ALFANO ORDINA AI SUOI: “NON CADETE NELLE PROVOCAZIONI DI CHI DA FORZA ITALIA CI ATTACCA”
“LA NOSTRA LINEA E’ QUELLA DI NON RISPONDERE”: E I SENATORI SONO AUMENTATI DA 30 A 32
Da una parte Alfano, in pubblico “La nostra linea è quelle di non rispondere” (alle critiche, durissime, ndr.) dice in chiaro durante la conferenza stampa. Dall’altra Alfano, in riunione interna. “Mi raccomando, non rispondete alle provocazioni, da qualsiasi parte provengano, non cadiamo nel loro gioco”.
Il leader del Nuovo Centro-Destra, nonchè vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, esprime davanti ai giornalisti e impartisce all’interno questa e solo questa ‘consegna’.
Primo motivo: tenere a freno i suoi deputati e senatori (che, da trenta, sono già diventati 32: uno dei nuovi acquisti è Ulisse Di Giacomo, molisano di Isernia che subentrerà , in qualità di primo dei non eletti, e con sua somma gioia, al Cavaliere…) dopo il voto che ha sancito, una volta per sempre, la decadenza del senatore Silvio Berlusconi.
Le ‘provocazioni’ contro gli alfaniani arrivano, infatti, da una sola parte: i berluscones duri e puri, gli azzurri in servizio permanente effettivo, che parlano, a botta calda, di “disgusto” e “ipocrita messa in scena”, come li scudiscia Sandro Bondi, o di “favole” cui “non credono neppure loro, Alfano, Schifani e gli altri”, come li mette in guardia Renato Brunetta.
Convocati nella saletta della commissione Difesa di palazzo Madama appena dopo il voto dell’aula e poco prima che inizi la conferenza stampa con cui Alfano esprimerà da un lato tutto il suo ‘dolore’ politico e umano per una giornata che segna “una pagina nera e buia della democrazia”, i parlamentari del Nuovo Centro-Destra e la loro compagine ministeriale (Lupi, Di Girolamo, Lorenzin, Quagliariello) hanno facce buie e corrucciate come a voler mostrare, loro e Alfano, dolore, ira e sgomento.
Il guaio è che la ‘messa in scena’ non riesce benissimo.
Saranno anche tristi, gli ‘alfaniani’, e sinceramente ‘addolorati’ per il triste destino cui sta per andare incontro il loro (ex) leader, ma la ‘pratica’ decadenza non vedevano l’ora finisse alle spalle, con tanti saluti e auguri alla ‘nuova’ Forza Italia.
Persino lo stesso Alfano -incalzato dalle domande dei giornalisti che vorrebbero sapere di assetti di governo, legge di Stabilità , rapporti col Pd – a un certo punto dell’incontro si rende conto che quando troppo è troppo, pure nel genere ‘carità pelosa’ e annuncia che “domani vi riconvocheremo per una nuova conferenza stampa sui temi politici…”.
Certo, il documento ‘politico’ messo a punto dai gruppi parlamentari di NCD letto, durante la conferenza stampa, dal neocapogruppo al Senato, Maurizio Sacconi, ripreso dal suo omologo alla Camera Enrico Costa e dall’ex capogruppo Pdl, Renato Schifani, intervenuto in Aula per NCD, e poi dallo stesso Alfano riassume una ‘tiritera’ ant-giudici, anti-toghe rosse e teoria del Grande Complotto’ ordito dalla sinistra ‘comunista’ già ai tempi di Tangentopoli e di Mani Pulite che avrebbe reso orgoglioso, solo pochi mesi fa, Berlusconi, ma ieri risuonava più come moneta falsa e mendace. Una sorta di ‘tributo delle armi’ al Cavaliere ormai isolato e sconfitto, pronti – gli alfaniani – a voltare pagina e vogliosi di occuparsi di ben altro, a partire da quel governo di cui loro fanno parte e Forza Italia non più.
Certo – nota, a latere della conferenza stampa di Alfano, il saggio e pacato (oltre che ex relatore del caso Berlusconi in Giunta) Andrea Augello – “anche Silvio ha dato un chiaro ordine ai suoi: ‘non spingere’ troppo il pedale sulla rissa e la polemica. Lo si è visto dall’atteggiamento dei lealisti in aula. Volendo, Bondi, Mussolini e molti altri potevano mettere in campo un cinema, tenerci ore a discutere, invece hanno limitato al massimo gli interventi e sono corsi a Grazioli. Avevano ricevuto l’ordine di stare calmi” chiude Augello, a giustificare il ‘clima’ da funerale comune a molti (forzisti e alfaniani), in Aula, ma resta il punto.
Il Nuovo Centro-Destra, che si è anche riappropriato del suo nome (Italo Bocchino, che lo aveva registrato, glielo ha gentilmente restituito…) ma va ancora cercando simbolo e sede, è tutto proiettato e concentrato sull’azione di governo, le riforme, il futuro e la mega-convention che, il 7 dicembre, terrà nei mega-studios di Tiburtina. Tanto che Paolo Naccarato alla provocazione dei renziani (“Nel Pd siamo 300, loro sono trenta…”) replica con una battuta sprezzante ma indicativa: “senza i nostri trenta i loro trecento non contano un c…” (nel senso che il governo non durerebbe). Berlusconi, per Alfano e i suoi, è ‘solo’ il passato.
(da “Huffingtonpost“)
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