IL 72% DELLE PENSIONI SONO SOTTO I 1.000 EURO AL MESE E PRESTO ANCHE NEL PRIVATO DONNE IN PENSIONE A 65 ANNI
PENSIONI SEMPRE PIU’ MODESTE: IL 45% DEGLI ASSEGNI NON SUPERA I 500 EURO, SOLO IL 7,5% SUPERA I 2.000 EURO…LE DONNE IN MEDIA HANNO UNA PENSIONE INFERIORE DI UN TERZO RISPETTO A QUELLA DEGLI UOMINI…SECONDO GLI ESPERTI PRESTO ANCHE NEL PRIVATO SI ARRIVERA’ A 65 ANNI
L’Europa è contenta: la decisione dell’Italia di anticipare l’aumento dell’età pensionabile delle donne che lavorano nello Stato ha soddisfatto le sue richieste di adeguamento alla normativa comunitaria.
Sicuramente meno soddisfatti sono i pensionati italiani che vivono con importi del tutto insufficienti se rapportati dal costo della vita.
Che le pensioni italiane siano molto modeste lo certifica il rapporto Istat-Inps dal quale risulta che nel 72% dei casi gli importi non superano i 1.000 euro al mese, oltre il 45% degli assegni non va oltre i 500 euro e solo il 7,5% vale più di 2.000 euro.
La fascia più bassa è occupata dalle donne che in media hanno pensioni inferiori di un terzo rispetto agli uomini (11.906 euro contro 17.137 euro). Quasi il 70% dei pensionati supera i 64 anni di età , ma c’è un 3,7% che è quarantenne, legato principalmente agli assegni di invalidità .
La spesa pensionistica tende comunque ad aumentare: fra il 2007 e il 2008 è cresciuta del 3,5%, raggiungendo il 15,3% del Pil.
Dalla messa in atto della direttiva europea e dal conseguente innalzamento a 65 anni delle pensioni per le statali, in realtà pare che i risparmi saranno assai modesti: 1,4 miliardi di euro tra il 2012 e il 2019, non certo una cifra che permetterà chissà che investimenti per milgliorare le condizioni di vita delle lavoratrici, come qualcuno ora vuol far credere, per tentare di indorare la pillola.
Se poi si fa un giro tra i costituzionalisti e gli esperti del settore, tutti fanno la stessa previsione: finità così anche nel settore privato.
Il governo ha già smentito, ma si sa come vanno queste cose: la prudenza è d’obbligo per evitare fughe di massa verso la pensione.
Ma anche se il governo non prenderà l’iniziativa direttamente, accadrà che la vicenda del diverso trattamento delle lavoratrici pubbliche e private finisca davanti alla Corte Costituzionale che potrebbe chiedere di eliminare tale disparità .
Per le lavoratrici private il traguardo della pensione si sposterebbe in avanti di 5anni in un colpo solo, anzi di 6 anni se si considera la finestra mobile.
Al primo ricorso di una lavoratrice pubblica dinanzi a un giudice ordinario, verrà interpellata la Consulta.
I precedenti della Corte sono illuminanti: dalla metà degli anni ’80, la Corte, di fronte a una discriminazione, elimina il trattamento più favorevole, in modo da aiutare le finanze pubbliche.
Il governo potrebbe decidere di giocare d’anticipo, studiando un meccanismo morbido di innalzamento dell’età per le lavoratrici private che consentano di evitare il solito scalone.
In ogni caso se consideriamo che è stata l’Europa a imporre al governo di adeguarsi in ritardo alla direttiva comunitaria, si può notare che l’Italia si è sempre caratterizzata dal non prendere mai una decisione, salvo trovarsela poi imposta.
Diciamo che per viltà e convenienza non si decide mai, così nessuno ne paga elettoralmente le conseguenze.
Una tipica soluzione all’italiana che non fa certo onore ai vari governi che si sono succeduti nel tempo.
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