Destra di Popolo.net

GRILLO STRONCA DI BATTISTA: “VIVE NEL PASSATO”

Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile

DIBBA AVEVA DETTO CHE “SE CONTE VUOLE FARE IL LEADER DEL M5S PRIMA DEVE ISCRIVERSI E POI ESSERE ELETTO DAL CONGRESSO”

Il capo dell’ala movimentista grillina, preoccupato dai sondaggi favorevoli al premier, punta sul consenso dei militanti e rispolvera un classico strumento della democrazia dei partit
«Se vuole fare il leader del Movimento, Conte si deve prima di tutto iscrivere. E poi deve essere eletto da un congresso».
Alessandro Di Battista, l’anima viaggiatrice dei Cinquestelle prova a sbarrare la strada a un’eventuale candidatura del presidente del Consiglio. Ma Beppe Grillo nel giro di mezz’ora, sbarra la strada a lui.
Con un tweet sarcastico, quasi irridente: «Dopo i terrapiattisti e i gilet arancioni di Pappalardo, pensavo di aver visto tutto, ma ecco l’assemblea costituente delle anime del Movimento».
E poi ricara la dose citando un vecchio film culto nel quale il protagonista è costretto a rivivere lo stesso immutabile giorno e non riesce a rompere il cerchio stregato della ripetizione infinita del passato: «Ci sono persone che hanno il senso del tempo come nel film “Il giorno della marmotta”».
Così la prova di forza reclamata da Di Battista si allontana e il politico pentastellato perde il primo round di un confronto interno che durerà  nei prossimi mesi e che si annuncia duro.
Di Battista ostenta tranquillità  perfino con gli uomini più fidati del suo entourage e si dice convinto che l’ipotesi di Conte leader sia campata per aria. Ma è stato costretto a prendere atto dei sondaggi che raccontano una storia diversa. Come l’ultimo, realizzato da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera: con Conte leader il Movimento 5 Stelle recupererebbe brio e voti, ottenendo un 24 per cento dei consensi, tenendo nel mirino un bacino del 30 e scavalcando la Lega come primo partito. Non solo: fra gli elettori pentastellati il 67 per cento vorrebbe Conte leader e solo il 17 per cento gli preferirebbe Di Battista.
È certamente vero quel che il leader movimentista va ripetendo negli ultimi giorni e cioè che i consensi nei sondaggi non sono i voti nelle urne. E tuttavia i numeri sono chiari. E così Di Battista per frenare la corsa del premier punta a far leva sugli iscritti e i militanti del movimento fra i quali scommette che il consenso per Conte sia molto più basso che non fra gli elettori.
E rispolvera uno strumento tipico della democrazia rappresentativa e dei partiti, dati per obsoleti fino a ieri: il congresso. Non risulta infatti che i leader grillini siano mai stati scelti da un congresso: nè Di Maio, nè il pro-tempore Vito Crimi. A meno che per congresso, Di Battista non intenda più banalmente la solita consultazione sulla piattaforma Rousseau.

(da agenzie)

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EX ASSESSORE DI FORZA ITALIA ARRESTATO PER VIOLENZA SESSUALE

Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile

PAOLO MASSARI, GIORNALISTA MEDIASET, ERA STATO ASSESSORE DELLA GIUNTA MORATTI

Doveva essere soltanto un aperitivo insieme a una conoscente. Ne era seguito un invito a casa, in zona via Nino Bixio. Da quell’appartamento, la donna è uscita urlando, seminuda e coi vestiti strappati.
I sanitari del 118 l’hanno trasportata al Soccorso Violenze Sessuali della clinica Mangiagalli: lì, ha raccontato “mi ha stuprato”, di essere stata vittima di una trappola ad opera dell’uomo con cui era uscita, e con cui non aveva nessuna relazione in corso. E nessuna intenzione di avere rapporti.
Secondo una prima ricostruzione Massari, si è dato appuntamento con l’amica, un’imprenditrice sua coetanea che conosce da anni ma con la quale mai ha avuto una relazione sentimentale, per parlare anche di lavoro in quanto lei aveva problemi professionali a causa dell’epidemia di coronavirus. I due dopo un aperitivo hanno deciso di andare a cena. A quel punto, secondo la ricostruzione degli investigatori, il giornalista ha proposto alla donna di lasciare lo scooter nel suo box per poi andare al ristorante. Una volta arrivati nel garage lui avrebbe cambiato registro. Secondo la versione della donna ha abbassato la serranda e l’ha aggredita e violentata. L’imprenditrice è poi riuscita a scappare e senza abiti, è stata soccorsa per strada dalle volanti. In Mangiagalli, al centro Violenze Sessuali, ha raccontato tutto.
Ha fatto il nome del suo presunto aggressore, poco dopo i poliziotti delle volanti, guidati dal dirigente Salvatore Anania, sono andati ad arrestarlo. E quell’uomo è Paolo Massari, giornalista Mediaset, ex assessore all’Ambiente della giunta di centrodestra targata Letizia Brichetto Moratti.
Da quell’amministrazione, Massari uscì nel giugno 2010 dimettendosi, travolto da uno scandalo nato da due accuse di molestie sessuali a suo carico. All’epoca, lo accusarono una dipendente comunale e una diplomatica norvegese.
Si difese pubblicamente (“Non sono un molestatore”), allora, l’assessore uscente, rivendicando comportamenti eccessivamente estroversi, battute fraintese, ma non molesti nè violenti. La sua carriera politica, di fatto, finì lì e riprese quella giornalistica di conduttore tv specializzato in economia e tecnologie.
Massari, davanti ai poliziotti, non ha negato il rapporto con la donna che lo ha denunciato, una professionista sua coetanea, dicendo però che quest’ultima era consenziente. La sua versione non è stata creduta: è stato arrestato e portato a San Vittore.

(da agenzie)

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SALVINI BACIA PURE I SANTINI

Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile

IN CALABRIA E’ ARRIVATO IL SANTONE E I FANS GLI PASSANO I SANTINI DA BENEDIRE… LUI BACIA E RESTITUISCE L’ICONA, IN BARBA ALLE REGOLE ANTI-COVID E ALLA DECENZA

«Io non faccio passerelle, io lavoro», disse qualche giorno fa Matteo Salvini criticando — e annunciando la sua non partecipazione — gli Stati Generali convocati da Giuseppe Conte a Villa Pamphilj.
E il suo ‘lavoro’ è proseguito rotolando verso Sud (come cantavano i Negrita) per un suo ritorno nelle piazze, a contatto con la gente.
E sabato è stata la volta di Reggio Calabria dove l’arrivo del leader della Lega ha provocato gli ormai inevitabili assembramenti. E non solo. Matteo Salvini bacia santini e li restituisce ai suoi fan accorsi in strada per un selfie con lui.
Nelle immagini che arrivano da Reggio Calabria si vede il leader della Lega in strada, mentre cittadini si accalcano per avvicinarsi a Matteo Salvini. Anche solo per farsi un selfie con lui, come testimoniato dalle stesse immagini condivise sui suoi canali social.
A un certo punto, mentre il segretario del Carroccio passa tra la folla, un cittadino gli passa un santino. Lui lo guarda, si cala la mascherina e dà  un bacio a quell’immagine sacra, prima di restituirla al legittimo proprietario.
E qui ritorna in auge quella sua uscita fuori luogo a Di Martedì, quando Giovanni Floris ricordò al leader della Lega che non è consentito togliersi la mascherina per farsi un selfie e/o parlare con le persone in piazza, come invece accaduto tra via del Corso e piazza del Popolo a Roma martedì 2 maggio.
E Matteo Salvini bacia santini rispose stupito da questa regola, come se non ne fosse a conoscenza. Così come, forse, non sa che porre le labbra su un oggetto — in questo caso un’immagine sacra — e porgerlo a un’altra persona è fortemente vietato per via dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo da mesi.

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

LIBERO SI SCANDALIZZA PER LA SCELTA DELLA CATTOLICA DI MILANO: “TIZIANO FERRO TESTIMONIAL, UN GAY PER L’ATENEO DEI PRETI”

Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile

QUELLI DI RUBY NIPOTINA DI MUBARAK SI STRACCIANO LE VESTI OMOFOBE PER LA SCELTA DELL’UNIVERSITA’

Due titoli differenti con un filo comune: in prima pagina e nel rimando a pagina 20. Libero Quotidiano ha dedicato un articolo alla scelta dell’Università  Cattolica di utilizzate Tiziano Ferro come testimonial dell’Open week master e post laurea dell’Ateneo.
Una decisione che è stata commentata — a mo’ di derisione — dal giornale diretto da Vittorio Feltro attraverso un articolo firmato da Giovanni Sallusti (nipote di Alessandro). La notizia di Tiziano Ferro testimonial Università  Cattolica viene ironizzata a criticata per via del’orientamento sessuale del noto cantante di Latina.
Partiamo dall’inizio. L’Ateneo ha scelto Tiziano Ferro come testimonial dell’open week iniziato giovedì 11 e che terminerà  il 18 giugno.
Il cantante di Latina, con un messaggio video condiviso sui canali social dell’Università  Cattolica, ha detto: «Non conosco aspirazione che non abbia bisogno di investimento, di lavoro affinchè si realizzi. Rimanete aperti, nutrite la vostra aspirazione, ascoltate prima di dire di sì o di no»,
L’attenzione di Libero quotidiano e di Giovanni Sallusti non è sul messaggio che un libero cittadino ha inviato ai futuri studenti, ma al suo ruolo social. Come noto, infatti, il cantautore di Latina ha da tempo fatto coming out sulla sua sessualità  e si è sposato con Victor Allen il 25 giugno dello scorso anno a Los Angeles, con la cerimonia che li ha uniti civilmente in Italia avvenuta il 13 luglio 2019 a Sabaudia.
Un occhiello — «Un gay per l’Ateneo dei preti» — su cui viene calcata la mano all’interno di Libero Quotidiano che nell’articolo, a pagina 20 dell’edizione di domenica 14 giugno, titola così: «Non c’è più religione». Insomma, l’omosessualità  per Libero quotidiano resta sempre un tabù che non riesce a essere digerito.

(da agenzie)

argomento: Costume | Commenta »

“TAGLIARGLI LA GOLA”: LE MINACCE DI MORTE AL DEPUTATO PD SULLA PAGINA DI SALVINI

Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile

MICELI REO DI VOLER CAMBIARE I DECRETI SICUREZZA VIENE MINACCIATO SENZA CHE SALVINI BLOCCHI GLI AUTORI DEL REATO… INTERVENGA LA POLIZIA POSTALE E CHIUDA QUELLA CHE E’ DIVENTATA UNA PAGINA DI ISTIGAZIONE ALL’ODIO

Esaltati che dopo la quarantena non vedono l’ora di tornare a fare quello che sano fare meglio: insultare e minacciare
“Tagliargli la gola”, “lapidazione”, “cadavere vivente” etc: alcune delle minacce di morte che i seguaci di Salvini stanno indirizzando contro Carmelo M iceli (PD), reo di avere annunciato la modifica dei DecretiSalvini
“È uno spettacolo immondo, indegno di questo è di qualsiasi paese quello a cui viene sottoposto uno di noi, oggi Carmelo Miceli, quando esprime opinioni diverse da Matteo Salvini. Carmelo e tutti noi non ci faremo intimidire dai miliziani web di Salvini” commenta il Pd.”Inaccettabili le minacce e le offese al collega Miceli a cui va la vicinanza e la solidarietà  di tutti i deputati del Pd. Salvini sulla cui pagina fb compaiono queste infamie farebbe bene a dissociarsi e condannare queste offese che alimentano odio e intolleranza”.
Così il capogruppo democratico alla Camera Graziano Delrio.
Questa pagina ospita ormai commenti di delinquenti a piede libero, liberi di minacciare e insultare senza che i titolari della pagina provvedano a eliminare i commenti e a denunciare alla polizia postale gli autori degli stessi, rendendosi così complici del reato.
Ci devono pensare i cittadini a far rispettare la legge o esistono ancora le Istituzioni a far rispettare la legge?

(da agenzie)

argomento: denuncia | Commenta »

IL PIANO DI LAMORGESE PER CAMBIARE I DECRETI SICUREZZA CHE ASPETTA DA OTTO MESI

Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile

I DECRETI ILLEGALI NON SI MODIFICANO, SI ABROGANO… IL PD ACCETTA I TAPPULLI DI QUEGLI INFAMI CHE CHIAMAVANO LE ONG “TAXI DEL MARE”… INUTILE STARE AL GOVERNO PER RENDERSI COMPLICI DEGLI ANNEGAMENTI

Alessandra Ziniti su Repubblica oggi illustra il piano di Luciana Lamorgese per cambiare i decreti sicurezza di Matteo Salvini, per i quali si attende più o meno da settembre 2019. Dopo i ripetuti annunci e l’emergenza Coronavirus, pare che adesso si vada alla stretta finale:
La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese è pronta a tirare le fila del lavoro fatto dagli uffici legislativi del Viminale tenendo dritta questa barra: i due decreti vanno riscritti separando immigrazione e sicurezza in due provvedimenti, andando oltre le osservazioni del presidente della Repubblica ma senza disconoscere i punti cardine ai quali i 5Stelle, nel primo governo Conte, hanno dato il loro convinto assenso.
In più, sul tavolo di maggioranza che potrebbe tornare a riunirsi già  la prossima settimana, il Viminale è pronto a presentare altre due proposte capaci di risolvere grosse criticità : riportare da 4 a 2 anni i termini per la risposta dello Stato sulla cittadinanza e ripristinare l’iscrizione all’anagrafe per i richiedenti asilo.
Il Pd e Leu spingono, il M5S frena, l’ala del Movimento che fa capo a Roberto Fico, in testa il presidente della Commissione affari costituzionali Giuseppe Brescia, media: «Modificare i decreti sicurezza rientra nell’accordo stipulato al varo del governo giallorosso. Se non ci fosse stata di mezzo la pandemia si sarebbe già  fatto – dice Brescia – Si deve andare oltre le osservazioni del Capo dello Stato. Eravamo già  tutti d’accordo, da Conte al ministro Lamorgese».
Si parte dai rilievi di Mattarella: via le maximulte fino a un milione di euro e la confisca delle navi per le Ong che dovessero violare le regole. Ma le sanzioni non spariscono, si torna alla prima versione: da 10 a 50.000 euro.
Nell’attesa che l’Europa si decida a varare quel pacchetto di proposte che, oltre alla riforma del regolamento di Dublino e alla ricollocazione obbligatoria dei migranti salvati in mare, prevede un codice di condotta europeo che assegni agli Stati di bandiera la responsabilità  delle condotte delle Ong.
Impensabile tornare alla protezione umanitaria che copriva il 25 per cento delle richieste di chi non aveva diritto allo status di rifugiato: si va verso l’ampliamento della protezione speciale comprendendo tutti coloro che hanno subito trattamenti disumani. E poi il ripristino degli Sprar, l’accoglienza diffusa che – facilitava l’integrazione nei territori.

(da agenzie)

argomento: Razzismo | Commenta »

COMICHE SOVRANISTE: L’ESERCITO POLACCO HA INVASO LA REPUBBLICA CECA PER SBAGLIO

Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile

L’ESERCITAZIONE SCONFINA DOPO CHE NON ERA MAI STATA COMUNICATA NE’ CONCORDATA DAI SOVRANISTI POLACCHI

Un paese membro dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea ne invade un altro. Per errore. Poi se ne accorge e si scusa, ma solo sottovoce senza le richieste e adeguate scuse ufficiali.
Il blitz militare errato è stato attuato dalle forze armate polacche in una zona di confine della pacifica Repubblica Ceca. Scopo un’esercitazione, perchè di questo si trattava e ciò non era mai stato comunicato nè concordato in nessun modo dalle autorità  sovraniste di Varsavia alle autorità  di Praga.
Quel che è peggio è che l’azione-Blitz non preannunciata e condotta dalle forze armate polacche in territorio ceco è stata effettuata con l’obiettivo dichiarato di addestrare i sempre piຠnumerosi reparti paramilitari polacchi, composti da giovani e ragazze ideologicamente vicini al partito sovranista di maggioranza Prawo i Sprawiedlywosc che il 28 affronta difficili elezioni presidenziali a suffragio universale, e regolarmente addestrati dalle forze armate polacche (le più grandi moderne ed efficenti forze armate di un paese orientale membro della Nato) nonostante la loro collocazione politica radicale e quindi nonostante in conseguente pericolo che questi giovani dei corpi ausiliari diventino prima o poi bande violente o milizie di partito.
Non è nemmeno chiaro al momento, come scrivono Bbc e media cechi, per quanto tempo i soldati polacchi siano restati in territorio ceco. Avevano occupato con jeep Humvee e armi pesanti, anche anticarro, e dispositivi elettronici, un’area attorno a una antica cappella in Slesia sul lato ceco del confine.
Si sono comportati, all’inizio, in modo molto aggressivo: tecnici e media operators cechi, che hanno cercato di avvicinarsi e di chiedere spiegazioni e anche semplici cittadini che erano curiosi di vedere cosa stava accadendo con quelle unoifrmi diverse da quelle nazionali del piccolo ma moderno esercito ceco, sono stati respinti in malo modo.
Insomma tutto la dice lunga su come la Polonia sovranista si senta più uguale degli altri e appaia a tratti minacciosa e imprevedibile. Solo in un secondo tempo – ripetiamo, dopo che reparti militari regolari e reparti paramilitari polacchi armati, in maggioranza femminili si erano abusivamente trattenuti in territorio ceco -, gli invasori hanno ricevuto l’ordine di ritirarsi.
Hanno affermato con scuse di essersi sbagliati. La pacifica Praga che ha alle spalle e nella memoria collettiva secoli di invasioni, da quella nazista del 1938 (nel corso della quale la Polonia autoritaria e militarista e spesso antisemita ne approfittò per annettersi un pezzo di territorio della moderna, postindustriale democrazia cecoslovacca) fino al ricordo più orribile e tragico: il 21 agosto 1968 quando seicentomila uomini e seimila carri armati sovietici appoggiati da altre forze dei paesi satelliti di Mosca invasero brutalmente la Cecoslovacchia mandando i carri armati contro giovani e operai in piazza, come in un anticipo del massacro di Tienenmen a Pechino – per fermare il pacifico democratico e popolarissimo esperimento di riforma liberalizzante del sistema realsocialista condotto dal segretario generale di allora del Partito comunista cecoslovacco Alexander Dubcek e dal suo team.
Dubcek e i suoi furono portati a forza a Mosca e costretti a firmare la capitolazione sotto tortura. Poi due terzi dei membri del partito comunista furono espulsi dal Pc ed emarginati dalla vita publica, le carceri si riempirono di prigionieri politici, inclusi illustri accademici e filosofi furono torturati a morte.
Ogni posto di responsabilità  fu affidato a corrotti delatori servi di Mosca in omaggio alla “dottrina della sovranità  limitata” annunciata dal dittatore sovietico Leoniid Ilic Brezhnev secondo cui l’Urss aveva diritto di invadere un paese ove secondo lei il socialismo era in pericolo.
Nel gennaio 1969 i due ventenni Jà¡n Palach e Jà¡n Zà¡jic s’immolarono col fuoco a Piazza San Venceslao, centro e cuore di Praga, per protestare contro l’aggressione.
La libertà  tornò solo con la rivoluzione di velluto del mitico 1989 della svolta avviata dalla rivoluzione polacca e chiusa dalla caduta del Muro di Berlino e dal rovesciamento ed esecuzione sommaria del sanguinario tiranno neostalinista romeno Nicolae Ceausescu.
Praga attende ancora spiegazioni ufficiali e adeguate da Varsavia sullo strano sconfinamento definito involontario, e ha le truppe in stato di semi- allerta, inclusi i supercaccia Saab Gripen. Con tanti ricordi storici non si sa mai.

(da agenzie)

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FOTOGRAFO ITALIANO AGGREDITO E FERITO DA RAZZISTI E HOOLIGAN A LONDRA MENTRE RIPRENDEVA L’ATTACCO DELLA TEPPA NEONAZISTA ALLA POLIZIA

Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile

PER LUI NASO ROTTO E SEI PUNTI DI SUTURA SUL VOLTO

“Ci hanno accerchiato urlando “Fuck the media, fuck the media!”, fanculo i giornalisti. Poi ci hanno picchiato selvaggiamente, in branco. Calci, pugni, alla fine mi hanno rotto il naso. È stato un vero e proprio agguato”.
È un’esperienza terribile e inquietante quella che ha vissuto ieri, durante la manifestazione di estrema destra e hooligan a Westminster, Corrado Amitrano, giornalista e fotoreporter italiano di base a Londra. Il quale racconta a “Repubblica” nel dettaglio l’aggressione subita.
“Intorno a mezzogiorno”, spiega Amitrano, 45 anni di Castellammare di Stabia, “come altri fotografi e giornalisti stavamo tornando da Downing Street insieme alla folla, che stava provando a forzare i cordoni della polizia. Alla fine ce l’hanno fatta in un punto e ci siamo ritrovati tutti vicino a College Greene, all’ingresso della Camera dei Comuni, di fianco a Parliament Square.
“In quel momento”, continuano i suoi ricordi, “i manifestanti di estrema destra ci hanno riconosciuto a causa delle foto e videocamere, esprimendo frasi e cori contro i media. In un primo momento ho ricevuto un colpo alle spalle, e c’è stata una zuffa, mi tiravano persino i capelli da dietro, mi sono dovuto divincolare con un cazzotto. Poi ho visto un giornalista bianco a terra, mentre lo picchiavano. Ho provato a tirarlo su e farlo scappare ma hanno iniziato a menare anche me, a calci e pugni, sono caduto anch’io e sono rimasto in loro balia, fino a quando mi hanno rotto il naso”.
Amitrano, fotografo e poi giornalista da 22 anni, a Londra dallo scorso luglio dove fa il freelance, continua: “Alla fine, siamo riusciti a scappare. Avevo il volto insanguinato, la polizia ha visto tutto, mi ha fatto superare le transenne e mi ha portato in ospedale, al vicino St. Thomas”, dall’altra parte del Tamigi e del Westminster Bridge, quello dove il premier britannico Boris Johnson è stato ricoverato per Covid19.
“C’erano anche altri manifestanti feriti con me, tra cui uno Joshua, ma appena si sono fatti medicare sono scappati prima che la polizia li riconoscesse. Per me invece naso rotto, sei punti sul volto e dovrò tornare la settimana prossima per fare una lastra, perchè non mi hanno fatto neanche quella ieri”.
“La cosa paradossale”, continua al telefono Amitrano, rientrato a casa dopo una lunga e complicata giornata, “è che io non voglio essere mai la notizia, ma solo raccontarla, da dietro l’obiettivo. Ieri è capitato il contrario”.

(da agenzie)

argomento: criminalità | Commenta »

RAYSHARD BROOKS, UN ALTRO AFROAMERICANO UCCISO DALLA POLIZIA AD ATLANTA

Giugno 14th, 2020 Riccardo Fucile

UNA ESECUZIONE IN PIENA REGOLA, COLPITO ALLE SPALLE

Venti giorni dopo la morte di George Floyd a Minneapolis, un altro caso di afroamericano ucciso dalla polizia rischia di scatenare una nuova ondata di incidenti in tutto il Paese. Rayshard Brooks, 27 anni è stato ucciso venerdì notte ad Atlanta.
La pattuglia era intervenuta dopo che dal ristorante Wendy’s, poi messo a fuoco, avevano segnalato la presenza di un uomo, addormentato in macchina, fermo in mezzo al parcheggio del locale, al punto che gli altri automobilisti avevano dovuto fare manovre per aggirarlo.
Dopo essere risultato positivo al test sull’alcol — ma alcuni testimoni negano sia stato fatto -, per Brooks è scattato l’arresto, ma l’uomo si è ribellato.
Dalle immagini girate col il cellulare da una donna a bordo di un’auto, e trasmesse dalla Cnn, si vede Brooks azzuffarsi con i due agenti, poi strappare dalle mani di uno di loro il “teaser” paralizzante e tentare la fuga a piedi. A quel punto i poliziotti lo inseguono. Le immagini, per un attimo, perdono di vista Brooks, ma si sentono chiaramente i tre colpi che uno dei due agenti spara all’indirizzo dell’uomo.
Subito dopo nell’immagine riappare l’afroamericano: è a terra, agonizzante. Poi Brooks è morto in ospedale. Secondo gli agenti, l’uomo aveva puntato il teaser verso uno di loro, finendo per essere abbattuto, ma secondo un legale della famiglia della vittima non c’era nessun motivo per sparare: Brooks sarebbe finito in una zona senza vie di fuga.
Il dipartimento di polizia di Atlanta ha diffuso i nomi e le foto degli agenti coinvolti nell’uccisione, durante un arresto, dell’afroamericano Rayshard Brooks. Si tratta di Devin Bronsan, assunto il 20 settembre 2018, e che è stato trasferito in servizio amministrativo, e di Garrett Rolfe, nel dipartimento dal 24 ottobre 2013, che è stato licenziato.
Intanto migliaia di manifestanti invadono pacificamente le strade della città  della Georgia per manifestare la loro rabbia contro l’uso eccessivo della forza da parte della polizia.
I manifestanti si radunano nel luogo in cui Brooks è stato ucciso e bloccano l’autostrada intorno alla città . Nella notte centinaia di manifestanti hanno bloccato un’autostrada e incendiato il ristorante fast-food Wendy’s vicino al quale il giovane e’ stato ucciso.
La sindaca di Atlanta, Keisha Lance Bottoms, il cui nome era nella lista dei papabili per affiancare Joe Biden nella corsa alla Casa Bianca, ha annunciato le dimissioni di Erika Shields che aveva guidato la polizia di Atlanta per oltre 20 anni.
Poi le improvvise dimissioni del capo della polizia di Atlanta, Erika Shields, e la dura presa di posizione della sindaca, Keisha Lance Bottoms, che ha commentato: “C’è una certa differenza tra ciò che puoi fare e ciò che dovresti fare. Qui non c’erano le giustificazioni per un uso mortale della forza”.

(da agenzie)

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