ALTRO CHE LOTTA ALLE BANCHE, SE LA SONO FATTA SOTTO: IL GOVERNO HA ANNACQUATO LA TASSA SUGLI EXTRAPROFITTI PERCHÉ LE BANCHE ERANO PRONTE A FARE LA GUERRA
AD AMMETTERE LA “TRATTATIVA” È STATA LA MELONIANA LUCIA ALBANO, SOTTOSEGRETARIA ALL’ECONOMIA: “LA DISCIPLINA È STATA RIDISDEGNATA PER SUPERARE LE CRITICITÀ EVIDENZIATE DAL SETTORE”… CON LA RIFORMULAZIONE, CHE LASCIA LIBERTÀ DI SCELTA AGLI ISTITUTI, NESSUNO PAGHERÀ
L’annacquamento della tassa sugli extraprofitti bancari, con conseguente decisione di non pagarla, è stata presa dal governo su richiesta degli istituti di credito. Ad ammettere in un documento ufficiale […] è stato direttamente l’esecutivo di Giorgia Meloni e in particolare il ministero dell’Economia di Giancarlo Giorgetti.
Mercoledì, in commissione Finanze alla Camera, è arrivata la risposta scritta della sottosegretaria all’Economia Lucia Albano (Fratelli d’Italia) a un’interrogazione del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, Francesco Emilio Borrelli, che chiedeva al governo i motivi dell’annacquamento della tassa e se non intendesse tornare alla versione originaria approvata in Consiglio dei ministri il 7 agosto.
La risposta del governo però è stata negativa spiegando i motivi della modifica della tassa in Parlamento: “La disciplina dell’imposta straordinaria in argomento è stata ridisegnata in maniera tale da superare le criticità evidenziate dal settore bancario”, ha spiegato la sottosegretaria Albano ammettendo ufficialmente la trattativa tra l’esecutivo e gli istituti di credito.
Il 7 agosto, il governo Meloni aveva approvato in Consiglio dei ministri un decreto in cui era stata inserita anche una tassa sugli extraprofitti bancari che aveva l’obiettivo di recuperare circa 2,5 miliardi in vista della legge di Bilancio.
L’imposta prevedeva una aliquota del 40% sul maggior valore del margine di interesse degli esercizi 2022 e 2023. Una decisione rivendicata da Matteo Salvini e Giorgia Meloni come scelta di “equità sociale”. Scelta che non era piaciuta all’Associazione bancaria italiana, alla Banca centrale europea e nel governo a Forza Italia.
La famiglia Berlusconi, infatti, possedendo con Fininvest il 30% di Mediolanum, si era esposta in senso contrario chiedendo di modificarla. Così, a metà settembre la tassa è stata svuotata con un emendamento del governo al decreto Asset al Senato: questa norma dava alle banche la possibilità di non pagare la tassa accantonando a riserva indisponibile a bilancio una somma pari a due volte e mezzo il valore teorico dell’imposta. Come ha raccontato il Fatto nelle ultime settimane, l’effetto è stato quello che nessun istituto bancario nel 2023 pagherà l’imposta e non lo farà neanche il Monte dei Paschi di Siena, controllato al 64% dal Tesoro.
Questo farà sì che lo Stato non potrà contare sul gettito inizialmente previsto di circa 2,5 miliardi. Da questo è nata l’interrogazione del deputato Borrelli alla Camera. Dopo aver elencato i dati sugli extraprofitti bancari del 2023 (circa 43 miliardi secondo il sindacato Fabi), Borrelli ha definito la scelta del governo di rendere la tassa non più obbligatoria ma facoltativa un “escamotage” che ha reso “impossibile la maturazione di un importante gettito erariale destinato alla riduzione della pressione fiscale su famiglie e imprese”.
Nella sua risposta scritta, la sottosegretaria Albano ammette: “La disciplina dell’imposta straordinaria è stata ridisegnata in maniera tale da superare le criticità evidenziate dal settore bancario”. Insomma, la richiesta di modifica è arrivata dalle banche – di cui si è fatta portavoce Forza Italia – e il governo ha fatto dietrofront per contribuire “a rafforzare la garanzia delle liquidità dei depositi dei risparmiatori e lasciando comunque ferma la possibile maturazione di un gettito che confluirà nell’apposito fondo finalizzato al finanziamento delle opportune misure volte alla riduzione della pressione fiscale gravante su famiglie ed imprese”. Gettito che però non ci sarà.
(da Il Fatto Quotidiano)
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