A KABUL SI SPENDE TROPPO: STRANI INTERESSI CONTRAPPOSTI E UN COSTO DI 750 MILIONI L’ANNO
DA UN LATO GLI ALPINI CHE HANNO SUBITO 40 ATTACCHI IN 50 GIORNI… DALL’ALTRO LE CONTRADDIZIONI DI 4 JET AMX CHE NON POSSONO LANCIARE BOMBE E CONSUMANO SOLO CARBURANTE, DI ELICOTTERI AB-212 DA SCARSE PRESTAZIONI IN LOCO, DEI BLINDATI “FRECCIA” CHE SERVONO MENO DEI “LINCE”, MA SONO UTILI PER IL BUSSINES DELLA IVECO-OTOMELARA
Quaranta scontri a fuoco in cinquanta giorni: questo è il bilancio bellico del contingente italiano da quando gli alpini della “Brigata Taurinense” hanno assunto il controllo della regione occidentale afghana.
Secondo PeaceReporter, il sito vicino ad Emergency, a molti combattimenti avrebbero partecipato anche militari italiani, ma dal comando di Herat si smentisce: i dubbi sono comunque più che leciti, visto che su 40 scontri confermati dal comando, solo 4 erano stati comunicati dai media, appena il 10%.
Questa missione di pace sta assumendo risvolti sempre più inquietanti e indecifrabili: in Italia se ne parla solo quando qualche nostro soldato viene ferito o ucciso, ma le contraddizioni sono tante.
Non solo sul fatto se e come ancora si giustifica, dopo anni, la presenza di ben 3.300 nostri militari a Kabul, ma su diversi aspetti poco noti e di cui in Italia si preferisce tacere: intanto i costi che sono passati da 600 milioni di euro del 2009 a 750 milioni di euro del 2010, di cui 327 già stanziati.
Secondo molti esperti, una cifra su cui si potrebbe risparmiare, con scelte oculate.
Abbiamo ad es. 4 jet Amx dell’Aeronautica di base ad Herat che sarebbero utilissimi se potessero lanciare bombe: dato che il governo lo vieta, si limitano a fare voli a bassa quota, nella speranza di intimorire gli insorti: in pratica si consuma carburante per nulla, mentre in Italia l’Aeronautica non ha il carburante per far volare jet e addestrare piloti.
Esiste poi una lottizzazione tra le forze armate, non solo per motivi di prestigio, ma per usufruire dei fondi necessari.
Aeronautica e Marina alternano elicotteri AB-212 che non sono adatti alle alte quote afghane, dove andrebbero meglio quelli dell’esercito, ma non si capisce perchè continuino a essere impiegati.
La Marina potrebbe rendersi semmai più utile impiegando i marines del San Marco e l’Aeronautica utilizzando solo aerei cargo e i Predator teleguidati, riducendo così gli effettivi, a favore delle truppe di terra.
Polemiche sono nate anche per l’invio dei nuovi blindati “Freccia”, poco adatti alle esigenze operative.
In realtà il Consorzio Iveco-Oto Melara punta a esportarli e i mezzi impiegati in operazioni militari hanno più chanches commerciali.
Peccato però che siano ingombranti, pesino 27 tonnellate e per loro molte piste afghane siano impraticabili.
Dai militari di stanza sono giudicati meno adatti dei “Lince” che assicurano maggiore protezione.
Sono stati poi dati in valutazione all’82° reggimento che non ha l’esperienza per valutarli e che, nel contesto della Brigata Pinerolo, rappresentano una unità di seconda linea, impiegata finora nelle missioni a basso rischio nei Balcani.
Da un lato si spreca con scelte sbagliate.
Dall’altro i reparti scelti, destinati a combattere in Afghanistan, non possono addestrarsi con le mitragliatrici e i lanciarazzi Panzerfaust perchè mancano le munizioni.
Al sole di Kabul insomma, ci sono troppe ombre su una missione dove si spende troppo per accontentare tutti ed emergono troppi interessi contrapposti.
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