Giugno 14th, 2023 Riccardo Fucile
LA MELONI È PREOCCUPATA: “I PARLAMENTARI DI SILVIO SI SENTONO SENZA PROTEZIONE. VANNO RASSICURATI, ALTRIMENTI ESPLODE TUTTO”… A INNESCARE LA MICCIA POTREBBE ESSERE BRUXELLES, SFRUTTANDO IL PASTICCIO SUL PNRR
C’è uno spettro che inizia ad aleggiare su Palazzo Chigi. Una prospettiva che atterrisce Giorgia Meloni e nel più classico gioco di specchi anche la sua principale avversaria, Elly Schlein. È la nascita di un altro governo tecnico. Che, secondo una formula prudenziale, in molti definiscono «alla Draghi».
Perché la scomparsa di Silvio Berlusconi apre una serie di spazi che fino a due giorni fa sembravano chiusi. Soprattutto pone una sequenza di incognite. Il destino di Forza Italia appare imprevedibile. Per la presidente del consiglio anche incontrollabile.
«I parlamentari di Silvio – è allora la principale riflessione svolta dalla premier – a questo punto si sentono senza protezione. Temono di perdere il seggio. Noi, per prima cosa, dobbiamo garantire loro che non si andrà a elezioni anticipate. Vanno rassicurati, altrimenti esplode tutto».
Il probabile caos dentro il partito che fu del Cavaliere è sostanzialmente inevitabile. Una galassia pronta ad esplodere e a generare una miriade di “pianetini- partitini”. E nella deflagrazione a farne le spese può essere l’esecutivo Meloni.
Soprattutto se l’innesco ha un’origine esogena: ad esempio il mancato rispetto del Pnrr e il conseguente annullamento di una o più rate di finanziamento da parte dell’Ue. «Per questo sto chiedendo a Tajani di congelare la situazione il più possibile – ripete nelle ultime ore la leader di Fratelli d’Italia – deve reggere il partito almeno fino alle prossime europee».
Il detonatore, però, non potrà mai essere interno. Meloni lo sa bene. La scossa può essere solo esterna. L’epicentro non potrà che essere a Bruxelles. Le lentezze, infatti, con cui l’Italia sta gestendo il Piano di Ripresa e Resilienza, fino ad ora apparivano come un modo per far pesare il ruolo di Roma nelle trattative con la Commissione Uee con le altre Cancellerie.
Adesso stanno diventando una “occasione” per chi – anche in Europa – ritiene di poter organizzare uno sgambetto alla destra italiana e si stanno trasformando in un incubo per la squadra di Palazzo Chigi. Se, infatti, gli uffici di Ursula von der Leyen dovessero decidere a fine anno o all’inizio del 2024 di bloccare una o più tranche del Recovery Fund, la fibrillazione sarebbe pesantissima.
La tempesta sui mercati impetuosa. Il pressing sul governo inevitabile. Fino a due giorni fa, dinanzi a questa ipotesi, la presidente del consiglio rispondeva a tutti i suoi collaboratori con sicurezza: «Se non si può andare avanti, si torna al voto».
Ma con un partito allo sbando come Forza Italia quella strada non sarà così agevole. Pur di non mettere a rischio il proprio seggio saranno in molti a cercare nuove sponde e a costruire progetti alternativi come i cosiddetti “Responsabili”. Un rischio ingigantito dalla possibilità che il segretario della Lega, Matteo Salvini, farà di tutto pur di non vedere definitivamente certificata la supremazia di Fratelli d’Italia. Soprattutto se la tattica meloniana comportasse l’incorporazione di fatto di Forza Italia.
Non a caso il vero interrogativo che si pone dinanzi alla donna di Palazzo Chigi riguarda il futuro del suo partito: una fusione con i reduci berlusconiani la metterebbe parzialmente al riparo dai probabili sconvolgimenti tellurici del mondo forzista. Aprirebbe la strada ad una collaborazione con il Ppe.
«Ma – è uno dei ritornelli impauriti di Meloni – dovremmo democristianizzarci». Una soluzione che non piace alla parte più radicale del suo partito e che probabilmente non convince la stessa premier preoccupata di tranciare le radici della destra missina. E allarmata da un’eventuale nascita di un soggetto politico alla sua destra.
Anche per questo, nel tentativo di dissolvere l’incubo del governo tecnico e allontanare il fantasma di un “nuovo Draghi”, Meloni è sicura di poter stringere con la segretaria del Pd, Elly Schlein, un patto di convenienza reciproca. Concordare fin da adesso che Fratelli d’Italia e il Pd non avalleranno mai un altro governo tecnico. E che, in caso di crisi, si tornerebbe alle urne.
(da La Repubblica)
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Giugno 14th, 2023 Riccardo Fucile
L’EFFETTO EMPATICO TIPICO DOPO LA MORTE DI OGNI LEADER
La morte di Silvio Berlusconi ha ripercussioni anche sul consenso degli italiani? Per il sondaggio Noto, pubblicato da Repubblica, la risposta sembra essere sì.
La scomparsa del Cavaliere ha fatto compiere al suo storico partito, Forza Italia, un salto di tre punti e mezzo rispetto al mese scorso.
E che il balzo sia frutto dell’effetto empatico generato dalla morte del leader di FI lo testimonia il mondo in cui è stato realizzato il sondaggio. Le rilevazioni, infatti, hanno avuto inizio lunedì, giorno della scomparsa, e si sono chiuse prima dei funerali, in programma oggi al Duomo di Milano.
Fratelli d’Italia sale di mezzo punto, fino al 28 per cento, mentre il Pd, secondo partito a livello nazionale, scende di uno e si ferma al 20.
Corre il Movimento 5 Stelle, attualmente al 15 per cento (+1) mentre, come detto, è Forza Italia il partito che cresce maggiormente.
Con un incremento di 3,5 punti percentuali, adesso ha superato anche la Lega piazzandosi a quota 10 per cento.
Il partito di Matteo Salvini, invece, ha perso un punto e una posizione: ora è quinto a quota 9 per cento.
Male il duo Azione-Italia Viva. I partiti di Carlo Calenda e Matteo Renzi, ormai formalmente separati, insieme si assesterebbero a quota 6,5 per cento, perdendo un punto rispetto al mese scorso.
(da agenzie)
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Giugno 14th, 2023 Riccardo Fucile
“ESTATE 2022. MI FECE TROVARE A TAVOLA DI FIANCO AL PIATTO UN COMPLETO CON RASOIO, SALVIETTE E SCHIUMA DA BARBA. L’UNICO CHE IN 10 ANNI SIA MAI RIUSCITO A FARMI TAGLIARE LA BARBA, È STATO PROPRIO SILVIO. CHE COMUNQUE LA SETTIMANA DOPO, QUANDO MI VIDE SBARBATO, MI CONSIGLIÒ DI FARMELA RICRESCERE”
Matteo Salvini ha pubblicato un video e delle foto in cui si ritrae mentre compie un gesto dedicato all’ex premier .
«Estate 2022. Era una scommessa tra me e lui: accadde quel che accadde e, arrivato a casa sua, mi fece trovare a tavola di fianco al piatto un completo con rasoio, salviette e schiuma da barba», ha scritto Matteo Salvini su Instagram mentre si ritrae intento a radersi la barba.
«“Me lo avevi promesso, adesso finalmente tagliatela quella barba”. L’unico che in 10 anni sia mai riuscito a farmi tagliare la barba, è stato proprio Silvio! Che comunque la settimana dopo, quando mi vide sbarbato, mi consigliò di farla ricrescere! Uomo unico, nel lavoro e nel sorriso. Lasci un grande vuoto Silvio, cercheremo di riempirlo con cose belle», conclude Matteo Salvini.
No comment
(da agenzie)
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Giugno 14th, 2023 Riccardo Fucile
IL TESTAMENTO MODIFICATO ALL’ULTIMO PREVEDE UN LASCITO IN DENARO PER LA MOGLIE MORGANATICA MARTA FASCINA… IL CONTROLLO DI MEDIASET, CHE RESTERÀ AI DUE FIGLI MAGGIORI (PIER SILVIO E MARINA), E LE IPOTESI SUL FUTURO: VENDERE? E A CHI? IN PISTA BOLLORÈ E DISCOVERY
Il testamento di Silvio Berlusconi si trova nelle mani del notaio Arrigo Roveda dello Studio RLCD di Milano. Lì sono contenute le ultime volontà dell’ex premier sulla destinazione del 33% del suo patrimonio. La legge infatti stabilisce questa regola per chi non ha coniuge ma ha più figli. La liquidità totale, scrive oggi il Corriere della Sera, dovrebbe ammontare a circa 1,3 miliardi dei 4 totali. Il calcolo si ottiene sommando partecipazioni azionarie e immobili. Mentre le opere d’arte e i beni non registrati sono fuori da questa valutazione. Ma intanto l’ultimo aggiornamento delle disposizioni ha visto una novità. Ovvero la destinazione di una somma di denaro per Marta Fascina.
La spartizione
Il Messaggero scrive oggi che l’ultima modifica del testamento è stata effettuata prima del penultimo ricovero al San Raffaele di Milano. Tra le ultime volontà è stata aggiunta appunto la destinazione di una somma di denaro per la donna che l’ex premier chiamava “moglie”. Ma c’è anche un’altra novità che riguarda le ultime volontà dell’ex Cavaliere.
Berlusconi ha destinato il 61% delle Holding Italiana Prima, Seconda, Terza e Ottava ai figli. Ovvero Marina e Pier Silvio, nati dal primo matrimonio con Carla Elvira Dall’Oglio. E poi Barbara, Eleonora e Luigi arrivati dall’unione con Veronica Lario. Le ultime volontà faranno sì che il controllo di Mediaset resti ai due figli maggiori. Ma Berlusconi ha anche emulato lo spirito dei meccanismi di stabilità di Leonardo Del Vecchio in Delfin. Per avere l’assicurazione che i figli non litighino e non si spacchino sul futuro del gruppo.
L’85%
In questa ottica Del Vecchio ha deciso che le decisioni straordinarie si potranno prendere solo con la maggioranza qualificata dell’85%. Berlusconi potrebbe essere andato oltre, chiedendo addirittura l’unanimità. Questo significa che chi vorrà provare a comprare le aziende dovrà avere l’ok di tutti i figli. L’altra ipotesi è che l’ex premier abbia fissato un quorum molto alto per le decisioni strategiche. A parte la tv, la ripartizione della parte restante del patrimonio dovrebbe rispecchiare un equilibrio tale da evitare le liti. Il Corriere dettaglia i termini del lascito: il fondatore deteneva il 61%. Il 40% viene assegnato in automatico ai figli, che ricevono una quota dell’8% a testa. Marina e Pier Silvio hanno quindi il 16% ciascuno. Mentre gli altri tre hanno il 46% e quindi la maggioranza relativa. Il dividendo ogni anno è sontuoso: l’anno scorso è stato di 150 milioni, da distribuire per quote del capitale.
Il lodo Fascina (e altri)
Il quotidiano ipotizza anche che Fascina e altre persone vicine a Berlusconi (come Fedele Confalonieri e Adriano Galliani) possano essere entrati nella cassaforte per volontà dell’ex premier. Ma si tratta di congetture e ipotesi. Di vero c’è sicuramente che la partecipazione di Berlusconi in Fininvest non è diretta ma mediata da quattro holding (H1, H2, H3 e H8).
L’ex premier ha anche costituito una società semplice chiamata “Forza 5”. Come il numero di figli. Ma a quanto pare dentro c’è soltanto il possesso di una barca. Da anni sono state smantellate le fiduciarie che schermavano la proprietà. Mentre nell’estate 2022 la Holding Italiana 14 è stata divisa in due. Trasferendo una parte consistente del patrimonio in un’altra società. Dove sono finiti anche gli strumenti finanziari di acquisto per tre manager. Il tutto allo scopo di mantenere “pulito” l’azionariato.
(da agenzie)
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Giugno 14th, 2023 Riccardo Fucile
“MA AL PEGGIO NON C’E’ MAI FINE, MELONI POTREBBE PERSINO SUPERARLO”
Professore Marco Revelli, storico e politologo, quale eredità lascia Silvio Berlusconi?
“Lascia un’eredità pesante per l’Italia e gli italiani. Oggi noi assistiamo a una celebrazione in qualche modo sproporzionata, non giustificata solo dal fatto che la morte di una persona è comunque un fatto triste. Ma l’apologia a cui assistiamo è, a mio parere, fuori luogo, per non parlare dei funerali di Stato che mi stupiscono enormemente perché i funerali di Stato per una persona che è stata condannata in via definitiva per reati gravi dal punto di vista della cosa pubblica, come l’evasione fiscale, offrono del nostro Paese un’immagine non molto presentabile rispetto ad altri paesi che si considerano virtuosi. Se devo parlarne da vivo, e non farmi condizionare da un evento di per sé luttuoso, devo dire che Silvio Berlusconi ha incarnato una pessima Italia. Non voglio dire la peggiore perché al peggio non c’è mai fine e questo governo Meloni è persino peggio del berlusconismo perché sia Meloni sia il suo partito hanno condiviso un lungo percorso berlusconiano e, quindi, ne hanno accettato e fatti propri tutti i vizi, aggiungendone alcuni come la nostalgia del fascismo che è una loro specificità. Però sicuramente ha incarnato l’Italia peggiore, l’Italia dei grandi vizi, l’Italia dell’evasione fiscale, l’Italia del conflitto di interesse, l’Italia della impunità per i potenti e per chi può godere di ampie risorse finanziarie e di relazione, l’Italia della corruzione, l’Italia del fine che giustifica i mezzi, l’Italia che non ha certo combattuto la mafia, anzi per molti aspetti con alcune figure di quel mondo si è accompagnata. Berlusconi ha rappresentato questo e anche una modificazione deteriore della destra. E non penso in questo caso alla destra fascista, con cui Berlusconi ha pur flirtato, ma alla destra tradizionale. Che era caratterizzata da una forte componente di conservatorismo sociale e anche politico ma era anche una destra che teorizzava la sobrietà, il pareggio di bilancio, alcune virtù nell’amministrazione della cosa pubblica. Berlusconi ha cambiato radicalmente il dna di questa destra. La sua è stata un destra corriva coi peggiori vizi, una destra edonistica, godereccia. Una destra libertina ma non libertaria, anzi. Che non si preoccupava certo dei diritti delle persone a meno che non si trattasse degli interessi di potenti. Allora sì che si faceva garantista. Le sue televisioni hanno veicolato un salto di qualità deteriore nella comunicazione cancellando il confine tra pubblico e privato, imponendo uno standard della comunicazione televisiva modellato sulle televisioni commerciali che fanno di tutto una merce, che pur di venderla ricorrono a qualsiasi mezzo, anche all’anatomia delle persone. Si parlava delle ‘tette e dei culi’ che lo stesso Berlusconi rivendicava come strumenti comunicativi e come cifra della sua tv scollacciata che ha imposto il proprio standard a tutto il sistema delle comunicazioni. Una tv che ha fatto entrare monopolisticamente la logica del mercato nel sistema delle relazioni sociali. Berlusconi, insomma, ci lascia un’Italia molto ma molto peggiore di quella che aveva trovato”.
Se dovesse indicare un campo d’azione in cui i guasti dell’era berlusconiana si sono avvertiti in maniera più pesante quale indicherebbe?
“Non si può fare una gerarchia. Berlusconi ha colpito trasversalmente le tradizionali istituzioni e strutture di garanzia di un Paese, quelle previste per difendere il Paese contro i propri vizi. Le ha travolte tutte, dallo scontro frontale con i giudici sul terreno della giustizia a quello con i concorrenti nel campo della comunicazione, ricorrendo a pratiche poco ortodosse. Fino a quello dell’imprenditoria a cui lui si iscriveva. I falsi in bilancio sono una trasgressione violenta delle regole di un buon imprenditore, truccano il mercato. E in politica, poi, Berlusconi non ha esitato a ricorrere all’acquisto dei propri sostenitori quando occorreva difendere le proprie maggioranze in Parlamento, quindi ha operato con un’attività di corruzione. Se penso a una sintesi di vizi capitali nella gestione della cosa pubblica, e anche della cosa privata, penso a lui. E l’idea che le massime autorità dello Stato si inchinino di fronte al suo curriculum mi pare incomprensibile se non in seguito a quel tipo di degrado che il nostro Paese ha subito nel lungo ciclo berlusconiano. Aggiungerei che non c’è mai fine al peggio”.
In che senso?
“Quelli che brinderanno in privatissimo o festeggeranno questa morte sono quelli che saranno i suoi eredi diretti ovvero il partito di Giorgia Meloni e la Meloni stessa che vede scomparire una componente della sua maggioranza che ha funzionato in questi mesi da spina nel fianco, per la semplice ragione che un uomo come Berlusconi non sopportava che qualcun altro sedesse sul trono che considerava suo. Le punture di spillo erano frequenti. Ma ora quella componente minoritaria della maggioranza di destra con la morte di Berlusconi viene meno. Forza Italia si dissolverà. Non esiste un erede di Berlusconi dentro quella forza politica. Rimangono maggiordomi e cortigiane che seguiranno il loro percorso naturale ovvero andranno là dove pensano che ci sia il potere. E buona parte andranno, appunto, alla corte della Meloni. Che abituata a non fare prigionieri continuerà a privilegiare i suoi fedelissimi rispetto agli ultimi arrivati”.
Prevede ripercussioni sulla linea del governo? Berlusconi rivendicava per il suo partito il ruolo di forza moderata ed europeista…
“Su Berlusconi europeista ho i miei dubbi. Era stato messo fuori gioco nel 2010 dall’Europa. Non dimentichiamo i giudizi volgarissimi nei confronti della Merkel (Angela Merkel, ex cancelliera tedesca, ndr). Certo Berlusconi funzionava come foglia di fico di fronte a Fratelli d’Italia e Lega. Anche se con molti limiti funzionava da ‘copertura moderata’. Anche se considerare uno smodato come Berlusconi un moderato è davvero un ossimoro. Ma nel breve tempo credo la maggioranza sarà più coesa dopo la sua morte. Per questo penso che Meloni in cuor suo se ne compiaccia anche se partecipa al coro dei laudatores”.
È immaginabile pensare che ci possa essere in futuro un altro personaggio come Berlusconi?
“Mai dire mai perché questo Paese riesce a tirar fuori dalla propria pancia il verosimile e l’inverosimile. Ma questi fenomeni non si ripetono mai nelle stesse modalità. Così come è difficile trovare un nuovo Mussolini o un nuovo Berlusconi nel male, anche nel bene è difficile trovare altre figure nobili, come un altro Cavour. Però questo è un Paese – motivo per cui credo che proposte come il presidenzialismo siano velenose – che si lascia affascinare da chi ha il piglio del padrone. Berlusconi lo aveva ed è diventato per molti versi padrone di questo Paese. C’è una debolezza, un vizio atavico degli italiani dietro questo fascino che ha prodotto il renzismo e il berlusconismo. Questi ‘ismi’ hanno dietro questa incapacità degli italiani di comprendere quali siano i loro veri nemici”.
(da La Notizia)
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Giugno 14th, 2023 Riccardo Fucile
LA LIBERTA’ TANTO SBANDIERATA DA BERLUSCONI CONSISTEVA NELL’ASSENZA DI REGOLE PER EVITARE CONTROLLI
Recuperando quel che Piero Gobetti scrisse del fascismo: “autobiografia della nazione”, credo sia giusto considerare Silvio Berlusconi parte integrale, nei vizi e negli effetti, della autobiografia dell’Italia. Però, c’è qualcosa di più, rinvenibile nei commenti alla sua morte sul suo ruolo, più in politica che negli affari, anche se spesso la linea divisoria fra i due è pallida e continuamente attraversata.
Nei sistemi politici che apprezzo e fra i commentatori politici che sanno essere imparziali senza cedere a una presunta neutralità, la domanda sarebbe (anzi, sicuramente sarà): la politica di Berlusconi dal 1994 al 2023 ha migliorato l’Italia? E se sì sotto quali rispetti e con quali misure? Molti libri, alcuni di notevole qualità (quelli di Giuseppe Fiori e di James Newell), hanno analizzato la parabola di Berlusconi giungendo a valutazioni negative.
La libertà tanto vantata da Berlusconi consisteva quasi esclusivamente nell’assenza di regole, comunque, nell’evitare i controlli. Lo Stato, poiché l’Italia non è solo una emozione, è fatto da cittadini che, anche se non si identificano pienamente nella Costituzione, sanno che la loro vita si svolge in quei confini e che deve tenere conto delle relazioni con gli altri cittadini e con lo stesso Stato. Al grido di no taxation without representation i coloni americani diedero il via alla guerra che li liberò dal dominio della Gran Bretagna. Da allora, il good citizen è colui che paga le tasse e i cui rappresentanti eletti decidono quante tasse e come.
Non è necessariamente bello pagare le tasse, ma è il segnale di un convivenza politica che consente allo Stato di provvedere a esigenze collettive che nessun privato vorrebbe e saprebbe soddisfare. Non riesco a capire come una persona condannata per frode fiscale, appunto ai danni dello Stato, possa essere onorata con funerali di Stato. Nell’autobiografia di questa nazione stanno certamente i molti, troppi evasori fiscali. Altrove, invece, la grandezza delle personalità politiche si misura con il loro rispetto delle regole, con la loro consapevolezza che il privilegio di guidare una nazione si accompagna alla necessità assoluta di liberarsi dei propri interessi economici (e familiari) per perseguire il bene pubblico.
Anche il familismo e la commistione privato/pubblico occupano un posto notevole nella autobiografia della nazione. Oggi non conta tanto, anche se è importante, sapere quale sarà il futuro di Forza Italia, partito personalista inevitabilmente senza “delfino”, ma quanto i cambiamenti in senso lato culturali che Silvio Berlusconi, il suo modo di fare politica, le sue televisioni, i suoi collaboratori hanno inscritto nella storia d’Italia. Troppi e, understatement, non positivi.
(da Editorialedomani)
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Giugno 14th, 2023 Riccardo Fucile
“E’ IMPAZZIMENTO COLLETTIVO: PERCHE’ SI CANCELLA LA STORIA”
Contro la decisione del governo di dichiarare il lutto nazionale dopo la morte di Silvio Berlusconi, oltre ai funerali di Stato previsti per legge, si schiera anche Marco Travaglio, tra gli avversari più accaniti contro il leader di Forza Italia sin dalla sua discesa in campo nel 1994.
Ospite a Otto e mezzo su La7 di Lilli Gruber, il direttore del Fatto quotidiano non si da pace per quello che definisce «un impazzimento collettivo».
In cui si aggiunge anche il lungo stop annunciato per le attività parlamentari: «Ci sono sette giorni di lutto parlamentare – incalza Travaglio – in cui si è deciso di sospendere le votazioni, non è successo nemmeno quando è stato ucciso Aldo Moro».
Nel corso del pomeriggio in realtà, fonti della Camera hanno chiarito che la Conferenza dei capigruppo all’unanimità ha deciso di riprendere i lavori di Montecitorio giovedì 15 giugno dalle 12, quando è prevista la discussione generale sulle mozioni relative agli adeguamenti delle pensioni minime. Venerdì poi i deputati dalle 9.30 saranno anche impegnati nella seduta per le interpellanza urgenti, mentre la ripresa dell’attività delle Commissioni è fissata per giovedì 15 giugno.
Gli speciali tv
A Travaglio però non vanno giù neanche i palinsesti rivoluzionati nelle ultime 24 ore, in cui tutte le reti nazionali hanno dato ampio spazio alla morte di Berlusconi e alla sua figura.
Il direttore del Fatto le ha definite «processioni televisive incessanti in cui si cancella la storia. Il lutto nazionale – ha aggiunto, come riporta l’Adnkronos – si proclama per persone in cui tutti gli italiani si identificano. Berlusconi ha spaccato volutamente l’Italia, ha insultato i magistrati, non ha riconosciuto le leggi. Di cosa stiamo parlando? È qualcosa che appartiene alla psichiatria».
A dimostrazione di quanto Berlusconi non avrebbe meritato tutti questi onori, Travaglio cita il suo editoriale pubblicato oggi sul quotidiano che dirige, in cui ha riportato decine di dichiarazioni dell’ex premier: «Ho fatto il coccodrillo del Caimano e l’ho fatto scrivere a lui: è fatto tutto con citazioni di Berlusconi. Una sola delle cose che ha fatto avrebbe segnato la fine di un leader in un altro paese».
(da agenzie)
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Giugno 14th, 2023 Riccardo Fucile
BORDATA DI FISCHI E “BUUU” DA PUBBLICO E ARTISTI
Per il lutto nazionale, il ministero della Cultura ha chiesto ai teatri di far rispettare un momento di raccoglimento in memoria dell’ex premier. Ma il pubblico torinese si è spaccato
È scoppiata la protesta del pubblico e degli artisti al Teatro Regio di Torino, dove è stato richiesto di fare un minuto di silenzio per Silvio Berlusconi. Poco prima che il sipario si alzasse per la prima della Butterfly, dagli altoparlanti è partita la comunicazione che sarebbe stato rispettato un momento di raccoglimento in memoria dell’ex premier morto ieri 12 giugno.
Un gesto in linea con la proclamazione del lutto nazionale voluto dal governo Meloni e la successiva comunicazione del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, oltre che del presidente della Fondazione Teatro Regio, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo.
Una decisione però, racconta Repubblica, che ha fatto imbestialire mezza platea: mentre alcuni si sono alzati per il minuti di silenzio, altri sono rimasti seduti. C’è chi ha cominciato a fischiare e lanciare grida di protesta come “buuu” e anche qualche “mafioso!”. I fischi sarebbero partiti anche dai camerini degli artisti appena dietro il palco.
(da agenzie)
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Giugno 14th, 2023 Riccardo Fucile
IL GIORNALISTA VENNE INVITATO A UNIRSI MA RIFIUTO’… POI RACCONTO’ TUTTO
Il mausoleo che si trova a Villa San Martino in quel di Arcore molto probabilmente non servirà a seppellire Silvio Berlusconi. Perché l’opera non ha i permessi per ospitare i morti fuori dal cimitero.
A costruirlo è stato lo scultore Pietro Cascella. Lo ha completato nel 1993. Ma già alla fine degli anni Ottanta i lavori erano a buon punto. Tanto che c’è un episodio ricordato dal giornalista Indro Montanelli nelle sue memorie “Indro 900” pubblicate da Rizzoli e riprese oggi dal Fatto Quotidiano.
Gli aneddoti dell’ex direttore de Il Giornale partono dal 1977. Ovvero da dopo l’attentato che Montanelli subì da parte delle Brigate Rosse. Nell’occasione, durante il ricovero nella clinica La Madonnina, al giornalista fece visita proprio Berlusconi: «Non riuscivo più a staccarmelo dal letto. Piangeva a dirotto, si disperava, non faceva che chiedermi come mi sentissi. Gli feci notare che avevano sparato a me, non a lui. Non ci fu nulla da fare. Mi toccò fargli coraggio: temevo che mi svenisse sulla barella da un momento all’altro».
Lo stile “assiro-milanese”
Poi arriva il mausoleo. Berlusconi invita Montanelli a pranzo ad Arcore. Dopo il caffè lo porta proprio a visitare l’opera di Cascella. Che è costruita in uno stile che qualcuno definirà “assiro-milanese”. Mentre altri proporranno paragoni con la tomba di Tutankhamon. «Mi mostrava tutti quei loculi intorno al suo sarcofago da faraone e mi diceva: ‘Indro, vedi, questo è il cerchio dell’amicizia. Lì andrà Fedele Confalonieri, lì Marcello Dell’Utri…’. Poi, a tradimento, mi indicò un loculo vuoto: ‘Ecco, lì io sarei veramente onorato se tu, Indro, volessi…’. Aveva l’aria ammiccante, come se stesse facendomi l’onore più grande della mia vita. Io, appellandomi a tutti gli scongiuri che mi vennero in mente, ammutolii. Poi mi venne di rispondere: ‘Domine, non sum dignus!’. E me la diedi a gambe», ricorda e conclude il giornalista che poi si scontrerà duramente con l’ex premier.
Il ricordo di Cascella
Tommaso Cascella, figlio di Pietro, ha parlato ieri con l’agenzia di stampa Ansa dell’opera del padre: «Fare lo scultore è un mestiere difficilissimo perché ci si inventano delle cose ma poi realizzarle è costosissimo. Quindi trovare un committente che ti fa lavorare è come per un regista trovare un produttore che ti finanzia un colossal. Per mio padre il mausoleo fu un piccolo colossal».
Pietro Cascella continuò a collaborare con Berlusconi. «Poi fu anche candidato su impulso di Sandro Bondi, all’epoca sindaco di Fivizzano dove abitavamo. In realtà ci fu un grande scontro in famiglia proprio perché era candidato per Forza Italia». Tutta la famiglia Cascella infatti era di sinistra, compreso il padre Pietro: «Faceva la campagna elettorale con dei comizi da comunista. Per fortuna per un pugno di voti non venne eletto. Ma sì, mio padre fu completamente sedotto da Berlusconi».
(da Open)
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