ANCHE A DESTRA SI FA LARGO IL SI’ AI REFERENDUM: I DUBBI DELLA PRESTIGIACOMO E LA RIVOLTA DEI GOVERNATORI
PRESIDENTI DI REGIONE E PEONES, MINISTRI E PARLAMENTARI, FINIANI, SPEZZONI DEL PDL E BASE LEGHISTA….QUELLI CHE A DESTRA ANDRANNO A VOTARE COMUNQUE
Qualcuno sbandierandolo, i più senza farlo sapere troppo in giro.
Al premier, soprattutto.
Perchè i referendum saranno pure “inutili e privi di conseguenza sul governo”, come tenta di minimizzare Berlusconi per evitare il peggio.
Fatto sta che giorno dopo giorno almeno tre dei quattro quesiti esercitano una certa presa anche dentro la sua coalizione.
E così, la consultazione del 12-13 giugno rischia di mandare all’aria l’unico obiettivo che al Cavaliere sta davvero a cuore: affondare il quorum sul legittimo impedimento.
Crepe si aprono anche dentro il governo.
Non annuncia ancora il suo “sì” contro il nucleare, ma poco ci manca, il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo.
“È finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate” incalzava a Montecitorio Tremonti e Bonaiuti il 17 marzo, a margine delle celebrazioni per il 150°, in un confronto che doveva restare riservato ma che è finito poi su tutti i giornali.
La ministra, com’è noto, è in guerra perenne col collega allo Sviluppo, e nuclearista convinto, Paolo Romani.
Ma non è solo per quello che adesso dice di “rispettare la decisione della Cassazione” sul referendum contro l’atomo.
Ancora tre giorni fa, in un’intervista al Mattino, ricordava i “molti presidenti di Regione del centrodestra che si sono pronunciati in maniera netta contro il nucleare”.
Lei stessa rivendica di essersi “battuta perchè il Pdl si pronunciasse per la libertà di voto”. Mentre resta contraria “fermamente” alla consultazione sull’acqua.
Già , i governatori.
Quello sardo Ugo Cappellacci, per esempio.
Berlusconiano doc, aveva annunciato che per costruire una centrale sull’isola avrebbero dovuto passare sul suo corpo.
A maggio i sardi hanno già anticipato un loro referendum sul nucleare, bocciandolo col 97%.
“Mi auguro venga replicato il risultato, la nostra contrarietà va dichiarata in maniera espressa, oggi e per il futuro” dice ora il presidente della Regione.
In prima linea, come lui, i governatori leghisti: Luca Zaia in Veneto e Roberto Cota in Piemonte.
“Figurarsi se ho problemi ad andare a votare per il nucleare – spiega Zaia – . Sono convinto che il 75 per cento degli italiani non condivide questa strategia. Io sono contro il nucleare, contro gli Ogm e per l’acqua pubblica. Chiaro?”.
D’altronde, lo stesso Umberto Bossi ha confessato di trovare “attraente” il quesito contro la liberalizzazione dei servizi idrici.
Suscitando tutto il disappunto che si può immaginare nel presidente del Consiglio.
Il segnale è ormai partito e gli uomini del Carroccio lo hanno subito colto.
Le amministrazioni locali del Lombardo-Veneto schierate per “la tutela dell’acqua bene comune” si sono moltiplicate in pochi giorni.
Il sindaco di Belluno Antonio Prade, ha dato vita al manifesto sui “dieci buoni motivi per votare sì al referendum”.
Qualcuno, come il sindaco di Verona Flavio Tosi, la pensa diversamente, ma il vento che tira è quello.
“L’orientamento lo decide il Senatur, ma la Lega è sempre sensibile ai temi che interessano il territorio”, racconta l’eurodeputato Mario Borghezio, che della pancia del partito esprime sempre umori e tendenze.
Da Nord a Sud, chi lavora sul territorio ha le idee chiare su acqua e nucleare. Giuseppe Castiglione, superberlusconiano presidente dell’Unione delle Province e a capo di quella di Catania, due giorni fa ha riunito duecento amministratori per far quadrato.
E ora spiega: “L’Acqua è pubblica e deve restare tale, piuttosto si affidi la gestione alle Province, e comunque mai centrali nucleari in Sicilia, spazio alle energie rinnovabili”.
E poi in Parlamento.
Tra i pidiellini, Alessandra Mussolini è tra i referendari più convinti.
“Anche se la consultazione dovesse essere politicizzata, e spero non accada, io andrò. In quanto medico, in quanto madre, in quanto politico. L’energia? Vorrà dire che la compreremo, fosse pure dai cinesi, tanto ormai si compra tutto”.
E come lei il collega Fabio Rampelli, perchè “milioni di elettori di centrodestra sono contro le centrali e per l’acqua pubblica”.
Anche i Responsabili cedono al richiamo.
“Martedì ci riuniamo per decidere, ma io voto su acqua e nucleare” annuncia il capogruppo Luciano Sardelli.
Il loro uomo-simbolo, Domenico Scilipoti, si spinge perfino oltre: “Certamente andrò e mi esprimerò su tutti i quesiti”.
Dunque anche sul legittimo impedimento, perchè “è giusto che gli italiani vadano a votare e esprimano la loro opinione”.
Che poi è la linea decisa ieri sera dall’esecutivo della Destra di Francesco Storace: l’indicazione agli elettori è per il “si” ai due quesiti sull’acqua e a quello sul nucleare.
Una penosa retromarcia del partito dell’autista di Marchio che fino al giorno prima stva coi no.
Ora si limiterà a difendere il suo datore di lavoro solo sul legittimo impedimento.
Carmelo LoPapa
(da “La Repubblica“)
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