AFFITTO STRACCIATO PER BUZZI, FIRMATO GIUNTA MARINO
IL VICESINDACO: “PRIMA NON PAGAVA NULLA, ALMENO ADESSO PAGA UN CANONE DI LOCAZIONE”
Giaceva da tre anni, chiusa in un cassetto, la pratica con la quale la cooperativa “29 giugno” chiedeva in concessione dal Campidoglio il complesso immobiliare di via Pomona, “5 locali di circa 1.000 mq coperti, nonchè 2.456 scoperti”, poi rivelatosi il quartier generale della mafia capitale.
Per tre anni la pratica è rimasta stranamente incagliata, nonostante la familiarità di Salvatore Buzzi con l’allora sindaco Alemanno e i suoi uomini.
A scongelarla ha provveduto la giunta Marino su proposta del vicesindaco con delega al Patrimonio Luigi Nieri.
Con una delibera, la 312, varata proprio alla vigilia della maxiretata ordinata dalla procura. Un mese e mezzo prima, il 24 ottobre, “vista la valenza sociale delle attività svolte dalla cooperativa in tema di inserimento nel mondo del lavoro di persone in difficoltà (giovani, emarginati, invalidi, ex detenuti, etc.)”, l’esecutivo guidato dal sindacochirurgo ha infatti regolarizzato l’utilizzo, risalente al lontano 1985, del complesso edilizio.
Ma a condizioni assai più favorevoli rispetto a quelle fino a quel momento stabilite.
Il tempo della concessione è passato da 3 a 6 anni rinnovabili, è stato dunque raddoppiato, mentre il costo dell’affitto risulta abbattuto di quasi l’80%, come stabilito da una vecchissima delibera del consiglio comunale datata 1983.
Secondo l’ufficio stime del Dipartimento Patrimonio, sulla base di una perizia consegnata nel novembre 2013, il canone annuale da versare al Campidoglio – calcolato a prezzi di mercato – avrebbe dovuto essere di 73.764 euro, pari a una rata mensile di 6.147 euro. Ma poichè la 29 giugno “è una cooperativa con finalità sociali, iscritta all’albo delle società cooperative, da ritenersi onlus di diritto”, recita la delibera n.312, la cifra è stata abbassata ad appena 14.752,80 euro l’anno, pari a 1.229,40 euro mensili.
Finito? Manco per sogno: la decorrenza che fa scattare la concessione seiennale viene retrodata al 1 marzo 2014.
Ovviamente la cooperativa ha anche degli obblighi: deve garantire la manutenzione ordinaria e straordinaria degli spazi, la loro sorveglianza e custodia, nonchè – ovviamente – assumere persone svantaggiate.
E in più destinare una parte degli immobili a “Centro di accoglienza temporanea notturna per persone in condizioni di grave disagio economico, familiare e sociale”.
Solo una la condizione stabilita per la decadenza della concessione, ovvero il venir meno di uno dei seguenti requisiti: iscrizione all’albo delle società cooperative; perseguimento esclusivo di finalità sociali.
Ora è evidente che nessuno dei due requisiti rimarrà in piedi alla luce dell’inchiesta sul Mondo di Mezzo.
Per cui è assai probabile che, se la giunta non revocherà subito la concessione, questa decadrà nel giro di qualche settimana. Una rogna in più per i circa mille lavoratori della 29 giugno, che rischieranno il posto di lavoro in tutti i sensi.
Non solo non avranno più un’occupazione, ma neppure una sede dove andare.
Dal Campidoglio però replicano che “la delibera cui si fa riferimento, infatti, rientra nel programma di trasparenza e riordino delle concessioni di Roma Capitale avviato dal dipartimento Patrimonio per la messa a reddito dei beni di proprietà dell’amministrazione – dichiara il vicesindaco e assessore al Patrimonio, Luigi Nieri- Per la stessa sede, negli anni precedenti, la cooperativa 29 Giugno non ha pagato un euro. Attraverso la delibera dello scorso 24 ottobre, invece, Roma Capitale stabiliva di esigere il canone corretto fissato dai tecnici applicando il normale prezzo di mercato e calcolando poi lo sconto previsto per tutte le onlus assegnatarie di una concessione pubblica. Ovviamente il provvedimento, visti i recenti accadimenti, è al momento bloccato”.
Mauro Favale e Giovanna Vitale
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