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IL CORAGGIO DEL SENATORE LANNUTTI CHE PRIMA DEFINISCE I TEDESCHI “NIPOTINI DI HITLER” E POI MODIFICA IL POST

Aprile 14th, 2020 Riccardo Fucile

IMBARAZZO DEL M5S CHE NE PRENDE LE DISTANZE, COME SE NON L’AVESSERO PORTATO LORO IN PARLAMENTO

Dite quello che volete del molto onorevole senatore Elio Lannutti: che ritwitta post antisemiti, che è stato condannato due volte per diffamazione di Bankitalia, che definiva la Gruber maestrina renziana dei Bilderberg ma quando è stato invitato in trasmissione si è ben guardato dal dirglielo in faccia, ma non dite che non ha il coraggio delle sue opinioni.
Stamattina, ad esempio,   hanno cominciato a fargli notare che definire “nipotini di Hitler” Angela Merkel o più in generale i tedeschi non è caruccio. Ecco il lancio dell’AdnKronos che immortala il momento:
“L’offerta della Merkel, Sant’Angela patrona d’Europa? Su la testa: abbiamo subito fin troppo i diktat dei nipotini di Hitler e degli Stati canaglia suoi complici!”, scrive su Facebook il senatore del Movimento 5 Stelle, Elio Lannutti, condividendo un articolo di ‘Famiglia Cristiana’ sugli aiuti stanziati dall’Eurogruppo per fronteggiare l’emergenza coronavirus.
Ma se si va sulla pagina del senatore a cercarla, ecco che quella definizione non compare più: questo perchè il senatore, intuendo la mala parata, ha modificato il post (ma le modifiche su FB sono registrate e visibili)
Questo perchè, come sapete, quelli del MoVimento 5 Stelle sono fatti così: hanno delle idee, ma se non vi piacciono ne hanno delle altre! Non è fantastico che Beppe Grillo ci abbia regalato fenomeni come lui e Sara Cunial, a cui attualmente paghiamo lo stipendio con i nostri soldi, come direbbe l’Elevato?
Poi arriva la presa di distanza del M5S:
“Il Movimento 5 Stelle prende nettamente le distanze dalle affermazioni offensive del senatore Elio Lannutti nei confronti del popolo tedesco. La Germania è e resta un paese amico che con noi fa parte della grande famiglia europea. Eventuali divergenze o punti di vista diversi sono normali, nell’ambito della democratica dialettica politica europea, e non giustificano in alcun modo parole di una tale gravità ”.
E se beccano chi l’ha mandato in parlamento glielo dicono!

(da “NextQuotidiano”)

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LA QUARANTENA NON VALE PER I MAFIOSI: FUNERALE E ASSEMBRAMENTO PER IL FRATELLO DI UN BOSS DI MESSINA

Aprile 14th, 2020 Riccardo Fucile

MENTRE TUTTI GLI ITALIANI NON POSSONO PARTECIPARE AI FUNERALI E FUNZIONI RELIGIOSE, A MESSINA SI CELEBRA IL RITO PER ROSARIO SPARACIO

Ha un bel sgolarsi il sindaco di Messina Cateno De Luca, che con gli altoparlanti invita la cittadinanza a rimanere a casa ‘piccazzimiei’ e sale all’onore delle cronache per aver bloccato con metodi da sceriffo quattro ragazzi provenienti da Reggio Calabria, guadagnandosi il plauso della popolazione.
Però, sul fatto che nella sua città  si sia celebrato il funerale di Rosario Sparacio, fratello di Luigi Sparacio, numero uno della mafia messinese alla fine degli anni ’90 e poi collaboratore di giustizia, non è stata detta una parola.
Perchè evidentemente per i mafiosi e i loro amici e parenti non valgono le stesse regole dei comuni mortali, che in questi mesi drammatici, a causa del Coronavirus, non possono partecipare a funerali e dare il loro ultimo saluto ai loro morti.
Le foto del corteo funebre dimostano che queste persone sono ben consapevoli dell’impunità  di cui godono, impunità  che li fa essere anche arroganti e minacciosi nei confronti dei ‘giornalisti di merda’ che si sono permessi di diffondere la notizia: “Condividete tutti, per favore, perchè mio nonno deve avere la sua eterna pace e questi giornalisti di merda lo devono lasciare stare nella sua santa pace”, scrive un nipote del defunto su facebook, riportando un altro post in cui, un’altra nipote inveisce contro i giornalisti,
“Dovete lasciarci in pace nel nostro dolore, non abbiamo tolto niente a nessuno… siamo brave persone… se davvero fossimo quei boss che tanto proclamate non vi sareste permessi”.
Sparacio — che aveva iniziato a uccidere all’età  di 17anni, come raccontò lui stesso ai pm — era considerato il punto di riferimento di Cosa nostra nel Messinese, legato a Nitto Santapaola e da lui delegato ai rapporti con le cosche di ‘ndrangheta. Luigi ha sempre escluso che il fratello, detto Sarino, fosse anche lui un affiliato.
Di sicuro, però, “Zio Sarino” era stato condannato in via definitiva per diverse estorsioni, mentre il figlio Salvatore è stato condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso, in via definitiva.

(da agenzie)

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DEI CENTO MILIONI CHE MUSUMECI DOVEVA DISTRIBUIRE ALLA FAMIGLIE SICILIANE NON C’E’ TRACCIA

Aprile 14th, 2020 Riccardo Fucile

DOPO 22 GIORNI DALL’ANNUNCIO SI SCOPRE CHE ERANO FONDI EUROPEI E NON DIRETTAMENTE DELLA REGIONE, QUINDI VANNO RENDICONTATI CON PROCEDURE COMPLESSE…   E I SOLDI SONO STATI STORNATI DA ALTRI INTERVENTI, SONO SOMME TOLTE A TURISMO E CULTURA

Sono passati ormai 22 giorni da quando Musumeci ha annunciato lo stanziamento di 100milioni di euro che i sindaci dovrebbero distribuire alle famiglie siciliane, ma di questi soldi ancora non c’è traccia
Musumeci è riuscito, a oggi, a fare solo propaganda, mentre i sindaci si stanno adoperando per distribuire le somme stanziate dal Governo centrale e quelle che arrivano dai benefattori.
Le somme appartengono al budget di 45 milioni messo a disposizione dallo Stato mentre, come riporta Giacinto Pipitone in un articolo del Giornale di Sicilia, tempi più lunghi sono previsti per gli aiuti da finanziare con i 100 milioni annunciati da Musumeci.ù
Per quanto riguarda il finanziamento dello Stato gestito dai Comuni, le procedure sono ben delineate e sono pubblicate sul sito dell’amministrazione palermitana. I sindaci, così come prevedono le regole nazionali, possono scegliere se erogare direttamente i buoni spesa ai beneficiari o se affidarsi ad associazioni di volontariato che acquistano a loro volta i prodotti e li consegnano ai beneficiari.
Al cittadino basta un’autocertificazione che assicuri lo stato di indigenza e la mancanza di altri sussidi statali (nè reddito di cittadinanza nè cassa integrazione) per accedere agli aiuti.
Per quanto riguarda i 100 milioni stanziati da Nello Musumeci, ci saranno dei vincoli ben precisi che l’Anci attende di conoscere.
Il problema è anche che la Regione non ha utilizzato soldi propri ma fondi europei e quindi deve seguire alcune procedure di rendicontazione: da qui l’obbligo di introdurre paletti più rigidi. L’assessore alla Famiglia, Antonio Scavone, ha annunciato che entro martedì verranno erogati i primi 30 milioni ai sindaci e più lunga sarà  la strada per erogare ai sindaci gli altri 70 milioni.
“I soldi ai Comuni annunciati da Musumeci? Finora non si è visto un solo centesimo nella casse dei Comuni e nelle tasche dei siciliani e chissà  quando arriverà  la gran parte. Questo per dovere di chiarezza. Ad oggi le uniche somme disponibili nelle casse dei Comuni siciliani sono quelle dello Stato. I siciliani che in questi giorni stanno ricevendo i buoni spesa   sappiano che è grazie alle somme stanziate prontamente da Roma e non a quelle annunciate dal presidente della Regione in pompa magna 9 giorni fa”. Lo afferma il deputato 5 stelle all’Ars, Luigi Sunseri, “per sgombrare il campo dagli equivoci e dalle informazioni distorte che girano in questi giorni”.
“Per fare chiarezza — afferma il deputato — è bene ripercorrere cronologicamente gli eventi: Il 28 marzo scorso   Musumeci annunciava 100 milioni di euro per i Comuni, per consentire alle famiglie disagiate di accedere all’assistenza alimentare. La relativa delibera regionale veniva finalmente pubblicata giorno 31. Ad oggi non un solo centesimo è arrivato nelle casse dei Comuni. Solo ieri, giorno 4 sera, sono stati decretati i primi 30 milioni (meno del 30% dell’importo previsto). Tra l’altro per questi buoni sono previste procedure molto farraginose che renderanno difficile l’erogazione. I restanti 70 restano ancora un dilemma”.
“I primi 30 milioni — spiega Sunseri — derivanti dal Fondo Sociale Europeo, erano destinati all’asse 2   per la   Riduzione della povertà  e dell’esclusione sociale   e, quindi, facilmente rimodulabili perchè destinati a tematiche simili. I restanti 70 milioni derivano dal POC ( Programma Operativo Complementare) e dovranno essere stornati dagli assi 8 (promozione dell’occupazione dell’inclusione sociale), 9 (rafforzamento del capitale umano e miglioramento dei sistemi formativi e d’istruzione) e 10 (miglioramento delle condizioni di contesto sociale nei sistemi urbani e territori siciliani).
Parliamo quindi di somme tolte al turismo e ai beni culturali. Queste somme saranno le più complesse da rimodulare e arriveranno sicuramente in forte ritardo, perchè somme che erano già  state impegnate (quindi con graduatorie) e che dovranno essere compensate riattribuendo lo stanziamento iniziale, probabilmente dal FESR”.

(da agenzie)

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PREGA CON IL ROSARIO IN MANO E CHIUDE LO STRETTO: IL SINDACO DI MESSINA E’ UN SALVINI IN MINIATURA

Aprile 14th, 2020 Riccardo Fucile

PRIMA GLI SLOGAN POPULISTI, POI I DRONI VOLANTI CON LA SUA VOCE: ERA STATO INDICATO COME IMPRESENTABILE DALLA COMMISSIONE ANTIMAFIA… HA CAMBIATO SEI VOLTE GRUPPO PARLAMENTARE

È nato un nuovo mostro nello stretto di Messina. Altro che Scilla e Cariddi. Un mostro di sicuro meno affascinante, ma altrettanto tentacolare: è il sindaco di Messina Cateno De Luca.
Uno che pareva aspettare l’occasione giusta per sfoderare il piglio dell’uomo solo al comando, con tanto di imitazione di Benito Mussolini a favore di telecamera in piena emergenza Coronavirus. Uno che sta acquistando consensi attraverso l’utilizzo di slogan populisti, trovate becere e soprattutto, scimmiottando leader che pregano con Barbara D’Urso.
Ma partiamo da lontano. Coinvolto nella bellezza di 16 inchieste, tra assoluzioni e prescrizioni, è ancora aperto il procedimento che lo vede accusato di evasione fiscale (per una presunta maxi evasione da un milione e 750mila euro).
Nel 2017 De Luca era tra gli “impresentabili” della Commissione antimafia. Arrestato due volte, annunciò di aver saputo in anticipo del suo arresto perchè “me l’ha detto un parente di magistrati e di massoni”.
Come se tutto non fosse già  abbastanza grave, a difenderlo nell’unico processo rimasto in piedi c’è l’avvocato Carlo Taormina. Ha atteso sentenze pregando col rosario in mano (chi vi ricorda?) e appena eletto sindaco (come non votarlo con questo   splendente curriculum) ha portato un mazzo di fiori alla statua della Madonna (chi vi ricorda?).
In pochi però ricordano il suo spogliarello (probabilmente si tratta di rimozione selettiva dei ricordi raccapriccianti). Nel 2007 infatti, come documentato da un video mitologico, protestò contro la decisione dell’allora presidente, Gianfranco Miccichè, di estrometterlo dalla Commissione bilancio. Si spogliò, restando in mutande, cosa che più che protesta apparve a a tutti un’intimidazione visiva.
Per coprire le sue incantevoli nudità  usò il drappo della Trinacria, brandendo la statuetta di Pinocchio e la Bibbia. Leggenda vuole che quella Bibbia, qualche minuto dopo, presentò strani fenomeni di autocombustione. La bandiera della Sicilia e l’autonomia sono un’altra delle sue grandi ossessioni (cambiando le coordinate geografiche, chi vi ricorda?).
Parte della sua mirabolante carriera politica è riassunta da un articolo di Giuseppe Pipitone: “All’Ars entra per la prima volta con il Movimento per l’Autonomia. Passa con Grande Sud. Quindi opta per la Democrazia cristiana, fino al 2011, anno in cui cambia per sei volte gruppo parlamentare: in quello del Pdl arriva a “sostare” per tre ore e mezza, giusto il tempo di far saltare gli equilibri in una delicata conferenza dei capigruppo”. Roba da far sembrare Mastella un indomito, coerente, granitico idealista.
Ma è il Coronavirus a rivelare l’autoritarismo pirotecnico e fantozziano dell’arruffapopoli De Luca.
Sempre in cerca di un palcoscenico su cui imbastire una gag, De Luca ha dichiarato fin dal primo momento dell’emergenza “Tengo lo sterzo in mano!”. Peccato che lo sterzo gli sia rimasto in mano. I primi nemici individuati sono stati coloro che tentavano di salire sulle navi per attraversare lo stretto e arrivare in Sicilia (vi ricorda qualcuno?).
In realtà  gli untori erano perlopiù pendolari e di automobili pronte a sbarcare ce n’erano ben poche, ma De Luca ne ha approfittato per lanciare strali al ministro della Difesa, Luciana Lamorgese: “Lei signora Ministra mi ha denunciato perchè vi ho mandato a quel paese, ma continua a prendere per i fondelli i messinesi ed i siciliani consentendo lo sbarco indiscriminato in Sicilia come gli artisti di strada francesi!”.
In realtà  la foto della macchina di “artisti di strada francesi” postata dal sindaco si è rivelata un fotomontaggio e l’ha cambiata (vi ricorda qualcuno?).
Tra un insulto e un altro alle istituzioni, forse preda di improvvisa nostalgia per i tribunali, viene quindi denunciato dal Viminale per vilipendio.
Sempre più invasato, chiede le forze armate in città , convinto di trovarsi nel mezzo di una rivoluzione civile in Sud America. Naturalmente sviluppa anche la sindrome del perseguitato, tanto per rafforzare l’immagine dell’uomo nuovo ostacolato dai poteri forti, e quando Lamorgese dichiara di voler annullare la sua ordinanza sui traghetti, De Luca parla di “crimini di stato” e “vogliono farmi fuori!”. Come no, ci sono già  i cecchini di Stato appostati sulla Madonnina del porto.
Poi si passa alle trovate egotiche: il megafono montato sulla macchina con la voce registrata del sindaco che dice “il sindaco vi ordina di non uscire di casa!”.
Solo lui, Salvini e l’arrotino parlano di sè in terza persona.
Stessa tecnica per augurare la Buona Pasqua ai cittadini, con tanto di frase raffinata sparata dall’altoparlante: “Io rustu (faccio il barbecue-arrostisco) per i ca**i miei!”.
Poi arriva il drone con la sua voce che dice “Dove ca**o stai andando?”, roba da rimpiangere quando per farsi notare restava in mutande.
Ogni volta che è in arrivo un provvedimento del governo o della Regione, organizza una diretta per intestarsene l’oggetto. Si dichiara “il proprietario di strade e piazze” (in contrapposizione alle regole dettate dal governo che, secondo lui, per quel motivo e perchè lui è la “massima autorità ” non valgono sul territorio comunale).   Naturalmente, nella sua narrazione del perseguitato, il Capo della Polizia Gabrielli voleva mettergli i bastoni tra le ruote (vengono divulgate sue foto mentre monitora la partenza dei droni, foto in cui sembra il fesso della domenica che fa alzare i droni nel parchetto davanti casa e poi il drone gli resta incastrato su un pino).
Memorabile lo scherzo che gli viene fatto il primo aprile. Qualcuno, con un falso profilo della Lamorgese, scrive sulla sua pagina Facebook e lo bacchetta fingendosi la ministra. Lui abbocca e le risponde: “Le consiglio di non intimidirmi più con le sue attività  di intelligence sulla mia vita!”. Quando gli spiegano che ha abboccato a uno scherzo, prova a salvare la sua dignità : “Ho subito replicato al commento facendo credere agli autori che c’ero cascato!”. Certo, certo.
In tutto, ciò, direte voi, almeno avrà  dato il buon esempio, almeno avrà  dimostrato di avere tutto sotto controllo. E invece manco questo.
Nessuno si deve spostare, nessuno deve uscire di casa, ma lui per ragioni serissime, di reale necessità  se ne va nel suo comune d’origine a 30 chilometri da Messina per prendere otto uova fresche e quattro lattughe appena raccolte. Si vede che il drone “Dove ca**o stai andando?” era distratto. O era rimasto incastrato sul famoso pino di cui sopra. Qualche giorno fa decine di persone a Messina prendono parte al corteo funebre per la morte di Rosario Sparacio, fratello del boss pentito Luigi Sparacio. Lui non se ne accorge. Forse stava cambiando le pile al drone di cui sopra.
Infine, la perla di ieri, il giorno di Pasquetta. Siccome di propaganda non ne ha fatta abbastanza, va nel quartiere delle baraccopoli di Messina per distribuire uova di Pasqua ai bambini delle famiglie più povere.
Ovviamente la gente si accalca, è pieno di adulti e bambini senza mascherine (a cui non dice nulla), lui si fa pure qualche selfie. Il drone “Dove ca**o vai?” di cui sopra sarà  stato infilato in un uovo di Pasqua e riciclato come sorpresa, evidentemente.
Insomma, ridateci Scilla e Cariddi. Quei mostri, almeno, li ha inventati la mitologia greca. Questo l’ha generato un’epidemia.

(da TPI)

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INTERVISTA AL VIROLOGO PREGLIASCO: “L’ESTATE AL MARE? SIAMO ANCORA NELLA FASE 1”

Aprile 14th, 2020 Riccardo Fucile

“DISTACCAMENTO SOCIALE IN SPIAGGIA E’ IRREALIZZABILE”… LA FRENESIA DEL “RIAPRIRE” QUANDO OGNI GIORNO SI CONTANO CENTINAIA DI MORTI

La cosiddetta “fase 2”, quella della convivenza con il virus un volta terminato il lockdown, prenderà  il via il 4 maggio e includerà  anche il periodo estivo.
In molti si stanno chiedendo come sarà  la loro estate e anche se potranno trascorrere le proprie ferie in un luogo di villeggiatura o meno. Nonostante lo scetticismo degli esperti, il governo sta lavorando a una serie di misure, che ci permetteranno di poter andare al mare.
Ombrelloni e lettini distanziati e separati con barriere in plexiglass per prevenire il contagio in spiaggia. Non è solo una suggestione ma il rendering del progetto di un’azienda modenese che rimbalza nelle chat dei titolari degli stabilimenti balneari della Riviera Romagnola e sui social in rete. Ma come andrà  veramente?
TPI ha intervistato il virologo dell’Università  di Milano e presidente nazionale Anpas Fabrizio Pregliasco, che ha fatto chiarezza sull’estate 2020 per gli italiani.
Si parla moltissimo di queste nuove disposizione sull’estate al mare ma ancora non è chiaro come andrà .
Siamo ancora in una fase 1 della malattia e dobbiamo ancora sperare che ci sia un’ulteriore riduzione dei casi e una maggiore disponibilità  di posti letto in terapia intensiva. Per fortuna c’è un calo dei casi ogni giorno da 9 giorni, ma è necessario che continui così per ancora un po’ di tempo. Per poter avere un risultato veramente imponente, il lockdown dovrebbe andare avanti fino a giugno. Ma è impossibile mantenere un controllo sociale per tempi così lunghi. Purtroppo si dovrà  entrare in una fase 2 e la politica dovrà  prendersi in carico la possibilità  di valutare qual è il rischio residuo accettabile.
Possibili soluzioni, si parla di distanziamento sociale sulla spiaggia.
Distanziamento sociale sulla spiaggia lo trovo infattibile, anche in mare è tutto da capire, è uno scenario irreale. Come si fa a stare con i guanti sulla spiaggia? È tutto da vedere. Il governo rassicura sulle vacanze al mare, ma c’è un problema sul tragitto interregionale: se ci spostiamo in massa verso le regioni del sud, come la Puglia, e ci ammaliamo, mettiamo in ginocchio la sanità  pugliese. Andiamo ad aggravare la condizione di reparti che possono sostenere solo un certo numero di casi.
La possibilità  di prendere aerei è ancora più remota?
È vero che c’è il sistema di areazione degli aerei che è frazionato, ma io la vedo male. Anche l’uso della seconda casa nelle zone turistiche, a cosa serve? Non ha quel ritorno economico per il territorio.

(da TPI)

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RECORD DI SANZIONI A PASQUETTA: SONO STATE 16.545 SU 252.148 CONTROLLATI

Aprile 14th, 2020 Riccardo Fucile

A PASQUA ERANO STATE 13.756… IL 6,5% NON HA RISPETTATO LE REGOLE

Record di persone sanzionate amministrativamente nel giorno di Pasquetta: su 252.148 controllate dalle forze di polizia, 16.545 sono risultate non in regola rispetto ai divieti sugli spostamenti, il 20,2% in più rispetto al giorno di Pasqua (13.756).
Secondo i dati diffusi dal Viminale, tra Pasqua e Pasquetta i controlli hanno riguardato complessivamente 465.713 persone, 30.301 delle quali (il 6,5%, contro una media dei giorni feriali che oscilla tra il 3 e il 4%) risultate non in regola.
Sempre ieri le persone denunciate per aver attestato il falso nell’autodichiarazione sono state 88, quelle denunciate per aver violato la quarantena imposta dalla positività  al virus 29.
I controlli di esercizi e attività  commerciali sono stati 62.391 e hanno portato a sanzionare 146 esercenti e a chiudere 63 attività .
“La media delle sanzioni dall’inizio dell’emergenza per spostamenti non autorizzati è stata del 3,7%: 257 mila su un totale di 7 milioni di controlli – dice il viceministro dell’Interno Matteo Mauri – Nel weekend pasquale la media è salita al 4,6%, con un picco di sanzioni del 6,4 per cento registrato nella domenica di Pasqua. Ma possiamo dire che, nonostante l’eccezione pasquale, complessivamente gli italiani stanno tenendo un comportamento corretto. Rispettare le regole è necessario per poter uscire nei tempi minori possibili dall’emergenza”.

(da agenzie)

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SALVINI VUOLE IL CONDONO AI DISONESTI: BASTA CHIAMARLO PACE FISCALE, PACE EDILIZIA E BLOCCO DEL CODICE DEGLI APPALTI

Aprile 14th, 2020 Riccardo Fucile

SEMPRE DALLA PARTE DEI POTERI FORTI, DEI FURBETTI E DEI TANGENTARI… E’ IL SOVRANISMO DEGLI EVASORI FISCALI E DEI COSTRUTTORI ABUSIVI, ALTRO CHE DESTRA DELLA LEGALITA’

Prima “riaprire tutto”. Poi “chiudere tutto”. Oggi “riapra chi può”.
L’atteggiamento di Matteo Salvini sul tema delle riaperture è stato ondivago nell’ultimo mese e mezzo.
Sulla sua pagina Facebook il 27 febbraio – dopo essersi limitato il 21 dello stesso mese a proporre di “sigillare i confini italiani”-   il leader della Lega parlava di riaprire fabbriche, negozi, musei, gallerie, palestre, discoteche, centri commerciali…”.
L’11 marzo invece Salvini voleva “chiudere tutta l’Europa” per coronavirus: tutto il continente – dice – deve diventare “zona rossa, per evitare guerre commerciali”.
Uno slalom che oggi – in due diverse interviste televisive – approda nuovamente su una posizione favorevole alla ripresa delle attività  il prima possibile.
E non disdegna la possibilità  di far ricorso a forme di condono: “Condono è una brutta parola in tempi di pace, ma in tempi di guerra penso che una soluzione di tutte le controversie vada trovata”, dice a La7 “La pace fiscale, pace edilizia, il blocco del codice degli appalti. Questo mi aspetto dal governo: cancellare la burocrazia e lasciare fare: quello che non è vietato è permesso. Altrimenti dopo il virus ci sarà  la fame che rischia di essere anche peggio”.

(da agenzie)

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TRAVAGLIO PROPONE DI COMMISSARIARE LOMBARDIA E PIEMONTE

Aprile 14th, 2020 Riccardo Fucile

“NON C’ENTRA LA POLITICA, SONO INETTI”

Marco Travaglio sul Fatto di oggi ci racconta cosa succede nell’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 in Lombardia, dove la premiata ditta Gallera & Fontana sta imperversando tra tamponi e zone rosse dimenticate mentre gli assessori come Mattinzoli dicono che i lombardi vogliono menare Conte:
È sempre più difficile convincere un cittadino del Molise o del Veneto che deve restare ai domiciliari chissà  fino a quando perchè in Lombardia e in Piemonte i contagi e i morti, anzichè scendere, salgono. O meglio, si potrebbe convincerlo se, dopo i disastri fatti nei primi due mesi, le giunte lombarda e piemontese mostrassero uno straccio di strategia per aggredire il virus. Invece continuano a subirlo, inerti e in balia degli eventi, senza un orizzonte nè una linea d’azione chiara. Passano il tempo a chiacchierare, alodarsi, imbrodarsi e scaricare barile su “Roma”. Esemplare l’assessore forzista lombardo Mattinzoli che, mentre le destre accusano Conte di rompere l’unità  nazionale, lo insulta dandogli del “pezzo di merda”, minacciandolo di “riempirlo di botte”: ed è ancora al suo posto.
Indimenticabile l’assessore forzista Gallera, così garrulo fino all’altroieri malgrado il record mondiale di morti nella sua regione, e ora silente dopo la scoperta dello scandalo di Alzano (i suoi fedelissimi che vietano la chiusura dell’ospedale dopo i primi focolai) e dell’ordinanza che riversa nelle Rsa i malati Covid dimessi dagli ospedali, ma ancora infetti.
Leggendario lo sgovernatore leghista Fontana, che accusa il governo di negare la cassa integrazione a 1 milione di lombardi senz’averla mai chiesta.
Poi si dice stupito perchè “ero convinto che la curva rallentasse più velocemente”, ma fa poco o nulla per frenarla: scarsa mappatura dei contagi, nessuna campagna aggressiva di tamponi, niente sorveglianza attiva sui contagiati, nessun piano di test sierologici, ignorata la medicina territoriale, isolamento tutto da dimostrare nelle Rsa fra reparti con sani e con malati Covid. Nulla di ciò che fa il Veneto di Zaia, leghista anche lui, ma con la test sul collo.
E così, mentre tutti parlano d’altro per fare propaganda e/o non doversi smentire, si perdono di vista due Regioni totalmente fuori controllo che, non certo per colpa dei cittadini, rischiano di prolungare il lockdown di tutt’Italia anche dopo il 14 maggio.
È vero, il virus nei primi giorni è stato sottovalutato in tutto il mondo. Ma sono trascorsi quasi due mesi e non si pub più accettare che Fontana si trinceri ancora dietro “il virus particolarmente violento in Lombardia”, perchè la sua violenza è stata direttamente proporzionale a vari fattori, in primis gli errori dei vertici sanitari della sua Regione: all’inizio (sull’ospedale di Alzano e la mancata zona rossa in Bassa Val Seriana), in seguito (con le Rsa e la rincorsa all’ospedalizzazione selvaggia) e oggi (zero strategie per aggredire l’emergenza).
Nè si può lasciare il Piemonte in balla di una giunta di inetti che si ispirano all’unico modello da non seguire: quello lombardo. Non lo diciamo noi: lo dicono i medici, con denunce documentate a cui nessuno ha neppure tentato di replicare (se non col decisivo argomento che gli Ordini dei medici sono “al servizio del Pd”).
La politica non c’entra nulla: c’entra la pelle dei lombardi e dei piemontesi e anche la sorte di un intero Paese ancora bloccato per i numeri spaventosi di quelle due regioni. Il governo, se può, pensi seriamente a commissariare le due Regioni, o almeno le loro Sanità  allo sbando. Per il bene di tutti.

(da “NextQuotidiano”)

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LA STRAGE DEGLI ANZIANI NELLA RSA DI LODI E IL SILENZIO DELLA SINDACA LEGHISTA

Aprile 14th, 2020 Riccardo Fucile

52 MORTI RISPETTO AI 4 DELLA MEDIA ABITUALE

Cinquantadue morti a marzo (rispetto ai 4 decessi dello stesso periodo 2019), 6 fino al 7 aprile. Sono i numeri della strage silenziosa all’Rsa “Santa Chiara” di Lodi, nella prima zona italiana a essere toccata dalla diffusione del Covid-19. Molto probabilmente anche loro vittime del contagio da coronavirus, ma che non rientrano nel computo ufficiale fornito dalla Regione Lombardia sin qui.
In Procura sono già  due gli esposti presentati da parenti di anziani ospiti deceduti. In uno, riporta un articolo di Cristina Vercellone su Il Cittadino di oggi, si legge:
Le prima misure di limitazione degli accessi di esterni a Santa Chiara sono state disposte, a quanto risulta, solo il 3 marzi, con l’introduzione di un modulo di autocertificazione dello stato di salute del visitatore in ingresso. Solo dal 5 marzo è stato limitato l’accesso ai visitatori esterni alla struttura. Ci sono stati ingressi di nuovi ospiti (in sostituzione degli ospiti deceduti) ben dopo il 20 febbraio, con alcuni casi dopo il 5 marz
La campagna di screening col tampone nella Rsa è cominciata solo il 9 aprile (il primo caso di coronavirus a Codogno è stato rilevato il 20 febbraio e reso noto il giorno dopo) e solo per 55 ospiti sintomatici. Non per tutti, quindi, e non per il personale della struttura, che è di proprietà  dell’omonima Fondazione, un ente di promozione sociale di diritto privato e di interesse pubblico, soggetto alla vigilanza dell’Azienda di Tutela della Salute (Ats) ma che, in quanto ente strumentale del Comune, vede il sindaco nominare direttamente i componenti del consiglio di amministrazione.
A Lodi, a guidare l’amministrazione di centrodestra, c’è la sindaca leghista Sara Casanova, eletta nel 2017 e già  assurta agli onori delle cronache nazionali per il caso mense, quando rischiavano di essere esclusi dalla refezione scolastica i bambini figli di immigrati che non avessero potuto produrre l’autocertificazione nei paesi di provenienza dei genitori su eventuali redditi all’estero.
Sindaca che, in questa situazione di emergenza, ha invece preferito prendersela con molta più calma, molto verosimilmente per questioni di “scuderia” (a guidare la Regione c’è il leghista Attilio Fontana), tanto che il primo incontro con i vertici di Santa Chiara e dell’Ats (che nel frattempo aveva autorizzato dal 2 aprile la formazione di personale della struttura per effettuare i tamponi), l’ha fissato soltanto il 6 aprile.
Il Consiglio di amministrazione di di Santa Chiara aveva chiesto al Presidente, Corrado Sancilio, ex dirigente scolastico, una relazione sulla situazione interna alla RSA, ma il sindaco, accusano le opposizioni, non ha ritenuto opportuno nè utile avere quella relazione, “tantomeno discutere e fare chiarezza su quanto stava avvenendo nell’ultimo Consiglio Comunale che si è tenuto nella notte di venerdì 10 aprile”. Intanto, nella struttura, che all’inizio dell’emergenza aveva 260 ospiti, una cinquantina dei circa duecento addetti risulta attualmente in malattia.
Parola d’ordine: tacere e taceremo!
Erano stati proprio i gruppi consiliari di opposizione a trasmettere il 26 marzo una segnalazione al Prefetto di Lodi, Marcello Cardona, che si era attivato immediatamente con una prima richiesta a presidenza e dirigenza di Santa Chiara il giorno dopo. Una seconda richiesta era partita dalla Prefettura di Lodi il 3 aprile.
Le opposizioni avevano chiesto anche ai consiglieri di maggioranza la sottoscrizione della lettera, ma si erano visti respingere la richiesta al mittente perchè “strumentalizzava la vicenda”. Intanto a Santa Chiara si continuava a morire nel totale silenzio della sindaca Casanova e del suo vice Lorenzo Maggi, arrivato in consiglio come come candidato sindaco di una propria lista, e al ballottaggio in tandem come futuro secondo della leghista.
Dal giorno in cui le opposizioni hanno scritto al Prefetto e hanno chiesto al Sindaco di fare luce sulla vicenda di Santa Chiara e quindi di dichiarare concretamente quanti decessi fossero in corso, quali procedure stessero applicando per isolare i casi dei sopravvissuti, quale fosse la situazione dei tamponi degli ospiti di Santa Chiara e del personale, sono passati almeno 7 giorni prima di ricevere una risposta da parte della Casanova. Prima che il prefetto intervenisse a seguito della lettera dei consiglieri di opposizione, la vicenda era stata liquidata dalla sindaca, dicendo che erano in corso delle interlocuzioni per avere tamponi con la Regione Lombardia ma senza successo. In un articolo al Cittadino, il quotidiano locale, del 2 aprile la sindaca dichiara:
Nei giorni scorsi (a seguito della lettera al Prefetto) le opposizioni in Consiglio hanno chiesto che venissero sottoposti personale e ospiti di Santa Chiara. Successivamente ATS ha chiesto a noi l’elenco degli ospiti sintomatici a cui intendevamo fare il tampone.
Implicitamente dichiarando di non avere fatto pervenire agli organi competenti la lista delle persone che necessitavano di tampone prima che le opposizioni scrivessero al Prefetto.
Intanto, continua a girare sui social l’immagine scattata da un consigliere di maggioranza, Lanfranco Tani, salviniano di ferro e frequentatore dell’università  della strada, come lui stesso si definisce, che ha poi provveduto a rimuoverla dalla propria bacheca Facebook, dello scambio di auguri pasquali in Comune al termine di un consiglio fiume durato quattordici ore dove sindaca e vicesindaco sono seduti al tavolo con alle loro spalle un gruppo composto di alcuni assessori e altri consiglieri di maggioranza, senza rispetto alcuno per le distanze. Tanto che la segretaria cittadina del Pd,   Laura Tagliaferri, così commenta, sempre su Facebook:
Ci sono immagini che non hanno bisogno di commenti, perchè parlano da sole. E’ apparsa sabato sui social, pubblicata dal consigliere Tani, la foto della festicciola pasquale tenutasi in Broletto ( a Lodi ) con la presenza del Sindaco Casanova, del vicesindaco Maggi e di alcuni assessori e consiglieri. Tutti assembrati in una stanza, senza rispettare minimamente le distanze prescritte.
E ciò avveniva il medesimo giorno in cui la stessa Casanova scriveva una lettera a tutti i cittadini chiedendo di stare in casa e di evitare assembramenti: “è un sacrificio necessario per assicurare la protezione degli altri e di noi stessi — scriveva — i contagi stanno rallentando, ma se riprendiamo ad avere contatti con le altre persone, il rischio concreto è che tornino a crescere”.
Detto, fatto. Tra l’altro in quello stesso Consiglio, nè il Sindaco nè il Presidente Cerri si sono ricordati in apertura di dedicare almeno un pensiero, un momento di silenzio, una riflessione ai morti di queste settimane nella nostra città .
Non è retorica pretendere che i governanti siano migliori dei governati, che chi gestisce la cosa pubblica debba essere il primo a dare l’esempio di ciò che chiede. Non è retorica, è semplice senso delle istituzioni: cosa che alla Giunta dei selfie sembra mancare del tutto.

(da “NextQuotidiano”)

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