Gennaio 11th, 2025 Riccardo Fucile
IL SONDAGGIO DI ALESSANDRA GHISLERI: SOLO IL 31,4% DEGLI ITALIANI È FAVOREVOLE A UN ACCORDO TRA GOVERNO E SPACE-X DI MUSK, MENTRE IL 47,1% È CONTRARIO A METTERSI NELLE MANI DELL’IMPRENDITORE VICINISSIMO A TRUMP… SULLA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA IL 46,7% DEGLI ELETTORI SI DOMANDA QUALE SARÀ IL PREZZO DA PAGARE AGLI IRANIANI
La detenzione di Cecilia Sala ha attirato molta attenzione sui rischi che i giornalisti affrontano in contesti di conflitto e repressione, offrendo la possibilità di leggere la sua scarcerazione come una piccola vittoria per la libertà di informazione. Emerge una felicità diffusa tra la comunità per la liberazione della giornalista italiana, tuttavia emerge anche il sospetto che ci sia un prezzo ancora sconosciuto da pagare (46.7%).
Infatti, seppur il 48.6% dei cittadini non ha un’opinione precisa in materia, 1 su 3 (31.6%) crede nella prossima consegna dell’ingegnere Abedini direttamente alle autorità iraniane, mentre il 15.1% crede che presto per lui ci sarà l’estradizione verso l’America (poveri illusi…)
In tutto questo la visita lampo e improvvisa di Giorgia Meloni a Donald Trump è una delle chiavi di lettura che la maggioranza degli italiani (58.4%) interpreta come un acceleratore nella liberazione di Cecilia Sala.
Uno dei grandi protagonisti delle domande dei giornalisti è stato sicuramente il Tycoon Elon Musk oggetto di molte domande e che ha diviso l’opinione pubblica tra chi sarebbe favorevole ad un accordo istituzionale con la sua azienda Space-X (31.4%) e chi contrario a questo possibile accordo imprenditoriale (47.1%).
Ben 1 elettore su 2 (51.0%) riconosce la sua ingerenza negli affari nazionali come un fatto negativo.
Per Giorgia Meloni è stata l’occasione di delineare le azioni che il suo Governo intende intraprendere tuttavia, la traccia delle domande è stata focalizzata – oltre che su Elon Musk – su determinati temi che oggi risultano più lontani dalle esigenze dei cittadini.
Infatti nella scala delle priorità delle 4 riforme citate in conferenza stampa al primo posto troneggiano la riforma del fisco (37.5%) e la riforma della giustizia (30.1%), molto più distanti rimangono la riforma dell’autonomia differenziata (6.9%) e la riforma del premierato (5.4%).
Gli italiani affrontano il nuovo anno con una combinazione di emozioni che spaziano dall’ottimismo alle riflessioni più cupe.
Infatti sebbene pensare al futuro aiuta ad avere una – scaramantica – speranza, per molti il senso di incertezza prevale, soprattutto in periodi di difficoltà economica, politica o sociale,attraversati da conflitti internazionali.
Le principali preoccupazioni della quotidianità delle persone nel 2025 – purtroppo – non sono variate e offrono sempre ai vertici delle classifiche il tema del carovita e della difficile situazione legata alla stabilità economica delle famiglie e alla perdita del potere di acquisto, nonché il complicato rapporto con le criticità della sanità nazionale e la propria salute, con tutte le difficoltà legate alle lunghe lista di attesa, alla carenza di personale e alla gestione delle risorse.
Così, nella conferenza stampa di giovedì è emersa una certa disconnessione tra ciò che avrebbe potuto interessare maggiormente i cittadini e ciò che è stato trattato. Sicuramente argomenti fondamentali per il futuro del nostro Paese, ma di più difficile interpretazione per la gente comune che cerca le risposte nel proprio piccolo mondo
(da La Stampa)
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Gennaio 11th, 2025 Riccardo Fucile
FRATELLI D’ITALIA HA INDICATO IL SUO CANDIDATO NEL CONSIGLIERE GIURIDICO DI MELONI, FRANCESCO SAVERIO MARINI, MENTRE PER IL SECONDO NOME DELLA MAGGIORANZA C’E’ UN DERBY DENTRO FORZA ITALIA TRA IL VICEMINISTRO DELLA GIUSTIZIA, FRANCESCO PAOLO SISTO, E IL SENATORE PIERANTONIO ZANETTIN CHE HA COME SPONSOR “POCHETTO” FRATIN… MA IL MINISTRO NON DOVREBBE OCCUPARSI DEL COSTO IN AUMENTO DELLE BOLLETTE?
Accelerare. In fretta. Eleggere i quattro giudici già martedì per avere il controllo della
Corte costituzionale entro lunedì 20 gennaio quando si dovrà esprimere sull’ammissibilità del referendum sull’autonomia differenziata.
Magari provando a limitare i danni per il governo con una decisione che avrebbe del clamoroso: l’inammissibilità del referendum, dopo il via libera della Cassazione. È questa la strategia che l’esecutivo sta studiando per evitare una preoccupazione in più in primavera, cioè un referendum abrogativo sull’autonomia che possa impattare sulla tenuta del governo Meloni.
Anche per questo i vertici dei partiti di maggioranza vogliono a tutti i costi eleggere i nuovi giudici martedì, chiedendo all’opposizione di trovare un accordo. Fratelli d’Italia ha già indicato il suo candidato nel consigliere giuridico di Meloni, Francesco Saverio Marini, mentre per il secondo nome della maggioranza si sta verificando un derby interno a Forza Italia tra il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, e il senatore Pierantonio Zanettin. Per quest’ultimo si sta spendendo uno sponsor particolare: il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin.
Mentre cresce il costo delle bollette e Pichetto dovrebbe occuparsi di dossier ben più scottanti sull’energia, ha chiamato a uno a uno deputati e senatori di Forza Italia per chiedere di sostenere l’elezione di Zanettin scavalcando anche il segretario del partito Antonio Tajani che non si è ancora espresso.
(da Il Fatto Quotidiano)
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Gennaio 11th, 2025 Riccardo Fucile
A SCUOLA NON C’E’ IL RISCALDAMENTO… COMPLIMENTI VALDITARA
C’è chi ha il riscaldamento che non funziona, ma in Italia ci sono anche scuole dove mancano i radiatori nelle aule e i ragazzi sono costretti ad ascoltare le lezioni con coperte e borse dell’acqua calda per combattere il freddo.
È quanto sta accadendo da settimane all’istituto “Scopelliti” (ex Larizza) di Reggio Calabria. A denunciare a ilfattoquotidiano.it la situazione è la rappresentante di classe Catia Gattuso che a nome di altri genitori lancia un appello. L’istituto “Scopelliti” da quest’anno – a causa dei famosi accorpamenti – ospita anche alcune classi della secondaria “Collodi” che è andata in soccorso del plesso “Galluppi” risultato inagibile.
I ragazzi delle medie, vista l’emergenza, sono stati trasferiti nella nuova sede dove – a differenza del “Collodi” dove c’era un impianto di riscaldamento – non c’è proprio nulla.
Con l’arrivo dell’inverno anche a Reggio Calabria il freddo si è fatto sentire e i ragazzi per poter andare a scuola stanno entrando in classe “armati” di coperte, borse dell’acqua calda o vestendosi a più strati per non patire il gelo. Una situazione che non ha lasciato indifferenti i genitori: “Abbiamo – ci spiega Gattuso – parlato con l’assessore all’Istruzione che si è prodigata per far avere al più presto il metano a quegli edifici dotati di impianto ma per noi non c’è speranza. Serve un intervento strutturale da parte degli uffici dei Lavori Pubblici ma ormai è tardi”.
Esclusa anche l’ipotesi di portare in aula qualche termoconvettore elettrico perché la dirigente non li ritiene a norma. “E così – continua Gattuso – non abbiamo soluzioni. Ci hanno informato dal Comune di aver messo in atto un monitoraggio dei riscaldamenti nelle scuole ma è tardi”.
Intanto la rivista specializzata “Tuttoscuola” ha pubblicato i risultati di un sondaggio condotto nei giorni scorsi dal portale Skuola.net, su un campione di mille alunni di medie e superiori. Alla ripresa delle attività didattiche, più di uno su due (53%) ha riportato di temperature basse in aula. E per circa un quarto (24%) la situazione è stata valutata persino peggiore di come l’avevano lasciata a dicembre.
A determinare questo quadro, come da tradizione, è stata soprattutto, pare, l’assenza di programmazione da parte degli istituti. Perché una delle motivazioni principali alla base del freddo a scuola, a detta degli studenti, risiede nel fatto che i termosifoni sono rimasti spenti per tutte le feste e che non sono stati accessi nemmeno nei giorni immediatamente precedenti il rientro, per riscaldare un po’ gli ambienti: a mettere ciò in cima alle cause scatenanti del gelo è il 23% degli intervistati.
Non mancano, ovviamente, pure gli storici problemi strutturali. Non a caso il 17% parla di riscaldamenti regolarmente accesi ma anche di infissi che non riescono a trattenere il calore. Mentre il 14% deve fare i conti con un impianto guasto. E il 6% con caloriferi attivi solo per alcune ore, per non far “lavorare” troppo una caldaia in condizioni precarie.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Gennaio 11th, 2025 Riccardo Fucile
LA GUERRA TRA APPARATI: I ROS NON ERANO DELEGATI A INTERROGARLA, SCONFORTO DEI SERVIZI DELL’AISE
Ieri mattina sono apparsi su un quotidiano italiano alcuni dettagli relativi alla
prigionia di Cecilia Sala, alle sue condizioni detentive e alle condizioni generali dei prigionieri nel carcere iraniano di Evin, racconti che la giornalista del Foglio aveva consegnato mercoledì ai carabinieri del Ros i quali li avevano raccolti in una deposizione il cui contenuto è coperto da segreto oltre a essere considerato materiale sensibile dai nostri servizi segreti. Le urla, le bende, le fonti a Teheran.
Se Cecilia Sala avesse raccontato lei a qualcuno quelle stesse cose, mettiamo al Foglio che l’ha intervistata venerdì o a Mario Calabresi che l’ha intervistata per Chora Media, se Cecilia avesse parlato persino a sua madre di quei fatti, oggi sarebbe perlomeno indagata ai sensi dell’articolo 326 del codice penale. Paradosso. Ma c’è di più. Quei Carabinieri che mercoledì hanno interrogato la giornalista del Foglio appena atterrata a Roma per l’enormità di quattro ore, all’aeroporto di Ciampino non ci sarebbero nemmeno dovuti essere. Non avevano nessuna delega da parte della procura della Repubblica, come ha spiegato ieri sera anche una nota ufficiale degli stessi Ros: “Il reparto si è limitato ad acquisire dalla signora Sala dichiarazioni spontanee”, “come di consueto” in questi casi. Ma di “spontaneo” e soprattutto “consueto” sembra esserci poco. Per esempio, quando fu liberata da Evin Alessia Piperno, a novembre del 2022, i Ros non si presentarono.
E allora che ci facevano stavolta? “I protagonisti della polizia giudiziaria”, è la battuta che fa chi ha lavorato alla liberazione di Sala. Ed ecco allora che tutta l’attenzione, la segretezza, il riserbo, la cautela e la prudenza che avevano caratterizzato la vicenda Sala finché gestita in Iran sono crollate nel momento esatto in cui la nostra collega è atterrata in Italia e ha incontrato l’autorità giudiziaria. Bentornata! Siamo alle solite, verrebbe da dire. Protagonismo, spifferi, segretezza violata e chisseneimporta delle conseguenze. Ma questa storia, stavolta, investe una dimensione persino più ampia. Ragione per la quale questa fuga di notizie, per esempio, ieri mattina è deflagrata negli ambienti dell’intelligence.
“E’ un fatto mortificante”, dice al Foglio un’importante fonte dell’Aise. Che spiega, con qualche comprensibile reticenza: “Per la complessità del quadro affrontato fino a questo momento, e considerato che sul campo ci sono ancora operazioni in corso, non ogni parola ma ogni virgola dei racconti di Cecilia Sala è materia delicata”. Per uscire di metafora, fonti della Farnesina ci spiegano che in queste ore agenti italiani e agenti di altre nazioni europee stanno lavorando alla liberazione di altri prigionieri che sono detenuti nello stesso carcere in cui era ristretta la nostra collega. Ragione per la quale mercoledì mattina, sul C-130 dell’Areonautica militare che la riportava a casa, gli agenti dei servizi avevano spiegato con fermezza a Cecilia Sala cosa avrebbe potuto raccontare e cosa no. Ne va della libertà e della vita di persone tuttora detenute a Evin. Non c’è conferma del fatto che la procura di Roma abbia aperto un fascicolo per violazione del segreto, ma sicuramente – e anche questo rende l’idea della fine dell’idilliaca prudenza – non c’è nessuna indagine “per tortura” contro ignoti iraniani come suggerito nell’articolo che dichiarava di aver tratto le informazioni “dal primo racconto di Sala ai Carabinieri” consegnato “ieri mattina al procuratore capo di Roma”.
Salvatore Merlo
(da ilfoglio.it)
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Gennaio 11th, 2025 Riccardo Fucile
L’ UNICA DOMANDA VERA DI UNA GIORNALISTA DEL QUOTIDIANO DEL SUD: “PERCHE’ L’ENERGIA COSTA IL 30% IN PIU’: E LA MELONI NON SA RISPONDERE
A dare il “la” è stato l’ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, con il commento riportato qui sopra sulla conferenza stampa di fine (o meglio, inizio) anno della presidente del Consiglio. E le opposizioni, insieme a qualche “giornalone”, hanno intonato il coro: la premier Meloni parla di Trump, di Musk e del caso di Cecilia Sala; ma non parla dell’Italia, dell’inflazione, della sanità pubblica che non funziona, dei trasporti in tilt, del Sud abbandonato a sé stesso e via discorrendo. Per la verità, volendo, avrebbe potuto anche farlo motu proprio, magari in un’introduzione a braccio.
§Ma, di grazia, chi l’ha interrogata effettivamente su questi temi specifici? Quale collega l’ha interpellata in materia, cifre e dati alla mano? E in nome e per conto di quale testata della stampa padronale? Secondo la contabilità di Palazzo Chigi, la presidente del Consiglio ha risposto a 40 domande per quasi tre ore. La maggior parte di queste si riferivano – appunto – al neopresidente Usa e al suo pigmalione satellitare. L’unica, o una dei pochi o pochissimi colleghi, che le ha posto una domanda concreta e precisa è stata Claudia Fusani. Ex Repubblica ed ex Unità, oggi al Quotidiano del Sud, dopo aver disquisito anche lei sul conto di Musk, s’è permessa di chiedere informazioni sull’aumento delle bollette sollecitando la premier a spiegare perché in Italia l’energia costa il 30% in più. E qui, come di prammatica, è cascato l’asino. La premier s’è rifiutata di rispondere, sostenendo che non bastano venti secondi per sviluppare un argomento del genere. Per il resto, l’altra domanda da segnalare – per la stravaganza o la bizzarria – è stata quella di Alexander Jakhnagiev, direttore dell’agenzia Vista, che ha chiesto alla premier: “Lei calpesta le formiche, ci fa caso mentre cammina?”. Non nuovo a questi esercizi retorici, due anni fa lo stesso giornalista chiese alla presidente del Consiglio se il tempo fosse lineare o circolare: questione di un qualche interesse esistenziale, ma non certo decisiva per i cittadini. In questo caso, però, vale la giustificazione che si tratta di un collega straniero, di origine bulgara ancorché naturalizzato italiano, che spesso fa la comparsa su Rainews24 nei panni dell’ospite sottogovernativo.
Ora, senza la minima pretesa di dare lezioni a nessuno, è chiaro che qualsiasi giornalista è libero di fare le domande che vuole a chicchessia. Ma non possiamo poi lamentarci che la presidente del Consiglio, già reticente di suo, non risponda a quesiti che nessuno s’è preoccupato di porle. Con il rischio, per di più, di farla apparire anche più abile di quanto in realtà sia. Il fatto è che – come insegnavano i vecchi maestri di questo mestiere – l’intervista, al contrario di quanto possono pensare gli aspiranti giornalisti, è il genere più difficile da praticare. Per la semplice ragione che presuppone due requisiti: la conoscenza della materia e la capacità di discutere in tempo reale con l’interlocutore. Non per contestarlo necessariamente, ma piuttosto per alimentare un confronto dialettico a uso e consumo dei lettori o magari dei radio-telespettatori. Gli esempi positivi non mancano neppure nel servizio pubblico, come quello di Giorgio Zanchini, capace di gestire un contraddittorio come fa quotidianamente a Radio anch’io; oppure, quello di Roberto Vicaretti, nella sua impeccabile Rassegna stampa su Rainews. Mentre il primato assoluto in negativo spetta a Bruno Vespa, abituato a contraddire soltanto coloro che considera avversari politici. Ma lui, come si sa, ormai fa l’“artista” non più il giornalista.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Gennaio 11th, 2025 Riccardo Fucile
CONTE: “PENSI ALLE FERROVIE, NON A MUSK”… RENZI SARCASTICO: “E’ TORNATO AL MINISTERO”… CALENDA: “TOGLIETECELO DALLE SCATOLE”… BONELLI: “SALVINI E’ UNA SCIAGURA”
Diventano un caso politico i treni sospesi al Nord per un presunto guasto alla linea
elettrica nel nodo di Milano. Con le opposizioni che non perdono tempo e mettono nel mirino il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Per il Partito democratico il leghista è “inadeguato”. “Unico spostamento che interessa al ministro è il suo, agli Interni”, aggiunge la segretaria Elly Schlein.
“Pensi alle ferrovie non a Musk”, attacca il presidente del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte. “Anno nuovo vecchi disagi”, incalza Italia viva, con il suo leader Matteo Renzi che sceglie la strada del sarcasmo: “È tornato al ministero”. Carlo Calenda invece non usa mezzi termini: “Levatecelo dalle scatole il prima possibile”. Di “sciagura per l’Italia” parla il verde Angelo Bonelli.
Il leghista era già finito sotto accusa lo scorso ottobre quando un guasto a Roma provocò oltre 100 treni cancellati e ritardi fino a 4 ore. Con tutte le opposizioni, da Pd a M5S, a chiederne le dimissioni. “Colpa di un chiodo, voglio sapere chi ha sbagliato”, fu la difesa del ministro Pd: Salvini inadeguato. Schlein: “Un disastro
“Con Salvini, anno nuovo vecchi problemi. Oggi ennesima giornata terribile per chi deve mettersi in viaggio in treno in Italia, con circolazione sospesa dalle ore 7.50 per verifiche tecniche alla linea nel nodo di Milano”, sottolineano i deputati Pd Silvia Roggiani e Andrea Casu. “Cancellazioni, ritardi, disagi e disservizi per i passeggeri cui viene ‘consigliato di evitare o limitare gli spostamenti in treno e di riprogrammare i viaggi rinviabili’. Non sarebbe più semplice cambiare ministro dei Trasporti?”, concludono.
“Ritardi e cancellazioni anche oggi.Trenitalia suggerisce di evitare spostamenti. E intanto l’unico spostamento che interessa al ministro Salvini è il suo, al Ministero degli Interni. Il peggior ministro dei trasporti della storia che si preoccupa solo di come passare da una poltrona all’altra mentre l’Italia non riesce a muoversi per viaggiare, andare a lavorare o a studiare. Un disastro”. Così la segretaria del Pd Elly SchleinRenzi: treni in ritardo di un’ora Salvini è tornato al minister
“I treni da Milano sono bloccati per un guasto e hanno più di un’ora di ritardo. Si vede che Salvini è rientrato a tempo pieno al ministero. Il nostro incontro di oggi, allora, inizia alle 12 e non alle 11”. A scriverlo su X è il fondatore di Italia Viva Matteo Renzi atteso alla kermesse di partito a Firenze.
Incalza anche la senatrice Iv Raffaella Paita: “Inizia il 2025 e le Ferrovie vanno in tilt per i soliti assurdi problemi tecnici. Anno nuovo, vecchi disagi: come in quello precedente, ritardi, stazioni bloccate, passeggeri inferociti, Italia spaccata in due. Salvini, dove sei? Né lui né i vertici di Fs pensano a dimettersi nonostante l’evidente e ripetuta dimostrazione di incapacità”, così la coordinatrice nazionale del partito.
Conte: pensi alle ferrovie non ai satelliti di Musk
“Il Ministro dei Trasporti Salvini forse si è perso con lo sguardo per aria, alla ricerca dei satelliti di Musk da sponsorizzare. Dovrebbe invece avere lo sguardo ben saldo sulle nostre stazioni ferroviarie: oggi un’altra giornata nera di ritardi dei treni nell’indifferenza più totale. Mentre circa 15 miliardi vengono congelati fra annunci e propaganda sul progetto del Ponte sullo Stretto, vecchio e pieno di criticità, i trasporti per gli italiani sono un inferno quotidiano”. Lo scrive sui social il leader M5S Giuseppe Conte.
Calenda, levateci dalle scatole Salvini il prima possibile
“Quousque tandem abutere, Salvini, patientia nostra? Tradotto ‘levateci dalle scatole Salvini il prima possibile’. Neanche le piaghe d’Egitto!”. Lo scrive sui social il leader di Azione Carlo Calenda dopo in ritardi nel trasporto ferroviario.
Bonelli: una sciagura per l’Italia
“Anche oggi caos e disagi con i treni. Con questo governo cancellazioni e ritardi sono ormai all’ordine del giorno. Mentre il ministro Salvini è impegnato con la costruzione del Ponte sullo Stretto, che costerà agli italiani 14 miliardi di fondi pubblici, il trasporto in questo Paese è letteralmente al collasso. Tutto questo mentre il Fondo nazionale per il trasporto rapido di massa è stato azzerato. Una vergogna. La premier Meloni dovrebbe seriamente pensare di dimissionare Salvini, il peggior ministro dei trasporti di sempre”. Così in una nota Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato AVS.
(da agenzie)
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Gennaio 11th, 2025 Riccardo Fucile
“NON E’ STATO SEGUITO IL PRINCIPIO DI PROPORZIONALITA’ DELLE AZIONI”
Continuano le indagini della Procura di Milano sull’inseguimento dello scorso 24 novembre tra tre pattuglie dei carabinieri e uno scooter per le vie di Milano al termine del quale Ramy Elgaml è deceduto. Gli inquirenti stanno valutando sulla base dei filmati pubblicati lo scorso 7 gennaio se modificare l’accusa nei confronti di alcuni dei militari coinvolti nell’ipotesi di omicidio volontario con dolo eventuale. Sul caso, nel frattempo, si è pronunciato anche Franco Gabrielli, ex capo della polizia di Stato italiana e oggi consulente alla Sicurezza del sindaco di Milano: “È ovvio che quella non è la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento perché c’è pur sempre una targa, un veicolo”, ha dichiarato, “esiste un principio fondamentale ed è quello della proporzionalità delle azioni”.
Gabrielli: “Non posso mettere una persona che sta scappando in condizione di pericolo”
Gabrielli, durante un’intervista andata in onda nel programma 24 Mattino su Radio24 nella mattinata del 9 gennaio, ha dichiarato che quella messa in atto dai militari il 24 novembre “non è la modalità corretta con cui si conduce un inseguimento”, ricordando che “c’è pur sempre una targa, un veicolo” e che quindi il mezzo potrebbe essere presto identificato dal sistema di sorveglianza cittadino.
A sostegno della sua tesi, l’ex capo della polizia ha citato il principio della “proporzionalità delle azioni”. Gabrielli, infatti, ha spiegato che in caso di pericolo di vita, “posso addirittura utilizzare un’arma”, tuttavia “se il tema è fermare una persona che sta scappando, non posso metterla in una condizione di pericolo” e “questo è un elementare principio di civiltà giuridica”.
L’inseguimento per 8 chilometri con tre pattuglie
Secondo quanto è stato ricostruito finora, le pattuglie dei carabinieri avevano iniziato l’inseguimento dello scooter TMax alle 3:40 del 24 novembre nei pressi di Porta Nuova, dopo che Fares Bouzidi, il 22enne alla guida, non si è fermato all’alt. In sella al due ruote con lui, seduto dietro, c’era proprio il 19enne Ramy Elgaml. La corsa è terminata 25 minuti e 8 chilometri dopo, tra via Ripamonti e via Quaranta nel quartiere Corvetto.
Come è stato possibile vedere dai filmati resi pubblici il 7 gennaio da Tg3 e TgLa7, le pattuglie dei carabinieri durante l’inseguimento avrebbero impattato almeno tre volte sullo scooter. Le ultime immagini mostrano lo scooter finire a terra in curva e ora i vari accertamenti stanno cercando di capire se la Giulietta dei militari che li seguiva a stretto giro abbia influito e in che misura nell’incidente.
“Non ci dividiamo tra chi difende e chi accusa a prescindere”
Ad oggi, sono indagati per omicidio colposo in concorso Bouzidi, che guidava lo scooter, e il vice brigadiere al volante della Giulietta che si è schiantata. Oltre a loro, sono indagati per favoreggiamento e depistaggio altri due militari, in quanto avrebbero riportato una ricostruzione fallace dell’accaduto e avrebbero tentato di cancellare un video dello schianto registrato da un testimone.
Per Gabrielli, comunque, l’importante è non arrivare a una “eccessiva criminalizzazione degli operatori delle forze dell’ordine” e evitare di “divederci da chi fa la difesa a prescindere e chi l’accusa a prescindere”. L’ex capo della polizia, infatti, ha affermato che il primo “è un atteggiamento pericoloso perché introduce un elemento di senso di impunità”, mentre l’altro comporta “che le forze di polizia siano sempre o debbano essere sempre sul banco degli imputati”.
(Fanpage)
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Gennaio 11th, 2025 Riccardo Fucile
QUANTO CI SERVONO DAVVERO I SATELLITI DI ELON MUSK?
C’era un venditore di arredamento che prometteva di portare i suoi prodotti “in tutta
Italia, isole comprese”. Erano altri tempi. Adesso va di moda uno strafottente personaggio che assicura la connessione ad Internet in ogni angolo del pianeta. In entrambi i casi ci sono di mezzo i “mobili”, siano questi armadi, siano quelli apparati di comunicazione.
Le storie di Giorgio Aiazzone e di Elon Musk hanno in comune due cose: la passione per il volo (il povero Aiazzone morì precipitando con il suo Piper) e l’aver rivoluzionato il rispettivo mercato.
Mister Musk, fregandosene altamente del Trattato delle Nazioni Unite che disciplina lo spazio extra atmosferico, ha indebitamente occupato un pezzo di universo che dal 1967 gli Stati Uniti (e l’Italia solo dal 1981) riconoscono come “appannaggio dell’intera umanità”. Nessuno lo ha mai rimproverato. Anzi.
Se il signor Aiazzone si fosse arbitrariamente impossessato di terreni non suoi e ci avesse mai costruito capannoni industriali, magazzini o punti vendita probabilmente sarebbe stato condannato prima dai legittimi proprietari, poi dalla collettività e infine – con suoi tempi – anche dalla legge.
La costellazione abusiva di Starlink, invece, viaggia verso una ipotetica usucapione galattica e nessuno brontola. Non si sente borbottare perché le Nazioni Unite non contano nulla nemmeno sulla Terra (e la loro latitanza tocca l’apogeo con il perdurare delle stragi di bambini che il successore di Erode continua a fare in Palestina) e perché non c’è un’anima pia con un briciolo di competenza ad occuparsene.
La classe politica non è certo tenuta a saper di queste cose, ma avrebbe l’ineludibile dovere di circondarsi di esperti che possano indirizzare al meglio le scelte da farsi nell’interesse del Paese. Invece la popolazione di corte è estremamente remissiva, pronta a chinarsi dinanzi al volere di chi ha lo scettro, lungi dal fare ragiona
La condizione di monopolio di Musk è innegabile: con 7000 satelliti non può temere concorrenza, peraltro eventualmente costituita da realtà come IRIS2 che si muovono con la velocità di un bradipo.
Il multimiliardario – grazie alla roba che ha lanciato per aria – somiglia a Serse capace di oscurare il cielo con le sue frecce. Se così fosse sarebbe bello che ci si trovasse alle Termopili e si fosse felici – come Dienece, il soldato di Leonida – di combattere all’ombra…
Mentre si discute del contratto da un miliardo e seicento milioni di euro, verrebbe da interrogarsi se è davvero indispensabile e perché si deve in tutta fretta approfittare dell’opportunità satellitare. Forse – a mutuare il vernacolo romanesco “te se scuoce la pasta” – si è rilevata una indifferibile urgenza dopo anni di sonnolenza catatonica. Probabilmente è la stessa fretta di tagliare trionfalmente il nastro inaugurale del processo penale telematico, corsa che è stata premiata con la paralisi del sistema tecnologico in meno di un paio d’ore dal varo.
Qualcuno si faccia coraggio e – come un boy-scout – metta la mano sul cuore e giuri che non c’è un minuto da perdere e che non si può vivere senza. Mi siedo fin d’ora per non perdermi nemmeno una virgola di un così solenne discorso.
Con i mille problemi che attanagliano il Paese, quello di Starlink è solo un diversivo volto a distrarre l’attenzione dall’apocalisse economica e sociale in essere. Ad ogni buon conto, se se ne deve parlare, lo si faccia almeno con correttezza intellettuale.
La soluzione satellitare è certo efficace per arrivare nelle aree “rurali” che il cablaggio convenzionale non può raggiungere. L’alternativa satellitare secondo gli innamorati di Musk non c’è o non è comparabile, ma nessuno obbliga a ricorrere a quel tipo di telecomunicazioni. Ci si domandi allora perché non sfruttare WiMax o il Fixed Wireless Access, ovvero tecnologie esistenti e collaudate che ugualmente non hanno necessità di fare scavi e stendere cavi. Reduci dalle celebrazioni di Guglielmo Marconi, i “patrioti” potrebbero far un pensierino alle soluzioni “radio” che garantiscono comunque copertura e prestazioni non trascurabili.
Se Musk fosse un venditore d’acqua potremmo dire che ha la miglior flotta di autocisterne. Nessuno ne ha tante e così belle come lui. Peccato che, se tutti decidessero di togliersi la sete utilizzando le sue risorse, nel giro di poco ci sarebbe gente in coda con la bottiglia in mano e molte persone rischierebbero di rimanere a gola asciutta.
Naturalmente questi aspetti esulano dalle discussioni animate da un ex hacker che potrebbe aver cambiato pelle sentendo l’odore del denaro e da un ufficiale della Marina che all’onore della bandiera sembrerebbe aver anteposto la caccia di opportunità per la consorte imprenditrice nel settore dei servizi informatici. L’atmosfera del tradimento non è percepita da chi governa che – poca la memoria – reputa affidabile il Paperon de Paperoni che, dopo aver tradito le mogli e gli schieramenti politici di cui si era progressivamente innamorato, ha fregato gli ucraini invasi. Siamo sicuri che la connessione gratuita a Starlink nella prima fase del conflitto sia stata un regalo sincero o un cavallo di Troia? Il personaggio con forti legami commerciali con la Russia cosa ne ha fatto del traffico dati e voce che ha veicolato sulla sua rete satellitare in quei mesi di disperazione?
Non è finita. Qualcuno ha provato a chiedersi se ci si può fidare di un tizio che – come avvenuto con Kiev – è pronto a “staccare la spina” in qualunque momento? Non ci basta la dipendenza tecnologica dai router cinesi di Huawei e di ZTE che impensieriscono chi si preoccupa da tempo dell’architettura telematica “tricolore”?
Niente paura. Siamo liberi di tuffarci nelle braccia di chi sappiamo essere il nostro possibile carnefice. La Premier ricorda che in giro c’è gente peggiore e porta l’esempio di Soros e ne lascia immaginare tanti altri. In verità la storia di Starlink ha più i contorni della fiaba e le note del pifferaio magico addolciscono il sopraggiungere del destino.
(da ilfattoquotidiano.it)
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Gennaio 11th, 2025 Riccardo Fucile
IL COMUNICATO CONGIUNTO: “LA COMUNICAZIONE SCIENTIFICA DEVE BASARSI SU PROVE E TRASPARENZA, PRINCIPI CHE X VIOLA SISTEMATICAMENTE”
Sono oltre sessanta le università e i centri di ricerca tedeschi che hanno deciso di lasciare il social-network X. Nel comunicato diffuso oggi e pubblicato on line si legge: “Il ritiro delle istituzioni sottolinea il loro impegno a favore di una comunicazione basata sui fatti e contro le forze antidemocratiche. I valori che promuovono la diversità, la libertà e la scienza non sono più presenti sulla piattaforma”.
Stando alle università – fra le quali quella di Francoforte sul Meno e le due università berlinesi – continuare a usare X non sarebbe “più accettabile” in ragione delle modifiche intervenute che promuovono contenuti di estrema destra. “Anche altre istituzioni che hanno già sospeso le loro attività sulla piattaforma aderiscono all’appello congiunto, ribadendo così l’importanza di una cultura del confronto aperta e costruttiva”.
Il Rettore dell’Università Viadrina di Francoforte sull’Oder, Prof. Dr. Eduard Mühle, ha aggiunto: “La comunicazione scientifica deve basarsi su prove e trasparenza, principi che X viola sistematicamente. Non riteniamo accettabile che i canali ufficiali di Viadrina continuino a essere presenti sulla piattaforma”. La decisione arriva all’indomani dell’intervista del proprietario di X, Elon Musk, alla leader di AfD Alice Weidel, nel corso della quale quest’ultima ha definitivo Hitler un “comunista”.
(da agenzie)
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