AI BAMBOCCIONI MILANESI LA CASA POPOLARE NON BASTA
SONO DUECENTO I CASI DI TRENTENNI CHE SI SONO MESSI IN LISTA PER UNA CASA POPOLARE E POI L’HANNO RIFIUTATA PERCHE’ NON ABBASTANZA BELLA… O PERCHE’ 60MQ SONO TROPPO POCHI PER LE LORO ESIGENZE, O PERCHE’ NON HA SIA BOX DOCCIA CHE VASCA DA BAGNO, O PERCHE’ NON C’E’ L’ASCENSORE… E PENSARE CHE PER 40 MQ IL PREZZO E’ APPENA DI 150 EURO, PER 80MQ DI 700 EURO IN ZONA SAN SIRO
L’emergenza abitativa tocca le grandi città , Milano compresa. Ad aggravare la situazione e ad allungare le liste di attesa per una casa che ormai arrivano a sfiorare le 20.000 richieste, c’è anche la puzza sotto il naso di chi un alloggio se l’è visto offrire, ma l’ha rifiutato perchè “non adeguato alle sue aspettative”.
Sembra incredibile di questi tempi, ma è vero.
Vi sono trentenni che hanno rifiutato un appartamento al terzo piano in zona San Siro perchè la casa non ha l’ascensore, altre famiglie che respingono l’offerta di un alloggio appena sistemato perchè il bagno è striminzito e magari ha il box doccia ma non la vasca da bagno.
Ci sono anche coppie con figli piccoli che dicono no a una casa di 60mq perchè troppo piccola rispetto a loro presunte esigenze.
L’aneddotica dei rifiuti è ricca di casi che hanno dell’incredibile, come denuncia il segretario del Sicet di Milano, il sindacato degli inquilini della Cisl.
Solamente a San Siro ci sono 167 alloggi Aler completamente ristrutturati che rimangono sfitti perchè molti le rifiutano.
E nel resto di Milano la situazione non cambia, tanto che sarebbero più di 1.000 le case che si potrebbero dare in affitto e invece restano vuote.
E poi qualcuno si lamenta perchè le prendono gli extracomunitari.
A lasciare allibiti alla Sicet sono i giovani a milanesi cui il Comune, con l’obiettivo di sostenere gli universitari e i trentenni e aiutarli a farli uscire di casa, aveva addirittura destinato alloggi ad hoc, di piccolo taglio ma dignitosi, ma che poi solo il 30% delle persone in graduatoria ha accettato.
Un vero paradosso, soprattutto se si pensa che il canone di affitto per un appartamento popolare di 35-40mq è di circa 150-200 euro al mese, spese comprese, ed quindi ben al di sotto del prezzo di mercato.
Lo stesso vale per alloggi più grandi, visto che per appartamenti di 80mq vengono chiesti appena 700-800 euro al mese (spese comprese): un prezzo straordinario per una zona centrale di Milano. Ma i bamboccioni avanzano pretese fuori dal mondo.
Una legge regionale impone di fare una prima assegnazione, facendo vedere al cittadino l’immobile, ma, nel caso adduca motivi sociali e di salute, ha diritto ad accedere pure a una seconda scelta, senza perdere il posto in graduatoria.
Così molti trovano il pretesto per visionare altri appartamenti e rallentano l’assegnazione. Commentano in Comune che “ci sono persone che pensano che l’alloggio di edilizia residenziale sociale debba essere una villa”.
Evidentemente a qualcuno farebbe bene la fame: forse capirebbe che avere un alloggio è un diritto negato sulla terra ancora a miliardi di persone.
Un Paese civile dovrebbe solo provare vergogna per il comportamento di chi non sa cosa sia la miseria.
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