Destra di Popolo.net

E’ GUARITA ELENA, L’INFERMIERA DELLA FOTO SIMBOLO: DORMIVA STREMATA SU UN PC

Aprile 2nd, 2020 Riccardo Fucile

“NON VEDO L’ORA DI TORNARE IN OSPEDALE”

Si è ammalata di coronavirus e ora è guarita Elena, l’infermiera dell’ospedale di Cremona protagonista della fotografia diventata tre settimane fa un simbolo della lotta al virus, in cui era ritratta addormentata sulla tastiera di un computer, con ancora indosso guanti, mascherina, camice e copricapo.
Risultata positiva cinque giorni più tardi quel turno estenuante, l’infermiera di 43 anni ora è guarita.
Come confermano dall’ospedale, dopo il primo tampone negativo aspetta il secondo per rientrare in ospedale: “Non vedo l’ora”, ha detto al sito Cremonasipuò.it.

(da agenzie)

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SONDAGGIO IXE’: LA LEGA SCENDE AL 26,2%, RENZI ALL’1,9%, LA FIDUCIA NEL GOVERNO AUMENTA DEL 15%

Aprile 2nd, 2020 Riccardo Fucile

AVANTI COSI’ PER I DUE MATTEO: CONTINUATE A FARE POLEMICHE INUTILI E SPROFONDATE

Continua a crescere la fiducia nel governo Conte, che dall’inizio dell’emergenza coronavirus è salita di 15 punti.
Dall’ultimo sondaggio dell’istituto Ixè emerge che, in termini di consenso elettorale, nella compagine di governo sale il Movimento 5 Stelle (15,6% dal 15,1) e la Sinistra (3,9% dal 3,5), mentre subisce una leggera flessione il Pd (22,6% dal 22,9).
Prosegue il calo di Italia Viva di Matteo Renzi, che scende sotto la soglia del 2%: è infatti all’1,9% dal 2,2.
Sul fronte dell’opposizione, prosegue l’erosione della Lega (26,2% dal 26,5), mentre salgono Forza Italia (7,4% dal 7) e Fratelli d’Italia (12,8% dal 12,7)

(da agenzie)

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IL CONFRONTO TRA L’OSPEDALE DI BERGAMO REALIZZATO DAGLI ALPINI E QUELLO DELLA FIERA DI MILANO COSTATO 20 MILIONI

Aprile 2nd, 2020 Riccardo Fucile

140 POSTI DI TERAPIA INTENSIVA REALIZZATI IN NOVE GIORNI A BERGAMO… 24 POSTI QUELLO DELLA FIERA ANCORA NON PRONTO DOPO 20 GIORNI

L’ospedale realizzato dall’Associazione Nazionale Alpini all’interno dei padiglioni della Fiera di Bergamo è pronto. “Partito come idea di struttura campale d’emergenza, sulla base della nostra Colonna Mobile, il progetto è stato modificato in corsa, per giungere ad ottenere un vero e proprio ospedale con settantadue posti di ricovero in terapia intensiva e altrettanti in condizioni sub intensiva — ha spiegato oggi Sebastiano Favero, Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini -. La flessibilità  dell’organizzazione alpina e l’abitudine ad operare in emergenza hanno concretizzato un piccolo miracolo: i lavori, infatti, sono iniziati il 24 marzo e si sono conclusi il 1 aprile”. Ovvero nove giorni tondi tondi.
All’ospedale di Bergamo quindi già  da oggi i posti letto sono un totale di 144. La struttura sarà  gestita dall’azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII in collaborazione con il personale di Emergency, insieme ai medici arrivati dalla Cina e dalla Russia.
L’ospedale era nato con l’idea di alleggerire il lavoro di quello principale, ma oggi ha posti in terapia intensiva e subintensiva e quindi può anche sostituire quello principale.
Un risultato impressionante che testimonia il grande lavoro svolto a tutti i livelli dai volontari anche se il sindaco della cittadina Giorgio Gori ha dichiarato che non ci sarà  alcuna inaugurazione dopo quello che è accaduto alla Fiera di Milano
E quello della Fiera di Milano inaugurato con assembramento da Attilio Fontana e dalla Regione Lombardia invece?
All’inizio si parlava di un ospedale da campo sul modello di quello realizzato a Wuhan, dotato addirittura di 600 posti in terapia intensiva. Piano piano le promesse e gli annunci hanno fatto posto alla realtà .. Il governatore ha dichiarato di recente che la struttura sarà  in grado di accogliere fino a un massimo di 250 pazienti. Ma non tutti saranno disponibili da subito visto che alcune aree non sono state ancora concluse.
«Alla fine della prima fase di lavori, si arriverà  a otto moduli operativi per un totale di 53 posti», ha detto il direttore generale del Policlinico di Milano Ezio Belleri, che ha assunto la gestione della struttura, definendola «la terapia intensiva più grande d’Italia».
Ma l’assessore al Welfare Giulio Gallera è stato meno entusiasta: «Nel nuovo ospedale apriranno tra i 12 e i 24 posti», ha dichiarato il giorno dell’inaugurazione a Mattino 5.
E, scrive il Manifesto, si tratta di meno della metà  di quelli messi in piedi nei primi 8 moduli (da 7 letti ciascuno): “Per ora, si è ben lontani dai 250 citati da Fontana. In realtà , come confermato da Gallera, il numero sarebbe quello dei ventilatori disponibili per la struttura e non quello dei posti che verranno realizzati”. E per fortuna ancora non è possibile paragonare i costi…

(da “NextQuotidiano“)

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IL QUOTIDIANO TEDESCO BILD ESPRIME VICINANZA AL POPOLO ITALIANO: “SIAMO CON VOI”

Aprile 2nd, 2020 Riccardo Fucile

L’IMMAGINE DELL’INFERMIERA DI BERGAMO ACCOMPAGNATA DALLE DUE BANDIERE: “LA FORZA DELL’ITALIA E’ SAPER DONARE AMORE AGLI ALTRI”

Se a livello governativo ci sono molte tensioni — soprattutto per quel che concerne l’aspetto economico della crisi sanitaria in Europa -, c’è un quotidiano tedesco che ha deciso di esprimere vicinanza al popolo italiano con un’immagine.
La foto di un’infermiera di Bergamo alla fine del suo turno in ospedale, accompagnata da due bandiere: il tricolore italiano e quello tedesco. Il tutto accompagnato dal titolo di Bild: «WIR SIND BEI EUCH!»
«Siamo con voi». L’Italia è il Paese più colpito dal disastro del Coronavirus, recita l’occhiello dell’articolo di Bild nella sua edizione online. Ed è la realtà  dei fatti: perchè se gli Stati Uniti hanno un numero di contagi quasi doppio rispetto a quelli italiani (considerando il dato da inizio emergenza, senza scindere il discorso tra contagiati attivi, decessi e guariti), il nostro Paese è quello che ha, purtroppo, avuto il maggior numero di morti per Covid-19.
E la foto è simbolica: l’infermiera raffigurata si chiama Martina Papponetti. Ha 25 anni e lavora nell’Ospedale di Bergamo, una delle città  più colpite dal Coronavirus.
L’immagine la raffigura alla fine del suo massacrante turno di lavoro, alle prese con il continuo arrivo di persone contagiate da Covid-19, molte delle quali arrivano in condizioni gravissime nel nosocomio bergamasco.
«Piangiamo con voi per i vostri morti. Ci sentiamo come vostri fratelli. Avanti fratelli. Il nostro miracolo economico non sarebbe stato possibile senza di voi” è scritto nelle poche frasi che riempiono questo articolo.
“Volevamo sempre essere un po’ come voi. Con la vostra rilassatezza, la vostra bellezza, la vostra passione. Volevamo saper cucinare la pasta come voi, bere Campari come voi, amare come voi. La dolce vita. Per questo vi abbiamo sempre invidiato”, aggiunge il quotidiano, “ora vi vediamo lottare. Vi vediamo soffrire. Anche da noi, la situazione non è facile, ma da voi è mille volte più difficile. Infermiere sfinite che dormono su una sedia. Medici che devono decidere chi può sopravvivere e chi deve morire”.
“Siete sempre nei nostri pensieri”, conclude la Bild. “Ce la farete. Perchè siete forti. La forza dell’Italia è donare l’amore agli altri. Ciò vi aiuterà  a uscire da questa crisi. Ciao, Italia. Ci rivedremo presto. A bere un caffè, o un bicchiere di vino rosso”

(da agenzie)

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IN PUGLIA BENEFICIARI DEI BUONI SPESA SE LI RIVENDONO

Aprile 2nd, 2020 Riccardo Fucile

COME VOLEVASI DIMOSTRARE: NON SI PUO’ DISTRIBUIRE BUONI A TUTTI SENZA VERIFICHE REALI, C’E’ TROPPA GENTE CHE CI MARCIA

“Mi segnalano furbetti pronti ad approfittare della situazione, rivendendosi i buoni spesa. Ve lo dico subito: vi mando in galera”.
Lo dice il sindaco di Gravina in Puglia (Bari), Alesio Valente, in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook con riferimento alle misure di sostegno alle famiglie in difficoltà  per l’emergenza coronavirus
Nel video il sindaco spiega di aver “saputo di qualcuno che si rivende i buoni. Per esempio se il buono ha il valore spesa di 100 euro, se lo rivende a 70 euro. Stiamo effettuando i controlli. È vergognoso, vi denuncio tutti e vi mando in galera”.
A seguito di queste segnalazioni, il Comune, che aveva avviato la distribuzione dei buoni da oltre dieci giorni, prima ancora del provvedimento del governo, ne ha modificato la modalità  di erogazione.
Da ieri sui buoni è riportato nome e cognome del beneficiario e al momento della spesa li si consegna con allegato un documento di identità  perchè non siano cedibili.
Ma chi vi dice che il commerciante stia poi a controllare il cognome di chi si presenta alle casse?

(da agenzie)

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PRIMO DETENUTO MORTO PER CORONAVIRUS IN CARCERE A BOLOGNA

Aprile 2nd, 2020 Riccardo Fucile

LA DENUNCIA DEI SINDACATI: “IL CONTAGIO NELLE CARCERI POTREBBE ESSERE IN PIENO SVILUPPO”

È deceduto al Sant’Orsola di Bologna il primo detenuto per coronavirus. Si tratta di un ristretto del circuito ad alta sicurezza, della Dozza di Bologna, “ricoverato qualche giorno fa in stato di detenzione e poi ammesso agli arresti domiciliari a seguito del trasferimento in terapia intensiva. Era italiano, aveva 76 anni e pare fosse affetto da altre patologie”: a riferirlo, Gennarino De Fazio, per la UilPa, sindacato della polizia penitenziaria.
Nei confronti dei compagni di cella sono state adottate le misure previste dai protocolli di sicurezza predisposti dal Dap dal 22 febbraio scorso sulla base delle indicazioni del Ministero della Salute.
Il detenuto era un siciliano di 76 anni, arrestato nel dicembre 2018 per associazione di tipo mafioso su ordine del Gip di Termini Imerese (Palermo), ed era sottoposto a una misura cautelare in attesa di primo giudizio. Era arrivato nel carcere bolognese della Dozza ad agosto 2019.
E’ stato ricoverato in ospedale il 26 marzo per plurime patologie e aveva anche difficoltà  respiratorie. Entrato in ospedale, dunque, non come paziente Covid-19, è stato comunque sottoposto a tampone, risultando positivo.
Nel frattempo, il 28, ha avuto, su decisione del giudice siciliano, gli arresti domiciliari in ospedale. “Era in cella con un altro detenuto, asintomatico, che è in isolamento in carcere, così come le altre persone che avevano avuto contatti con lui”, spiega all’Ansa Antonietta Fiorillo, presidente del tribunale di Sorveglianza di Bologna.
“Si è naturalmente costernati per la perdita di un’altra vita umana – prosegue De Fazio -, ma non vogliamo e non potremmo strumentalizzare l’accaduto. Il ministro Alfonso Bonafede e il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria hanno tante colpe e responsabilità  nell’assolutamente inadeguata gestione delle carceri, prima e durante l’emergenza sanitaria, che sarebbe inutile, inelegante e finirebbe col depotenziare le nostre continue denunce tentare di attribuirne loro delle ulteriori. Purtroppo, questo nemico invisibile sta facendo stragi ovunque e il carcere altro non è che una parte della società “.
“Certo – insiste De Fazio – , continuiamo a pensare che la gestione dell’emergenza sanitaria dovrebbe essere affrontata in maniera molto più efficace e organica da molti punti di vista, sia per la parte che afferisce all’utenza detenuta, sia sotto il profilo dell’organizzazione del lavoro e delle misure a protezione degli operatori e, di rimando, per gli stessi reclusi”.
E ancora: “Nel Paese pare si stia registrando il picco, nei penitenziari potrebbe essere in piena fase di sviluppo e ascesa. Motivo, questo, che dovrebbe indurre ad adottare più efficaci e stringenti precauzioni e misure di prevenzione anche onde evitare che dal carcere possano svilupparsi i cosiddetti contagi di ritorno, che potrebbero far riprecipitare la situazione in tutto il Paese, quello che viene comunemente detto ‘libero’. Ormai per noi è diventato quasi un mantra, e ce ne scusiamo, ma in coscienza, per senso di responsabilità  verso il nostro Paese, prima ancora che verso gli operatori che rappresentiamo, siamo costretti a ripetere l’appello – conclude il sindacalista – la Presidenza del Consiglio dei Ministri assuma pro-tempore, almeno sino al perdurare dell’emergenza sanitaria, la gestione diretta delle carceri. Indugiare ancora potrebbe determinare l’irreparabile”.

(da agenzie)

argomento: emergenza | Commenta »

PRESTITI GARANTITI DALLO STATO ALLE IMPRESE FINO AL 25% DEL FATTURATO

Aprile 2nd, 2020 Riccardo Fucile

IL GOVERNO INIETTA 550 MILIARDI DI LIQUIDITA’ GARANTITA DAL SISTEMA BANCARIO…   AL BILANCIO STATALE COSTERA’ 10 MILIARDI

Il consiglio dei ministri di domani approverà  un primo decreto legge per rafforzare la garanzia dello Stato per le imprese per consentire alle banche e alla Cassa depositi e prestiti di iniettare nei conti delle aziende italiane altri 200 miliardi di euro, che si sommano ai potenziali 350 miliardi di liquidità  “garantiti” dal decreto marzo.
Il ministero del Tesoro e quello dello Sviluppo sono ancora al lavoro sul provvedimento. Spiega oggi il Messaggero che le ipotesi sono diverse e si cerca una sintesi. Ma ci sono alcune certezze.
Ai prestiti potranno accedere tutte le aziende, le piccole, le medie e le grandi. Per le piccole e le medie si opererà  attraverso il Fondo centrale di garanzia. Nel decreto di marzo è stato potenziato con 1,5 miliardi di euro. Si tratta della garanzia data dallo Stato al sistema bancario che, secondo le stime del Tesoro, permetterà  di erogare fino a 100 miliardi di credito. Il fondo sarà  potenziato con altri 5 miliardi circa. Ma soprattutto sarà  allargato anche alle imprese fino a 500 dipendenti, oggi del tutto escluse. Lo Stato garantirà  fino al 90% del credito.
Non sarà  possibile, al momento, arrivare fino al 100% come chiesto dalle imprese perchè occorrerebbe un via libera di Bruxelles. Il Tesoro sta ancora trattando con la Commissione sul tema, ma non sarà  facile anche perchè l’Ue ha già  detto no alla Germania. La garanzia, comunque, dovrebbe essere «a prima richiesta», in modo da blindare le banche e rendere immediatamente accessibili i fidi.
Quanti soldi potrà  richiedere la singola impresa? Su questo punto si sta ancora lavorando. In altri paesi sono stati adottati “prestiti solidali speciali” che   coprono fino al 20% del fatturato di un’impresa. Anche in Italia ci potrebbe essere un meccanismo simile, con soglie di fatturato più basse per le imprese più grandi e via via più alte per le più piccole fino ad arrivare a un 20-25% di fatturato. Posto che il tasso di interesse dei prestiti sarà  zero, in quanti anni dovrà  essere restituito? Il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli, ha chiesto una durata di 30 anni. Confindustria lo stesso. Il Tesoro non vuole andare oltre 8-10 anni. La mediazione potrebbe essere 15 anni.
I prestiti garantiti, poi, saranno potenziati anche per le grandi imprese. Al momento è stato stanziato un fondo di 500 milioni presso la Cassa depositi e prestiti per garantire prestiti fino a 10 miliardi, anche se manca ancora il Dpcm attuativo della misura. La somma sarà  potenziata. C’è anche un altro strumento che dovrebbe essere rafforzato. Il decreto di marzo ha previsto un prestito “a vista” di 3 mila euro per gli imprenditori persone fisiche (le partite IVA, anche se non iscritte al registro delle imprese) con accesso senza bisogno di alcuna valutazione da parte del Fondo.
L’importo potrebbe essere portato a 25 mila euro. Sulla strada del decreto il nodo principale resta quello delle risorse. Il provvedimento dovrebbe essere finanziato con 10 miliardi di euro. Ma per trovarli servirebbe fare nuovo deficit e ottenere l’autorizzazione del Parlamento. Cosa evidentemente impossibile entro domani. Un’ipotesi sarebbe quella di utilizzare i fondi europei non ancora impegnati.

(da agenzie)

argomento: economia | Commenta »

L’EUROPA C’E’ E STANZIA 100 MILIARDI PER COPRIRE LA CASSA INTEGRAZIONE ANCHE DELL’ITALIA

Aprile 2nd, 2020 Riccardo Fucile

URSULA VON DER LEYEN CHIEDE SCUSA AL NOSTRO PAESE: “VI AIUTEREMO, BASTA PENSARE SOLO AI PROBLEMI DI CASA PROPRIA”

«Siamo testimoni dell’inimmaginabile. Migliaia di persone sottratte all’amore dei loro cari. Medici in lacrime nelle corsie degli ospedali, col volto affondato nelle mani. Un Paese intero chiuso per quarantena. Ma il Paese colpito più duramente, l’Italia, è diventato anche la più grande fonte di ispirazione per noi tutti. Migliaia di italiani — personale medico e volontari — hanno risposto alla chiamata del governo e sono accorsi ad aiutare le regioni più colpite. Le industrie della moda ora confezionano mascherine protettive, i produttori di amaro imbottigliano disinfettante per mani. La musica dai balconi ha riempito le strade deserte».
Inizia così la lettera della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, inviata a Repubblica, in cui chiede scusa all’Italia per le dure dichiarazioni dell’Unione seguite allo scoppio della pandemia da Coronavirus.
La presidente fa pubblica ammenda e ammette che, all’inizio della pandemia, nessuno dei Paesi membri ha avuto un occhio di riguardo per l’Italia: ognuno di loro, come scrive von der Leyen, ha pensato solo ai problemi di casa propria.
«Nel frattempo però l’Europa ha cambiato passo. Abbiamo fatto tutto il possibile per portare i Paesi europei a ragionare come una squadra e assicurare una risposta coordinata a un problema comune. E abbiamo visto più solidarietà  qui in Europa che in qualsiasi altra parte del mondo».
Ora, però, 25 Paesi europei si sono alleati per dare una mano, spedendo, ad esempio milioni di mascherine all’Italia e alla Spagna. Il passo del Brennero resta aperto per favorire gli scambi commerciali. È stata rilocalizzata la produzione di materiale sanitario in Europa e molti fondi sono stati destinati alla ricerca di un vaccino. Ma non è tutto: sono state temporaneamente sospese «alcune regole per dare al governo italiano lo spazio di manovra necessario ad agire rapidamente e con forza. Abbiamo convogliato miliardi di investimenti alla lotta contro il virus ed i suoi effetti», scrive la presidente.
Infine, lo stanziamento di fondi fino a cento miliardi per finanziare una cassa integrazione europea, «in favore dei Paesi colpiti più duramente, a partire dall’Italia, per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto. Questo sarà  possibile grazie a prestiti garantiti da tutti gli Stati membri — dimostrando così vera solidarietà  europea».
“Le aziende continuano a pagare gli stipendi anche se l’attività  è ferma — dalle imprese edili agli alberghi rimasti vuoti, dalle grandi industrie agli artigiani. Migliaia di aziende forti e in salute si trovano in difficoltà  a causa del coronavirus. Hanno bisogno di un sostegno per superare la crisi attuale: l’Europa sta intervenendo in loro aiuto. Esistono già  strumenti a livello nazionale per aiutare i lavoratori e le aziende in tempi di crisi, ma la situazione attuale sta mettendo a dura prova le finanze dei Paesi europei. L’Europa vuole dare una mano, stanziando nuove risorse per finanziare la cassa integrazione. L’Unione stanzierà  fino a cento miliardi di euro in favore dei Paesi colpiti più duramente, a partire dall’Italia, per compensare la riduzione degli stipendi di chi lavora con un orario ridotto.”
“Questo sarà  possibile grazie a prestiti garantiti da tutti gli Stati membri — dimostrando così vera solidarietà  europea. Tutti i Paesi membri contribuiranno a rendere possibile questo nuovo strumento, che si chiama “Sure”. Aiuterà  lavoratori e impiegati, aiuterà  le aziende e sarà  una boccata d’aria fresca per le finanze pubbliche italiane. Questo sostegno europeo alla cassa integrazione aiuterà  a salvare posti di lavoro — anche in un momento di minore attività . Quando la quarantena sarà  finita, e la domanda e gli ordinativi torneranno a crescere, quelle stesse persone potranno tornare a lavorare a tempo pieno. E questo è fondamentale per far ripartire al più presto il motore dell’economia europea.”

(da agenzie)

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LA CORTE DI GIUSTIZIA EUROPEA CONDANNA UNGHERIA, POLONIA E REPUBBLICA CECA

Aprile 2nd, 2020 Riccardo Fucile

NON HANNO RISPETTATO LE REGOLE SULL’ACCOGLIENZA DEI MIGRANTI… SE L’EUROPA FOSSE UNA COSA SERIA DOVREBBERO CACCIARLI A CALCI IN CULO

Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca sono state condannate dalla Corte di giustizia dell’Unione europea per essersi rifiutate di conformarsi al meccanismo di ricollocazione di richiedenti asilo creato nel 2015.
La Corte ha accolto così i ricorsi per inadempimento presentati dalla Commissione Ue contro i tre Stati membri dell’Unione.
Nel dicembre del 2017, la Commissione aveva avviato un procedimento di infrazione per violazione delle disposizioni prese dall’Unione per far fronte alla crisi migratoria che ha colpito l’Europa nell’estate 2015. L’Ue, per aiutare Italia e Grecia nell’affrontare l’emergenza immigrazione, aveva infatti disposto il trasferimento negli altri Paesi europei di 160mila richiedenti asilo.
La Polonia aveva dato disponibilità  ad accogliere 100 persone, senza mai mantenere la promessa.
La Repubblica ceca aveva preso l’impegno di ricollocare 50 richiedenti asilo, accogliendone però effettivamente solo 12.
Mentre l’Ungheria non aveva indicato alcuna disponibilità  di accoglienza.
Lo scorso ottobre l’avvocata generale Eleanor Sharpston aveva depositato le sue conclusioni sul caso e sottoposto il suo parere alla Corte di giustizia dell’Ue. Secondo l’avvocata, gli Stati membri non possono invocare le loro responsabilità  per il mantenimento dell’ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna per rifiutarsi di applicare un atto dell’Unione.
Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca sono ora tenute a conformarsi alla sentenza. In caso contrario, la Commissione potrà  proporre un altro ricorso chiedendo delle sanzioni pecuniarie.
La cosa naturale sarebbe cacciarli dalla Ue: capaci solo a succhiare soldi senza rispettare le regole

(da agenzie)

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