Febbraio 29th, 2020 Riccardo Fucile
SANTORI, CRISTALLO E DONNOLI HANNO MANDATO UN MESSAGGIO
Sono Mattia Santori, Jasmine Cristallo e Lorenzo Donnoli le tre Sardine scelte per recarsi alla trasmissione Amici, di Maria De Filippi, dietro invito della conduttrice in persona.
La decisione aveva scatenato molte polemiche, dovute soprattutto alla ‘qualità ‘ del programma, considerato da molti ambienti come ‘bassa’ e ‘ignorante’.
Le Sardine avevano risposto con un post su Facebook, spiegando che il movimento non deve essere snob e che un contenitore capace di raggiungere milioni di persone soprattutto giovanissime deve essere considerato un valido strumento, specie se Matteo Salvini non si fa alcuno scrupolo di sfruttarlo, con video su Tik Tok e sponsorizzazioni di migliaia di euro si post su Facebook per raggiungere le fasce d’età dei più giovani.
E quindi Santori, Cristallo e Donnoli sono arrivati sul palco di Amici, dove hanno mandato un messaggio che ha toccato diversi temi, accompagnati dall’uso di un maxi-schermo dove scorrevano diverse immagini.
Cristallo ha parlato di Alan Kurdi, il bambino con la maglietta rossa riverso su una spiaggia, doventato il simbolo della tragedoia deio migranti; Santori ha mostrato la notizia di un’aggressione a due ragazze lesbiche, e poi la foto di un bacio tra due ragazze avvolte in una bandiera arcobaleno; Donnoli infine ha parlato dello sforzo compiuto dagli attivisti di Fridays for Future, mostrando una foto di Greta Thumberg e di un orso polare ormai ridotto allo stremo.
Tema di fondo degli interventi è stata la paura: “Non mi sarei mai aspettata di ritrovarmi un giorno in questo programma: non so ballare e al massimo ho cantato al karaoke. Parlare davanti ad un pubblico mi fa sempre moltissima paura e per essere qui stasera sono stata costretta a scendere a compromessi con lei: la paura. Io non ho ceduto alla sue pressioni ma la paura è sempre qui salda accanto a me. La paura è un’emozione potentissima e se scatta difronte ad un pericolo reale ci salva la vita, ma se scatta difronte ad un pericolo immaginario può renderti prigionieri. Cavalcare la paura istigando all’odio, produce ostilità , violenza, intolleranza. L’unica cosa che possiamo fare è reagire e dire basta! Basta paura! Pratichiamo la bellezza. Ovunque. Basta volerlo” ha detto Cristallo.
“Non è così facile riconoscere il bello in se stessi” ha continuato Donnoli. “Se poi sei un ragazzo autistico che pensa alla Luna e anche omosessuale è un bel casino, allora ci vuole coraggio. Ho avuto paura di essere me stesso. Mi è capitato di aver pensato una cazzata: che fosse meglio morire invece che vivere come pensavo mi volessero gli altri. E invece no: è una figata essere se stessi! In un mondo in cui una ragazza che vive la mia stessa condizione, come Greta, e che ci allarma su un qualcosa che tocca tutti noi viene sbeffeggiata. E io posso rischiare di nuovo di tornare a casa preso a bottigliate. Mentre un bimbo muore in fondo al mare con la sua pagella cucita addosso, noi non possiamo restare immobili. Cambiare noi stessi è gratis. Salviamoci con la cultura e l’amore”.
“Ottant’anni fa una bambina ebrea rinchiusa nei campi di concentramento sognava di essere una farfalla e di volare sopra il filo spinato, nello stesso momento il popolo italiano decideva di smettere di essere servo e sognava una Costituzione, qualche anno dopo un prete americano sognava un mondo in cui neri e bianchi potessero condividere gli stessi diritti. Il filo comune di queste persone era soltanto uno. La paura. Un sentimento che preannuncia che stai per passare dall’ordinario allo straordinario. I ragazzi qui dietro stanno avendo paura. Noi stessi abbiamo avuto paura. E questo è il nostro augurio. Di avere paura, di superarla. Ogni giorno. Perchè la bellezza è a portata di mano” ha concluso Santori.
(da Globalist)
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Febbraio 29th, 2020 Riccardo Fucile
LA DECISIONE VALE PER LOMBARDIA EMILIA-ROMAGNA E VENETO
Il governo ha deciso: in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna le scuole rimarranno chiuse per altri otto giorni. La decisione è stata presa dopo un lungo vertice con i governatori. A confermare la notizia è l’assessore alla Sanità della Lombardia, Giulio Gallera, al TgR. A breve arriverà il decreto che ufficializzerà la decisione. Nelle tre regioni è presente il 93% dei casi positivi di coronavirus in Italia.
Anche Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia Romagna, ha confermato la scelta del governo, tramite un post sul suo profilo Facebook: ”È in corso la videoconferenza delle Regioni con il Presidente del Consiglio. Sulla base del parere del Comitato Tecnico Scientifico nazionale, resta confermata la chiusura dei nidi, dell’attività scolastica e delle Università anche per la prossima settimana per le tre Regioni più colpite: Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna″, ha scritto il governatore.
“Il Comitato Tecnico Scientifico e il Governo ritengono inoltre di dover aggiornare settimanalmente tale previsione sulla base dell’andamento della situazione epidemiologica”.
Bonaccini ha spiegato che resta il divieto per gli eventi che prevedono “significativi assembramenti di persone”, però si sta pensando a “un accesso limitato e disciplinato” per le attività di spettacolo e cultura. Il governatore ha detto che ha deciso di anticipare le comunicazioni dell’esecutivo “per dare modo alle famiglie di potersi organizzare in vista dei prossimi giorni”.
(da agenzie)
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Febbraio 29th, 2020 Riccardo Fucile
I DATI INAIL, AUMENTANO LE MORTI BIANCHE
A gennaio 2020 sono diminuite le denunce di infortuni sul lavoro rispetto allo stesso mese dello scorso anno, ma sono aumentate le denunce per i casi mortali.
Lo affermano i dati dell’Inail che hanno analizzato le denunce di infortunio presentate nel primo mese del 2020: queste sono state 46.483, cioè il 3% in meno rispetto a gennaio 2019. In termini numerici si tratta di un calo di 1.400 casi, paragonati ai 47.908 di un anno fa.
Tuttavia, si sono registrate 52 morti bianche, in aumento del 18,2% sul 2019. Al contrario, in diminuzione anche le denunce riguardanti le patologie di origine professionale: con il 5,6% in meno, si sono registrati 4.634 casi.
Per quanto riguarda le denunce di infortunio, sul sito dell’Inail si legge: “I dati rilevati al 31 gennaio di ciascun anno evidenziano a livello nazionale un decremento sia dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 41.475 a 40.712 (-1,8%), sia di quelli in itinere, occorsi cioè nel tragitto di andata e ritorno tra l’abitazione e il posto di lavoro, che hanno fatto registrare un calo pari al 10,3%, da 6.433 a 5.771”. Si segnala inoltre, che il calo più importante sia avvenuto nel settore dell’industria e dei servizi: una diminuzione più contenuta ha riguardato invece l’agricoltura, “mentre nel Conto Stato si registra un aumento dell’1,9%”.
Il calo di denunce di infortunio, a livello geografico, ha riguardato in modo sostanzialmente uniforme tutto il Paese: “Tra le regioni con i maggiori decrementi percentuali si segnalano il Molise, la Sardegna e la Valle d’Aosta, mentre gli incrementi sono circoscritti a poche regioni, prime fra tutte Puglia, Campania e Friuli Venezia Giulia”. La riduzione ha interessato sia la componente di lavoratori maschile che quella femminile e praticamente tutte le fasce d’età , “a eccezione di quella degli under 20, che registra un +4,2%”. Per quanto riguarda gli infortuni, il report conclude: “La diminuzione ha interessato solo i lavoratori italiani (-4,0%), mentre quelli comunitari ed extracomunitari hanno presentato incrementi pari, rispettivamente, al +8,0% e +1,0%”.
Invece, sui casi mortali, l’Inail sottolinea che con 52 decessi le vittime di infortuni nel lavoro siano aumentate rispetto alle 44 registrate nel primo mese del 2019. “L’aumento ha riguardato tutte le gestioni: Industria e servizi (da 39 a 43 denunce), Agricoltura (da 5 a 7) e Conto Stato (da 0 a 2)”, si legge.
Per quanto riguarda la geografia delle morti bianchi l’Inail specifica: “Dall’analisi territoriale emerge un aumento di cinque casi mortali nel Nord-Est (da 9 a 14), di tre al Centro (da 9 a 12) e di uno sia al Sud (da 8 a 9) che nelle Isole (da 4 a 5). Il Nord-Ovest si contraddistingue, invece, per un calo di due casi (da 14 a 12), complici soprattutto i sette casi mortali in meno registrati in Lombardia (da 10 a 3)”. L’aumento registrato riguarda in particolare la componente maschile. Infine, sono in “aumento le denunce dei lavoratori italiani (da 29 a 43), mentre i decessi dei comunitari sono stati cinque in entrambi i periodi e quelli dei lavoratori extracomunitari sono diminuiti da 10 a 4”.
(da agenzie)
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Febbraio 29th, 2020 Riccardo Fucile
“NON ESPRIME IL PARERE DEL POPOLO ITALIANO”
Come praticamente tutti sanno nella giornata di ieri è esploso il caso di Zaia e dei cinesi che mangiano topi morti.
Il nome del presidente della regione Veneto non smette di rimbalzare sui social, tra battute e accuse di razzismo e di pessimo gusto.
Nel corso di un approfondimento sul coronavirus andato in onda sul canale locale Antenna 3 Nord-Est Luca Zaia ha affermato che «abbiamo visto tutti i cinesi mangiare topi vivi» sottolineando che si tratterebbe di una differenza nella gestione dell’igiene personale. In parole povere? I cinesi sono tutti sporchi, gli italiani tutti puliti. Generalizzare non paga, però, e le critiche a Zaia arrivano non solo dal web.
La posizione espressa dal politico è stata criticata anche dall’Ambasciata Cinese in Italia.
A seccare Zaia ci ha pensato il portavoce dell’Ambasciata Cinese in Italia parlando di «calunnie sul popolo cinese» e di «offese gratuite che ci lasciano basiti».
Non manca di sottolineare, come opportuno in un momento di crisi internazionale, come Italia e Cina siano «fianco a fianco ad affrontare l’epidemia»; il coronavirus è un «nemico comune che richiede una risposta comune» lasciando stare «superbia e pregiudizi» così da «rafforzare la comprensione e la cooperazione al fine di tutelare la sicurezza e la salute comune dell’umanità intera». Parole decise e forti che condannano in toto l’affermazione fuori luogo e razzista di Luca Zaia.
Nella nota l’ambasciata cinese ha anche sottolineato la ferma convinzione che le parole di Zaia non rappresentino in alcun modo la posizione degli italiani. «Ci consola il fatto che moltissimi amici italiani non sono d’accordo con tali affermazioni e, anzi, le criticano fortemente», si legge nel comunicato.
Il popolo italiano è stato definito «civile e nostro amico» nonostante la pessima figura fatta da Zaia, rappresentane della regione Veneto e dell’Italia intera in un momento delicato in cui i riflettori sono tutti puntati su di noi.
Speriamo che il presidente leghista ci pensi due volte — o anche tre — prima di uscirsene nuovamente con un’affermazione di questo calibro.
(da agenzie)
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Febbraio 29th, 2020 Riccardo Fucile
I CONTATTI PROSEGUONO
C’è una trattativa segreta di Responsabili con Dario Franceschini per puntellare il governo in caso di addio di Italia Viva alla maggioranza. Talmente segreta che ne parla oggi Marcello Sorgi su La Stampa:
Quel Franceschini, che del governo è una sorta di amministratore delegato e anche il più testardo sostenitore dell’alleanza giallo-rossa, per il gruppetto di deputati e senatori di centrodestra stufi di stare all’opposizione e alla mercè di Salvini rappresentava una grande occasione. Franceschini è l’ultimo esponente di rilievo di una tradizione democristiana sopravvissuta alle tre Repubbliche italiane. Si vede da come parla: s’ispira a Moro, che non diceva mai nè di sì nè di no. La telefonata con cui ha invitato nel suo ufficio di ministro i Responsabili, era soltanto per uno scambio di idee.
Ma quelli, convocati in sede istituzionale, e da un uomo maniacalmente cauto come il capo delegazione del Pd al governo, hanno capito subito che il gioco si fa serio. Si tratta di una partita molto dura, specie da quando, all’ombra dell’emergenza coronavirus, il tentativo condotto in tandem dai due Mattei, Renzi e Salvini, è arrivato al Quirinale, dopo l’incontro rappacificatore di mercoledì tra il Presidente Mattarella e il Capitano leghista.
Nello studio di Franceschini si è parlato essenzialmente di questo. Con il ministro attento a non entrare in dettagli che avrebbero potuto mettere in forse l’avvicinamento guardingo della pattuglia dei Responsabili, tra l’altro divisi al loro interno, all’universo giallo-rosso.
E Polverini e i suoi curiosi di capire fino a che punto l’uomo chiave del governo era disposto a spingersi. Di fronte a Conte, nei precedenti colloqui, la perplessità maggiore dei Responsabili rispetto all’ipotesi di rompere gli indugi, allontanarsi dai partiti che li hanno eletti, formare gruppi parlamentari alla Camera e al Senato e prendere posto in maggioranza, era una sola: che ci veniamo a fare se Renzi resta con un piede dentro e uno fuori dal governo? Saremmo aggiuntivi e non indispensabili, alla fine serviremmo solo a rendere scarica la pistola di Matteo puntata su Palazzo Chigi e a prolungare una legislatura che, se interrotta, vedrebbe elezioni anticipate con una molto probabile vittoria del centrodestra.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 29th, 2020 Riccardo Fucile
DOPO ESSERE STATE SOTTOPOSTE AL TAMPONE AVEVANO CONTINUATO A LAVORARE
Il Fatto racconta oggi in un articolo a firma di Marco Pasciuti che giovedì due infermiere dell’ospedale di Codogno sono state rimandate a casa perchè trovate positive al coronavirus: erano state sottoposte al tampone e nel frattempo avevano continuato a lavorare.
Sette risultati positivi sono arrivati, poi, a lavoratori del pronto soccorso che erano stati messi in quarantena perchè in servizio nei giorni in cui il 38enne Mattia, considerato il “paziente 1”è stato trattato nel nosocomio. Tutto è successo dopo l’aggiornamento della procedura su COVID-10:
Il documento cita due “nuove direttive Ministeriali e Regionali” del 22 e 23 febbraio, una riguardante la “sorveglianza degli operatori”e l’altra le “dotazioni di Dispositivi di Protezione Individuale”. Camici, guanti e mascherine. E giù una serie di prescrizioni sull’impiego degli operatori sanitari nella struttura. Le più interessanti sono contenute in un diagramma di flusso che spiega come il dipendente che è venuto in “contatto” con il Covid-19, ove “asintomatico” (non presenti cioè i sintomi della malattia) e in “attesa di tampone” sia “ammissibile” al lavoro. “In assenza di sintomi e in attesa dell’esecuzione e dell’esito del tampone non è prevista l’interruzione dal lavoro”, si legge.
Di qui la chiamata in servizio di alcuni operatori che sono rientrati in corsia nei giorni scorsi. Per loro la direttiva prevede, poi, una lunga serie di prescrizioni sull’utilizzo di Dispositivi di protezione individuale: copricapo, camici monouso, occhiali visiera, soprascarpe, doppi guanti. E poi le maschere Ffp3 e Ffp2, le due tipologie considerate sicure contro la trasmissione del virus.
Giovedì, nel frattempo, sono arrivati i primi risultati dei tamponi fatti ai lavoratori del pronto soccorso: su 25, sette sono stati trovati positivi ma nessuno di questi era tornato a lavorare. Al Fatto risulta però che due infermiere di un altro reparto giovedì sono state mandate a casa perchè il loro tampone era tornato positivo dall’ospedale Sacco di Milano, ma dal giorno in cui erano state sottoposte a prelievo avevano continuato a lavorare. Quello stesso giorno la Direzione sanitaria ha chiesto ai vari reparti l’elenco degli infermieri in malattia, in autoisolamento e quelli rimasti a casa per decisione del medico competente.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 29th, 2020 Riccardo Fucile
I CASI ALITALIA, EXPEDIA, ABB
Roberto Rotunno sul Fatto nota oggi una curiosa circostanza che riguarda aziende come Alitalia: oltre ai danni diretti dei quali si sta parlando — cioè le difficoltà non prevedibili causate dal virus —qualcuno sta cogliendo questa fase concitata come pretesto per far entrare tagli ai costi e ricorsi massicci ai sussidi.
L’annuncio dell’Alitalia ha fatto nascere più di un dubbio. L’obiettivo della compagnia è usare la cassa straordinaria (quella prevista per le grosse crisi e non per le flessioni transitorie) fino alla fine di ottobre per 3.960 dipendenti.
Ai 1.175 previsti inizialmente vuole aggiungerne 2.785 per gli imprevisti legati all’emergenza. “Numeri assolutamente inaccettabili e immotivati nonostante il coronavirus”, ha detto Fabrizio Cuscito della Filt Cgil. Tutte le imprese che si ritengono colpite, in modo diretto o indiretto, attendono dunque il decreto con gli ammortizzatori sociali in deroga.
Ieri, per esempio, era prevista la chiusura di molte sedi italiane della Vodafone. Una scelta definita dalla Slc Cgil “di dubbia pertinenza con l’emergenza”.
Il tentativo è stato indurre i lavoratori a utilizzare un giorno di ferie. Il sindacato si è opposto a questa impostazione, perchè di fatto avrebbe costretto gli addetti a pagare di tasca propria, con la rinuncia a un futuro giorno di riposo, le conseguenze di una decisione aziendale che tra l’altro non dipendeva da disposizioni delle autorità .
La situazione è rientrata. “La chiusura è stata confinata a chi aveva residui di ferie. Diciamo che, da parte di un grande gestore, questa cosa poteva essere evitata, ma penso sia solo stata comunicata male in un primo momento”, spiega Riccardo Saccone della Slc.
Simile la mossa dell’Abb. La multinazionale dell’elettrotecnica ha avviato il telelavoro per gli impiegati delle sedi lombarde, mentre lunedì e martedì ha tenuto gli operai a casa. “Hanno detto di non andare al lavoro —ha raccontato Mirco Rota della Fiom —poi hanno chiamato le rappresentanze sindacali per fare l’accordo e coprire con giornate di ferie. Abbiamo detto no, l’azienda non ha facoltà di tenere fermi per sua scelta i lavoratori e non pagarli”.
Anche il sito di viaggi Expedia ha scelto un tempismo perfetto per annunciare il taglio di 3 mila lavoratori nel mondo.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 29th, 2020 Riccardo Fucile
IL 17ENNE DI GRADO E’ SEMPRE RISULTATO NEGATIVO AL CORONAVIRUS
Niccolò è stato dimesso. Il 17enne di Grado, allo Spallanzani dopo il suo ritorno da Wuhan, rimandato di qualche giorno rispetto agli altri italiani rimasti nella città a causa di una febbre che l’aveva bloccato, è uscito dall’Istituto, insieme ai genitori.
“Dopo 6 mesi che non lo vedevamo e dopo tutto quello che è successo, è stata un’emozione fortissima riabbracciarlo”, ha dichiarato il padre. “Niccolò non ha mai pianto. Se scriverà un libro non lo so, ha fatto una battuta dicendo che questa esperienza meriterebbe di esser raccontata”.
Il ragazzo non è mai stato affetto da coronavirus. “Niccolò è contento, finalmente questa disavventura è finita e lo abbiamo riabbracciato dopo 6 mesi che non lo vedevamo, e dopo tutto quello che è successo. Sono stati giorni duri ma sapevamo che era guardato, assistito. Ripartirà per la Cina appena la situazione sarà tranquilla”, ha detto la mamma del ragazzo, anche lei presente allo Spallanzani.
La famiglia farà subito ritorno a casa: “Per ora sarà un pò a casa con noi, poi tornerà alla sua vita di sempre, famiglia, amici, quello che fa un ragazzo di 17 anni”.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 29th, 2020 Riccardo Fucile
AI DOMICILIARI I CONSIGLIERI LO CASCIO (PD) E TERRANI (ITALIA VIVA), DUE EX DIRIGENTI E DUE COSTRUTTORI
Volevano una nuova colata di cemento su Palermo, derogando al piano regolatore: per la procura, c’era un “comitato d’affari” formato da consiglieri comunali, funzionari, professionisti e imprenditori, che avrebbe spinto per il via libera alla costruzione di 350 alloggi in tre aree industriali dismesse.
Le indagini del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza e del nucleo investigativo dei Carabinieri hanno fatto scattare un blitz questa notte.
Agli arresti domiciliari sono finiti due consiglieri comunali: Giovanni Lo Cascio, 50 anni, capogruppo del Pd, è il presidente della commissione Urbanistica del Comune; e Sandro Terrani, 51 anni, capogruppo di “Italia Viva”, membro della commissione Bilancio. Domiciliari anche per due funzionari comunali: Mario Li Castri, 54 anni, ex dirigente dell’Area Tecnica del Comune; e Giuseppe Monteleone, 59 anni, già dirigente dello Sportello Unico delle Attività produttive.
Stesso provvedimento per l’architetto Fabio Seminario, 57 anni; e per gli imprenditori Giovanni Lupo, 77 anni, di San Giovanni Gemini (Agrigento), e Francesco La Corte, 47 anni, originario di Ribera (Agrigento), rispettivamente amministratore di fatto e di diritto della “Biocasa srl” con sede a Palermo.
All’architetto Agostino Minnuto, 60 anni, è stato invece notificato l’obbligo di presentazione quotidiano alla polizia giudiziaria.
Il procuratore aggiunto Sergio Demontis e i sostituti Giovanni Antoci e Francesco Gualtieri contestano a vario titolo i reati di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione e falso ideologico in atto pubblico. Pesanti le valutazioni del gip Michele Guarnotta nei confronti degli indagati: “C’è il rischio di reiterazione criminosa – scrive il giudice – ciascuno di loro ha dimostrato di interpretare i propri rispettivi ruoli senza avere rispetto per il bene comune”.
A proposito di Li Castri e Monteleone, il giudice sottolinea “l’allarmante spregiudicatezza che ormai da un decennio pare stabilmente connotare l’agire amministrativo dei pubblici ufficiali”.
E rileva pure che “gli stessi continuano a godere di un’ampia fiducia all’interno degli organigrammi comunali, sicchè appare chiaro — rileva il gip — che in assenza di un’adeguata misura cautelare potranno continuare a beneficiare di incarichi apicali all’interno dell’area tecnica e di ogni altra struttura amministrativa affine”. Li Castri, annota ancora il giuidice, “continua ad avere, al di là degli incarichi formalmente rivestiti, un inusitato potere decisionale in relazione all’intera organizzazione comunale”. Il gip parla di una “strettissima contiguità che continua a legare Li Castri con l’assessore Emilio Arcuri”.
L’inchiesta
I progetti di lottizzazione in tre aree industriali dismesse di Palermo, finalizzati a edilizia sociale residenziale convenzionata, erano stati avviati quattro anni fa dall’architetto Seminerio. Il professionista puntava alla deroga del piano regolatore, ma era necessario il via libera del Consiglio comunale per l’attestazione del “pubblico interesse”. Dell’istruttoria si occupò Li Castri, all’epoca capo dell’Area Tecnica del Comune, ma soprattutto ex socio di studio di Seminerio. Avrebbe dovuto astenersi, ma non lo fece. “Con Seminerio continuava a mantenere un’assidua frequentazione”, è adesso l’accusa. Le intercettazioni hanno poi svelato il resto, un vorticoso giro di favori: i costruttori Lupo e La Corte avrebbero promesso a Li Castri la direzione dei lavori per Seminerio. Ma c’era dell’altro in ballo. “Attorno a questa cosa ruotano da 1000 a 2000 voti”, diceva il costruttore Lupo a Seminerio.
“Politici corrotti”
In consiglio comunale — sostiene l’accusa — sarebbero stati Lo Cascio e Terrani ad adoperarsi per “una rapida calendarizzazione ed approvazione delle tre proposte di costruzione in deroga al piano regolatore”. Ai politici sarebbero state fatte diverse promesse, “per utilità di varia natura”, questa la contestazione. A Lo Cascio sarebbe stato promesso uno sconto del 50 per cento sui lavori di ristrutturazione di un immobile comprato per la figlia (30 mila, anzichè 60 mila); gli imprenditori gli avrebbero anche presentato un dirigente bancario per ottenere un mutuo a tasso agevolato per l’acquisto dell’immobile. Terrani avrebbe invece ricevuto dai costruttori Lupo e La Corte un incarico professionale per una sua amica.
A Li Casti viene contestata anche un’altra variante di favore di Biocasa, un suo provvedimento aumentò le unità abitative da 72 a 96. Pure in quel caso, il progetto era stato redatto dal suo ex socio Seminerio. I due costruttori finiti nell’inchiesta avevano grandi entrature al Comune: l’ex dirigente Monteleone avrebbe avallato l’ennesima variante a una concessione edilizia per portare il numero degli appartamenti da realizzare da 96 a 133. In cambio, Lupo gli avrebbe promesso 15 mila euro. E a un’amica del dirigente sarebbero arrivati diversi incarichi
Il pentito
Li Castri, Seminerio e Monteleone “coltivavano insieme numerose cointeressenza economiche”, ha raccontato l’ultimo pentito di mafia, Filippo Bisconti, il boss costruttore che in più occasioni aveva frequentato lo studio Seminerio. “Le indagini – dice il colonnello Gianluca Angelini, comandante del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo – hanno consentito di ipotizzare l’esistenza di un vero e proprio comitato d’affari in grado di incidere sulle scelte gestionali di pubblici dirigenti e amministratori locali, i quali avrebbero asservito la pubblica funzione agli interessi privati, in modo da consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore dell’edilizia privata”. Di recente, il consiglio comunale aveva espresso parere negativo per l’operazione delle zone industriali, Lo Cascio aveva invece votato a favore.
“Il quadro indiziario è stato corroborato dalle dichiarazioni di Filippo Bisconti – dice il colonnello Mauro Carrozzo, comandante del Reparto Operativo dei carabinieri – arrestato nell’operazione Cupola 2.0 perchè ritenuto componente della commissione provinciale di Cosa nostra”.
(da “Huffingtonpost”)
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