Aprile 22nd, 2020 Riccardo Fucile
AVEVA MONTATO UNA BUFALA CON UN FINTO “CENTRALINISTA” DEL MUSEO, “ISTIGANDO ALL’ODIO” E DIFFAMANDO LA STRUTTURA… DOVRA’ PAGARE 15.000 EURO
Andrea Crippa, giovane rampante deputato vicinissimo a Matteo Salvini e vicesegretario della Lega, è
stato condannato a risarcire 15mila euro di danni non patrimoniali al Museo Egizio di Torino e la sezione civile del Tribunale di Torino gli ha ordinato la rimozione dai social network di un video in cui fingeva di telefonare per protestare per i biglietti gratis agli arabi, e gli ha inibito l’ulteriore diffusione e condivisione.
Crippa, che durante la crisi del governo Conte One raccontava di nove senatori M5S pronti a passare con la Lega (cosa mai avvenuta), è finito nei guai nel gennaio 2018 quando sulla sua pagina Facebook ha postato un video in cui telefona al Museo Egizio di Torino per chiedere conto dello sconto che la fondazione ha deciso di elargire ai visitatori di nazionalità araba.
Il salviniano prima chiede chiarimenti e poi sbotta: «Ma a lei pare normale? E gli italiani che fanno, pagano il biglietto intero?». Proprio così. Il tutto con il numero di telefono dell’Egizio in sovraimpressione e un chiaro invito a tutti: «Facciamogli sentire cosa ne pensiamo».
Subito dopo la sceneggiata del deputato sorsero due tipi di problemi. Il primo era che dal giorno della pubblicazione del video un sacco di geniacci aveva deciso di imitare Andrea Crippa e telefonare al Museo Egizio per lamentarsi degli sconti e prendere a male parole le malcapitate centraliniste.
Il secondo è proprio il problema delle centraliniste: il museo aveva spiegato che tutte le persone che lavorano in quel ruolo nella struttura sono donne, mentre dall’altra parte del filo nella telefonata di Crippa si sentiva la voce di un uomo.
Per questo i responsabili della struttura avevano depositato un esposto in cui chiedono di indagare sull’autenticità della telefonata.
Il Museo Egizio, sulla base degli elementi disponibili e degli accertamenti effettuati, ritiene che la voce maschile del presunto operatore dell’Ufficio Prenotazioni sia quella di un soggetto estraneo all’organigramma della società che gestisce le prenotazioni telefoniche posto che tutte le operatrici sono di sesso femminile.
Inoltre si fa presente che le dichiarazioni sulle attività promozionali contenute nel video postato su Facebook sono inesatte. Dunque vi sono plurimi motivi per ritenere che il video in questione sia una montatura mirata a denigrare Il Museo Egizio che si riserva ogni opportuna azione legale all’esito delle indagini che saranno svolte dalla autorità competenti.
Lui in un’intervista rilasciata alla Stampa aveva però negato tutto: la telefonata era vera, così come erano veri gli sconti. La verità giudiziaria sulla vicenda, spiega oggi proprio La Stampa nelle pagine di Torino, è questa:
Nel video, si legge nella sentenza del giudice Valeria Di Donato, «Crippa ha finto di fare una telefonata a vivavoce al museo Egizio per ottenere informazioni su eventuali agevolazioni in corso e, alla risposta del (finto) centralinista, ha criticato in maniera polemica la promozione a favore degli arabi che avrebbe realizzato una discriminazione “a rovescio”». Un montaggio, quindi. Che in poche ore ha ottenuto milioni di visualizzazioni.
L’obiettivo, scrive il giudice nella sentenza riportata dal quotidiano torinese, era «proprio quello di incitare il pubblico social a offendere, insultare il museo». Cosa che è accaduta. C’è «l’incitamento all’odio» per «spingere all’intolleranza con modalità tali da propagarsi in modo efficace». C’è la fake news, divulgata per «disinformare o arrecare danno a terzi». E poi c’è l’aspetto economico: l’accusa di «rubare i soldi agli italiani». Insomma, pare il programma politico della Lega.
Nel video Crippa dice che l’Egizio riceve finanziamenti statali. O meglio: «Che i soldi di tutti i cittadini italiani sono stati utilizzati per le agevolazioni sugli ingressi in favore di soggetti di origine o cultura araba».
La Fondazione, sottolinea la sentenza, «non riceve alcun finanziamento dallo Stato». Tutta una bufala, quindi: «Spero che il provvedimento sia da monito per i “leoni da tastiera” che sui social, invocando impropriamente il diritto di critica e defilandosi dal contraddittorio, non si fanno scrupolo nel macchiare la reputazione e l’immagine altrui con affermazioni spesso non veritiere e offensive», dichiara l’avvocato civilista Fabrizio Tarocco dello studio legale Weigmann, che rappresenta la Fondazione Museo Egizio.
Insomma, con questa medaglia che si può appuntare al petto e nel curriculum, Crippa è a tutti gli effetti il miglior esponente del Metodo Lega.
Dopo il maestro, che ieri diffondeva il video sulle fregnacce di Montagnier riguardo il Coronavirus, ovviamente. Ah, a scanso di equivoci va segnalato che in omaggio al non sentire alcuna vergogna, il video è ancora sulla sua pagina.
(da “NextQuotidiano”)
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Aprile 22nd, 2020 Riccardo Fucile
PER NON PARLARE DI DEL DEBBIO RINVIATO A GIUDIZIO
Fa sorridere il salto nel vuoto che si ha quando si assiste allo spot Mediaset sul sostegno agli editori italiani in questo periodo di infodemia legata all’emergenza Coronavirus.
Una giusta presa di posizione per sottolineare come ci debba essere un impegno comune nel non rilanciare fake news e fare un’informazione seria e responsabile.
Ma la distopia tra quella campagna e la realtà è racchiusa in quel Vittorio Feltri insulta meridionali andato in onda martedì sera, in prima serata, a Fuori dal Coro, su Rete 4.
«Oggi più che mai l’informazione influenza la nostra vita e la nostra sicurezza. Le notizie sono una cosa seria. Fidati dei professionisti dell’informazione. Scegli gli editori responsabili, gli editori veri. Scegli la serietà ».
Così recita lo spot Mediaset in onda dal 24 marzo scorso e trasmesso al termine — o all’inizio — di ogni pausa pubblicitaria su ogni canale. Come detto, si tratta di una giusta presa di posizione per ribadire il ruolo centrale nell’informazione anche in questa fase così delicata
Il tutto, però, fa a pugni con i personaggi che vengono ospitati nelle varie trasmissioni. Nei giorni scorsi abbiamo approfondito il tema della ‘Tv che urla (e che piace tanto ai populisti)’ facendo riferimento proprio ad alcune trasmissioni mandate in onda sui canali Mediaset.
È legittimo esprimere critiche, ma occorre farlo nel modo corretto per non aizzare stati d’animo, perchè la tv di denuncia deve essere sacrosanta, ma solo se fatta rispettando criteri deontologici e non affabulatori.
Perchè poi si dà spazio a fenomeni come Feltri insulta meridionali in prima serata, su Rete 4, a Fuori dal Coro. Il direttore di Libero, ospite di Mario Giordano ha detto: «Il fatto che la Lombardia sia andata in disgrazia per via del coronavirus ha eccitato gli animi di molta gente che naturalmente è nutrita da un sentimento di invidia o di rabbia nei nostri confronti perchè subisce una sorta di complesso di inferiorità ». Così, perchè la priorità è l’informazione seria e e affidabile.
(da Giornalettismo)
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Aprile 22nd, 2020 Riccardo Fucile
IL SOLITO INDEGNO SHOW RAZZISTA SULLE RETI MEDIASET
In un simpatico spezzone di Fuori dal Coro di Mario Giordano possiamo ammirare (si fa per dire)
Vittorio Feltri mentre tenta per l’ennesima volta di scatenare contro di sè una shitstorm prendendosela con uno dei suoi bersagli preferiti: i meridionali: “Molta gente è nutrita da un sentimento di invidia o di rabbia nei nostri confronti perchè ha un complesso di inferiorità . Io non credo ai complessi di inferiorità , credo semplicemente che i meridionali in molti casi siano inferiori”.
Subito dopo potete ammirare come Giordano finga alla grandissima un po’ di indignazione come da copione dopo la frase di Feltri mentre in realtà nella sua testa sta esultando come Tardelli dopo il goal alla Germania nel 1982 perchè Feltri ha fatto il suo solito spettacolino che farà arrabbiare metà del suo pubblico e divertire l’altra metà .
Poi addirittura dice: “Ma se cambiano canale è un guaio!”.
(da “NextQuotidiano“)
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Aprile 22nd, 2020 Riccardo Fucile
ENTRAMBI PER I RIMBORSI NON EFFETTUATI
Resa dei conti all’interno dei Cinquestelle. Il senatore Mario Michele Giarrusso e il deputato Nicola Acunzo, 43 anni, di professione attore, sono stati espulsi dal Movimento 5 Stelle per questioni legate alla rendicontazione dei rimborsi.
L’ultima scenata, Giarrusso l’aveva fatta per la conferma di Claudio Descalzi come ad dell’Eni. Ma di fatto non c’è scelta del Movimento 5 stelle di governo che il senatore non abbia contestato.
Senza però arrivare a farsi espellere, sempre giocando sull’importanza dei numeri in Senato, dove la maggioranza giallo-rossa ha poco margine di manovra rispetto alla Camera e ogni voto è prezioso.
Ma la decisione dei probiviri, a lungo rinviata contro ogni evidenza, è arrivata oggi: il senatore è stato espulso dai 5 stelle per non aver restituito la parte degli stipendi promessa, come hanno fatto i suoi colleghi. E per non essersi impegnato in alcun modo a rientrare, dicendo che i soldi gli servono per alcune cause legali in corso.
Secondo il sito Tirendiconto, il senatore non ha restituito nulla per oltre un anno. La motivazione, dopo mesi di tentennamento e di inutili tentativi di persuasione, non è stata accolta perchè potrebbe valere per qualsiasi cosa. Quindi per chiunque. E vanificare la regola delle restituzioni cui i 5 stelle non hanno rinunciato.
(da agenzie)
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Aprile 22nd, 2020 Riccardo Fucile
SIGILLI AD AZIENDE, IMMOBILI, PALESTRE, PANIFICI, AUTO E CONTI CORRENTI
Oltre 18 milioni di euro. A tanto ammonta la confisca che i militari del comando provinciale della
guardia di Finanza di Roma stanno eseguendo stamattina nei confronti del clan Spada. Il provvedimento, disposto dalla sezione Misure di prevenzione, è l’epilogo dell’attività investigativa della dda capitolina che in questi anni più volte si è concentrata sulla famiglia criminale di Ostia.
Gli specialisti del Gico del nucleo di polizia economico finanziaria hanno ricostruito le ricchezze illecitamente accumulate dagli esponenti di spicco del clan – il boss Carmine Spada alias “Romoletto”, Ottavio Spada, Armando Spada, Roberto Spada e Claudio Galatioto – individuandone le fonti di finanziamento “occulte”.
Gli approfondimenti economico-patrimoniali, che hanno preso le mosse dalle note operazioni di polizia “Eclissi” e “Sub Urbe”, hanno consentito di dimostrare l’incoerenza dei modesti redditi dichiarati dagli interessati con i rilevanti investimenti posti in essere in svariate attività commerciali, finanziati, in realtà , dai profitti delle numerose condotte delittuose: estorsione, usura e traffico di droga.
Gli Spada avevano provato a salvare il loro patrimonio intestandolo a prestanome compiacenti: ma le indagini hanno riguardato tutte le persone (circa 50 tra familiari e terzi) coinvolte nelle compravendite di quote societarie, effettuate fittiziamente al solo scopo di “schermare” la titolarità effettiva delle aziende.
E, quindi ora, dopo il sequestro dell’ottobre 2018, arriva la confisca che permette di sottrarre al clan beni in grado di inquinare l’economia legale: questi beni non torneranno più nelle mani del clan.
Sigilli a 19 società , 2 ditte individuali, 6 associazioni sportive/culturali, quasi tutte con sede a Ostia e operanti in vari settori: dalle slot ai distributori, dalle palestre alle scuole di danza, passando per bar, forni, edilizia e vendita di auto. Infine due immobili, 13 veicoli e conti correnti bancari e postali.
(da agenzie)
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