowdfunding ha superato i 40mila euro, con altri 1300 donatori.
Ai sensi del decreto sicurezza bis, la comandante Rackete e la ong, che hanno salvato i 42 migranti nel Mediterraneo, rischiano a sanzioni che vanno dai 10 ai 50mila euro. “In caso non fosse necessario usare i fondi, questi rimarranno a disposizione di Sea-Watch per la prossima missione”.
(da “Huffingtonpost)
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Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile
LA SEA WATCH PRESENTA ESPOSTO IN PROCURA PER RILEVARE “CONDOTTE DI RILEVANZA PENALE DELLE AUTORITA’ MARITTIME PREPOSTE AI SOCCORSI”
Ancora nulla di fatto per la Sea Watch 3, la nave con 42 migranti ferma a un miglio dall’isola di Lampedusa dopo aver violato i divieti d’ingresso nelle acque territoriali italiane.
Intervenendo da Osaka, in Giappone, a margine del G20, Conte ha sottolineato che la competenza, ora, ”è della magistratura, non della politica”, visto che “c’è una palese violazione delle regole internazionali” (si riferiva a quelle di Salvini evidentemente)
Alcuni parlamentari, intanto, chiedono di salire a bordo della nave: “Gentile Comandante, con la presente le formalizziamo la nostra decisione, già preannunciata a voce, di esercitare le nostre prerogative ispettive salendo a bordo della motonave Sea Watch3 immediatamente con una delegazione di 6 parlamentari”, hanno affermato il capogruppo del Pd alla Camera Graziano Delrio, il segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni e Riccardo Magi di Radicali Italiani.
La Sea Watch ha presentato un esposto alla procura di Agrigento affinchè si valutino “eventuali condotte di rilevanza penale” da parte delle “autorità marittime e portuali preposte alla gestione delle attività di soccorso” e per chiedere che venga valutata “l’adozione di tutte le misure necessarie” per consentire lo sbarco dei migranti “e porre fine alla situazione di gravissimo disagio” a cui sono sottoposti.
Sulla questione è intervenuto anche il commissario europeo all’Immigrazione, Dimitris Avramopoulos: “La Commissione Ue è coinvolta da vicino nel coordinarsi con gli Stati membri per trovare una soluzione per ricollocare i migranti della Sea Watch 3 una volta sbarcati”. Avramopoulos aggiunge: “Alcuni Stati stanno mostrando la volontà di partecipare a tali sforzi di solidarietà ” ma “la soluzione per le persone a bordo è possibile solo una volta sbarcate. Per questo spero che l’Italia, in questo caso, contribuisca ad una veloce soluzione per quanti sono a bordo”.
(da agenzie)
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Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile
QUEI CAZZARI CHE VOLEVANO CHE LA SEA WATCH ANDASSE IN OLANDA NON CONOSCONO NEANCHE LE NORME SUI SOCCORSI
La decisione di Carola Rackete di “forzare” l’inesistente blocco navale e di fare rotta verso Lampedusa dopo 14 giorni di attesa ha scatenato le ire dei sovranisti.
Perchè in tutto quel tempo la Sea Watch 3 non ha fatto rotta verso l’Olanda o qualche porto tedesco? L’imbarcazione della Ong tedesca ha invece preferito rimanere sul limite delle acque territoriali italiane al largo di Lampedusa. Secondo i fan di Salvini è un chiaro segnale che l’intento delle organizzazioni non governative non è quello di salvare vite ma è quello di portare i migranti proprio in Italia.
È davvero così? Lo stallo di queste ultime due settimane è la prova dell’esistenza di un disegno, di un piano di invasione per trasferire persone dall’Africa al nostro Paese?
La risposta è no.
Non è così che funzionano i soccorsi in mare.
Prendiamo ad esempio il post di Matteo Salvini del 13 giugno. Il ministro dell’Interno informava che al momento del salvataggio delle 52 persone “la nave illegale” Sea Watch si trovava “a 38 miglia dalle coste libiche, a 125 miglia da Lampedusa, a 78 miglia dalla Tunisia e a 170 miglia da Malta”.
Le autorità libiche — che avevano in carico la gestione dei soccorsi — hanno ordinato alla Sea Watch di fare rotta verso Tripoli “come porto più vicino per lo sbarco“.
Anche per Salvini quindi lo sbarco deve avvenire “nel porto più vicino”. Il che come gli esperti di geografia sanno esclude l’Olanda o i porti tedeschi (che si affacciano sul Mare del Nord).
Il ministro dell’Interno però dimentica un piccolo particolare. Lo sbarco delle persone tratte in salvo non devono essere sbarcate nel porto più vicino ma nel porto sicuro più vicino, il cosiddetto place of safety (POS).
Escludendo dalla lista di Salvini Libia e Tunisia, che per diverse ragioni non possono essere considerati porti sicuri rimangono Italia e Malta.
Tra le due la più vicina è appunto (e lo dice lo stesso Salvini) Lampedusa, ovvero l’Italia. Solo una volta sbarcati nel nostro Paese i migranti possono essere identificati e quindi smistati nei vari paesi europei. Questa operazione per ovvi motivi non si può fare a bordo della nave e nemmeno in Libia.
Una volta appurata la ragione (e il diritto) che hanno consentito alla Sea Watch di fare rotta verso Lampedusa non resta che da chiarire il perchè la nave abbia atteso tutti questi giorni per entrare in porto e non abbia fatto subito rotta verso l’Olanda, paese “di bandiera” dell’imbarcazione.
Innanzitutto bisogna ricordare che l’Olanda non ha mantenuto una posizione limpida nei confronti di Sea Watch. Già nei mesi scorsi lo stato olandese aveva tentato di impedire l’attività della Ong. Inoltre l’Olanda non ha mai dato alcuna comunicazione ufficiale di presa in carico dei migranti.
Fare rotta verso un porto olandese avrebbe quindi significato esporre i migranti a rischi non necessari (quelli della lunga traversata attraverso il Mediterraneo e poi l’Oceano fino ai Paesi Bassi) senza alcuna garanzia che una volta arrivati i migranti sarebbero stati fatti sbarcare.
Inoltre (ma questo poco importa per Salvini) in questo modo la Sea Watch si sarebbe allontanata per parecchie settimane dalla zona delle operazioni.
In Olanda (o in Germania) la Sea Watch non avrebbe potuto nemmeno far leva sulla forza del diritto internazionale.
Un qualsiasi porto olandese non può essere certo catalogato come porto più vicino rispetto all’area dove è avvenuto il salvataggio.
In genere è l’autorità che ha il compito di monitorare la zona SAR dove avvengono i soccorsi. I libici, che formalmente operano la zona SAR però hanno indicato un porto non sicuro invece di indicare un porto sicuro per lo sbarco.
L’Italia, che fornisce assistenza logistica alle autorità libiche per il coordinamento dei soccorsi non può esimersi dalle sue responsabilità .
Anche perchè prima che la Libia (che è uno stato in guerra e che non ha neppure il controllo di tutto il suo territorio) annunciasse di aver assunto il coordinamento sulla sua zona SAR era proprio il nostro Paese a coordinare le operazioni di salvataggio in quella zona di mare al di fuori dalle acque territoriali libiche.
Il fatto che il salvataggio sia avvenuto in acque SAR libiche non è certo un problema.
Ad esempio non ha impedito a Nave Cigala Fugosi della Marina Militare di portare i migranti in Italia.
Qualcuno inoltre sostiene che “stranamente” ogni volta che si verifica un incidente del genere non ci sono altri migranti in difficoltà . Il che non è vero.
Ad esempio appena quattro giorni fa Alarm Phone allertava le autorità maltesi di un barcone con 37 persone in difficoltà . Tra il 20 e il 21 giugno un barcone con 120 persone a bordo è stato bloccato dalla guardia costiera libica e riportato indietro.
I migranti continuano a partire e a morire, semplicemente gli assetti delle Ong sono limitati e lo stallo con le autorità italiane ed europee impedisce di poter prestare soccorso in maniera tempestiva.
Meno Ong in mare significa meno testimoni, e Salvini questo lo sa bene.
(da “NextQuotidiano“)
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Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile
MIGLIAIA DI CITTADINI SI SONO MOBILITATI IN POCHE ORE PER PAGARE LA MULTA A CAROLA E ALL’ARMATORE… ALTRI 34 MIGRANTI APPRODANO A LAMPEDUSA SULLE NAVI DELLA GUARDIA COSTIERA
L’enorme spiegamento di forze schierato dal ministro dell’Interno Salvini per fronteggiare l’arrivo della Sea-Watch portata ieri fin davanti Lampedusa dalla Comandante Carola Rackete, nonostante il divieto di ingresso in acque italiane, non è bastato a fermare gli sbarchi dei migranti.
E così mentre i 42 da 15 giorni a bordo della Sea-Watch aspettano ancora a mezzo miglio dal porto, altri dieci immigrati su un barchino sono entrati direttamente in porto alle sei di questa mattina. Indisturbati.
Una vera e propria beffa a cui si aggiunge quella degli altri due barchini avvistati ieri sera in acque maltesi e che Salvini, a Porta a Porta, aveva annunciato di voler fermare fuori dalle acque italiane.
Le due imbarcazioni sono state intercettate ma a sole otto miglia da Lampedusa e, come fanno praticamente ogni giorno, le motovedette italiane hanno preso a bordo i migranti, 34 tra cui 4 bambini, portandoli a terra. In Italia naturalmente, destinazione Porto Empedocle.
Su Facebook, nel frattempo, la raccolta fondi partita per sostenere le spese legali e le eventuali sanzioni alla ong ha già raggiunto i 67 mila euro. Se si aggiunge la cifra raccolta da un’altra rete di associazioni si è superata quota 100.000 euro in poche ore.
L’indignazione della gente perbene contro la fogna razzista non si ferma più
(da agenzie)
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Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile
“QUESTO E’ UN GOVERNO DI INCIVILTA’ GIURIDICA E DISUMANITA'”
Il capitano De Falco, ex senatore del M5s (ora nel gruppo Misto), che le leggi del mare le conosce bene, difende Rackete in un post su Facebook: “Il Comandante della Sea Watch ha la responsabilità di tutelare la nave e le persone che vi sono a bordo. È lei l’autorità che deve valutare le reali condizioni, sia poichè possiede tutti gli elementi di valutazione necessari, sia perchè ha il dovere di prendere provvedimenti in relazione a quel fine di tutela. Ecco perchè, nonostante la sua nave e le persone a bordo siano state sottoposte da giorni a veri atti di inciviltà giuridica e di disumanità , in relazione alle concrete circostanze, ha deciso di entrare nelle acque territoriali italiane”.
Poi l’attacco diretto al ministro dell’Interno Salvini: “Il ministro dell’Interno che urla sguaiatamente dispone degli strumenti atti a contrastare l’ingresso dei migranti irregolari, che invece quotidianamente fanno ingresso, decine e decine, senza alcuna regola od ordine, mentre si accanisce contro i 42 naufraghi a bordo della Sea Watch, vittime anche mediatiche della costante propaganda, e per i quali, come è noto, è possibile una immediata ricollocazione. Il Comandante Carola Rackete è persona di alta dignità morale, dimostra una considerevole forza e coerenza rispetto alle responsabilità del proprio ruolo di Comando. Altri scappano dalle responsabilità , lei invece le assume su di sè, coraggiosamente!”.
(da agenzie)
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Giugno 27th, 2019 Riccardo Fucile
LA FARSA: UN BARCHINO CON 10 MIGRANTI SBARCA A LAMPEDUSA SOTTO GLI UFFICI DELLA CAPITANERIA SENZA CHE NESSUNO SE NE ACCORGA… IL SINDACO IRONIZZA: “PER LORO IL PORTO NON ERA CHIUSO?
Dopo un’altra notte passata in mare, all’alba di questa mattina la Sea Watch 3 è ancora ferma davanti al porto di Lampedusa con a bordo i 42 migranti che si trovano in mare ormai da 14 giorni.
Continua il braccio di ferro tra la nave della ong tedesca battente bandiera olandese e il governo italiano che nella tarda serata di mercoledì ha annunciato “accertamenti sulla condotta dell’Olanda”.
Sotto traccia prosegue la trattativa proprio con Amsterdam e Berlino per la redistribuzione dei migranti in Europa, mentre l’unica altra soluzione per arrivare allo sbarco è un provvedimento di sequestro della nave.
“Non possiamo più aspettare“, fa sapere la ong.
Dopo aver violato i divieti d’ingresso nelle acque territoriali italiane, la Sea Watch si trova a circa un miglio dalla banchina dell’isola e, al momento, nè Guardia Costiera nè Guardia di Finanza hanno ricevuto indicazioni affinchè la situazione possa sbloccarsi rapidamente.
“Buongiorno Ue. Ieri, a causa di un’emergenza, siamo entrati nelle acque italiane. La guardia costiera e la Guardia di finanza sono stati a bordo. Abbiamo aspettato una notte, non possiamo più aspettare. La disperazione delle persone non è qualcosa con cui giocare”, scrive la ong tedesca nin un tweet.
Le soluzioni possibili sono al momento due: un accordo ‘diplomatico’ con l’Ue per la ridistribuzione dei 42 migranti che coinvolga Olanda e Germania, o un provvedimento di sequestro della polizia giudiziaria o dell’autorità giudiziaria che, come già avvenuto proprio per la Sea Watch ma anche per la nave di Mediterranea Saving Humans ‘Mare Ionio’, consentirebbe di far arrivare l’imbarcazione in porto e far scendere i migranti. Al momento però, secondo quanto apprende l’Ansa da fonti qualificate, non è stata formalizzata alcuna denuncia nè nei confronti della capitana Carola Rackete, nè dell’equipaggio.
L’indicazione sarebbe quella di attendere che la situazione si sblocchi per via diplomatica.
Allo stato, infine, non dovrebbe scattare l’arresto per la comandante che ha deciso di forzare il divieto di ingresso nelle acque territoriali. In base al decreto Sicurezza bis, rischia una multa da 10mila a 50 mila euro e il sequestro dell’imbarcazione: una sanzione che dovrebbe applicarle la Prefettura di Agrigento.
Nel frattempo, mentre la Sea Watch restava ferma al largo, all’alba sono approdati direttamente in porto a Lampedusa altri dieci migranti, presumibilmente tunisini, con un barchino. A bordo della panche una donna e un minorenne.
I dieci sono arrivati al molo della madonnina, sotto gli uffici della capitaneria di porto, senza essere fermati. “Per il loro sbarco il porto non era chiuso? Non c’erano le telecamere?”, dice polemicamente all’Adnkronos il sindaco di Lampedusa, Salvatore Martello, commentando l’arrivo dei dieci.
“Questi migranti non li aspettava nessuno?“, domanda ancora il primo cittadino che già martedì aveva fatto notare come “nei giorni scorsi sono sbarcate 200 persone“ ma “nessuno parla, poi arrivano le ong e si scatena il finimondo, si accendono i riflettori e tutti parlano di 43 persone”.
Per Martello “se sbarcano altri non capisco perchè non debbano sbarcare questi“. Secondo i dati del Corriere della Sera, solo a giugno sono arrivate circa 300 persone senza le ong.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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