Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
LA STORIA DI ISMAELE, IL NEONATO DI POCHI MESI CHE HA PERSO LA MAMMA
La scorsa notte un barchino è affondato in zona Sar italiani. A bordo viaggiavano 46 persone, tra cui anche un neonato. Ma sua madre risulta dispersa. La Guardia costiera la sta cercando, insieme ad altre due persone, ma con il passare delle ore si fa sempre più lieve la speranza di poterla trovare viva. Il piccolo si chiama Ismaele e ha solo pochi mesi. Nella notte a prendersi cura di lui sono stati i poliziotti in servizio all’hotspot.
“Ismaele è al sicuro nelle braccia dei suoi “zii” poliziotti della questura di Agrigento. Si sono presi subito cura di lui e lo hanno coccolato in attesa che una famiglia possa presto donargli l’amore di cui ha bisogno”, ha scritto la Polizia di Stato nel suo account Twitter, condividendo uno scatto del piccolo in braccio ad alcuni agenti.
Il piccolo, dopo essere stato salvato ieri, è stato visitato da un pediatra. Sta abbastanza bene, ma della madre ancora non si hanno notizie. In tutto sono tre le persone ancora disperse. Viaggiavano su un barchino di sette metri, che però in zona Sar italiana si è rovesciato, per poi affondare. Gli altri naufraghi, tra cui sette minori, sono stati salvati dai militari della Guardia costiera. Hanno raccontato di essere partiti da Sfax, in Tunisia. Provengono da Guinea, Costa d’Avorio, Camerun e Gambia.
Una motovedetta della Guardia costiera ha intercettato l’imbarcazione in acque Sar italiane. Avrebbe dovuto essere un’operazione di soccorso come tante altre. Una volta agganciato, sono stati subito trasferiti dal barchino di metallo alla motovedetta i bambini, tra cui appunto il piccolo Ismaele. Subito dopo però, forse a causa dello spostamento di tutte le persone a bordo verso la motovedetta, il barchino si sarebbe sbilanciato, rovesciandosi. In 39 sono caduti in acqua: 36 persone sono state subito ripescate, ma tre sono sparite tra le acque. Tra queste anche la mamma di Ismaele.
È l’ennesimo naufragio nel Mediterraneo. Nei giorni scorsi, nel giro di nemmeno dieci ore, ben quattro barchini si sono ribaltati. I dispersi sono 17, due cadaveri sono stati recuperati immediatamente. Alcuni giorni fa la Guardia costiera ha rinvenuto i corpi di altre due donne al largo delle Pelagie: erano morte in naufragi precedenti.
Chi riesce ad arrivare, viene trasferito all’hotspot di Lampedusa, ormai pienissimo da mesi. Qui alcuni funzionari della questura di Agrigento che erano di turno, una volta arrivato Ismaele, hanno comprato latte, pannolini, un paio di giochini per neonati e una crema per le gengive, perché il piccolo sta mettendo i dentini.
(da agenzie)
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Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
LO SCORSO ANNO IL COMPENSO MEDIO ORARIO DI UN LAVORATORE ITALIANO È AUMENTATO SOLO DEL 2,3% MENTRE I PREZZI AL CONSUMO SONO SALITI DELL’ 8.2%
Le banche centrali sono preoccupate che la rincorsa fra prezzi e salari
alimenti l’inflazione in Europa. In Italia possono stare tranquille: la gara non è mai cominciata. E in Italia il distacco sta aumentando. L’anno scorso il compenso orario medio è cresciuto del 2,3% in Italia, il dato più basso dell’Unione europea, e nell’arco del triennio 2019 e 2022 l’incremento è stato inferiore al 3%.
In Italia, assenti meccanismi di indicizzazione all’inflazione, gran parte degli stipendi sono fermi al palo. «C’è un problema salariale grande come una casa», ha tuonato il segretario della Cgil, Maurizio Landini.
I dipendenti pubblici non sono gli unici a sperare in un nuovo accordo collettivo che consenta il recupero di almeno parte del potere di acquisto perso negli ultimi tempi. La Cgil calcola che a marzo dei 188 contratti firmati dalle sigle Confederali 112 risultano attualmente scaduti, il 61%. Nel complesso, 7 milioni di lavoratori italiani sono in attesa di un rinnovo, un’attesa che si protrae in media per quasi due anni ma che per un quarto dei contratti supera i quattro anni.
Spesso si tratta di categorie di lavoratori poco sindacalizzate o attive in settore in crisi, dove il potere negoziale delle maestranze è inferiore. Secondo l’Istat, i lavoratori di edilizia, commercio, farmacie private, pubblici esercizi e alberghi non hanno ottenuto incrementi salariali nell’ultimo anno. Hanno invece beneficiato di incrementi significativi i vigili del fuoco (+11,7%), dipendenti dei ministeri (+9,3%) e del servizio sanitario nazionale (+6,4%).
(da agenzie)
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Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
PER RAGGIUNGERE LA MEDIA EUROPEA L’ITALIA DOVREBBE IMPIEGARE 433.000 DONNE IN PIU’
Nelle regioni del Sud Italia, meno di una donna su tre lavora. Lo rileva uno studio di Confcommercio sull’occupazione femminile, che mette in luce ancora una volta non solo il gap tra le diverse regioni italiane ma anche quello tra l’Italia e il resto dell’Europa.
Al Sud il tasso di occupazione delle donne è del 29,9%, mentre al Nord la percentuale sale al 52%.
A livello nazionale i dati non sono certo più incoraggianti: in Italia il tasso di occupazione delle donne è del 43,6% contro una media europea del 54,1%.
Una differenza molto più marcata rispetto al dato sugli uomini, dove il gap tra l’Italia (60,3%) e il resto dei Paesi Ue (64,7%) è di solo quattro punti percentuali. Se la disoccupazione femminile, oggi pari all’11,1%, «venisse portata alla media europea, che si attesta al 7,2%, l’Italia avrebbe 433mila donne occupate in più», spiega Confcommercio.
Le opportunità del terziario
Le maggiori opportunità di lavoro per le donne sono concentrate nel settore terziario di mercato. È lì che lavora il 75% di chi ha un contratto di lavoro dipendente, di cui più di due terzi a tempo indeterminato. «Il terziario di mercato è il settore scelto da sette donne su dieci che decidono di fare impresa, ma è anche il settore dove vi sono le maggiori opportunità di occupazione femminile» spiega la presidente nazionale del gruppo Terziario donna Confcommercio, Anna Lapini. Secondo l’associazione di categoria, si tratta di «occupazione di qualità, che Confcommercio sostiene anche promuovendo progetti concreti, come la certificazione di parità di genere, un sistema premiante per le aziende che contrasta il divario di genere in termini di inclusione professionale, di retribuzioni, di opportunità di carriera, di formazione, di conciliazione fra tempi di vita e lavoro».
Il confronto con gli altri Paesi
Per quanto riguarda il confronto del mercato del lavoro italiano con quello di altri Paesi europei, il report di Confcommercio parla di un «ritardo cronico», soprattutto per quanto riguarda la componente femminile della forza lavoro. Con notevoli differenze da regione a regione. Al Nord, il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro è di due punti e mezzo sotto la media europea, al Centro di 5 punti, al Sud di 25. «Per migliorare questa condizione – spiega Confcommercio – al di là delle necessarie politiche attive e della riorganizzazione dei servizi a supporto della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, la soluzione non può che passare per la valorizzazione della produttività e dall’incremento di innovazione e investimenti nel terziario di mercato».
(da agenzie)
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Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
IL DELIRIO RAZZISTA: “NON VI PERMETTEREMO DI SCENDERE IN PIAZZA”
La vittoria matematica dello Scudetto da parte del Napoli potrebbe
arrivare già domani, domenica 30 aprile. E i tifosi partenopei di tutta Italia si stanno preparando a festeggiare un traguardo che manca da più di trent’anni. Eppure, c’è chi sta facendo di tutto per impedire che questo accada. Sui social si moltiplicano i volantini e le minacce dei gruppi ultras di altre squadre di Serie A. L’ultimo è intitolato “Bergamo non festeggia”: «In questa terra non possono essere tollerati festeggiamenti per la squadra partenopea – si legge nel volantino che circola su Twitter -. Ricordiamo ai ristoratori, baristi, pizzaioli che per festeggiamenti e pagliacciate varie riceveranno adeguate risposte alle loro attività anche a distanza di tempo». E alle minacce si sommano anche gli insulti: «Da cento anni è sempre quella… Ci fai schifo Pulcinella!». Gli ultras bergamaschi non sono gli unici ad aver minacciato ritorsioni in caso di festeggiamenti dei tifosi partenopei in città.
A Varese, alcuni gruppi di tifosi di estrema destra hanno pubblicato un messaggio simile: «Varese tifa Varese. Festeggiamenti di altre squadre nella nostra città non sono graditi. In particolar modo quelli del Napoli», si legge nel messaggio scritto con un font molto diffuso tra le organizzazioni neofasciste.
Stessa storia anche a Torino, dove il gruppo ultras Primo Novembre 1897 ha pubblicato minacce ancora più esplicite: «A Torino ci sono solo due squadre che possono colorare le piazze. Già quando lo fanno i nostri i cugini per festeggiare le loro promozioni dalla B alla Serie A facciamo fatica a contenerci e a non scendere, ma è anche la loro città. Questa non è la vostra città, quindi evitate perché non ve lo permettiamo», scrive il gruppo di ultras sulla sua pagina Instagram, dove anche in questo caso non mancano i richiami al mondo del neofascismo.
(da agenzie)
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Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
GLI ITALIANI RIMPIANGONO LA SUA PRESENZA
Mario Draghi è ancora il leader politico più apprezzato dagli italiani, nonostante si sia praticamente ritirato dalla scena dalla caduta del suo governo nell’estate del 2022. Lo rileva un sondaggio di Demos, pubblicato oggi su Repubblica, che sottolinea come l’alto indice di consensi registrato dall’ex presidente del Consiglio sia segnale di quanto molti cittadini rimpiangano la sua presenza nella vita politica. Dopo Draghi, gli altri due gradini del podio quando si parla di fiducia nei leader sono occupati da Giorgia Meloni, al secondo posto, e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, in terza posizione.
A seguire troviamo il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, ed Emma Bonino, di gran lunga più apprezzata del suo partito, che spesso nei sondaggi sulle intenzioni di voto non raggiunge nemmeno la soglia di sbarramento. Al sesto posto c’è invece Silvio Berlusconi, e solo dopo il leader azzurro troviamo Elly Schlein, da due mesi alla guida del Partito democratico.
Proprio il Pd, però, continua a salire nei sondaggi che riguardano le forze politiche. I dem sono ormai consolidati in seconda posizione, oltre la quota del 20%. La tendenza in positivo è ricominciata con le primarie che hanno portato Schlein ai vertici.
Dall’ultima indagine di Demos il Pd guadagna ben tre punti, riducendo così ulteriormente il divario con Fratelli d’Italia, dalle elezioni primo partito nel Paese, ma ormai sceso stabilmente sotto il 30%.
In calo anche i Cinque Stelle, che scivolano al 15,6%. Tutte le altre forze politiche sono sotto la soglia del 10%. Sale leggermente Forza Italia, che va al 7,6%, mentre crollano Azione e Italia Viva dopo la rottura tra Carlo Calenda e Matteo Renzi. Il Terzo polo passa infatti dal 7,2% di poche settimane fa al 6,6%.
(da Fanpage)
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Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
DICHIARO’ DI AVER FIRMATO LUI L’ATTO DI NASCITA DI KARIMA
È stato arrestato mercoledì 26 aprile dalla polizia di Casablanca con
l’accusa di corruzione Mohamed Mobdii, parlamentare, già ministro della Funzione pubblica del Marocco e leader del Partito del movimento populista. Mobdii per 27 anni è stato anche sindaco del comune di Fkih Ben Saleh e le accuse riguardano anche la gestione dei fondi e degli appalti di questo municipio.
Mobdii ebbe un momento di celebrità anche in Italia quando scoppiò l’inchiesta su Silvio Berlusconi e Ruby Rubacuori, alias Karima El Marough.
Da ministro della Funzione pubblica e sindaco diede una intervista al quotidiano marocchino Al Akhbar, sostenendo di avere firmato e registrato lui l’atto di nascita di Karima-Ruby e di avere inviato la documentazione al consolato marocchino di Milano perché secondo la sua versione all’epoca dei fatti Ruby aveva già compiuto la maggiore età. L’intervista fu cavalcata subito da Forza Italia e la parlamentare allora azzurra Suad Sbai chiede ai magistrati milanesi di acquisire subito la documentazione.
La procura di Milano smentì la sua ricostruzione dicendosi certa che Ruby all’epoca non era ancora maggiorenne. Lo stesso Mobdii in un successivo collegamento telefonico con la trasmissione di Raio Uno Un giorno da pecora provò a fare marcia indietro sostenendo di non avere mai dato quella intervista e di non sapere nulla di Ruby e della sua famiglia che mai aveva conosciuto.
Il giorno dopo però il quotidiano marocchino Al Akhbar pubblicò on line foto e audio di quella intervista (l’audio fu poi tradotto in italiano), dimostrando di avere riportato correttamente tutto quanto detto dall’allora ministro della Funzione pubblica. Mobdii era ancora oggi parlamentare e presiedeva la commissione Giustizia e diritti umani da cui si è dimesso il giorno dopo l’arresto.
(da agenzie)
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Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
NON SI APRONO CREPE NEL REGIME, C’È PIUTTOSTO UNA SENSAZIONE DI IMPOTENZA: NON SARANNO LORO A PRODURRE UN CAMBIAMENTO IN RUSSIA… È TUTTO UN SISTEMA DI INTRIGHI, PETTEGOLEZZI, FEDELTÀ ASSOLUTA A UN POTERE
Una conversazione privata finita online, parole forti, l’ombra di crepe in un sistema di potere, quello di Vladimir Putin, che in realtà non è poi così granitico.
Ecco le parole: «Sfortunatamente la Russia, che amiamo così sinceramente, è caduta nelle grinfie di alcuni stronzi». Testuale. A dirle sarebbero stati il miliardario Roman Trotsenko e il manager Nikolai Matushevsky, amici, oligarchi, ricchi esponenti della classe dirigente moscovita. Loro, ovviamente, smentiscono, parlano addirittura di un falso o uno scherzo fatto con l’intelligenza artificiale. «Ma questo non è importante», commenta Anna Zafesova, giornalista e analista esperta di Russia.
Perché non è importante la smentita dei due oligarchi?
«Perché è normale che i diretti interessati smentiscano, ma di conversazioni così in Russia ce ne sono centinaia ogni giorno».
E che cosa ci dicono?
«Il ragionamento è evidente. È una classe dirigente orientata verso l’estero, dove può consumare i frutti delle proprie attività, spesso cleptocratiche, e anche far trasferire la famiglia. Oggi quello che dicono questi personaggi è “scappiamo“. Infatti non a caso in altre conversazioni li si sente parlare di cittadinanze straniere e permessi di soggiorno in Paesi come Cipro, Montenegro o Gran Bretagna che però adesso hanno preso misure contro questo vero e proprio mercato».
Le frasi esprimono insoddisfazione nei confronti del regime. Si aprono crepe nel blocco putiniano?
«Anche il Cremlino evita di commentare queste notizie. Ma il blocco granitico in realtà non c’è mai stato, non lo era del tutto neanche prima del febbraio dell’anno scorso. Poi molti putiniani, anche di alto rango, sono rimasti decisamente stupiti dall’invasione dell’Ucraina. Tuttavia, non si aprono crepe nel regime, c’è piuttosto una sensazione di impotenza: questi oligarchi discutono di ipotesi di fuga, non saranno loro a produrre un cambiamento in Russia».
Ma Putin può farne a meno?
«In realtà, sì. Sono totalmente sostituibili. È come se avesse una panchina lunga: per uno che se ne va, è già pronto un altro a prendere il suo posto. Soprattutto ci sono cinquantenni che non vedono l’ora di rimpiazzare tutta la corte di 60-70enni che sta intorno a Putin».
Una corte, più che un regime.
«Proprio così. La cerchia putiniana è composta da chi ha diretto accesso all’orecchio del sovrano. È tutto un sistema di intrighi, pettegolezzi, fedeltà assoluta a un potere che assomiglia più a una satrapia persiana o al palazzo Topkapi del sultano ottomano».
(da Resto del Carlino)
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Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
QUATTRO MILIONI DI TELESPETTATORI PER UNA PROMOZIONE?
“Cinque minuti” per il lancio de “Il Riformista” firmato Matteo Renzi.
“E’ ormai sulla rampa di lancio”, annuncia il senatore di Italia Viva nella sua Enews. Impegnato nel ruolo di direttore editoriale, affiancato dal direttore responsabile Andrea Ruggieri. “Per vedere il primo numero l’appuntamento è per martedì 2 maggio quando su Rai1 alle 20.30 mostrerò a Bruno Vespa e a tutti voi la prima copia fresca di stampa. Insomma: ci siamo. E grazie a chi sta continuando a scrivere idee per il giornale”, fa sapere l’ex premier.
Un vero e proprio lancio sulla prima rete del servizio pubblico, nell’orario di punta con davanti alla tv in media più di quattro milioni di telespettatori. I “Cinque minuti” di Bruno Vespa, al netto dei meriti del giornalista e del formato, godono di una programmazione blindata, a panino tra il Tg1 delle 20 e “Affari Tuoi“, game show di successo di Amadeus. Una striscia informativa che ottiene, dunque, dati che i talk show di Rete 4 o La7 riescono a portare a casa se sommati. Una visibilità di cui beneficerà anche il quotidiano guidato dal duo Renzi-Ruggieri, dopo diverse puntate con esponenti del governo Meloni. Da segnalare nell’operazione lancio (che qualcuno potrebbe definire ‘propaganda’) il legame tra Ruggieri e il padrone di casa, l’ex parlamentare di Forza Italia è infatti il nipote di Bruno Vespa. Ex autore, inviato in diversi programmi Rai e al centro della cronaca rosa per la relazione, poi conclusasi, con la showgirl Anna Falchi.
“Sono e resto fieramente un liberale, e un Berlusconi boy”, aveva assicurato Ruggieri il giorno dell’ufficialità. Romano, avvocato, giornalista professionista dal 2007. Alle elezioni del 2022 non era stato ricandidato da Forza Italia: “Io ho una faccia sola. Questa – scrisse sui social – Sono stato leale, molto leale, fino all’ultimo secondo al presidente Berlusconi, e alla bandiera di Forza Italia. E sia chiaro: non ho rifiutato proprio nulla. Le uniche offerte che ho rifiutato sono state quelle di altri partiti. Ho avanzato alcune proposte di candidatura a Forza Italia, da cui non ho nemmeno avuto risposta”. Ora c’è Il Riformista, un progetto portato avanti con Renzi e lanciato nella trasmissione di suo zio Bruno Vespa. In “Cinque minuti”.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Aprile 29th, 2023 Riccardo Fucile
LANCIATO A ROMA NEL 2014, IL PROCESSO DI KARTHOUM HA PORTATO DECINE DI MILIONI DI FONDI EUROPEI IN SUDAN… POI SONO STATI USATI DAI PARAMILITARI DELLE RSF
Decine di milioni di euro dell’Ue versati al Sudan in cambio della “cooperazione” sui migranti avrebbero finanziato i paramilitari delle Rsf, le forze di intervento rapido guidate dal generale Mohamed Hamdan Dagalo che da giorni si stanno scontrando con l’esercito regolare del Paese africano. È una denuncia che ong per i diritti umani e media internazionali sollevano da anni, e che adesso torna alla ribalta nel pieno della nuova e sanguinosa guerra civile che sta sconvolgendo questo Stato, strategico, tra le altre cose, per i flussi di migranti verso l’Europa.
Il Processo di Karthoum
Tutto nasce nel 2014, quando Ue e Sudan si impegnano in quello che viene ribattezzato il Processo di Karthoum, un patto in cui lo Stato africano si impegna a combattere la migrazione illegale in direzione dell’Europa in cambio di finanziamenti per lo sviluppo. A spingere per questo accordo è soprattutto l’Italia, e non a caso l’iniziativa viene lanciata in pompa magna a Roma. L’interesse italiano è chiaro: per la sua posizione, il Sudan può fare da muro ai flussi che dal Corno d’Africa (Somalia, Etiopia, Eritrea), ma anche dallo Yemen, puntano dritti alla Libia e da qui alle nostre coste.
I paramilitari delle Rsf
Nel quadro dell’accordo c’è l’European trust fund per l’Africa, il fondo creato dall’Ue allo scopo di ‘curare’ alla radice le cause che spingono le persone a migrare, ma che nelle more dei suoi progetti prevede una serie di azioni volte a contrastare il traffico dei migranti e a pagare le strutture di accoglienza (da alcuni attivisti definite prigioni) dove vengono stipati i clandestini. Per il Sudan, questo fondo prevede ben 217 milioni di euro, di cui 13 milioni dedicati specificatamente a vari progetti di gestione della migrazione.
Stando a diverse inchieste e testimonianze, parte di queste risorse sono andate proprio alle milizie delle Rsf, che avrebbero fatto della gestione della migrazione un business con cui finanziarsi e rafforzare la loro spesa militare. Diventando di fatto il secondo potere all’interno del Sudan al fianco di quello ufficialmente riconosciuto a livello internazionale. Nodo centrale di questa attività anti-migranti è il confine con la Libia: i soldati delle Rsf avrebbero avuto in questi anni il ruolo di riprendere i clandestini arrivati in Libia e riportarli in patria. Dei veri e propri respingimenti nel deserto.
L’accusa dell’Onu
A confermare il ruolo delle Rsf nella gestione dei flussi è stato anche il segretario dell’Onu Antonio Guterres, che in una lettera ha denunciato l’espulsione dalla Libia, avvenuta il 31 gennaio scorso, “di più di 400 migranti e richiedenti asilo, tra cui donne e bambini, principalmente provenienti dal Ciad e dal Sudan, la maggior parte dei quali espulsi verso il Sudan”. Le agenzie Onu, scrive Avvenire, avrebbero voluto visitare i migranti e intervistarli, ma “alle organizzazioni internazionali non è stato concesso l’accesso”. Tuttavia grazie a contatti locali e testimonianze raccolte dopo la deportazione è stato possibile accertare che prima dell’espulsione i migranti sono stati sottoposti “a traffico di esseri umani, torture, violenze sessuali e di genere, estorsioni”. Molti vengono ‘assunti’ direttamente dalle milizie come schiavi.
Il ricatto dei migranti e la Russia
In altre parole, i fondi per la lotta ai trafficanti, quelli dell’Ue e dunque anche dell’Italia, sono finiti per finanziarie dei paramilitari, alcuni dei quali accusati di crimini contro l’umanità dai tempi della guerra del Darfur, che di fatto sono essi stessi dei trafficanti di esseri umani. E questo secondo il vertice dell’Onu. Bruxelles, finora, ha assicurato che i suoi fondi non sono andati alle Rsf, e non è chiaro se i flussi verso il Sudan siano proseguiti o meno. Avvenire segnala che il 7 febbraio scorso, sui social media dei paramilitari, è comparso un post che sembrava essere un messaggio diretto all’Ue e all’Italia: mostrando le immagini di alcune decine di migranti subsahariani catturati nel deserto, il post ricorda “che il Sudan è un Paese di transito per gli irregolari che vogliono raggiungere l’Europa attraverso il mar Mediterraneo, favoriti dalla mancanza di moderni sistemi di controllo lungo i confini con l’Egitto, la Libia e il Ciad”.
L’equipaggiamento per il controllo dei confini significa mezzi e armi. Il ricatto appare palese. Tanto più visto il recente incontro tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e i vertici delle Rsf, seguiti, sempre secondo Avvenire, da contatti tra i paramilitari sudanesi e il gruppo Wagner. Ossia i mercenari russi che, secondo la nostra intelligence, starebbe lavorando in Africa per spingere sempre più migranti verso l’Europa.
(da europa.today.it)
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