Destra di Popolo.net

GOVERNO, TRATTATIVA SUI SOLDI ALLE IMPRESE PER ASSICURARE LIQUIDITA’, MA GARANTIRE IL 100% DEL PRESTITO E’ UNA FOLLIA

Aprile 5th, 2020 Riccardo Fucile

IN PRATICA UN’AZIENDA PUO’ CHIEDERE IN BANCA UN MILIONE DI EURO E SE UN DOMANI NON ONORA IL PRESTITO PAGHERA’ LO STATO (OVVERO I CONTRIBUENTI)… E POI I PRESTITI DOVREBBERO ESSERE CONCESSI SOLO ALLE IMPRESE CHE NON LICENZIANO E CHE ASSUMONO, ALTRO CHE AL PRIMO CHE PASSA, INCASSA E TRA SEI MESI SPARISCE

Le porte di palazzo Chigi si aprono poco dopo le undici. Giuseppe Conte nel suo studio, ad attendere il titolare del Tesoro Roberto Gualtieri e Fabrizio Palermo, l’amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti.
Un vertice a tre urgente. Bisogna fare in fretta perchè le imprese sono lì a martellare ogni minuto, a dire che servono soldi per fronteggiare l’emergenza. E servono subito. Il governo lo sa, ma il decreto che deve erogare i soldi si è inceppato.
I grillini e i renziani vogliono alzare l’asticella delle garanzie che lo Stato metterà  sui prestiti. E poi c’è il nodo di chi deve emettere queste assicurazioni. Qui la traccia del diverbio è tra il ministro dell’Economia e i penstastellati. Il primo vuole che sia Sace, controllata da Cdp, i grillini non ne vogliono sentire parlare.
Si consuma in un vertice domenicale, nell’atmosfera sospesa creata dal virus, il passaggio cruciale di un provvedimento atteso sul tavolo del Consiglio dei ministri tra stasera e lunedì mattina.
La convocazione della riunione ancora non c’è perchè prima il decreto bisogna chiuderlo e poi finire di scriverlo. Impossibile se prima non si trova una sintesi che è economica sì, perchè tira in ballo percentuali e ruoli di distribuzione, ma anche politica.
La questione più calda è quella di Sace. Gualtieri vuole tirarla dentro il Tesoro, ma i grillini fin da sabato hanno alzato un muro. Luigi Di Maio e i suoi vogliono presiedere quello che ritengono un loro fortino.
La nomina di Palermo fu voluta dai 5 stelle in tal senso, anche se il manager ha da subito dimostrato di muoversi nell’interesse esclusivo della Cassa. Non si può dire, quindi, che sia un uomo dei 5 stelle. Ma è il Movimento a continuare a leggere la sua nomina in questa chiave. E non solo. “Il punto centrale è che vogliono indebolire Cdp perchè se gli togli Sace, gli togli tanto”, rivela una fonte di governo M5s di primissimo livello a Huffpost.
Conte vuole vederci chiaro e per questo ha convocato il vertice a Chigi.
Gualtieri vuole portare Sace sotto il capello di via XX settembre per rendere più fluida la distribuzione della liquidità  alle imprese.
La portata in gioco è elevatissima: dieci miliardi sul piatto per un effetto leva da 200 miliardi di prestiti garantiti. L’impresa va dalla banca, che eroga il prestito. Se non riesce a restituirlo allora subentra la garanzia dello Stato. Fino al 100% per i prestiti fino a 800mila euro, al 90% per gli altri. E qui si innesta l’altro nervo scoperto della partita. Italia Viva e gli stessi grillini chiedono di portare tutto al 100 per cento.
Fanno leva sulla decisione di Bruxelles, che appena venerdì ha autorizzato ad allargare le maglie. Ma una garanzia al 100% per tutti i prestiti significa alzare i costi per lo Stato.
Le garanzie, infatti, non possono avvalersi di un’espansione ulteriore del deficit, quindi di una nuova concessione dell’Europa, ma vanno caricate sul saldo netto da finanziare. Si tratta.
Durante il vertice, il nodo viene sciolto: garanzie totali per tutti. Ma è sul futuro di Sace che affiora un tratto che neppure l’emergenza ha cancellato, quello della litigiosità  interna alla maggioranza.

(da “Huffingtonpost”)

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GLI INSULTI SESSISTI DI FACCI ALLA GIORNALISTA SELVAGGIA LUCARELLI: E SI BECCA UNA QUERELA

Aprile 5th, 2020 Riccardo Fucile

PARLA DI “TETTE DA MATRONA” E LA ATTACCA PERCHE’ HA DETTO LA VERITA’ SULLE COLPE DELLA REGIONE LOMBARDIA NELLA GESTIONE DELL’EMERGENZA CORONAVIRUS

È sicuramente da censurare il post Twitter pubblicato da Filippo Facci contro Selvaggia Lucarelli.
Il giornalista ha attaccato la sua collega — perchè, anche se a lui non sta bene, chiunque iscritto all’Odg è un giornalista — per un articolo pubblicato su Il Fatto Quotidiano in cui si critica aspramente l’assessore al Welfare della Regione Lombardia Giulio Gallera.
Un qualcosa che proprio non è andata giù al 52enne di Monza che ha replicato con i classici toni e clichè sessisti. Facci insulta Selvaggia Lucarelli, tirando in ballo concetti profondissimi: «portasfiga» e «Le tette da vecchia matrona».
«Cambiatemi lavoro, datemi la pensione anticipata, qualsiasi cosa pur di non correre il rischio che un demente possa pensare che questa gossipara che porta male a tutto e tutti, nota per le sue tette da vecchia matrona, possa essere accomunata allo stesso mestiere che faccio io», ha scritto Filippo Facci sul suo profilo Twitter allegando lo screenshoot dell’incipit dell’articolo di Salvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano.
Se Filippo Facci insulta Selvaggia Lucarelli, Selvaggia Lucarelli denuncia Filippo Facci. E non solo. La giornalista di TPI e de Il Fatto Quotidiano ha annunciato un’azione civile contro il suo ‘collega’, ma anche contro chi ha ‘cuoricinato’ quel post sessista e ha commentato con lo stesso sprezzo.
Il Fatto Quotidiano ha risposto a Facci ricordando una vecchia dichiarazione di Vittorio Feltri sul giornalista: «Altri, più autorevoli di noi, hanno già  denunciato il suo sessismo da trivio. Noi preferiamo lasciar giudicare questa nullità  dal suo attuale direttore Vittorio Feltri, che lo conosce bene e infatti, in un raro lampo di lucidità , ebbe a scrivere: ‘Non pubblicare un articolo di Facci non è censura: è un’opera buona, è fargli un favore’».
Il lavoro dei giornalisti è contestabile, in qualsiasi circostanza. Quando, però, si utilizzano termini sessisti come quelli usati da Facci, la critica deve essere rispedita al mittente.
Attaccare una donna per il suo essere donna — non a caso si fa riferimento alle «tette da vecchia matrona» — è un qualcosa di vergognoso.
Da sempre, non solo perchè siamo nel 2020 e non nel tanto citato Medioevo.

(da agenzie)

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CORONAVIRUS, UNA TREMENDA STRAGE DI ANZIANI

Aprile 5th, 2020 Riccardo Fucile

ANALISI DEI DATI ISTAT SUI DECESSI, COMUNE PER COMUNE

Nelle ultime 24 le statistiche ufficiali sui decessi da coronavirus in Francia sono state completamente sconvolte.
Infatti, sono improvvisamente emersi dalle inchieste delle prefetture d’oltralpe i numeri sui decessi provocati dal Covid-19 nelle case di riposo per anziani e in altri centri sociali di assistenza medico-sanitaria.
Fino a giovedì 2 aprile i decessi da coronavirus registrati da Santè Publique France dall’inizio della pandemia erano 4.503.
Si trattava, in realtà , soltanto del numero di morti negli ospedali. Poi, il giorno dopo, il bilancio dei decessi in Francia si è impennato a 6.507 unità  perchè ai nuovi 588 morti registrati negli ospedali il 3 aprile si sono aggiunti 1.416 decessi rilevati nelle case di riposo e di assistenza durante il mese di marzo di cui non si era avuto sino a quel momento contezza.
Ma non è tutto. Il 4 aprile i decessi negli ospedali transalpini sono aumentati di altre 441 unità  a cui si sono aggiunte le comunicazioni tardive di altri 612 morti nelle case di riposo. E, purtroppo, sembra che il numero pregresso degli anziani deceduti negli ospizi francesi non sia ancora completo. In sostanza, in due giorni il bilancio dei decessi da Covid-19 in Francia è salito a 7.560 unità , superando quello dell’Italia allo stesso stadio di sviluppo dell’emergenza, pari a 7.503 morti il 25 marzo (prendendo come base minima significativa di partenza per entrambi i paesi i 100 decessi circa, con l’Italia in anticipo di 10 giorni di calendario rispetto alla Francia).
Questi accadimenti dimostrano come il numero reale dei decessi ufficiali da Covid-19 nelle varie nazioni sia probabilmente a tutt’oggi sottostimato ed emerga faticosamente solo col passare dei giorni e acquisendo man mano informazioni sempre più complete. Probabilmente, solo quando gli uffici di statistica diffonderanno il numero dei decessi totali (non solo da coronavirus) nel quadrimestre da marzo a giugno e potremo confrontarli con quelli dell’analogo periodo del 2019 sarà  possibile trarre un bilancio comparato omogeneo circa l’impatto della pandemia nei diversi paesi, non distorto dalle modalità  di classificazione dei decessi da Covid-19.
Per questa ragione, sono molto importanti i primi esperimenti di raccolta di dati sul numero complessivo dei morti registrati dalle anagrafi nei primi mesi del 2020 come, ad esempio, l’indagine recentemente compiuta dall’Istat su un campione di 1.084 comuni italiani per il periodo 1-21 marzo 2020 (posto a confronto con l’analogo periodo del 2019).
Ho già  pubblicato su HuffPost la prima parte di una analisi che la Fondazione Edison ha svolto, a caldo, su tali dati. Diffondo ora la seconda parte che riguarda, in particolare, la popolazione più colpita, quella degli anziani.
Ricordiamo che nel periodo 1-21 marzo 2020 nei 1.084 comuni del campione Istat i decessi totali (non solo da coronavirus) sono aumentati di 8.162 unità  in sole tre settimane rispetto allo stesso periodo del 2019.
Ebbene, ben 7.749 decessi incrementali sugli 8.162 totali, cioè il 94,9%, riguardano persone over 65.
Tra questi 7.749 decessi in più relativi agli over 65 ve ne sono 1.084 relativi alla classe di età  65-74 anni, 3.030 alla classe 75-84 anni e 3.635 alla classe da 85 anni insù.
In complesso, nel campione territoriale analizzato 6.665 persone in più dai 75 anni in poi sono morte nei primi 21 giorni di marzo di quest’anno rispetto allo stesso periodo del 2019, pari all’81,7% dei decessi incrementali totali e all’86% dei decessi incrementali degli over 65.
Questi dati confermano ulteriormente le prime evidenze empiriche emerse in Italia e all’estero circa violenza con cui il coronavirus ha colpito la popolazione anziana.
Nel nostro Paese, ciò è stato già  evidenziato dall’Istituto superiore di sanità  ed anche dalle indagini del Sistema di sorveglianza della mortalità  giornaliera, Sismg, del Ministero della salute.
Il Sismg, in particolare, nel suo ultimo bollettino ha evidenziato come nella undicesima e soprattutto nella dodicesima settimana del 2020 vi sia stato un balzo abnorme della mortalità  media giornaliera, che è di fatto raddoppiata nelle città  del Nord Italia, colpendo specialmente le classi di età  75-84 anni e 85 anni e oltre.
La nostra analisi sui primi 100 comuni italiani per incremento della mortalità  tra gli over 65, a partire dal campione base di 1.084 comuni osservato dall’Istat, è riportata nella tabella a fianco.
La percentuale degli over 65 sul totale dei decessi incrementali registrati dai Comuni è quasi sempre superiore al 90-95% e talvolta del 100% e perfino oltre il 100% (quando ad un incremento della mortalità  tra gli over 65 ha fatto da contrappeso un decremento tra gli under 65).
Significativi sono i dati dei comuni più colpiti dal Covid-19 della provincia di Bergamo.
A Nembro i decessi complessivi (per tutte le cause) nei primi 21 giorni del mese di marzo sono aumentati di 110 unità . 103 di essi, pari al 93,6% dei morti, sono over 65, e 85 morti sono over 75. Ad Albino su 87 decessi in più 84 sono over 65, cioè il 96,6%. Situazione analoga a Codogno nel lodigiano, dove i morti in più nei primi 21 giorni di marzo sono stati 72 e 71 di essi sono stati over 65. A Piacenza, su 204 morti incrementali, 188, cioè il 92,2%, sono stati over 65. A Pesaro su 122 decessi in più tutti e 122 sono stati over 65, cioè il 100%. Lo stesso è avvenuto a Treviglio in provincia di Bergamo, a Castiglione d’Adda in provincia di Lodi, a Tortona in provincia di Alessandria e in diversi altri comuni del campione.
Indubbiamente colpiscono le notizie che arrivano dall’Italia e dal mondo circa qualche morto tra la popolazione più giovane o tra bambini e ragazzi. Ma il Covid-19 è e sarà  ricordato soprattutto come una tremenda strage di persone anziane.

(da “Huffingtonpost”)

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CORONAVIRUS, UN GRUPPO DI ANZIANI SCOPERTO NEL BOSCO A GIOCARE A BRISCOLA (E PURE SENZA MASCHERINE)

Aprile 5th, 2020 Riccardo Fucile

TALMENTE COGLIONI CHE SI SONO FATTI BECCARE PERCHE’ URLAVANO DURANTE LE PARTITE…ALLE FAMIGLIE RACCONTAVANO CHE ANDAVANO A FARE LA SPESA

Pandemia o no, gli appassionati di briscola di Castano Primo (nell’hinterland milanese) non volevano rinunciare alla loro partita a carte quotidiana: sei pensionati di età  compresa tra i 65 e i 75 anni si ritrovavano nelle prime ore del mattino nei boschi lungo il canale Villoresi, in una postazione ad hoc, con tavolo e sedie.
Il tutto in barba alle disposizioni per arginare la diffusione del coronavirus.
Per incontrarsi, raccontavano alle famiglie di dover andare a fare la spesa, a comprare il giornale o altre scuse simili. Ma la loro presenza è stata notata da vari cittadini, allertati dalle urla dei giocatori, che più di una volta si sono lasciati prendere dalla foga della partita e hanno alzato la voce. Così è intervenuta la Polizia locale.
“Sono molto attivo sui social network e quindi ho subito ricevuto le segnalazioni delle persone che li avevano sentiti e visti – spiega il sindaco Giuseppe Pignatiello – Quel ritrovo lungo il Villoresi è molto conosciuto qui a Castano. La postazione rimane sempre allestita ed è frequentata tutto l’anno, estate e inverno. Nei mesi più freddi gli anziani si attrezzano anche per accendere un fuoco e riscaldarsi. Avevamo spiegato chiaramente che in questo periodo nessuno ci sarebbe dovuto andare, ma non è bastato, quindi ho mandato la Polizia locale a transennare tutto”.
Gli anziani giocatori di carte non indossavano neppure le mascherine: “Credo non si rendessero conto dei rischi che stavano correndo – commenta il primo cittadino – Un atteggiamento irresponsabile per cui in un primo momento mi sono molto arrabbiato. Poi ho pensato che, se la situazione non fosse così grave, ci sarebbe quasi da ridere”.
Pignatiello racconta che “in condizioni normali, avevo sempre incoraggiato quel momento di socialità  e aggregazione, perchè so benissimo quanto sia importante per le persone di una certa età . Mi capitava spesso di passare da lì quando andavo a correre e mi fermavo a salutarli, ma ora le cose sono cambiate ed è importante che anche queste persone se ne rendano conto”.
Gli indisciplinati giocatori di briscola non sono stati multati perchè gli agenti della Polizia locale non li hanno colti sul fatto, ma l’avvertimento è arrivato forte e chiaro: “Sono convinto che abbiano finalmente imparato la lezione – dichiara Pignatiello – Negli ultimi giorni sono rimasti a casa. Per tornare alla normalità , servono la collaborazione di tutti e il rispetto delle regole”.
Intanto i vigili di Castano Primo hanno ulteriormente intensificato i controlli: “Proprio ieri sono stati fermati e sanzionati un runner che faceva jogging ben oltre i 200 metri dalla sua abitazione e un uomo residente in un altro comune della zona che stava andando in edicola a comprare delle figurine da collezione – conclude il primo cittadino – Odio doverlo fare, ma se la situazione lo richiede non ho paura di usare la mano pesante per tutelare la salute di tutti”.

(da agenzie)

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SABATO DA MULTE RECORD, OLTRE 9.300 NON RISPETTANO LE MISURE CONTRO IL VIRUS

Aprile 5th, 2020 Riccardo Fucile

IL VIMINALE COSTRETTO A VARARE POSTI DI BLOCCO PER EVITARE CHE SOTTO PASQUA MOLTI CERCHINO DI RAGGIUNGERE LE SECONDE CASE

I richiami a rimanere in casa nel weekend non sono bastati. Lo dice il numero delle persone denunciate sabato, giorno in cui le attività  lavorative consentite erano in buona parte ferme e dunque la mobilità  avrebbe dovuto essere ulteriormente ridotta.
E, invece, pur a fronte di un numero di controlli inferiore al giorno prima (30.000 in meno) le multe sono aumentate e hanno superato quota 9.300, il numero più alto dal 26 marzo, quando è entrato in vigore il nuovo sistema di sanzioni: nel dettaglio, 9284 sono state le persone sanzionate per essere state trovate fuori casa senza giustificazione, 54 quelle che hanno autocertificato il falso e 10 (questo per fortuna invece è un numero in diminuzione) quelle positive al virus che hanno violato la quarantena.
Per quel che riguarda le attività  commerciali, invece, 173 gli esercizi sanzionati, 14 quelli chiusi provvisoriamente e 13 chiusi del tutto.
A Milano, secondo i dati raccolti dalla Regione, ieri la mobilità  era scesa dal 38 al 30 per cento, un dato in linea con il sabato della scorsa settimana, ma di certo le sanzioni in aumento raccontano di migliaia di persone che sono uscite da casa e, soprattutto, hanno provato ad allontanarsi. Nella maggior parte dei casi le sanzioni sono state infatti elevate durante i controlli alle auto in movimento nelle città  ma anche sulle vie di ingresso e uscita dai centri abitati.
Il dipartimento di pubblica sicurezza in queste ore sta mettendo a punto il piano di controlli per Pasqua e i giorni subito antecedenti nel timore che, anche in concomitanza con lo stop alle lezioni online per i bambini e i ragazzi da molte settimane costretti a casa, molte famiglie tentino comunque di raggiungere le seconde case.
La strada scelta per i controlli non sarà  più quella campione ma verranno istituiti dei veri e propri check point in prossimità  delle aree di servizio delle autostrade e sui principali nodi delle strade statali e provinciali con controlli ad imbuto.
Dunque tutti i veicoli in movimento saranno obbligati a fermarsi e a giustificare lo spostamento. Se si muoveranno molte macchine è facile prevedere lunghe code e un numero elevao di multe.

(da agenzie)

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LE MASCHERINE CON IL SIMBOLO DI FRATELLI D’ITALIA IN OMAGGIO A GAETA

Aprile 5th, 2020 Riccardo Fucile

LO SQUALLORE POLITICO HA RAGGIUNTO IL FONDO… DOPO LE PROTESTE VENGONO RITIRARE, MA LA FIGURA DI MERDA RESTA

Mascherine in omaggio ma con il simbolo di Fratelli d’Italia in quel di Gaeta: la storia la racconta direttamente il sindaco Cosimino Mitrano sulla sua pagina Facebook pubblicando uno scatto che le mostra con la dedica “Associazione Montecristo”:
Non c’è logica di partito o colore politico, esiste solo una tangibile necessità  di dare risposte, conforto ed assistenza a chi ne ha bisogno. Pertanto a nome personale e di tutta l’Amministrazione condanniamo questo comportamento fuori luogo ed inopportuno ed esigiamo che si chieda scusa alla Città  ed ai suoi cittadini!
La storia era stata raccontata dalla pagina facebook Gaetaspia: “Avverti in te i sintomi del sovranismo? Sospetti di essere stato contagiato dal Melonivirus? Proteggi te stesso e gli altri: usa le mascherine di Fratelli d’Italia — sezione di Gaeta”.
E subito dopo che la storia ha cominciato a girare sono arrivate le scuse del responsabile dell’iniziativa, il consigliere comunale Marco Di Vasta:
“La solidarietà  non ha colore politico. L’idea delle mascherine acquistate e distribuite dall’associazione nasce con l’intento di dare supporto ai nostri medici e alle persone che sono in prima linea e non per fare propaganda elettorale. Averle accostate in un post su un social, da parte dell’associazione, da sempre impegnata nel sociale, al simbolo di Fratelli d’Italia e a Giorgia Meloni è stato un errore, un’ingenuità  di cui anche io MI SCUSO profondamente, a nome dell’associazione e come consigliere comunale di Fratelli d’Italia. Il post è stato fatto rimuovere immediatamente!

(da agenzie)

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PERCHE’ LA LEGA VOLEVA SALVARE CON UN EMENDAMENTO I DIRIGENTI DELLA SANITA’ LOMBARDA?

Aprile 5th, 2020 Riccardo Fucile

PERCHE’ I DIRIGENTI SANITARI SONO STATI SPARTITI COSI’: 24 ALLA LEGA, 14 A FORZA ITALIA, 2 A FRATELLI D’ITALIA

Ieri un emendamento della Lega al Decreto Cura Italia a prima firma di Matteo Salvini che scaricava sui medici le responsabilità  penali e civili del Coronavirus “assolvendo” i dirigenti è stato ritirato dopo le proteste dei sindacati della funzione pubblica. L’emendamento recitava: “(Responsabilità  datori di lavoro operatori sanitari e sociosanitari) — Le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e sociosanitari operanti nell’ambito o a causa dell’emergenza Covid-19, nonchè le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio non determinano, in caso di danni agli stessi operatori o a terzi, responsabilità  personale di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa, se giustificate dalla necessita’ di garantire, sia pure con mezzi e modalità  non sempre conformi agli standard di sicurezza, la continuità  dell’assistenza sanitaria indifferibile sia in regime ospedaliero che territoriale e domiciliare. 2. Dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall’insufficenza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità  individuali”.
Un’infografica pubblica il 18 dicembre 2018 dal Corriere della Sera, ieri rimbalzata sui social network (da Twitter alla pagina facebook dei Socialisti Gaudenti) ci fornisce qualche elemento in più sul motivo della mossa di Salvini.
Nel 2018 Fontana, racconta il portale della Regione Lombardia, nominava “i nuovi direttori generali che a partire dal 1° gennaio dirigeranno le 8 Ats, le 27 Asst e i 4 Irccs della Lombardia.
La nomina relativa all’Azienda Regionale Emergenza Urgenza non era in programma in quanto il contratto scadrà  a dicembre 2020. Di seguito l’elenco dei nuovi direttori generali di Ats, Asst e Irccs, con indicati i nomi dei direttori che sostituiscono”.
E il Corriere della Sera pubblicava un’infografica che riepilogava la spartizione dei posti in base all’appartenenza politica: cambiavano 30 direttori generali su 40, di cui 24 erano appannaggio del Carroccio e 14 di Forza Italia, mentre due andavano a Fratelli d’Italia.

(da “NextQuotidiano”)

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COSI’ LA REGIONE LOMBARDIA HA VIETATO DI CHIUDERE I CENTRI ANZIANI A BERGAMO

Aprile 5th, 2020 Riccardo Fucile

PENA PERDITA ACCREDITAMENTO, I CENTRI DIURNI PER GLI ANZIANI COSTRETTI A RESTARE APERTI: E IL CONTAGIO E’ AUMENTATO A DISMISURA, FINO A 600 VITTIME

Un articolo del Fatto Quotidiano a firma di Natascia Ronchetti oggi punta il dito sulla Regione Lombardia per la mancata serrata delle case di riposo di Bergamo: per il Pirellone i centri diurni per gli anziani dovevano restare aperti, pena la perdita dell’accreditamento. Dopo 7 giorni, il dietrofront. Ma intanto i decessi salivano.
Alla fine di febbraio, l’Associazione delle case di riposo del Bergamasco (Acrb) chiese all’azienda sanitaria di Bergamo, l’Ats, di chiudere le residenze sanitarie assistenziali di città  e provincia.
Alcune — come la Casa Ospitale Aresi, a Brignano GeraD’Adda —avevano già  chiuso il centro diurno: le aveva guidate la prudenza, la paura di fronte all’avan zata dei contagi.
Eppure, alla richiesta dell’associazione la Regione Lombardia oppose un netto rifiuto: le case di riposo dovevano restare aperte. Un ordine impartito all’azien da sanitaria, che si era fatta da tramite dopo aver raccolto l’appello di Acrb.
Solo dopo più di un settimana, e a contagio ormai sfuggito, sarebbe arrivato il dietrofront, con una circolare che invitava i vertici delle Rsa a valutare la necessità  di sbarrare gli accessi a chiunque provenisse d al l ‘esterno.
Intanto, però, il virus si era già  insinuato tra gli anziani delle case di riposo. In assenza del tampone, non è dato sapere quanti ne abbia effettivamente uccisi. Ma è un fatto che nei primi venti giorni di marzo si siano contati oltre 600 decessi tra gli ospiti delle residenze nella sola provincia di Bergamo.
Il 23 febbraio, due giorni dopo lo scoppio del “caso Mattia”a Codogno, la casa di riposo Aresi aveva deciso di sbarrare il proprio centro diurno su disposizione del direttore sanitario, preoccupato dall’evolversi dell’epidemia.
“Ma l’Ats ha mandato una lettera a tutte le strutture —ricorda Marco Ferraro, presidente della Aresi —disponendo che rimanessimo aperti fino a nuove disposizioni della Regione”. È così che il centro viene riaperto.
Ed è proprio qui, a Brignano Gera D’Adda, che arriva anche una ispezione dell’azienda sanitaria. “Ci hanno detto che potevamo anche essere accusati di interruzione di servizio pubblico, con conseguente revoca dell’accreditamento —dice Ferraro — ci hanno fatto un verbale. Così siamo rimasti aperti fino alla fine della prima settimana di marzo, quando ci è stato detto che avevamo la possibilità  di chiudere. Una disposizione tardiva…”.

(da “NextQuotidiano”)

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“BASTA RIFIUTARE GLI ATTRACCHI, 556 ITALIANI SONO ANCORA IN MARE SULLE NAVI DI CROCIERA”

Aprile 5th, 2020 Riccardo Fucile

IL COMANDANTE DELLE CAPITANERIE DI PORTO: “LE REGIONI DEVONO FARLI SBARCARE, E’ IL MOMENTO DELLA SOLIDARIETA'”

«C’è un detto che dice: gli uomini si dividono in tre categorie, vivi, morti e naviganti. Anche questi ultimi appartengono alla nostra comunità  e ora è il momento di far vincere la solidarietà ».
Giovanni Pettorino è l’ammiraglio al comando di tutte le Capitanerie di porto italiane. Dal quartier generale di Roma coordina il lavoro di più di diecimila addetti, con presidi in tutte le coste e 95 motovedette in mare.
La sua emergenza ora è far rientrare un pezzo d’Italia in giro per il mondo: tre navi da crociera di Costa, che battono appunto bandiera italiana, con più di tremila passeggeri e marittimi a bordo, 556 dei quali italiani.
“Deliziosa”, partita a gennaio per il giro del mondo, sta facendo solo scali tecnici per il rifornimento, anche perchè più nessun porto ha autorizzato l’attracco nonostante non ci fossero a bordo passeggeri positivi al virus.
Ora si trova in Oman con 1.830 passeggeri e 899 membri d’equipaggio (456 in tutto gli italiani) e dovrebbe arrivare a fine mese.
“Magica” e “Favolosa” sono state fermate a Freeport, nelle Bahamas, e ora hanno a bordo gli equipaggi (618 e 674 persone, 100 delle quali italiane) che possono però sbarcare solo tornando in Italia.
Ammiraglio Pettorino, perchè dice che ora deve vincere la solidarietà 
«Fino all’esplosione dell’emergenza tutti si contendevano le navi da crociera. E si può ben capire il perchè: solo in Italia trasportano più di dieci milioni di passeggeri, creano ricchezza e lavoro. Adesso però sono temute perchè sono indicate come focolai di contagio. Invece è questo il momento di agire senza fare polemiche».
Lo dice perchè c’è chi le fa
«Lo dico perchè di fronte a una questione così delicata l’unica via d’uscita è quella di un accordo condiviso fra le regioni».
Come vi state muovendo?
«Gli enti territoriali non sono chiamati a intervenire sull’ormeggio delle navi. Ma, come dicevo prima, è necessario riportare le navi italiane qui anche dopo una interlocuzione con le comunità  locali. Noi abbiamo un dialogo aperto con tutti, a cominciare dalle autorità  di sistema portuali. Ora dobbiamo coordinarci per far entrare queste navi nei nostri porti».
E con il ministero dei Trasporti come dialogate?
«Devo dire che la ministra De Micheli si sta impegnando tantissimo su questa vicenda e sta coordinando il tutto. Noi facciamo e faremo la nostra parte per garantire l’attracco di queste navi su cui ci sono tantissimi italiani, fra passeggeri ed equipaggio».
Ma se qualcuno dovesse opporsi?
«Lo ripeto la solidarietà  è indispensabile, è un momento difficile, dobbiamo fare tutti quanti un po’ di sforzo. Serve una distribuzione equa fra i porti. Lo hanno già  fatto i tedeschi e gli americani con le loro navi. Non è il momento dei distinguo, ma del lavoro. Essere una comunità  significa appunto saper condividere anche le situazioni difficili».

(da “La Repubblica”)

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