59 MISSILI USA DISTRUGGONO LA BASE AEREA DEI RAID CHIMICI DI ASSAD
TRUMP SCEGLIE LA REAZIONE MINORE, ASSAD RESTA A PIEDE LIBERO… LA RUSSIA FA FINTA DI INDIGNARSI
Con 59 missili Tomahawk lanciati da due portaerei al largo del Mediterraneo Donald Trump dà una svolta alla sua presidenza e a sei anni di guerra in Siria.
La reazione americana per la strage di Khan Sheikhoun in cui martedì mattina sono morte più di 80 persone, fra cui 28 bambini, è arrivata poco dopo le 8,40 ora di New York, quando nel Mediterraneo era notte (le 2,40 in Italia).
Gli americani hanno preso di mira la base di Al Shayrat da cui erano partiti gli aerei con le armi chimiche. Prima di colpire, riferiscono fonti del Pentagono ai media Usa, i russi sarebbero stato avvertiti, ma su questo punto non c’è una conferma ufficiale.
Gli Stati Uniti hanno fornito versioni contrastanti. Secondo il segretario di Stato Rex Tillerson: “Non ci sono state discussioni o contatti precedenti, nè ce ne sono stati con Mosca da quando è stato sferrato l’attacco”.
Il Pentagono invece sostiene che la Russia sia stata allertata nel corso di “plurime conversazioni”. “Ci sono russi alla base ed abbiamo adottato precauzioni straordinarie per non colpire l’area in cui si trovano”, spiega da Washington il portavoce Jeff Davis.
La Russia.
L’attacco porterà “danni considerevoli” alle relazioni tra Russia e Stati Uniti, si legge nella nota del Cremlino. Il raid “viola la legge internazionale. Washington ha compiuto un atto di aggressione contro uno Stato sovrano”, ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, secondo i media russi. Mosca ha chiesto la convocazione straordinaria del Consiglio di sicurezza dell’Onu “per discutere la situazione”.
L’annuncio di Trump.
Poco dopo che la notizia del bombardamento, da Mar-a -Lago, residenza in Florida dove si trova per il vertice con l’omologo cinese Xi Jin Ping, Trump spiega la decisione: “Martedì il dittatore della Siria, Bashar al-Assad, ha lanciato un terribile attacco con armi chimiche contro civili innocenti, uccidendo uomini, donne e bambini. Per molti di loro è stata una morte lenta e dolorosa. Anche bambini piccoli e bellissimi sono stati crudelmente uccisi in questo barbaro attacco. Nessun bambino dovrebbe mai soffrire tale orrore”.
Poi annuncia: “Questa sera ho ordinato un attacco mirato contro la base da cui è partito l’attacco chimico”.
La Siria, ha aggiunto, “ha ignorato gli avvertimenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu” perchè “non si possono discutere le responsabilità della Siria nell’uso delle armi chimiche”. Per rivolgersi infine “a tutte le nazioni civilizzate” per chiedere di interrompere il bagno di sangue in corso: “Il mondo – ha detto Trump – si unisca agli Usa per mettere fine al flagello del terrorismo”.
L’operazione.
I missili, lanciati da due navi americane presenti nel Mediterraneo, avrebbero colpito piste, velivoli e zone di rifornimento. Secondo fonti militari siriane le vittime sarebbero sei.
Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, sarebbero invece “decine i membri e gli ufficiali delle forze del regime” di Damasco uccise e ferite, nella base a circa 25 chilometri sud-est da Homs.
Questa “base è considerata la seconda più grande base aerea della Siria, dove si trovano velivoli Sukhoi-22, Sukhoi-24 e Mig-23”. Oltre agli hangar degli aerei, la base ospitava un battaglione della difesa aerea, abitazioni di ufficiali e un deposito di carburante. Secondo l’ong, la base sarebbe stata “quasi completamente distrutta”.
Reazioni contro.
La televisione di Stato siriana definisce il raid missilistico “un’aggressione” da parte degli Stati Uniti nei confronti della Siria. L’Iran anche condanna “energicamente” i bombardamenti e ritiene che “rafforzino i gruppi terroristici”.
Il portavoce del ministero degli Esteri, Bahran Ghasemi, dice che gli attacchi stati “un’azione unilaterale pericolosa, distruttiva e che viola i principi del diritto internazionale”.
Reazioni a favore.
Trump è appoggiato dal premier israeliano Netanyahu (“Messaggio Usa forte e chiaro, siamo con loro”) e della premier inglese Theresa May che parla di “risposta appropriata” all’attacco barbaro con armi chimiche lanciato dal regime siriano. L’Arabia Saudita dà il suo “pieno appoggio” all’attacco statunitense. Una fonte del ministero degli Esteri di Riad, elogia il presidente Trump, definendolo “coraggioso”. Pieno sostegno anche da parte del Giappone.
“La responsabilità per questi sviluppi è del solo Assad” dichiarano la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande, dopo una telefonata seguita all’attacco: “Il ripetuto utilizzo di armi chimiche e i suoi crimini contro la propria popolazione reclamavano un sanziomanento”.
Per il ministro degli Esteri tedesco Sigmar Gabriel l’attacco “è comprensibile”. “L’azione ordinata stanotte da Trump è una risposta motivata a un crimine di guerra” dice il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, “crimine di guerra di cui è responsabile Bashar Al Assad”, aggiunge.
Per il ministro Esteri Angelino Alfano, “L’italia comprende le ragioni di un’azione militare Usa proporzionata nei tempi e nei modi, quale risposta a un inaccettabile senso di impunità nonchè quale segnale di deterrenza verso i rischi di ulteriori impieghi di armi chimiche da parte di Assad, oltre a quelli già accertati dall’Onu”.
Appoggio dal premier australiano, Malcolm Turnbull che definisce l’attacco, “giusto e rapido”.
“Ma non siamo in guerra contro il regime di Assad e gli Stati Uniti hanno chiarito che non vogliono disarcionare il regime”. Turnbull aggiunge di essere stato informato “poco prima” dell’incursione.
La Turchia “giudica positivamente” l’attacco americano, dice il vicepremier Nurman Kutulmus. “La risposta degli Usa contro Assad dopo l’attacco chimico è appropriata e necessaria”, dichiara il ministro degli Esteri dell’Estonia, Sven Mikser. Secondo il primo ministro della Danimarca, Lars Lokke Rasmussen, l’attacco di questa notte in Siria è “giusto”.
Nel corso della giornata di ieri, era trapelata notizia che il Pentagono stesse studiando i piani per un intervento militare in Siria. L’opzione scelta da Trump – attacco mirato da una portaerei – è secondo gli esperti Usa la più restrittiva fra quelle che gli aveva messo sul tavolo il segretario alla Difesa Jim Mattis.
Il Pentagono temeva che l’uso di aerei avrebbe fatto scattare la contraerea e l’aviazione russa. Ma è destinata comunque a scatenare polemiche: Trump è intervenuto senza chiedere l’autorizzazione del Congresso, come lo autorizzano a fare le leggi approvate dopo l’11 settembre, ma come aveva scelto di non fare il suo predecessore, Barack Obama. Che nel 2013 fermò all’ultimo minuto un attacco militare contro la Siria – che pure aveva usato armi chimiche contro la popolazione civile – giustificando la sua scelta con la contrarietà del Congresso.
(da “La Repubblica”)
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