Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile
IL 24 FEBBRAIO AL PIRELLONE HA INCONTRATO FONTANA ED E’ STATO A STRETTO CONTATTO DEL SUO STAFF
Il Presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana si è messo in isolamento a causa del
coronavirus. «I risultati del test del coronavirus sono arrivati da pochi minuti e la notizia è positiva. Io non ho contratto alcuna infezione, ma una mia stretta collaboratrice è risultata positiva al virus. Per due settimane mi metto in quarantena» ha detto su Facebook Fontana dopo la scoperta della positività di una sua collaboratrice al tampone per Covid-19.
Come ha fatto notare Selvaggia Lucarelli su Twitter ora anche Matteo Salvini è a rischio infezione.
Il 24 febbraio infatti il leader della Lega si è incontrato al Pirellone con Fontana per fare il punto della situazione con i leghisti lombardi.
All’incontro hanno partecipato tra gli altri anche il consigliere reginale GianMarco Senna e l’onorevole Paolo Grimoldi. La riunione era piuttosto affollata e non è dato di sapere se fosse presente anche la collaboratrice di Fontana risultata positiva al test per il coronavirus.
Dopo quell’incontro Salvini ha organizzato anche due incontri al Senato, uno il 25 febbraio e uno ieri.
Non finisce qui, perchè Fontana in questi giorni ha incontrato parecchie persone negli incontri istituzionali che si sono susseguiti in questi giorni. Ad esempio ministro della Salute Roberto Speranza, il capo della Protezione civile Angelo Borrelli e il sindaco di Milano Beppe Sala.
Il dubbio è che a tutti questi incontri fosse presente anche la collaboratrice di Fontana e che quindi tutti debbano quanto meno fare il tampone per il coronavirus.
Il Fatto Quotidiano riferisce che ieri è stata annullata la consueta conferenza stampa delle 18:30 che si tiene ogni giorni nel palazzo della Regione Lombardia con tanto di evacuazione della sala stampa. Una certa apprensione serpeggia anche tra i cronisti che in questi giorni hanno partecipato agli incontri in Regione.
Anche in caso di negatività dei tamponi però a quel punto sarebbero tutti costretti — Salvini in testa — a mettersi in quarantena volontaria per due settimane in modo da evitare di diffondere il contagio.
Per Salvini questo significa niente viaggi sui barconi (non vorremo certo rischiare di portare il coronavirus in Africa come fanno gli italiani vero?) ma anche niente comizi e incontri con cittadini ed elettori.
E appena il giorno prima, il 23 febbraio, il Segretario del Carroccio aveva partecipato ad una cena da 1.500 persone a Genova.
(da “NextQuotidiano“)
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Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile
LA SIGNORA POSITIVA E TRANQUILLA: “NOI SAREMO ANCHE IGNORANTI, MA QUALCUNO HA SOFFIATO SUL FUOCO DELLA NOSTRA IGNORANZA”
La mascherina dell’ottusità , e il sorriso amaro del buonsenso.
Se servivano dei simboli antitetitici e solari, per consegnare agli atti della storia la più grande epidemia di psicosi social che il mondo ricordi, oggi i giornali ce ne regalano due che sembrano fatti apposta per viaggiare insieme: la foto acchiappaclick e suicida del governatore Attilio Fontana, e l’intervista della donna guarita dal virus.
La prima, purtroppo, farà il giro del mondo e diventerà un nuovo colpo per la già martoriata economia Lombarda: un karakiri-selfie. La seconda è la vera reazione dell’Italia civile.
Una donna semplice, seria, che non vanta lauree in epidemiologia e spiega: “Noi saremo anche ignoranti, ma qualcuno ha soffiato sul fuoco della nostra ignoranza”.
Ma partiamo da Fontana: Milano è diventata una ghost town, la settimana della moda è stata distrutta, i negozi chiudono, tutti spiegano che bisogna trasmettere messaggi che rassicurino la popolazione, per la prima volta nella storia la fila alla stazione centrale la fanno i taxi, e non le persone, e lui cosa fa?
Dopo la scoperta della positività della sua collaboratrice, decide di auto-immortalarsi con la mascherina sul viso (forse ignaro, fra l’altro, che tutti i medici spiegano che coprirsi la bocca sia molto meno importante di lavarsi le mani).
Cosa avrebbe dovuto fare Fontana? Probabilmente nulla, avrebbe arrecato meno danno. O, se proprio voleva, farsi riprendere mentre beve un flacone di amuchina (che almeno serve a qualcosa): ma la sindrome dei pieni poteri ha travolto anche gli insospettabili, ha reso visibile la grana grossa dei piccoli governatori-Stramanore (sia di destra che di sinistra, ovviamente, vedi il caso delle Marche) e allora ecco questa pubblica esibizione di narcisismo virale.
Passiamo alla signora, invece. Dopo la morte di Adriano Trevisan, il primo decesso italiano che ha avuto come concausa il coronavirus, era stata subito sottoposta al tampone.
Sul Corriere della Sera, la penna arguta di Marco Imarisio ci regala la sua testimonianza, che purtroppo per ora resterà anonima: la donna è di Vo’ Euganeo, si sottopone spontaneamente alla prova per tranquillizzare quelli che ha intorno: “Mi guardavano come se avessi sputato il virus nel caffè. Tranquilli, ho detto ai miei amici, non ho sintomi, sarà negativo”. Invece, purtroppo, risulta positiva. I medici la ricoverano, per scrupolo. E lunedì mattina — come ci racconta Imarisio — è già tornata a casa, in “isolamento domiciliare fiduciario”: ovvero una quarantena autoimposta di 14 giorni. La sua degenza è durata appena un giorno e mezzo.
Chissà cosa avrebbe fatto, questa donna di 47 anni, se avesse avuto la febbre mediatica di Fontana: probabilmente un film.
Invece, la prima persona dimessa dopo una diagnosi che le assegnava una infezione da virus Covid-19 ci regala la più grande lezione di intelligenza applicata alla crisi: “Sono solo una persona che è andata a casa, come faranno presto tanti altri. Svegliamoci ragazzi, che ci stiamo facendo del male da soli”.
Imarisio le chiede cosa le abbiamo detto i medici, e lei risponde così: “Quel che le sto dicendo io. Gli anziani devono stare più attenti, gli altri facciano attenzione a non pestarsi i piedi, a tenersi a distanza”.
Poi, quando il giornalista del Corriere della Sera chiede cosa pensi della paura che si è diffusa nel nostro paese esplode: “Ma di cosa? È una influenza, mica muori, se non sei già malato. Mi sembra che siamo diventati tutti scemi”.
La signora, che dice di essere “vecchio stampo”, e di frequentare poco i social, racconta di averlo fatto, come pena aggiuntiva, durante la degenza e spiega: “Mi ha colpito il video di un signore con la mascherina. Sembrava in panico, diceva che ci infetteremo tutti…”.
Finchè: “A un certo punto si è tolto la mascherina. E ha detto di essere un malato di cancro, a cui resta un mese di vita. Noi, diceva, andiamo via nell’indifferenza generale, senza rompere i c… a nessuno, mentre voi state impazzendo per questa cosa qui. Ma non vi vergognate? chiedeva. Secondo me, ha ragione lui. Un po’ ci dovremmo vergognare”.
(da TPI)
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Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile
“IRRESPONSABILE”: LA CONDANNA DELLA POLITICA
Questa foto di Attilio Fontana con la mascherina dimostra che in Italia la situazione è disperata, ma
non seria.
Il governatore della Lombardia, che già ha dato prova delle sue conoscenze di virologo (<–- ironia) si fa ritrarre nel suo studio in Regione indossando la mascherina perchè una collaboratrice del governatore è risultata positiva al coronavirus e lui andrà in auto-isolamento.
“Da oggi qualcosa cambierà — dice in un video su Facebook, rendendo noto il caso di positività della sua collaboratrice — perchè anche io mi atterrò alle istruzioni date dall’Istituto Superiore della Sanità , per cui per due settimane cercherò di vivere in sorta di auto-isolamento che soprattutto preservi le persone che lavorano con me”.“Oggi ho già passato tutta la giornata indossando per precauzione la mascherina e continuerò a farlo nei prossimi giorni per evitare che qualcuno, se mai dovessi positivizzarmi, possa essere da me a sua volta contagiato”, spiega ancora Fontana. “Quindi quando mi vedrete nei prossimi giorni in questo modo non spaventatevi — aggiunge indossando in un video su Facebook la mascherina — Sono sempre io e sono pronto a difendere tutti gli altri lombardi che verranno in contatto con me da ogni possibile infezione”.
“Io mi auguro che ce ne sarà bisogno per poco tempo — conclude — perchè sono convinto che con l’impegno che stiamo mettendo noi e stanno mettendo tutti i cittadini nello spazio di pochi giorni riusciremo a rallentare la diffusione del virus e poi a interromperla. Io comunque ce la metto tutta e sono fiducioso del lavoro che stiamo facendo”.
Che sia una sceneggiata si capisce dal fatto che indossando la mascherina nel video che pubblica Fontana forse voleva preservare la rete dal contagio.
La mascherina non lo protegge in alcun modo. Ma adesso quella foto farà il giro del mondo, danneggiando la Lombardia produttiva che il governatore dovrebbe tutelare.
“Irresponsabile”, “gesto inutile”: dal Pd ai 5 stelle le critiche al video di Fontana con la mascherina
Per molti la diretta Facebook è stata inopportuna
“Un gesto inutile”, “non una bella immagine”, “aggiunge danno a danno”. Sono solo alcuni dei commenti rivolti ad Attilio Fontana. Il governatore della Lombardia si è mostrato in video, in diretta Facebook, annunciando che si sarebbe messo in autoisolamento, e indossando in diretta una mascherina, perchè una sua stretta collaboratrice era risultata positiva al test per il coronavirus. Un gesto che non è piaciuto a molti.
“La mascherina in diretta Facebook non serve a nulla esattamente come non serve metterla in aula alla Camera. Tutti sappiamo che è così, anche chi la indossa. Un gesto inutile e dannoso per il messaggio che diffonde. Spiace che a farlo siano rappresentati delle istituzioni”, ha scritto Matteo Orfini, deputato del Pd.
Carlo Calenda, invece, gli consiglia di essere più consapevole o di cambiare lavoro: “Il Governatore Fontana è un completo irresponsabile. “La sua foto con la mascherina farà il giro del mondo. Confermerà l’idea di un paese assediato e paralizzato dal Coronavirus. Il sistema economico stava già soffrendo per un inizio di recessione, oggi è ulteriormente e drammaticamente danneggiato dal modo scomposto con cui alcune Regioni stanno gestendo la crisi. Il Governatore della più importante regione italiana in termini economici, deve avere consapevolezza degli effetti delle sue azioni. Altrimenti meglio che cambi lavoro”.
(da “NextQuotidiano”)
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Febbraio 27th, 2020 Riccardo Fucile
STA A VEDERE CHE IL CORONAVIRUS FA DIVENTARE DEMOCRISTIANI
Buongiorno dal vostro inviato sul lato comico dell’emergenza. Oggi se ne segnalano più che sulle sfaccettature di un Koh-i-noor.
Segnalo in primis l’ordinanza della Regione Veneto che ha fotocopiato quella dell’Emilia-Romagna dimenticandosi, nel copincolla, di cambiare il nome della Regione.
Vi aspettiamo, amici veneti, i nostri ospedali sono aperti anche nei weekend.
C’è poi il video autoprodotto dalla signora ischitana che pedina i pullman nordisti e insulta liguri a caso dando loro degli incivili perchè non stanno in quarantena. Urge rileggere De Crescenzo: “Si è sempre meridionali di qualcuno”.
Proseguo col giornale online che, parlando del video ministeriale in cui Amadeus spiega come difendersi dal virus, ha titolato: “È diventato virale”. Ecco.
E concludo col Caporale che ha twittato: “Stiamo valutando anche l’ipotesi di chiedere contatti ai massimi Vertici del Paese. Non si può perdere tempo”.
Uno che fino a dieci secondi fa si esprimeva eseguendo inni maghrebini con parti irriferibili del corpo, adesso valuta l’ipotesi di contattare i massimi Vertici (“v” maiuscola ad minchiam, che è un po’ come dire i più migliori).
Sta’ a vedere che il coronavirus fa diventare democristiani.
(da “La Repubblica”)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
SEI DIVENTATO TU LO STRANIERO SGRADITO, QUELLO CHE TROVA I PORTI CHIUSI, QUELLO CHE PORTA E MALATTIE
Tu, tu che compri ventotto pacchi di pasta.
Tu, tu che cerchi l’amuchina al mercato nero.
Tu che giri con la mascherina, anche se ti hanno detto che non serve a niente, a meno che tu non sia malato.
Tu che hai fatto incetta di mascherine inutili, e nemmeno le metti perchè ti senti ridicolo, in fondo, ma saperle in tasca, nel cassetto, ti fa sentire meglio, ti fa sentire uno che sta controllando la situazione.
Tu che progetti la fuga di tuo figlio da una regione dove ci sono 10 positivi al coronavirus (non “infetti”, non “malati”, solo positivi al test).
Tu che stai connesso 24 ore al giorno, e aspetti i bollettini, la conta, più cinquanta, più cento, e ti senti sotto assedio.
Tu che un giorno minimizzi e un giorno sei nel panico, un giorno “poco più di un’influenza” e un giorno peste nera, un giorno pensi che gli scienziati ti salveranno e un giorno torni a pensare che siano “professoroni” arroganti.
Tu che pensi che sia meglio un posto di blocco in più che un posto letto in più all’ospedale.
Tu che “la nostra sanità pubblica è la migliore del mondo”, ma eri d’accordo con chi la voleva sempre più privata.
Tu che “dobbiamo coordinare tutto”, ma applaudi ai proclami di quelli che vogliono “pieni poteri” per ogni sindaco, ogni cantone, ogni condominio.
Tu che lo vorresti proprio conoscere, questo “paziente zero” che se n’è infischiato di te, e com’è possibile, eri tu quello che se ne infischiava di tutti, non è giusto.
Tu che ti senti meglio alle parole “chiudere, sbarrare, impedire, controllare”, e pensi che sono anni che si sarebbero dovute usare, quelle parole, e accidenti ai buonisti che non lo hanno permesso.
Tu che a un certo punto sei chiuso, sbarrato, impedito, controllato, “trattato come un pacco”, come una sostanza pericolosa, e giustamente protesti, e nessun buonista si occupa di te, accidenti.
Tu che sì, ti senti in guerra, sì, hai paura che i supermercati finiscano le scorte, e quindi, un uomo in guerra e con lo spettro della fame non ha forse diritto di proteggere se stesso e la sua famiglia?
Tu che vai all’estero per lavorare, eppure ti vogliono mettere in quarantena perchè sei diventato tu lo straniero sgradito, sei diventato tu quello che trova i porti chiusi, sei diventato tu quello “che porta le malattie”.
Tu, per cui la guerra e la fame e la paura degli altri non sono mai abbastanza, non sono mai vere.
Tu, italiano, un certo tipo d’italiano, al tempo del coronavirus.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
LO STRANO CAPITALISMO ITALIANO: PRIVATIZZARE GLI UTILI E SOCIALIZZARE LE PERDITE, DIMENTICANDO IL RISCHIO D’IMPRESA .. IL GOVERNO DEVE FARE DI PIU’, CERTO: INIZI A ELIMINARE QUOTA 100 E GLI SCONTI AGLI EVASORI FISCALI VOLUTI DALLA LEGA E A DARE IL REDDITO DI CITTADINANZA SOLO A CHI NON HA UN LAVORO IN NERO
Le spie rosse che fanno scattare l’allarme diventano incandescenti a distanza di un’ora l’una dall’altra. Alle quattro del pomeriggio Moody’s rompe il tabù che circola nelle stanze del governo, dare cioè un nome e un peso all’impatto del coronavirus sull’economia. “L’Italia rischia di scivolare in recessione”, sentenzia l’agenzia di rating. Passa appena un’ora e Carlo Bonomi, presidente di quella Assolombarda che è la costola del Nord e quindi più pesante dell’industria nazionale, sbatte in faccia all’esecutivo un altro drammatico dato di realismo: “Siamo in emergenza, le misure adottate fino ad ora sono insufficienti”.
In quegli stessi minuti a palazzo Chigi è riunito un tavolo tecnico sul decreto relativo alle ordinanze. Eccola l’immagine che marca la scollatura tra il grido di dolore del mondo produttivo e l’affanno del governo.
Il riposizionamento dell’esecutivo a livello sanitario e amministrativo, che passa dal “tampone per tutti” a “tampone solo per chi ha i sintomi” e dal no panic, lascia sul campo una coda velenosa e nervosa, difficile da gestire.
È il conto da pagare, è un’economia che già fiaccata nelle sue previsioni di crescita, si trova ora incanalata verso una nuova crisi, con il Pil che rischia di sprofondare sotto lo zero.
Non è solo una questione di percentuali e mercati che crollano. Quella che è in corso è un’emorragia dell’economia reale. Sono imprese che rischiano di chiudere, posti di lavoro in fumo.
Assoviaggi evoca l′11 settembre e la strage del Bataclan per dire che oggi la situazione per il turismo è peggiore. La filiera della logistica e dei trasporti è in ginocchio. Quando parliamo della logistica parliamo di un settore vitale per un Paese esposto all’export come l’Italia. Qualcosa come più di 100mila imprese, un milione e mezzo di addetti e 85 miliardi di fatturato.
La cronaca di questi giorni dice di operazioni doganali a rilento, trasportatori bloccati in quarantena, linee cargo chiuse, ritardi pesanti nelle spedizioni, pratiche ingolfate che continuano a sovrapporsi.
In poche parole: è il vento della crisi che sta iniziando a sollevarsi. Ed è questo il tasto su cui preme Bonomi quando dice che “l’impatto del coronavirus lo sconteremo duramente”.
Ora il punto che rende la coda nervosa è che il mondo produttivo dà la colpa al governo. Per due ragioni.
La prima accusa è quella di aver gestito la situazione economica con un protocollo di emergenza esasperato, strozzando le attività . Ecco cosa dice Alberto Dal Poz, il numero uno di Federmeccanica: “Sacrosanto difendere la salute dei cittadini, ma anche il nostro sistema economico è un bene da tutelare. Al momento c’è un allarmismo esagerato che ci fa e ci farà molto male”. (ma perchè non rivolgono queste critiche al leader dell’opposizione?…)
La seconda ragione è che nonostante il cambio di strategia, al governo viene imputato di procedere troppo lentamente, senza una cabina di regia unica, con il fiato corto quando invece il passo dovrebbe essere rapido, scattante, capace di macinare decreti che puntino dritto alla grande questione, cioè la crescita zero, meglio il rischio della recessione.
Il combinato disposto di queste due ragioni determina indignazione, rabbia, sofferenza all’interno del mondo produttivo. Bonomi, tra l’altro candidato in pole per guidare Confindustria da aprile, è tutto tranne che una voce isolata dentro l’associazione di viale dell’Astronomia.
È anzi il frontman di un malessere che ora non si riesce più a trattenere nelle dichiarazioni di attesa dei primi giorni. Quando la riunione tecnica a palazzo Chigi è ancora in corso, dal quartier generale di Vincenzo Boccia arriva un altro messaggio di pietra al governo: “Servono decisioni efficaci e condivise”.
E sulle misure già adottate, il messaggio non fa sconti: “solo primi provvedimenti di sostegno”.
Già ieri il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci, aveva portato al tavolo convocato dal governo al ministero dello Sviluppo economico il tema in tutta la sua ampiezza: fare presto e fare in modo ordinato, senza frammentazioni, cioè senza più teste che decidono.
E soprattutto fare bene, cioè qualcosa che dia un segnale di consapevolezza che bisogna rompere la cortina della zona rossa e dell’emergenza per mettere su un intervento di sistema, capace di tenere il l’economia lontana dalla recessione. Confindustria, poi, non è la sola a pensarla così. Ci sono tutte le associazioni di tutte le categorie, dal commercio al turismo, passando per la moda e il food.
Di fronte a questo scenario, il governo risponde con un passo lento. Basta puntare un faro sul timing e sui contenuti. Fino ad oggi il tabellino degli interventi economici dice questo: un decreto del Tesoro che sospende il pagamento delle tasse negli 11 Comuni colpiti inizialmente dal contagio e 20 milioni recuperati dal Fondo predisposto per i premi della lotteria degli scontrini.
Venerdì arriverà sul tavolo del Consiglio dei ministri un decreto con la cassa integrazione, lo stop al versamento dei contributi e alle bollette. I confini di queste misure dicono di una natura emergenziale, da zona rossa, non di sistema.
Il decreto più corposo, quello che dovrà sostenere tutte le imprese colpite dal virus, è stato annunciato per la prossima settimana. A oggi è ancora in fase di costruzione. Dentro ci saranno 300 milioni che saranno destinati all’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, con l’obiettivo di sostenere le aziende più esposte.
Sarà rifinanziato il Fondo di garanzia per le imprese con nuova liquidità e un sostegno sarà dato anche per quelle che fanno export. Quanti soldi saranno messi sul piatto ancora non si sa.
Ieri, al tavolo con le imprese, il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli avrebbe detto che “i soldi sono pochi”. Poi c’è Bruxelles, che ha aperto alla possibilità di dare più flessibilità sui conti proprio per il coronavirus, ma è una partita che andrà condotta politicamente perchè bisogna capire se e quanta flessibilità si riuscirà a ottenere. “Ancora è prematuro fare una quantificazione della richiesta”, dice una fonte di governo di primo livello a Huffpost. L’asincronia tra il mondo produttivo e il governo è tutta qui.
(da “Huffingtonpost”)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
UNA SUA STRETTA COLLABORATRCIE E’ RISULTATA POSITIVA AL CORONAVIRUS, LUI NON E’ POSITIVO MA PER DUE SETTIMANE VIVRA’ IN ISOLAMENTO… I CONTAGI SALGONO A 455
Una stretta collaboratrice del governatore della Regione Lombardia, Attilio Fontana, è risultata
positiva al coronavirus. “Purtroppo è risultata essere positiva al corunavirus”, ha annunciato Fontana su Facebook spiegando che si metterà in quarantena per due settimane pur essendo risultato negativo.
“Da oggi qualcosa cambierà – dice – perchè anche io mi atterrò alle istruzioni date dall’Istituto superiore della Sanità , per cui per due settimane cercherò di vivere in sorta di auto-isolamento che soprattutto preservi le persone che lavorano con me”.
Sono 12 i decessi legati a coronavirus Sars-Cov-2. L’ultima vittima è un uomo di Lodi di 69 anni, con patologie respiratorie pregresse, morto in Emilia Romagna. L’aggiornamento in serata del capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, sommata alle novità arrivate in tarda serata da quattro regioni danno questa situazione sui conteggi a proposito dell’epidemia Covid-19: Lombardia 305 casi, Veneto 71, Emilia Romagna 47, Liguria 16, Piemonte, Lazio, Marche e Sicilia 3, Toscana 2, Alto Adige e Puglia 1.
Il totale è di 455, questa sera alle 21. Trentasei sono in terapia intensiva. Rispetto a martedì sera, ieri, i positivi sono cresciuti di 130 ed è la più forte crescita da quando, il 29 gennaio, il coronavirus è stato diagnosticato in Italia.
In serata il presidente della Regione Liguria ha segnalato che sono risultati positivi al primo tampone altri dieci ospiti di uno dei due hotel di Alassio. E così la Regione Marche ha segnalato altri due contagiati. E, ancora, la Lombardia ha aggiornato pesantemente la sua conta.
Infine, primo caso in Puglia, l’undicesima regione toccata dal virus. E’ un uomo che risiede nella provincia di Taranto, di ritorno da Codogno. In tutti questi casi serve la conferma, attraverso un secondo tampone, dell’Istituto superiore di Sanità .
Al momento i focolai restano quelli della Lombardia e del Veneto e tutti i contagiati avevano avuto contatti con i residenti delle zone rosse, oppure vi avevano soggiornato. “In Liguria non c’è un nuovo focolaio, facevano parte tutti della stessa comitiva”, ha detto Borrelli. Buone notizie arrivano dal Lazio, dove non risultano più ammalati perchè sono guariti sia la coppia di cinesi, primi contagiati in Italia, sia il ricercatore che era rientrato dalla Cina. I guariti, quindi, sono tre.
(da agenzie)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
E’ UN DIPENDENTE DELL’ENI, IN ISOLAMENTO IN OSPEDALE AD ALGERI… MA NESSUN POLITICO ALGERINO SI E’ PERMESSO DI ACCUSARE GLI ITALIANI: IMPARATE, INFAMI ISTIGATORI RAZZISTI
Riflettete su questa notizia: primo caso di Coronavirus in Algeria. Purtroppo è vera, e in questo caso si sa già chi è “il paziente zero”. Si tratta di un italiano, un dipendente dell’Eni, oggi tenuto in isolamento dalle autorità algerine, un lavoratore a cui ovviamente facciamo tutti i migliori auguri di non avere nessuna complicazione.
Questa piccola storia — nel fiume di comunicazione ansiogeno che ci sta investendo — apparentemente è solo un dettaglio. Tuttavia la vicenda di questo signore che arriva da Lodi in un paese africano e porta per primo il contagio merita una riflessione più attenta: non riguarda lui, riguarda noi.
Per un mese, ma sembra un secolo fa, sentivamo ripetere che il virus sarebbe arrivato “con i migranti” e “sui barconi”, insieme “ai disperati dell’Africa”.
Adesso l’apologo rovesciato ci insegna che siamo noi i contaminatori, e gli africani, civilmente, si proteggono con la quarantena. Con molta più ragionevolezza di noi, ovvio.
Nelle pochissime certezze che il tritacarne mediatico del Coronavirus ci lascia, dal punto di vista epidemiologico, se non altro, c’è questa: come si sapeva fin dalla diffusione in Cina il virus fatica ad attecchire all’aperto e al caldo, prolifera negli spazi chiusi. Stop.
Era troppo bello — per i soliti noti e per i troglotwitters — immaginare questa contaminazione come una sorta di damnatio, una colpa supplementare agli occhi di chi guarda il mondo inforcando gli occhiali deformanti dell’ideologia.
“Africani contaminatori”, come nello stereotipo che da anni si evoca senza successo. Ebbene, con un colpo di scena degno del più classico meccanismo di ribaltamento, è accaduto il contrario.
Il punto, dunque, è che la vicenda del signore dell’Eni ci aiuta a chiarire alcuni principi di civiltà : siamo tutti contaminatori, cioè malati, i monatti non esistono, come pure le presunte razze superiori.
Vale per i rapporti tra l’Italia e l’Africa, vale anche per gli stereotipi fra Nord e Sud: per questo ho trovato sublime, sapendo che si tratta di uno scherzo, quel cartello che ha furoreggiato sui social nelle ultime ore: “Non si fitta ai settentrionali”.
Che ovviamente non va preso sul serio: ma trasformato in una lezione sul virus più letale che circola nel nostro paese in questi giorni: l’imbecillità .
(da TPI)
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Febbraio 26th, 2020 Riccardo Fucile
IN EUROPA NESSUNO DISCRIMINA GLI ITALIANI, SONO SOLO I SOVRANISTI A FARLO
In Italia c’è il coronavirus, è un dato di fatto. È altrettanto noto che la chiusura di frontiere o
aeroporti o la sospensione degli accordi di Schengen non possa fermare il virus.
Il motivo è semplice: calcolando il periodo di incubazione di Covid-19 l’infezione potrebbe essersi estesa già oltre i confini nazionali. Dove tra l’altro è già presente visto che sia in Francia che in Germania ci sono stati casi di trasmissione locale del coronavirus.
Ma siccome tutto il mondo è paese, l’internazionale sovranista non esiste e i sovranisti fanno gli stessi ragionamenti sia di qua che di là del confine ecco che quelli che stanno “fuori” propongono di isolare l’Italia. Per precauzione ovviamente.
Per primi lo hanno proposto gli austriaci, che hanno bloccato al Brennero un treno diretto a Monaco per fare i controlli su tutti i passeggeri e hanno ventilato la possibilità di una sospensione degli accordi di Schengen, che però è stata respinta dalla Commissione Europea.
Poi è toccato alla leader del Rassemblement National Marine Le Pen che non appena si è saputo della diffusione dei primi casi di coronavirus a Codogno si è detta favorevole a ripristinare controlli alla frontiera con l’Italia.
Le Pen, alleata della Lega al Parlamento Europeo, ha detto che il ritorno dei controlli alla frontiera «sarà necessario se l’epidemia è fuori controllo in Italia».
Oggi una fonte diplomatica francese citata dall’ANSA alla vigilia del vertice Italia-Francia di Napoli ha fatto notare che «la solidarietà populista tra Salvini e Le Pen si ferma sulla questione delle frontiere» aggiungendo che sul coronavirus e Le strategie per arginare l’epidemia «i due leader sulla Lombardia non hanno le stesse idee».
Come faceva notare Bloomberg il campo sovranista europeo sta usando il coronavirus per agitare paure irrazionali e chiedere la chiusura delle frontiere.
Il problema è che in Italia la Lega ha chiesto “porti chiusi” contro i barconi che vengono dall’Africa mentre i colleghi europei pensano più alle frontiere interne.
Il colpo di grazia però lo ha assestato la Lega dei Ticinesi che ha chiesto di chiudere le frontiere tra Svizzera Italia per arginare l’epidemia. «Il dato saliente delle fumose comunicazioni ufficiali odierne sull’emergenza coronavirus è che continuano a non essere previste misure ai confini con l’Italia per tutelare la popolazione ticinese. Intanto nella Penisola i morti sono saliti a 7, quasi tutti in Lombardia» ha detto il consigliere nazionale leghista ticinese Lorenzo Quadri su Facebook.
E ancora: impedire l’accesso ai lavoratori transfrontalieri (gli italiani che vanno a lavorare in Svizzera). «Dei 70mila frontalieri (ufficiali) che entrano quotidianamente in Ticino, 45mila sono impiegati nel settore terziario: quindi è possibile negar loro l’accesso al nostro Cantone per un periodo adeguato di tempo, senza che ciò provochi alcun danno significativo all’economia. Del resto lo scoppio di un’epidemia in Ticino imporrebbe una serie di misure drastiche (si pensi a quelle decretate in Lombardia) che avrebbero conseguenze ben più pesanti sulle attività produttive».
E Quadri si rivolge in particolare a quegli imprenditori che hanno assunto frontalieri al posto di ticinesi invitandoli a «fare fronte alle implicazioni di tale scelta». E proprio sul tema dei lavoratori transfrontalieri la Lega Ticinese era andata allo scontro proprio contro la Lega Nord.
Perchè per i leghisti nostrani quelli che rubano il lavoro sono gli altri, non noi (l’idea che nessuno rubi il lavoro invece non è contemplata).
Ironia della sorte tocca proprio al leghista Attilio Fontana vestire i panni dell’europeista quando ha condannato quei paesi europei che a suo dire «dovrebbero rivedere la loro appartenenza all’Unione dopo la discriminazione nei nostri confronti». Il bello è che in Europa nessuno discrimina gli italiani. Sono solo i sovranisti.
E a parte i proclami di Le Pen e della Lega Ticinese c’è solo l’annuncio del premier sloveno che ha detto che valuterà la chiusura del confine con l’Italia.
Ma lì, in Friuli-Venezia Giulia c’è il leghista Massimiliano Fedriga, quello che voleva costruire un muro, un reticolato un qualcosa, al confine sloveno per impedire l’arrivo dei migranti della rotta balcanica. Ora il rischio è che tenga dentro gli italiani.
(da “NextQuotidiano”)
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