Giugno 15th, 2019 Riccardo Fucile
“VIAGGI ASSOLUTAMENTE SCONSIGLIATI, ALITALIA HA INTERROTTO I COLLEGAMENTI, LASCIARE IMMEDIATAMENTE IL PAESE, GRUPPI ARMATI E RISCHIO TERRORISMO
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini — leader leghista nonchè (vice)premier — sostiene che la Libia è un posto sicuro per i migranti. Così ha “ordinato” alla nave Sea Watch 3, che l’altro ieri ne aveva soccorsi 52 in mare, di riportare tutti in quel Paese. Ovviamente la nave non lo farà .
“Se la nave illegale Ong disubbidirà , mettendo a rischio la vita degli immigrati, ne risponderà pienamente”, ha scritto Salvini su Twitter, dicendo due ulteriori balle: il lavoro svolto da Sea Watch 3 non è “illegale” e i migranti a bordo non corrono alcun rischio.
Intanto sul sito Viaggiaresicuri.it gestito dal ministero degli Esteri del suo governo — citato perchè il leader leghista non crede ad autorevoli fonti internazionali, tipo l’Onu — si legge a proposito della Libia:
1. “I viaggi sono assolutamente sconsigliati in ragione delle precarie condizioni di sicurezza nel Paese”.
2. “Alitalia ha interrotto i collegamenti tra Italia e Libia. L’aeroporto militare di Tripoli (Mitiga) risulta al momento operativo, ma si verificano con relativa frequenza repentine chiusure collegate ad eventi sul piano della sicurezza”.
3. “Si ribadisce l’invito ai connazionali a non recarsi in Libia e, a quelli presenti, a lasciare temporaneamente il Paese in ragione della assai precaria situazione di sicurezza. Scontri tra gruppi armati interessano varie aree del Paese (incluso in Tripolitania, nell’area intorno a Sirte, a Sebha, Bengasi, Derna e Sabratha). Permane inoltre, anche nella capitale, la minaccia terroristica e elevato rischio rapimenti. Si registrano elevati tassi di criminalità anche nelle principali città e strade del Paese, tra cui il tratto stradale costiero dalla Tunisia all’Egitto”.
4. “Rischio terrorismo. Cellule jihadiste sono presenti in varie parti del Paese, inclusa la capitale. Attacchi terroristici rivolti a libici e stranieri, anche con ricorso ad autobombe, hanno avuto luogo a Tripoli (da ultimo contro la Commissione Elettorale il 2 maggio e contro la National Oil Corporation il 10 settembre 2018). Si sottolinea che standard adeguati di sicurezza non sono garantiti nemmeno nei grandi hotel della capitale, che sono anzi considerati ad alto rischio. Si richiama inoltre l’elevato rischio di sequestri di cittadini stranieri, a scopo di estorsione o di matrice terrorista, in tutto il Paese”.
5. ”Le strutture sanitarie sono inadeguate. Ogni qualvolta sia possibile, si consiglia pertanto il trasporto del paziente verso Italia, Tunisia o Malta. Si raccomanda di stipulare prima della partenza una polizza assicurativa che preveda la copertura delle spese mediche e l’eventuale rimpatrio aereo sanitario del paziente (o il trasferimento in altro Paese), considerando però che le evacuazioni mediche dalla Libia sono per il momento estremamente problematiche”.
Ovviamente queste raccomandazioni valgono solo per noi italiani. Per i migranti invece — secondo il leader leghista — la Libia è un luogo ameno, salubre, pacifico, sicuro e rilassante. Garantisce lui.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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Giugno 15th, 2019 Riccardo Fucile
ASSUNZIONI FINO A TRE VOLTE RISPETTO AI PENSIONAMENTI? NO, SARANNO SOLO 37 ASSUNTI OGNI CENTO CHE ANDRANNO IN PENSIONE
A Otto e Mezzo Paolo Pagliaro ha spiegato che nonostante le promesse del governo sulle grandi assunzioni che seguiranno ai pensionamenti con Quota 100 la realtà è molto meno rosea per chi spera che si liberino posti di lavoro.
Qualcuno si ricorderà di quando Luigi Di Maio triplicava i posti di lavoro e spiegava come con la progressiva abrogazione della Legge Fornero i lavoratori che sarebbero andati in pensione avrebbero lasciato il posto a nuovi occupati per quasi il triplo del numero delle uscite. La realtà , come sempre, è molto diversa.
Secondo uno studio della Fondazione Consulenti del Lavoro citato ieri da Pagliaro alle 315 mila uscite con Quota 100 previste per quest’anno dovrebbero corrispondere poco più di 116mila ingressi di giovani under trenta.
Questo significa che il rapporto tra quotacentisti in uscita e nuovi lavoratori è assai inferiore a quanto promesso dal vicepremier pentastellato. Il tasso di riassunzione infatti è di 37 su 100.
Che non solo è molto meno di quello che diceva Di Maio ma è inferiore a quanto andava dicendo l’altro vicepremier, Matteo Salvini. Il leader della Lega ci era andato più cauto dicendo che «potenzialmente possono andare in pensione 400 mila persone e si liberano altrettanti posti di lavoro». Per il ministro dell’Interno il rapporto era di uno a uno.
Ma il trucco della propaganda è tutto nell’uso degli avverbi: Salvini diceva “potenzialmente” mentre Di Maio parlava di un rapporto tre a uno “in alcuni casi”.
Al solito, come ha detto proprio Salvini ad Otto e Mezzo qualche tempo fa loro “non vendono certezze, vendono battaglie”. La battaglia era contro la Fornero, mica per più posti di lavoro. Quelli al limite sarebbero stati una gradita conseguenza collaterale.
I numeri circa il totale di uscite previste è in linea con le stime contenute nel DEF, che parlano di 290 mila unità a fine 2019, 327 mila a fine 2020 e 356 e 296 mila, rispettivamente, a fine 2021 e 2022.
Il tutto ovviamente ha un costo, sempre il Ministero dell’Economia nel DEF scrive che «nei primi quattro anni la maggiore spesa ammonterebbe a 3,8 miliardi di euro nel 2019, 7,9 miliardi nel 2020, 8,4 miliardi nel 2021 e 7,9 miliardi nel 2022».
Il problema però non è tanto quanti ne escano (per carità è un problema anche quello visto che aumentano i costi a carico dell’INPS) ma a quanto ammonti il turn over che appunto è al 37% come diceva quello studio citato in maniera sbagliata da Salvini.
Quota 100 non riuscirà a fare meno della metà di quello che Salvini prometteva. E i numeri purtroppo non mentono.
Nel settore bancario ad esempio UILCA fa sapere che le uscite non verranno rimpiazzate con nuove assunzioni. Tanto meno di giovani e spesso verranno sostituite da soluzioni di machine learning e artificial intelligence».
Non va meglio per la Pubblica Amministrazione, nella bozza del DEF il Ministero scriveva che «a fronte di una cessazione nel 2019 di 100 mila dipendenti pubblici, concentrata negli ultimi cinque mesi dell’anno, l’ipotesi di turn-over sarebbe pari 35 per cento».
Insomma sembra proprio che Quota 100 sia stata una bella battaglia della Lega a spese degli italiani.
Che strano vero?
(da “NextQuotidiano”)
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Giugno 15th, 2019 Riccardo Fucile
LE PRETESE DELLA PRESIDENTE DEL SENATO QUANDO VOLA E L’AZIENDA CHE RISPONDE: “NON AMMETTIAMO PRIVILEGI”
Carlo Tecce sul Fatto racconta oggi una storia che riguarda la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati e Alitalia.
In particolare, l’articolo racconta un episodio accaduto a Fiumicino, quando la Casellati ha rifiutato di imbarcarsi finchè gli altri passeggeri non si fossero seduti ai loro posti e una sua collaboratrice ha cambiato posto senza autorizzazione, provocando un ritardo di un’ora alla partenza, e un episodio accaduto a Venezia:
Casellati sorseggia un caffè ai divani di Casa Alitalia, mentre i collaboratori snocciolano il prontuario del presidente agli addetti dell’ex compagnia di bandiera: accomodarsi per ultima a bordo senza attendere tra la gente, ricevere un’accoglienza adeguata, cioè tre cappelliere per sè perchè ogni ritorno è un trasloco.
E pazienza per i cittadini col bagaglio a mano: motivi di Stato, integrità della Repubblica. Roba seria.
Chi accompagna Casellati, a volte, vuole sistemare le valigie del presidente a imbarco ancora chiuso.
A Venezia i collaboratori di Casellati riscontrano una scottante inadempienza di Alitalia: un signore non famoso ma pagante, estraneo al contingente senatoriale, ha un biglietto che gli permette di viaggiare quasi accanto, quasi a una intollerabile distanza di un metro dal presidente del Senato.
Con risolutezza, lo staff di Palazzo Madama chiede di rimuovere il signore e magari di spingerlo al centro della cabina. Alitalia dice no, è un normale cliente, mica un pericoloso latitante.
Gli episodi hanno provocato la protesta dei valoratori:
I lavoratori di Alitalia protestano: aspettando il danaroso salvatore, l’ex compagnia di bandiera è diventata la più puntuale al mondo nel 2019 e il presidente del Senato mette a rischio il primato?
Enrico Laghi, Stefano Paleari e Daniele Discepolo, i commissari straordinari nominati dal governo, hanno risposto che l’azienda non tollera privilegi e che nessun favore è legittimo, soprattutto se ha un impatto negativo sul servizio. I commissari non hanno citato Casellati, ma ribadito un principio per sostenere i dipendenti in subbuglio, perchè non è facile respingere le prepotenze di chi rappresenta la seconda carica dello Stato. Maria Elisabetta Alberti Casellati vuole trasmettere il suo blasone ai posteri. Ce l’ha fatta. Con ritardo.
(da “NexQuotidiano”)
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Giugno 15th, 2019 Riccardo Fucile
IL GIORNALE AMERICANO “POLITICO” HA LETTO LA MISSIVA INVIATA DALLA MULTINAZIONALE … CALENDA E CARFAGNA NE CHIEDONO LE DIMISSIONI
Il vicepremier Luigi Di Maio sapeva da aprile della chiusura dello stabilimento di Whirlpool di Napoli, era stato avvisato dalla stessa azienda con una lettera: lo afferma Politico.eu, l’edizione europea del giornale on line statunitense.
“Una lettera inviata da Whirlpool a Di Maio all’inizio di aprile – scrive Politico – dimostra che la compagnia ha informato il ministro di non essere più in grado di tener fede all’impegno assunto nell’ottobre 2018 di investire 17 milioni nella fabbrica di Napoli, dove si producono lavatrici di fascia alta, dal momento che quel segmento di mercato sta sperimentando un calo importante nella domanda”.
La lettera menziona anche un potenziale investitore che avrebbe potuto essere un buon candidato per proseguire la produzione e salvare i posti di lavorGiovedì scorso Di Maio in un intervento alla radio aveva negato di aver ricevuto notizie da parte dell’azienda.
L’opposizione attacca il vicepremier. In particolare chiede di riferire in Aula il predecessore di Di Maio al ministero dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda (Pd): “Luigi Di Maio, ecco tradotta in italiano l’inchiesta di ‘Politico Europe’ in cui ci sono le prove di quello che diciamo da giorni: sapevi da aprile della chiusura dello stabilimento Whirlpool di Napoli e hai mentito i lavoratori e al Paese. Ora ci sono due opzioni, o ti difendi delle accuse nell’Aula del Parlamento e dimostri (non so come, a questo punto) che non hai mentito oppure ammetti di aver mentito, chiedi scusa e ti dimetti immediatamente”.
“Prova solo a immaginare cosa avreste fatto voi e scritto sul blog del Movimento 5 Stelle se fosse successa una cosa del genere a un Ministro dei governi del centro-sinistra. Ci vediamo presto in Aula”, conclude Calenda.
Anche Forza Italia chiede al leader M5S di riferire in Aula: “Con Forza Italia presenteremo alla Camera una interrogazione al governo sul caso Whirlpool e chiediamo fin da ora al ministro Di Maio di venire mercoledì a rispondere in occasione del question time. – dice Mara Carfagna, vicepresidente della Camera e deputata di Forza Italia – Di Maio dovrà chiarire se il suo ministero – come traspare da notizia di stampa nazionale e internazionale – fosse a conoscenza dello stato di crisi dello stabilimento Whirlpool di Napoli e dell’ipotesi di chiusura. Chiederemo conto al ministro del Lavoro della mancata risposta alla richiesta di incontro che i sindacati gli avevano inviato ad aprile. Auspichiamo che il vicepremier voglia rispondere in prima persona alla nostra interrogazione, per rispetto del Parlamento e soprattutto dei lavoratori della Whirlpool e di tutte le aziende che si trovano ad affrontare difficoltà simili”
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 15th, 2019 Riccardo Fucile
“CHI SI ACCANISCE CONTRO PERSONE INERMI COMMETTE UN CRIMINE CONTRO L’UMANITA'”… “RIPORTANDO I MIGRANTI IN LIBIA QUALCUNO VUOLE FORSE FAVORIRE I TRAFFICANTI?”
“Il ministro dell’Interno ha comunicato da poco e con grande soddisfazione, di aver firmato il divieto di entrata a Sea Watch 3, ma soprattutto alle donne, agli uomini e ai bambini che sono a bordo, soccorsi in acque internazionali mentre rischiavano la morte, in mare o nell’inferno libico. Sono un pericolo per la sicurezza dello Stato? No”. Lo scrive in una nota Mediterranea Saving Humans, la rete delle associazioni italiane che, con Nave Mare Jonio, nei mesi scorsi ha monitorato il Mediterraneo centrale. “L’unico pericolo concreto per la democrazia e i diritti umani- prosegue Mediterranea- è rappresentato dall’uso illegale ed illegittimo del potere, che mira a trasformare lo stato di diritto in stato di polizia. Salvare vite umane non è un reato. Accanirsi contro persone innocenti, inermi, che chiedono aiuto è un crimine – conclude Mediterranea -. Un crimine contro l’umanità “.
Salvini aveva anche chiesto di riportare in Libia i naufraghi, ma sia l’Unione europea che l’Onu hanno a più riprese ricordato che la Libia non è un porto sicuro.
Infatti è in corso una guerra civile molto violenta e non esiste un governo capace di garantire legalità e sicurezza nel Paese. Anzi si calcola che in Libia ci siano almeno 500mila profughi in fuga dagli scontri. Inoltre è ormai provato che i migranti sono sistematicamente vessati, maltrattati, torturati, uccisi. Le donne violentate. E sono sempre più i casi riportati di schiavismo.
E in questa situazione si muovono con profitto i mercanti di uomini, proprio quelli che il governo italiana dice di volere combattere.
(da agenzie)
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Giugno 15th, 2019 Riccardo Fucile
FORSE PERCHE’ IL PAPA RICEVE PERSONE A MODO E NON FINTI CRISTIANI
Una delegazione della Cgil guidata dal segretario generale, Maurizio Landini, e della Flai-Cgil (il sindacato dei lavoratori agro-alimentari), insieme all’Associazione Romana Studi e Solidarietà , rappresentata dal Vice Presidente Manuel Sanchez, e al Presidente dell’associazione Elpis, oltre che direttore dell’Istituto Massimo, Padre Giovanni La Manna, sono stati oggi ricevuti in udienza privata da sua Santità Papa Francesco.
Al Pontefice la Cgil e le due associazioni hanno illustrato le azioni di solidarietà che insieme hanno sviluppato nel corso del 2018, che hanno portato a donare all’elemosineria vaticana, tramite il Cardinal Konrad Krajewski, quattro tir di derrate alimentare da donare ai bisognosi.
Al Pontefice, il segretario della Cgil ha illustrato le molte azioni di solidarietà , di tutela e di promozione dei diritti nel e del lavoro, di accoglienza nei confronti dei migranti che la Cgil ha sviluppato e ha intenzione di incrementare nel progetto “Sindacato di strada” di cui la Flai-Cgil è capofila.
A sua Santità , il segretario della Cgil ha confermato l’intenzione di proseguire la collaborazione con le due associazioni, allargandola alle molte culture sindacali per incrementare la solidarietà nei confronti dei poveri, dei bisognosi e dei diseredati, a partire da azioni concrete e dal basso, ricevendo dal Pontefice incoraggiamento e approvazione, in particolare nella rivalutazione del lavoro e nel contrasto al considerare i lavoratori come merce.
Nel corso dell’incontro, amichevole e cordiale, si sono stigmatizzate le ideologie della paura e della divisione e condiviso il pericolo di derive autoritarie.
A Sua Santità la Cgil ha portato in dono la “Carta dei diritti Universali del Lavoro”.
Il quotidiano “Libero” in preda a crisi isterica polemizza: “Perchè il Papa ha ricevuto Landini e non incontra Salvini?”
Forse perchè il Papa non riceve i sequestratori di persona xenofobi?
(da agenzie)
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Giugno 15th, 2019 Riccardo Fucile
LE PROPOSTE CONCRETE DI 47 ASSOCIAZIONI UMANITARIE PER AFFRONTARE IL TEMA IMMIGRATI
Una marea dorata. Cittadini, volontari e migranti avvolti da coperte termiche, nonostante il caldo asfissiante che attanaglia Roma. E’ il flash—mob andato in scena giovedì 13 maggio in piazza di Spagna, per il lancio della campagna “Io accolgo”.
In centinaia sotto le stesse coperte che negli ultimi tempi (anche in pieno inverno e per molti giorni) sono stati costretti ad indossare uomini, donne e bambini, lasciati giorno e notte alla deriva del Mediterraneo.
Sui ponti delle poche navi delle ong rimaste che li hanno salvati. Organizzazioni umanitarie, ogni volta costrette a “trattare” per poter far sbarcare nell’Italia dei “porti chiusi” anche solo qualche decina di disperati fuggiti dall’inferno libico, in cui alle torture nelle carceri si è aggiunta la guerra.
Mentre il Governo italiano, a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, ha appena approvato un decreto legge, che stabilisce una sanzione dai 10.000 ai 50.000 euro se verrà violato il divieto di ingresso nei port
Ma di fronte a tutto questo, c’è un’Italia che accoglie e non si arrende alla visione di chi vorrebbe imporci un paese i cui comportamenti si fondano sull’odio e sulla paura.
Cittadini e organizzazioni, che credono nei principi della Costituzione, nell’integrazione. Una rete di 47 attori del terzo settore e della società civile italiana che ieri a Roma hanno lanciato una campagna che si pone l’obiettivo principale di dare voce alle tantissime esperienze di buona accoglienza e integrazione, che hanno fatto negli ultimi anni dell’Italia, un Paese degno della sua storia di solidarietà e inclusione.
Un lancio che ha visto anche la presentazione ufficiale del Manifesto della campagna, assieme a tutte le organizzazioni promotrici, tra cui Oxfam Italia, da anni impegnata nell’accoglienza di richiedenti asilo e nell’integrazione di cittadini stranieri nel nostro Paese. Molto chiare le richieste al Governo italiano e all’Unione europea.
Tra le principali: la riattivazione di una missione di ricerca e salvataggio a livello europeo nel Mediterraneo, di fronte alla crescita esponenziale del tasso di mortalità in mare rispetto all’anno scorso (nel 2019 è registrata 1 vittima ogni 6 migranti che tentano la traversata, contro 1 ogni 30 2018); l’adozione di un sistema di equa ridistribuzione dei richiedenti asilo tra i Paesi europei; la riapertura effettiva dei porti italiani ai naufraghi e l’interruzione delle operazioni che li riportano in Libia; la possibilità di realizzare un’accoglienza dignitosa, riconoscendo il valore del lavoro da decine di migliaia di volontari e operatori; l’attuazione del diritto di asilo previsto dalla Costituzione, riconoscendo il diritto ad avere una residenza ai richiedenti asilo e a chi lavora regolarmente di potere avere un regolare permesso di soggiorno, cosa che in tantissimi casi non avviene; il riconoscimento dello Ius soli; una vera attivazione e promozione di canali di ingresso regolare in Italia: sia per le migliaia di persone in fuga da guerra, persecuzioni e miseria (in modo che non siano costretti a doversi affidare a scafisti e trafficanti di esseri umani), che per quelle che sono alla ricerca di un lavoro e di una vita migliore.
Una proposta, quella relativa alle persone alla ricerca di un lavoro, davvero prioritaria e contenuta anche nella legge di iniziativa popolare scaturita dalla campagna “Ero straniero”, grazie all’adesione di oltre 90 mila cittadini, tante organizzazioni e oltre 150 sindaci di tutta Italia. Un disegno che è in discussione proprio in queste settimane in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, prima dell’approdo in aula.
Un testo che prevede l’attivazione di due nuovi canali ingresso per i migranti: attraverso la reintroduzione del sistema dello “sponsor” (finalizzato all’inserimento nel mercato del lavoro del lavoratore straniero, che garantisca le risorse finanziarie adeguate e la disponibilità di un alloggio per il periodo di permanenza sul territorio) e grazie all’intermediazione svolta da una serie di soggetti istituzionali autorizzati (centri per l’impiego, camere di commercio, le rappresentanze diplomatiche e consolari all’estero, e tutta una serie di altri soggetti), con l’obiettivo di far incontrare domanda ed offerta di lavoro per i cittadini stranieri.
Alle persone individuate verrebbe quindi rilasciato quindi un permesso di soggiorno per ricerca di lavoro della durata di un anno.
Assieme, nella proposta di legge, la richiesta di promuovere la regolarizzazione e l’inclusione sociale. Riconoscendo un permesso di soggiorno di 2 anni per comprovata integrazione agli stranieri già presenti, a qualunque titolo, nel territorio del Paese. Offrendo- in presenza di condizioni che ne dimostrino l’effettivo radicamento e integrazione nel Paese – la possibilità di emergere dall’irregolarità , di uscire dall’invisibilità che risulta essere il terreno fertile per cadere nello sfruttamento della criminalità organizzata, della tratta, o di datori di lavoro senza scrupoli pronti a lucrare sulla condizione di vulnerabilità che questa invisibilità genera. Una emersione che genererebbe inclusione e maggiore sicurezza per tutti.
Infine nel disegno, la possibilità di trasformare il permesso di soggiorno per richiesta di asilo, in caso si sia svolto percorso di formazione, di integrazione, in quello per comprovata integrazione.
Una proposta di legge che in primo luogo vuole quindi superare e modificare l’impostazione del “decreto flussi”, varato dal Governo, che ha dimostrato di non funzionare, visto che ormai il sistema di quote è dedicato prevalentemente agli stagionali e alla loro conversione.
Occorre tener conto che il “decreto flussi”, altro non sarebbe che un documento attuativo del “Documento programmatico sulla politica dell’immigrazione”, in teoria scritto ogni tre anni e contenente una analisi del fenomeno migratorio e uno studio sugli scenari futuri. Ecco, l’ultimo Documento programmatico scritto è stato quello per il triennio 2004-2006…Ma questo non è il solo elemento di fondo in discussione
In parallelo, si chiede infatti di garantire una vita dignitosa a tanti cittadini stranieri, che hanno già contribuito allo sviluppo del nostro sistema economico. Regolarizzandoli e facendoli uscire da situazioni di sfruttamento da parte delle organizzazioni criminali: dalla ex colf che vive da molto tempo nel nostro paese, ma che magari negli ultimi anni non ha visto raggiungere i criteri sul reddito per il rinnovo del permesso di soggiorno, al giovane richiedente asilo che si troverà costretto a non vedersi rinnovato il permesso e quindi il contratto di lavoro che aveva ottenuto.
Come Oxfam – oltre che nell’accoglienza e nell’integrazione di chi è stato costretto a cercare una nuova casa in Italia, siamo al lavoro nelle “periferie” di 10 città italiane, assieme a tanti partner- per offrire un aiuto concreto a tanti cittadini italiani e stranieri in difficoltà .
Una prospettiva da cui ogni giorno assistiamo a numerosissimi casi di pratiche illegittime e di vessazioni di cui sono vittime le famiglie straniere nel nostro Paese. Per questo, oggi più che mai, crediamo che sia necessario che il nostro Paese adotti finalmente politiche di lungo respiro, su un tema epocale, che se procrastinato oggi si riporrà con ancora maggiore forza domani.
(da agenzie)
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Giugno 15th, 2019 Riccardo Fucile
DOPO AVER NEGATO IL PATROCINIO SI PRESENTA A SALUTARE IL CORTEO… ACCOLTO CON FREDDEZZA, EDUCAZIONE E QUALCHE URLO: “VATTENE A CASA”
“Sono qui perchè sono il sindaco di tutti” Marco Bucci è arrivato alle 15.30 a salutare la partenza della manifestazione del Liguria Pride. Un’accoglienza freddissima da parte degli organizzatori che gli hanno chiesto perchè non avesse concesso il patrocinio e hanno ribadito di essere costretti a difendersi in tribunale dai ricorsi del comune di Genova contro il riconoscimento delle famiglie con due mamme.
Tante strette di mano, occhiate che lo redarguivano sorridendo e anche qualche applauso e qualche fischio e urlo “Vergogna”. Nessun momento di tensione però.
Sul patrocinio il prossimo anno Bucci ha riflettuto: “Vedremo, potremo instaurare una discussione con i soggetti che organizzano questa manifestazione che non è per nulla offensiva”.
E ha aggiunto: “La libertà c’è, e si vede. Sono il sindaco di tutti”. E qualcuno urla: “non il mio”.
La band di Non una di meno alza il volume dei tamburi per coprire la voce del sindaco e lo circonda. Se Bucci apre al patrocinio del pride, non raccoglie la richiesta più pressante del corteo, il.riconoscimento delle famiglie omosessuali: devono andare in parlamento. Io applico la legge. Se ci sarà la legge io non mi discosterò”.
Gli è stato donato un braccialetto arcobaleno e una ghirlanda che non ha indossato ma ha tenuto in mano per tutta la visita alla manifestazione.
(da agenzie)
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Giugno 15th, 2019 Riccardo Fucile
IL GOVERNO NON HA BLOCCATO UNA BEATA MAZZA
Scattano il primo luglio 2019, in contemporanea con l’utilizzo da parte di milioni di cittadini, gli aumenti sulle autostrade nel 2019.
E questo anche se qualcuno — Alessandro Di Battista — vi aveva raccontato che “il miglior ministro di questo governo” — Danilo Toninelli — li aveva bloccati.
Soltanto sei mesi fa gli adeguamenti erano stati congelati dopo una lunga e difficile trattativa tra concessionari e ministero dei Trasporti, e infatti al Mit avevano quantificato in 90 milioni di euro i risparmi di Capodanno per gli automobilisti.
Ma l’Aiscat, l’associazione che rappresenta i concessionari, ha chiesto che gli aumenti venissero in qualche modo restituiti visto e considerato che lo schema, in mancanza di un intervento riformatore, è fissato da leggi e convenzioni siglate tra lo Stato e le società private.
§L’incremento chiesto da Autostrade per l’Italia è il più contenuto (andare da Roma a Milano costerebbe da luglio circa 30 centesimi in più, cioè si passerebbe da 42,90 euro a 43,20), mentre Strada dei Parchi, gestita dal gruppo Toto che a quanto pare aveva fatto anche un pensierino per entrare in Alitalia, chiede una crescita della tariffa pari al 19%, aumentando così di un quinto gli introiti per gli automobilisti.
Questo perchè SdP ha con il ministero un contenzioso aperto che riguarda la manutenzione e la messa in sicurezza di alcuni tratti. L’aumento dei pedaggi del 12,8% scattato ad inizio 2018, complice la serrata mobilitazione dei sindaci laziali ed abruzzesi, era stato congelato dal concessionario dal primo ottobre fino alla fine dell’anno.
Alla fine dello scorso anno, poi, in un balletto di annunci, gli aumenti dei pedaggi erano stati sterilizzati, fino a giugno, anche quello del 5,4 per cento scattato “secondo parametri oggettivi previsti dalla legge” dal primo gennaio 2019.
Sdp cita anche il Piano economico finanziario (Pef), non rinnovato dal 2014, sul quale c’è una interlocuzione con l’Ue: il piano prevede tra le altre cose la messa in sicurezza strutturale antisismica delle due arterie in attuazione di una norma prevista nella legge di stabilità del 2012, dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, che considera le A24 e A25 strategiche in caso di calamità naturale. Ma i soldi del ministero non sono mai arrivati.
(da “NextQuotidiano”)
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