DOPO IL KO ELETTORALE, DOMANI VERTICE DECISIVO TRA I PUGILI SUONATI BERLUSCONI E BOSSI: VOTO ANTICIPATO TRA UN ANNO?
MINISTRI, MANOVRA, ALLEANZE, AFFARI: DOMANI ALLE 12 PRANZO AD ARCORE PRESENTI MARONI, CALDEROLI E IL TROTA PER I VERDI E TREMONTI, ALFANO E BONAIUTI PER GLI AZZURRI… APICELLA POTREBBE INTONARE: “SE STATE INSIEME CI SARA’ UN PERCHE’…”
Domani è il giorno del grande chiarimento.
Berlusconi e la Lega decideranno: 1) se continuare insieme; 2) per quanto tempo ancora; 3) chi sarà il prossimo candidato premier; 4) se andare a votare nel 2013 o anticipare le urne al 2012.
En passant discuteranno altre questioncine strategiche tipo: allargare o no la maggioranza a Casini, come articolare la manovra da 40 miliardi in 3 anni, quando spostare certi ministeri al Nord (pallino di Bossi che il 19 non vuole presentarsi a mani vuote a Pontida).
L’appuntamento è fissato ad Arcore per mezzogiorno (a Umberto viene fame presto, se il pasto tarda va in crisi di zuccheri).
La delegazione leghista sarà arricchita da Maroni, da Calderoli e dal «Trota». Della formazione berlusconiana faranno parte Tremonti, forse Bonaiuti, di sicuro la new entry Alfano.
Già , perchè lasciare a casa il neosegretario del Pdl sarebbe stato come non avergli mai conferito quell’incarico.
Qualcuno da Roma ha segnalato il problema al Cavaliere che, immediatamente, ha aggiunto il posto a tavola.
Sul trasferimento dei ministeri l’intesa sarà rapida.
Anzi, risulta già pronta e infiocchettata (ci si è speso Calderoli), dunque Pontida è salva.
Poi qualcuno, nel campo leghista, formulerà a Berlusconi un quesito che già era stato anticipato all’ambasciatore Letta nei giorni scorsi, e che suona all’incirca così: caro Silvio, abbiamo ben valutato le conseguenze politiche della manovra?
Per il 2012 serviranno 5 miliardi, e Tremonti certo non farà fatica a trovarli nelle pieghe del bilancio.
Però l’anno dopo bisognerà che ne saltino fuori una quindicina, di miliardi, tre volte tanto.
E i tagli giocoforza andranno a mordere le carni della gente.
Gli italiani molto si arrabbieranno. Piccolo problema: nel 2013 si vota.
Dare corso alla manovra significa dunque farsi inseguire con i forconi.
C’è da scommettere che Berlusconi a quel punto dirà : alt, mica siamo suicidi, qui Giulio deve stemperare il suo rigore.
Sennonchè Tremonti avrà facile gioco a obiettare quanto gli va ripetendo in privato: «Sei stato tu, caro Silvio, a firmare con l’Europa l’impegno del pareggio di bilancio entro il 2014. L’hai appena confermato a Van Rompuy… E comunque, il problema non è contrattare la manovra con Bruxelles, così si sbaglia indirizzo. I veri interlocutori sono la Borsa di Londra, Wall Street, i mercati finanziari asiatici che non prendono ordini dalla politica nel valutare la tenuta di un Paese».
Insomma, la manovra «suicida» non può essere schivata. E dunque?
La delegazione leghista (secondo quanto filtra) offrirà a Berlusconi due strade, scelga lui quale imboccare.
La prima consiste nel giocare d’anticipo: recarsi a votare tra meno di un anno, nella primavera prossima, quando ancora gli effetti della manovra non si saranno fatti sentire.
Certo le prospettive non sono fantastiche, Berlusconi corre il rischio di prendersi la tranvata finale.
E d’altra parte, gli verrà detto, come si può pensare di condurre una politica di rigore con una maggioranza che poggia sul voto di alcuni Responsabili irrequieti, i quali dopo la lite per il sottogoverno ora si stanno scannando per la poltrona di capogruppo contesa tra Sardelli e Moffa?
Basti dire che, per non correre rischi nella verifica parlamentare prevista nella terza settimana di giugno, la manovra verrà formalizzata dopo, ai primi di luglio, con l’Europa che dovrà accontentarsi nel frattempo delle grandi linee… Tutto diverso sarebbe se il centrodestra riabbracciasse Casini (come insiste nel Pdl Scajola, beccandosi però la rispostaccia del centrista Carra: «Prima spieghi come ha comprato la casa»).
Con l’Udc alleato, il centrodestra avrebbe le spalle abbastanza larghe per sperare di vincere nel 2013.
Sennonchè Casini mette come condizione che Silvio si levi di torno.
L’ipotesi sacrilega, secondo la Lega, andrebbe presa in seria considerazione. Berlusconi non dovrebbe lasciare subito; basterebbe che annunciasse solennemente l’intenzione di non candidarsi quando si tornerà a votare…
Questo è il vero menù di domani a Villa San Martino.
E per quanto abile sia il cuoco Michele, a Berlusconi sembrerà di inghiottire un rospo.
Ugo Magri
(da “La Stampa“)
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