ALFANO: “IL JOBS ACT E’ FERMO AL ‘900”, I DEMOCRATICI REPLICANO: “CHE FACCIA TOSTA”
NCD ANTICIPA UNA PROPOSTA “PIU’ MODERNA” CON IL SUPERAMENTO DELL’ART 18
Il Jobs Act di Matteo Renzi? «Roba del secolo scorso. E’ molto più moderno il nostro piano per il lavoro». Angelino Alfano boccia senza appello le proposte del segretario del Pd e apre un nuovo fronte di scontro, dopo le unioni civili.
«Il Pd abbia più coraggio – polemizza il leader del Nuovo centrodestra – e sul lavoro non ci proponga idee e regole del Novecento».
Il ministro, che sabato ha tenuto a Bari la prima convention del nuovo partito, annuncia che un testo del Ncd è già pronto, preparato da Maurizio Sacconi, e che la prossima settimana sarà presentato a Letta, «al quale ribadiremo che il sostegno al governo è legato alla stipula di un contratto che possa fare il bene del-l’Italia ».
Un altolà che provoca l’immediata reazione, non solo dei democratici ma anche di Scelta Civica, in sintonia sul Jobs Act con Renzi.
Le critiche di Alfano sono «surreali» per Davide Faraone, responsabile welfare pd, perchè se c’è qualcosa di vecchio questo è proprio il piano Ncd, «il ministro faccia anche qualcosa, non commenti solo le proposte degli altri».
E Marianna Madia, responsabile Lavoro: «Sacconi è stato ministro del Lavoro, ma ancora siamo qui a parlare di riforme, a dimostrazione di quanto sia stata efficace la sua azione».
Il piano Alfano-Sacconi non piace nemmeno a chi nel Pd è lontano dalle posizioni del leader, come Cesare Damiano.
«Alfano dimostra una notevole faccia tosta – replica il presidente della commissione Lavoro della Camera – visto che quella del Ncd è una stanca riedizione di proposte di Berlusconi».
Polemico il vicepresidente di Scelta Civica, Renato Balduzzi, «non vorrei che le battute sul superamento del Novecento sottintendessero la volontà di tornare al secolo ancora precedente».
Ma per Alfano il piano per il lavoro del Ncd rappresenta «il completamento di una stagione di riforme che si era avviata con Marco Biagi».
Quando furono approvate le sue idee, ricorda il vicepremier, «l’Italia guadagnò più di un milione di posti di lavoro, poi l’occupazione si è bloccata e la disoccupazione è aumentata ».
Fra i punti principali, come ha spiegato il presidente dei senatori Maurizio Sacconi, l’idea di «liberare il lavoro per liberare i lavori». Con l’obiettivo di semplificare, liberare apprendistato e anche lavoro a tempo indeterminato, ovvero «superamento dell’articolo 18».
Va «liberata » anche la contrattazione in azienda sia a livello individuale che collettivo. Altro punto chiave, le tasse sul lavoro, «va detassato il lavoro produttivo per aumentare i salari. Ci riferiamo – spiega Sacconi – al salario di produttività ». Quella di Renzi invece «è una proposta timida, come ha detto anche Brunetta».
(da “La Repubblica”)
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