IL VERO CLANDESTINO IN ITALIA E’ ZAIA: IMBARCATELO PER TRIPOLI AL SUONO DI “VA ‘N PENSIONE”
LA CITTADINANZA ITALIANA SI MERITA DOPO AVER SUPERATO GLI ESAMI DI IDONEITA’ E DI RISPETTO DELLA NAZIONE CHE TI OSPITA…L’INNO NAZIONALE NON SI OLTRAGGIA, SI AMA: A CHI NON STA BENE, FUORI DAI COGLIONI E A BORDO DEI BARCONI
Il giorno che Silvio Berlusconi si deve recare fino a Sofia per inaugurare un monumento a Garibaldi, dedicato alla memoria di trenta cittadini bulgari che parteciparono all’impresa dei Mille, sia perchè “in Italia non hanno terminato neanche una statua” (parole di Vittorio Sgarbi”), sia perchè il premier in Italia forse ha paura che, a parlare di Unità d’Italia, poi Bossi non gli voti le leggi ad personam, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto ne fa un’altra delle sue.
Salvo poi scaricare sul suo portavoce la responsabilità della sostituzione dell’inno nazionale con “Va’ pensiero” nel corso della cerimonia di inaugurazione della scuola elementare di Vedelago.
Prassi abituale la sua: anche quando fece stampare e distribuire in Veneto 500.000 depliant patinati a cura del Ministero dell’Agricoltura a innegabile sostegno della sua campagna elettorale personale, di fronte alle critiche, scaricò la responsabilità sul suo collaboratore.
Stavolta la bufera è scoppiata perchè c’erano testimoni: il coro di Salvarosa, al suo arrivo, era pronto a cantare l’Inno di Mameli ma Zaia avrebbe preteso che venisse sostituito da “Va’ pensiero”, relegando l’inno nazionale al momento in cui era già entrato nell’edificio scolastico.
“Abbiamo suonato quando ormai non c’erano più le autorità ” confermano il direttore del coro e numerosi testimoni, ivi compreso un deputato del Pdl, Fabio Gava.
Mentre gli ex An fanno finta di risentirsi (“è un oltraggio alla nazione italiana”), salvo poi fare quotidianamente i lecchini alla padagna del magna magna, il premier sdrammatizza “Mi sembra una sciocchezza, ma non così grave”.
Per lui le uniche cose gravi sono le indagini della magistratura, si vede. Nessuna voce si alza dai forzisti, guai a rischiare che Bossi voti contro qualche legge ad personam, meglio lasciarli sputare sopra l’Unità nazionale propugnata dal ciarpame senza pudore.
Dopo l’esecuzione de “la Gatta” di Gino Paoli a Varese, alla presenza di Maroni, ora l’inno nazionale viene cassato anche in Veneto, ma guai a parlare di un preciso disegno politico che sta culturalmente giustificando nel nostro Paese, una forma strisciante di rifiuto dei fondamenti dell’Unità nazionale. Certo, vi sono i moniti isolati di Napolitano e le prese di posizione di Fini di ieri “Ora basta, serve un intervento del capo del Governo”, ma vi è una realtà che nessuno ha il coraggio di sostenere: i veri clandestini in Italia non sono gli immigrati che almeno aspirano a integrarsi, i veri clandestini sono la classe dirigente leghista.
E’ Zaia che va imbarcato per Tripoli al suono di “Va’ ‘n pensione”: ha diritto di cittadinanza nel nosto Paese solo chi ha rispetto della nazione che ti ospita e chi supera l’esame di idoneità ?
Bene, allora fuori dai coglioni chi non si riconosce nei principi fondanti della nostra Costituzione: preparate qualche bel barcone a Iesolo e fuori dalle nostre acque territoriali.
Siamo disposti a riconoscere loro anche lo stato di profughi, così evitano il rischio di farsi buttare a mare, come invece accade a chi fa il percorso inverso.
Con 5 miliardi di euro che abbiamo regalato a Gheddafi, siamo certi che ospiterà volentieri per qualche giorno anche le truppe leghiste secessioniste. Solo qualche giorno, perchè quando il leader libico, che fesso non è, si accorgerà di che gente si tratta, li accompagnerà a calci in culo ai confini del deserto.
Nel caso il premier volesse intercedere, non accettiamo scambi con svizzeri, sia chiaro.
Te li sei voluti, ora ci pensi tu.
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