363 MIGRANTI SALVATI DALLA SEA WATCH: COSA ASPETTA IL GOVERNO ITALIANO AD ASSEGNARE UN PORTO SICURO PER LO SBARCO?
DA TRE GIORNI I PATRIOTI EUROPEI DELLA SEA WATCH ATTENDONO IL POS COME STABILISCE LA LEGGE INTERNAZIONALE, QUALCUNO AL GOVERNO VUOLE VIOLARE LE NORME?
Dopo 10 giorni di navigazione e diverse operazione di salvataggio, la nave Sea-Watch 3 battente bandiera tedesca è in cerca di un porto sicuro in cui far sbarcare i 363 migranti presenti a bordo.
Due dei tre ponti sono pieni di famiglie, padri con figli, donne con bambini, minori non accompagnati, neonati. Vengono da Sudan, Mali, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Camerun, Ghana, Gambia, Guinea, Niger, Nigeria. Un terzo di tutte le persone salvate nei cinque soccorsi operati tra venerdì e domenica hanno meno di 18 anni.
La prima richiesta è partita sabato sera: appello a Malta e Italia. La seconda domenica. Come riporta Giansandro Merli sul Manifesto, da La Valletta non è arrivata nessuna risposta, mentre il centro di coordinamento del soccorso marittimo di Roma ha invitato il capitano a coordinarsi con lo stato di bandiera, la Germania. Ieri la richiesta è stata ripetuta, ma il risultato non è cambiato: il Pos ancora non c’è.
“Quello che ci aspettiamo dal nuovo governo lo esprimono le circostanze di queste ore e cioè che la nave Sea Watch 3 si trova a sud della Sicilia con 363 persone a bordo soccorse da ormai più di 2 giorni, ammassate sul ponte della nave e soggette a ipotermia, mal di mare, partendo da condizioni di già altissima vulnerabilità . Questo governo non può che avere un approccio fortemente europeista, ci aspettiamo che sia l’Italia il primo Stato membro a dare un esempio di umanità e solidarietà assegnando un porto a queste persone e insistendo sulla necessità condivisione delle responsabilità tra gli stati dell’Unione. Chiediamo gestione strutturale, seria e lungimirante di questo fenomeno. Con la Sea Watch 3 davanti alla Sicilia questo governo ha la possibilità di dare un segnale forte. Non possiamo aspettare a lungo in queste condizioni”, lo afferma a TPI Giorgia Linardi, portavoce di SeaWatch Italia.
(da agenzie)
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