Destra di Popolo.net

I RICHIEDENTI ASILO NON SONO CLANDESTINI: LA LEGA CONDANNATA PER I MANIFESTI DISCRIMINATORI

Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile

LA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO DI MILANO: “CHI PRESENTA DOMANDA ESERCITA UN DIRITTO FONDAMENTALE DELL’INDIVIDUO”… LA LEGA DOVRA’ PAGARE 10.000 EURO

Lo sapevamo: un conto è dire fesserie in libertà  senza contraddittorio e un altro conto è poi provare che quello che si dice è vero: non possono essere classificati con il termine di “clandestini” gli stranieri che hanno chiesto l’asilo politico in Italia.
E’ sulla base di questa argomentazione giuridica che la Corte d’Appello di Milano ha condannato la Lega Nord per la “valenza discriminatoria” dell’utilizzo della parola “clandestino”.
I giudici d’appello hanno in sostanza confermato la sentenza del primo grado di giudizio in cui il Carroccio era stato condannato al pagamento di un risarcimento per danni non patrimoniali di 5 mila euro a favore di ciascuna delle due associazioni Asgi (Associazione degli studi giuridici sull’immigrazione) e Naga (Associazione volontari di assistenza socio-sanitaria e per i diritti di stranieri rom e sinti) che si erano rivolte al Tribunale per denunciare il contenuto discriminatorio dei manifesti esposti durante una manifestazione organizzata dalla Lega a Saronno nell’aprile 2016.
Manifesti che contenevano dichiarazioni come “Renzi e Alfano vogliono mandare a Saronno 32 clandestini: vitto, alloggio e vizi pagati da noi. Nel frattempo ai saronnesi tagliano le pensioni e aumentano le tasse”, e ancora “Renzi e Alfano complici dell’invasione”.
Un’espressione, “clandestini”, che secondo i giudici milanesi in questo contesto è inappropriata e dunque discriminatorie.
Perchè “nel caso in esame – si legge nelle motivazioni della sentenza d’appello – il termine clandestini è stato riferito a persone straniere che hanno presentato allo Stato domanda di protezione internazionale, esercitando in tal modo un diritto fondamentale dell’individuo”. Siccome si tratta di “soggetti che hanno chiesto l’accertamento del diritto a permanere nel territorio dello Stato a fronte di dedotte situazioni di pericolo di persecuzione nel caso di rientro nel Paese d’origine o di rischio effettivo di danno grave alla persona”, secondo i giudici milanesi “non è ammissibile l’utilizzo dell’espressione clandestini” proprio perchè è un termine “individua la posizione di chi fa ingresso o si trattiene nel territorio dello Stato in violazione di disposizioni normative che regolano l’immigrazione”.
E’ dunque evidente, si legge ancora nel provvedimento, che “nella pendenza del procedimento di valutazione della domanda di protezione internazionale il cittadino straniero non può ritenersi clandestino” proprio perchè “si trova nella posizione di chi esercita un diritto costituzionalmente tutelato. E infatti in tale situazione è rilasciato allo straniero dalla Questura un permesso di soggiorno per richiesta di asilo, grazie al quale può essere svolta attività  lavorativa”.

(da agenzie)

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COME IL CONSIGLIERE REGIONALE DELLA LEGA HA SOTTRATTO FONDI AI DISABILI

Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile

LE RAGIONI DEL SEQUESTRO DI 500.000 EURO… LA CONSULENZA AL MARITO DELLA CUGINA E I SOLDI CHE SPARIVANO DAL CONTO

Qualche giorno fa Matteo Salvini era in visita a Palermo, nella Sicilia governata dal centrodestra con la Lega. Da quando però è esploso lo scandalo Tony Rizzotto — l’ex deputato leghista dell’Assemblea Regionale Siciliana al quale, assieme al suo collaboratore Alessandro Giammona, sono stati sequestrati complessivamente 500 mila euro — Salvini non ha detto una parola su quello che sta succedendo sull’Isola.
E non hanno detto nulla nemmeno i leghisti siciliani, che pure esistono
I leghisti probabilmente contano sul fatto che Rizzotto non è più della Lega (non è stato espulso, se ne è andato lui a luglio causa della “poca democrazia”).
Ma è indubbio il fatto che nel 2017 sia stato candidato (ed eletto) nella lista Fratelli d’Italia-Noi Con Salvini e che sia stato eletto con oltre quattromila preferenze. E le accuse non sono certo poca roba.
Rizzotto è accusato — assieme al suo collaborator Alessandro Giammona — di peculato per aver sottratto somme di denaro dalle casse dell’Istituto formativo per disabili e disadattati sociali (Isfordd) del quale era presidente. «Ha amministrato l’associazione come fosse una cosa propria», ha scritto il Gip Guglielmo Nicastro nell’ordinanza di sequestro di mezzo milione di euro dai conti di Rizzotto.
Il quale — dopo due anni — è stato dichiarato ineleggibile proprio perchè non ha presentato le dimissioni dalla carica che ricopriva all’Isfordd entro   il termine di 90 giorni dal termine della precedente legislatura regionale.
Scrive oggi Repubblica che quando nel 2013 una delle dipendenti dell’Ente, la responsabile amministrativa Josephine Minà , si accorse che i fondi che avrebbero dovuto essere destinati ai disabili finivano invece sul conti di Rizzotto e Giammona provò a chiedere spiegazioni al presidente.
Ma per tutta risposta venne venne degradata al ruolo di collaboratore amministrativo.
Nel frattempo i dipendenti dell’Ente non ricevevano lo stipendio. Su un totale di un milione e mezzo di euro incassati dall’Isfordd per l’organizzazione di corsi di formazione nel periodo tra il 2012 e il 2015 un terzo sarebbe finito sui conti dei due indagati: 32.520 su quello di Rizzotto e 457 mila su quello del “responsabile esterno delle operazioni”, Giammona il quale però «non risultava avere alcun rapporto di lavoro con l’ente ».
Scrive Salvo Palazzolo   sull’edizione palermitana di Repubblica che Rizzotto «convocato in procura, ha ammesso candidamente che Giammona “è il marito di mia cugina, l’ho inserito io nell’Isfordd presentandolo all’ex rappresentante, mio cugino omonimo”».
Ai Pm Rizzotto ha anche provato a spiegare come mai quei soldi siano finiti sul suo conto dicendo «Pagavo in nero la signora delle pulizie, e poi c’erano le spese dell’affitto». Riguardo alle consulenze affidate a Giammona la decisione è stata invece presa in virtù di «approfondite conoscenze in materia informatica», ma di tutto questo non c’è traccia nel contratto perchè non c’è. Si sa invece che Giammona aveva le credenziali d’accesso ai conti correnti dell’Istituto e grazie a queste avrebbe movimentato l’ingente somma di denaro.
Rizzotto ha anche provato a scaricare la responsabilità  sul suo ex collaboratore facendogli una causa civile e dichiarando «secondo me le parcelle esibite dal Giammona nel procedimento civile sono state create ad hoc dal Giammona stesso per giustificare gli indebiti prelievi dai conti dell’ente e comunque io non le ho autorizzate ne mai vistate a differenza di come ho riferito per le buste paga dei dipendenti dell’ente che mi venivano sempre sottoposte per il visto».
Ma secondo il Gip «c’era un accordo fra i due per appropriarsi dei fondi» erogati dalla Regione (tramite contributi europei) in favore dell’Isfordd.

(da “NextQuotidiano”)

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IL GRANDE INGANNO DELL’INTERNAZIONALE SOVRANISTA CHE NON RAPPRESENTA IL POPOLO: NON SONO DI DESTRA, SONO REAZIONARI XENOFOBI

Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile

NESSUN PROGETTO COMUNE, UNITI SOLO DAL RAZZISMO E DALL’ANTAGONISMO ALLA SINISTRA… ESTREMIZZANO I LORO FANS, LI PORTANO AL LIMITE DELLA GUERRA CIVILE PER POI SCOPRIRE CHE UN PASSO PIU’ IN LA’ LI ASPETTANO I CARABINIERI

L’incontro internazionale in corso a Roma delle sedicenti destre mondiali è un fatto positivo che permette di fare chiarezza: i relatori italiani sono un professore ex socialista, Marco Gervasoni (autore con Simona Colarizi di ottimi libri sul socialismo), e una giornalista ex comunista, Maria Giovanna Maglie.
Non siano stati convocati fior di pensatori conservatori di cui non faccio i nomi per non coinvolgerli in un rassemblement che probabilmente non gradiscono (e infatti non hanno aderito)
Hanno scelto, quindi, di far rappresentare gli italiani da due personaggi assai attivi nella comunicazione quotidiana mostrando ancora una volta come il tema del sovranismo sia l’apparenza piuttosto che la profondità  del pensiero.
Non c’è dubbio che questa Internazionale xenofoba veda la competizione tutta italiana fra Giorgia Meloni e Matteo Salvini. I due ormai sono in gara esplicita anche perchè gli elettori hanno dato una spinta alla leader di Fratelli d’Italia e le hanno consegnato il titolo di competitrice del capo leghista.
A favore della Meloni ci sono due fattori.
Il primo è la maggiore freschezza. Rispetto a Salvini, che appare sempre più una minestra riscaldata, una specie di Re Mida alla rovescia per il suo mondo, la Meloni, in politica da tempo immemore e nota sostenitrice di Ruby come nipote di Mubarak, è riuscita a darsi una immagine talmente antica da sembrare nuova.
Meloni infatti gioca al limite della nostalgia per un fascismo da avanspettacolo senza retroterra di approfondimento storico e culturale.
Non ha la nettezza nella chiusura del passato che ebbe Gianfranco Fini, ma accompagna proclami di amore per la democrazia   a “sentiment” che galvanizzano l’elettore di destra che da decenni cerca casa.
Il vero inganno del raduno sovranista sta nel fatto che generalmente le Internazionali, pur rispettando le fisionomie nazionali, hanno punti in comune.
Non si capisce che cosa unisca l’Ungheria guidata da Viktor Orban alla Francia che Marion Marèchal—Le Pen vorrebbe guidare.
Il loro sovranismo dovrebbe prevedere un primato della nazione rispetto a una economia globalizzata, ma non c’è un solo atto, dichiarazione, proposta di legge che faccia intendere che   abbiano un contenzioso con chi comanda sul mondo. I loro nemici sono i poveri.
Il vero tratto comune è la contrapposizione alla sinistra che viene colta nel difficile passaggio dalla tragedia blairiana all’attuale indefinita collocazione in uno schema riformista annaffiato da sentimenti di sinistra.
Quel che appare certo è che questa Internazionale sovranista non ha parentele con il grande mondo conservatore che ha ispirato autorevoli presidente statunitensi o capi di governo britannici o leader italiani e francesi. Non c’è Alcide De Gasperi, non c’è Charles De Gaulle, c’è la Lepen e ci sono Salvini e Meloni, per l’appunto.
Tuttavia sottovalutare questi tentativi di dare un’anima ai “reazionari” mondiale non vanno sottovalutati perchè attorno a essi si raduna un popolo.
“Un” popolo, non “il” popolo, perchè fra le tante stupidaggini di questi tempi vanno catalogate non solo la fine di destra e sinistra ma anche l’idea che il popolo sia sovranista..
In realtà  c’è un altro popolo che talvolta è maggioranza che ha la forza inclusiva che i sovranisti non hanno e che va da destra a sinistra,
il paradosso Salvini sta nell’estremizzare il proprio popolo, portarlo al limite della guerra civile e poi scoprire che un passo più in là  arrivano i carabinieri.

(da Lettera43)

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“NON VOGLIO LA GRAZIA, NON MI PENTO E RIFAREI TUTTO”: LA LETTERA DAL CARCERE DI NICOLETTA DOSIO, LA NO TAV ARRESTATA A 73 ANNI

Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile

LA STUPIDA REPRESSIONE DI STATO NEI CONFRONTI DI CHI NON HA COMMESSO ALCUNA VIOLENZA

Arrestata lo scorso 30 dicembre, la “pasionaria” Nicoletta Dosio confida a Open che, dietro le sbarre, «legge, scrive e impara all’università  del carcere»
«La grazia del Presidente della Repubblica? Rivendico quanto ho fatto, lo rifarei e lo rifarò. Non chiedo nè accetto grazie di sorta perchè implicherebbero un “pentimento” che non ho», a scrivere a Open è Nicoletta Dosio, l’attivista No Tav della Valle di Susa, che dal 30 dicembre si trova nel carcere delle Vallette di Torino.
Nicoletta Dosio, insegnante in pensione di greco e latino, simbolo della «repressione giudiziaria» del movimento No Tav, è stata arrestata a 73 anni lo scorso 30 dicembre. Su di lei pende una condanna in via definitiva a un anno di reclusione per una protesta, con circa 300 partecipanti, risalente al 3 marzo 2012 al casello di Avigliana dell’autostrada Torino-Bardonecchia.
In quell’occasione ha bloccato la barra di uscita dall’autostrada, facendo passare auto senza pagare, insieme ad altri manifestanti No Tav. Violenza privata e interruzione di pubblico servizio sono i reati contestati. Nicoletta Dosio non ha mai chiesto le misure alternative, quindi i domiciliari.
Per la Cassazione, deve essere considerata colpevole per «l’apporto materiale e morale alla manifestazione» e per la «condivisione del progetto», anche se non si è resa autrice di episodi di violenza o di minacce. Nella ricostruzione viene sottolineato che la “pasionaria” «resse lo striscione “Oggi paga Monti”» e «impedì fisicamente il transito degli automobilisti occupando, insieme ad altri la corsia del telepass».
Nel video dell’arresto si mostra sorridente, nonostante tutto, e viene circondata dall’affetto degli attivisti No Tav. «L’arresto era semplicemente la conseguenza, da me volutamente portata fino in fondo, dei tre gradi di giudizio ingiusti alla fonte: dove non viene esercitata la giustizia, ma la vendetta e la repressione per fermare la giusta lotta di liberazione» ci scrive nella lettera inviata dal carcere.
«In quei momenti ho provato rabbia e gioia insieme. Rabbia contro la degenerazione della giustizia che il movimento No Tav conosce da 30 anni, gioia perchè intorno a me si erano riunite le donne e gli uomini del movimento. Sorridevo perchè la nostra lotta è gioiosa e poi so, fin dal ’68, che alla fine “sarà  una risata che li seppellirà ”».
Dietro le sbarre «legge, scrive e impara all’università  del carcere». «Sono più che mai convinta della mia scelta, il carcere in questo momento è la barricata che ho scelto per questa lotta comune con le donne e gli uomini della mia valle. Credo che, contro l’ingiustizia del potere, la resistenza sia diritto e dovere» ci spiega. «La Tav è un’opera inutile, devastante e costosissima economicamente e socialmente» conclude.

(da Open)

argomento: denuncia | Commenta »

RITA PAVONE NON E’ PIU’ SOVRANISTA, ORA E’ DIVENTATA LIBERALE

Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile

“NON MI PIACE NESSUN POLITICO DI OGGI”

Rita Pavone era una delle artiste più attese a Sanremo 2020 e sin da subito la sua partecipazione era stata vista in modo divisivo, ma la cantante ha subito chiarito: “Non sono sovranista, ma solo una liberale. Sono per il libero pensiero e se sono d’accordo con quello di un altro politico per un particolare argomento lo dico senza problemi. C’è un errore di base, io sono una persona liberale. Non ascolto se destra, sinistra o centro. Mi piace quello che dicono le persone e non metto i paraocchi come i cavalli. Io non ho mai bussato in 58 anni di carriera alla porta di un politico”.
Poi sul tweet di due anni fa incriminato: “Io non ho detto nulla su Pearl Jam. Io vado in giro per il mondo ma non mi sono mai permessa di giudicare la politica degli altri, è giusto che se faccio una cosa qualificata dica la mia opinione. Ma se vengo ingaggiata per fare un concerto non vuol dire se la penso in modo diverso offendere qualcuno. Ridirei ancora oggi la mia opinione”.

(da agenzie)

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E’ MORTO CARLO SPAGNOLLI: UNA VITA DA MEDICO IN AFRICA ACCANTO A POVERI E DISPERATI

Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile

AVEVA CONSACRATO LA SUA VITA ALLA CURA DEGLI ULTIMI… DOPO LA LAUREA HA SALVATO MIGLIAIA DI PERSONE IN UGANDA, ERITREA, ETIOPIA, CAMERUN E ZIMBABWE… “QUELLO CHE HA FATTO RIMARRA’ PER SEMPRE”

Carlo Spagnolli, medico di 70 anni che aveva consacrato la sua intera vita, non solo professionale, alla cura dei più poveri in Africa, è morto domenica pomeriggio in una clinica di Rovereto, in Trentino Alto Adige.
Da tempo era malato di cuore: aveva avuto un infarto nel 2012 in Zimbabwe   e da allora una gravissima cardiopatia l’aveva tenuto lontano dal “continente nero”, in cui era potuto tornare per brevi periodi solo fino al 2018.
Quella del dottor Spagnolli è stata una vita interamente dedicata ai più bisognosi e spesa in gran parte in alcuni tra i paesi più poveri del mondo.
Nato a Roma nel 1949, dopo la laurea — nel 1975 — si è recato in Uganda per svolgere il servizio civile rimanendoci poi per altri 14 anni.
Nel 1989 deciderà  di spostarsi in Eritrea, poi Etiopia e Camerun. Dal 1996 ha infine prestato la sua opera in Zimbabwe, grazie anche al sostegno dei tanti amici trentini e in particolare dell’Associazione Lifeline Dolomites di Claudio Merighi.
In Zimbabwe, nell’ospedale Luisa Guidotti di Chinoy, ha coordinato i reparti di chirurgia e ginecologia.
La lotta all’Aids è poi diventata il suo principale impegno, riuscendo ad aprire il “Villaggio San Marcellino” per i bambini orfani a causa dell’HIV, ma anche una scuola per infermiere e la “Casa della gioia Mariele Ventre” — dedicata alla famosa fondatrice dello Zecchino d’oro — per la riabilitazione di bambini affetti dall’Aids.
L’Africa gli aveva permesso anche di incontrare la donna che sarebbe diventata sua moglie, Angelina, infermiera caposala ugandese prematuramente scomparsa nel 2010.
Spagnolli lascia tre figli: Francesco, Giovanni ed Elisa, determinati a portare avanti l’opera del padre: “Non sarà  facile onorare la memoria di papà  magari aprendo qualcosa, che può essere un centro medico o una struttura per ragazzi, in suo nome con l’aiuto di qualche associazione che lo sosteneva, ma lo faremo. La forma e la sostanza le troveremo…”, dicono al Giornale del Trentino. “Quello che ha fatto papà  rimarrà  per sempre. Ed anche noi ci sentiamo caricati di questo impegno che onoreremo secondo le nostre possibilità . Non sarà  facile, ma glielo dobbiamo per tutto quello che ci ha insegnato”.

(da “Fanpage“)

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BOLOGNA, AGGREDITO BAMBINO ITALO-CINESE: E’ RAZZISMO

Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile

SPINTONATO UN RAGAZZINO DI 11 ANNI FUORI DALLA SCUOLA… LA DENUNCIA DEL SINDACO: “NON C’ENTRA IL CORONAVIRUS, QUA SI TRATTA DI CIVILTA'”

Aggredito un bambino undicenne italiano di origini cinesi fuori dalla scuola. Era insieme a un amico, anche lui cinese. L’episodio è avvenuto ieri in zona Bolognina, per strada. Entrambi sono stati presi di mira da alcuni coetanei con frasi di scherno e riferimenti al Coronavirus, ma solo uno sarebbe stato spintonato.
Il fatto è stato denunciato su facebook dalsindaco di Bologna Virginio Merola. “Ho saputo di un gravissimo, intollerabile, episodio accaduto a un bambino di 11 anni italiano di origine cinese, di cui ho informato il Questore. Un’aggressione teppistica a sfondo razzista da parte di alcuni ragazzi che hanno insultato e spintonato il bambino colpevole solo di avere origini cinesi” scrive il primo cittadino.
“Per fortuna il bimbo non si è fatto male – prosegue il post – Qui non c’entra il coronavirus, c’entra la civiltà . Episodi simili si stanno purtroppo ripetendo a Bologna come altrove e si aggiungono ad altri, di questi giorni, sempre a sfondo razzista. Più grave ancora, in questo episodio, è il fatto che l’aggressione abbia visto come autori altri ragazzi. La mia sincera solidarietà  al bambino e alla sua famiglia. Chiedo a tutti i nostri concittadini di non tacere di fronte ad altri, eventuali, soprusi frutto del clima di odio che una politica becera e irresponsabile sta da tempo alimentando. Questa volta è il virus, un’altra l’antisemitismo o altre forme di razzismo. Opponiamoci, fermiamo questa spirale. Sono pronto, se lo vorrà , a incontrare la famiglia di questo bambino. Così come ho intenzione di andare dove sarà  opportuno, a cominciare dalle scuole, per dialogare su un problema così insidioso e cruciale con i ragazzi e i loro genitori”.
La famiglia del bambino ha deciso di non sporgere denuncia.

(da agenzie)

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LO SCAMBIO ERA MESSO MALE: I PRIMI RISULTATI DELL’INDAGINE SUL FRECCIAROSSA DERAGLIATO

Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile

IL TRENO ERA IL PRIMO A PASSARE DOPO I LAVORI DI MANUTENZIONE… IL PROCURATORE DI LODI: “STIAMO VERIFICANDO L’ERRORE UMANO”

Il treno è “deragliato all’altezza di uno scambio che doveva essere posto in una certa posizione e così non era”. Lo ha detto il procuratore di Lodi Domenico Chiaro durante una conferenza stampa in Procura sul deragliamento del treno Frecciarossa avvenuto questa mattina nel lodigiano.
“Stiamo verificando l’ipotesi dell’errore umano, che in questo momento è tra le ipotesi in campo”. In quel tratto erano stati svolti nella notte lavori di manutenzione; il treno Av 9595 era stato il primo a passare di lì dopo l’intervento.
Il procuratore ha precisato che si tratta di lavori “fatti stanotte. È una linea dell’alta velocità  sottoposta a controlli continui, destinataria di un’attività  di manutenzione molto attenta. Non si tratta di parti verificate una volta ogni tanto, non credo ogni notte ma vedremo”.
“Escludo qualsiasi riferimento a un’attività  volontaria, l’ipotesi di attentato è destituita di ogni fondamento”, ha chiarito il procuratore. Le indagini si concentrano dunque sul posizionamento dello scambio, “che sembrerebbe avere una qualche connessione con il verificarsi del fatto”. In quel tratto – ha proseguito il procuratore – ci sono state attività  di manutenzione, stiamo cercando di capire quali attività  sono state svolte e che tipo di nesso ci sia tra questa attività  e il verificarsi del disastro. Questa è una delle ipotesi, le verifichiamo tutte”.
Sotto la lente degli inquirenti ci sono i lavori di manutenzione, che “vengono fatti perchè qualcosa si è rotto, se no non c’è motivo per essere lì alle 4 e mezza del mattino”, ha precisato il magistrato. “Se lo scambio fosse stato dritto per dritto – ha aggiunto – il treno non sarebbe deragliato, non è difficile da capire. Non era nella posizione che doveva garantire la libera percorrenza del treno”. Chiaro ha precisato che “era una parte dello scambio interessato dai lavori di manutenzione”.
Al momento dell’incidente il treno andava a quasi 300 chilometri orari. Il convoglio viaggiava su un tratto rettilineo e in alta velocità , quando, all’altezza di uno scambio, meno di un chilometro prima di dove si sono fermate le carrozze, è ‘sviato’. Potrebbe dunque essere stato un problema a uno scambio una delle cause: lo ‘sviamento’ del treno, riporta l’Ansa, sarebbe avvenuto in corrispondenza di uno scambio, dove proprio la scorsa notte, o nella tarda serata di ieri, sarebbe stato sostituito un ‘deviatoio’, ovvero un pezzo dello scambio stesso.
Le indagini si concentrano su una componente elettromeccanica, parte di un più ampio scambio, che si trova a circa 5-600 metri dal luogo dove si sono poi fermati, per inerzia, il convoglio e la motrice, quest’ultima volata letteralmente via. La presenza di uno scambio in un tratto rettilineo sarebbe dovuta allo scorrimento parallelo, in quel punto, di più binari dell’alta velocità .
Il treno si trova a poco meno di un chilometro rispetto a dove è deragliato e le indagini della Squadra specializzata dei pompieri mirano a controllare la linea e lo stato dei binari “centimetro per centimetro”, come ha spiegato il prefetto di Lodi Marcello Cardona.

(da “Huffingtonpost“)

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IERI AFD E’ ANDATA AL GOVERNO IN TURINGIA, OGGI CADE IL GOVERNO DELLA TURINGIA

Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile

ERA STATO ELETTO UN CANDIDATO LIBERALE CON L’APPOGGIO DI CDU E NEONAZISTI: OGGI HA DOVUTO DIMETTERSI

Ieri in Turingia, land dell’ex Germania Est, il liberale Thomas Kemmerich si è candidato a sorpresa contro il governatore uscente, Bodo Ramelow (Linke). Ed è passato con lo scarto di un solo voto: 45 a 44, ma sostenuto da Cdu, Fdp e AFD.
Non si è fatto in tempo a notare che il liberale Kemmerich è evidentemente fratello dei tanti liberali alle vongole che proliferano anche in Italia, che nel frattempo Kemmerich si è dimesso e l’AFD è rimasta con la proverbiale mano davanti insieme a una mano di dietro.
A neanche 24 ore dalla sua elezioni, resa possibile dai voti congiunti di Fdp, Cdu e soprattutto dell’ultradestra dell’Afd Kemmerich ha annunciato il passo indietro. L’annuncio è stato preceduto dalla richiesta dell’Fdp di sciogliere il parlamento del Land tedesco-orientale allo scopo di indire nuove elezioni.
“Thomas Kemmerich vuole così evitare all’istituzione della presidenza del Land la macchia del sostegno di Afd”, si legge in una nota del partito regionale. Si tratta di un’evidente balla visto che il partito ieri aveva esultato per l’elezione del suo rappresentante, mentre oggi è stato costretto a un passo indietro perchè sia il leader nazionale del suo partito Christian Lindner sia Angela Merkel a nome della CDU hanno sconfessato i leader dei rispettivi partiti in Turingia.
I liberali erano appena rientrati nel Landtag della Turingia, con un risultato intorno al 5% ottenuto alle elezioni dello scorso ottobre. E vista la figuraccia forse non ci sarà  un bis tanto presto. Anche perchè la scelta della CDU stava mettendo in crisi il governo della Grosse Koalition: i socialdemocratici avevano chiesto un vertice d’emergenza della coalizione a Berlino.
“Non basta l’indignazione: ora Kramp-Karrenbauer deve dimostrare se riesce a imporsi oppure se è una regina senza nazione”, dice il segretario generale Lars Klingbeil. Una qualsiasi forma di cooperazione con Kemmerich “per noi non è assolutamente sostenibile”. Intanto, appariva nel caos anche l’Fdp, il cui leader Christian Lindner era oggi partito alla volta della Turingia per indurre — così scriveva il Tagesspiegel — Kemmerich alle dimissioni. Kemmerich non avrebbe potuto contare su una maggioranza se avesse rinunciato all’apporto dell’ultradestra di Hoecke. Per questo oggi è arrivato il “tutti a casa”.

(da agenzie)

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