ARRIVA GRILLO, PANICO NEL PALAZZO
A MONTECITORIO, FANNO I CONTI: POTREBBERO ARRIVARE 120 ELETTI CON IL M5S… I PARTITI STUDIANO LE CONTROMISURE, COMPRESA L’IPOTESI DEL MONTI-BIS
A Montecitorio ci sono almeno centoventi grillini virtuali.
I loro colleghi di questa legislatura, tutti impauriti, li vedono già camminare, sedersi nell’emiciclo o sui divanetti, andare alla buvette per prendere un caffè.
Centoventi a dir poco, qualora il Movimento 5 Stelle dovesse fermarsi a quota 20 per cento.
Il resto, a salire, sono cifre che trasformano la paura in terrore.
Il paradosso è che i deputati attuali sono morti che deambulano, politicamente parlando, gli altri, i virtuali, sono vivi e vegeti e godono di ottima salute.
La paura è un sentimento che si può esorcizzare con la rassegnazione.
Marco Desiderati e Marco Reguzzoni sono due leghisti che rimpiangono Umberto Bossi.
Reguzzoni è stato nel cerchio magico del Capo, quello di Belsito e Rosi Mauro, e dice: “Ben vengano cento, ma anche centocinquanta grillini. Questo è un sistema che non vuole cambiare. Speriamo che non facciano la nostra fine e che qualcuno non venga comprato come è capitato a noi. Sì, noi abbiamo deluso ma non abbiamo perso lo spirito innovatore”.
Desiderati, dalla mole gigantesca, è più tranchant: “Saremo ciulati noi più di tutti. Oggi non abbiamo una linea e se ce l’abbiamo è quella di dialogare con Squinzi e i banchieri. I nostri militanti sono già attratti dalle sirene di Grillo. Lo so perchè me lo vengono a dire. Al Nord sarà un bagno di sangue perchè c’è un voto più libero che al Sud. La via gandhiana alle riforme non ci ha portato a nulla, non ci restano che le armi o un referendum sull’autonomia. Qui a Roma non si farà mai nulla”.
Al benvenuto leghista, che sa molto di rimpianti e di nostalgia, si aggiunge Angelo Alessandri: “Io facevo il tifo per i forconi ma il segnale con il voto a Grillo è positivo”.
Il coro grillino del Carroccio è però stroncato da Bossi in persona, che appare a Montecitorio e vaticina: “Grillo e la Lega? Cosa c’entra. È diverso. Noi eravamo per la liberazione della Padania non per l’anti-politica”.
Alle quattro del pomeriggio, nel day after del voto siciliano, il Transatlantico mischia paura e indolenza, se non accidia.
Alle sei c’è la fiducia sul ddl anti-corruzione ma il dibattito suona ancora più vecchio dopo il boom grillino nella terra più enigmatica d’Italia. Troppo tardi, ormai.
La Sicilia come metafora però può essere anche speranza a sentire Beppe Fioroni, influente democristianone del Pd ed ex ministro dell’Istruzione.
Fioroni avanza e preferisce vedere solo il bicchiere, anzi le urne mezze piene.
Il mantra della speranza è: “Grillo non ha sfondato nell’astensionismo e ruba voti solo ai partiti. E a Parma quelli che l’hanno votato vorrebbero fare come Muzio Scevola e tagliarsi la mano. Se noi organizziamo due grandi campi è fatta”.
Ecco il trucco, che al Quirinale ormai sognano tutte le notti: Grillo come alibi per la Grande Coalizione o Monti- bis versione alleanza tra riformisti (Pd) e moderati (Udc, Montezemolo, Passera, Giannino, pezzi del Pdl). Fioroni sorride.
Un nuovo arco costituzionale è l’antidoto alla discesa dei nuovi barbari. Bersani e Casini hanno avuto un colloquio: “Loro due non hanno bisogno di parlare sanno già quello che devono fare”.
Cioè: “I centristi devono riorganizzare l’area dei moderati attorno a Monti, finendo di smontare il berlusconismo che domenica è morto in Sicilia. Noi inglobiamo Vendola oppure no, tanto Vendola col Porcellum nemmeno entra in Parlamento, ed è fatta”.
Un inciucione lungo l’asse Bersani-Casini-Monti e vai a capire chi alla fine sarà fregato.
Intorno i rimasugli del centrodestra anti-montiano (la lista di Salò del Cavaliere e gli ex An) e poi il blocco grillino escluso dall’agibilità democratica come fu già per il Movimento sociale italiano.
Visto i numeri dei sondaggi, il M5S si posizionerà al centro, con l’Udc spostato verso la sinistra.
Il già citato Desiderati, leghista, fa una battuta uguale a quella di Antonio Boccuzzi deputato- operaio del Pd: “Si siederanno al posto dell’Italia dei valori”.
Il partito di Antonio Di Pietro viene dato già per rottamato o decimato.
Fioroni è un bersaniano, Mario Adinolfi invece tifa Renzi.
La sua ricetta contro la paura grillina non è un’alchimia di Palazzo come piacerebbe al capo dello Stato: “A queste primarie dobbiamo puntare alla partecipazione di cinque, sei milioni di persone, facciamo la più grande mobilitazione popolare di sempre”.
A Montecitorio, i divanetti verso la buvette sono da sempre occupati dai berlusconiani. Qui l’aria è più mesta. Senza rassegnazione. Senza speranza.
La consapevolezza del vuoto, di un vuoto tragicamente spaccato a metà .
Chi con Alfano. Chi con Berlusconi, che ieri ha cambiato di nuovo idea e mandato a dire a Napolitano, tramite Gianni Letta, che lui non ci pensa a far cadere Monti.
Dal Colle la risposta è stata rassicurante: avanti con la legislatura fino alla scadenza naturale.
Questo però, per B., non vuol dire rinunciare alla sua lista di Salò, come la chiamò una volta Fabrizio Cicchitto, fedele ad Alfano.
Il Cavaliere, la Santanchè tenteranno di inseguire il grillismo.
Parola della bionda amazzone Michaela Biancofiore : “Nel momento del trionfo dell’anti-politica, l’unica strada da seguire è sciogliere il Pdl e permettere a Silvio Berlusconi un’offerta politica radicalmente nuova che non teme Grillo”.
Più realisti Gennaro Malgieri, ex An, e il senatore Raffaele Lauro.
Il loro scenario è una carezza per i tanti che si disperano: “La prossima legislatura sarà ingovernabile, non durerà più di due anni”.
Un Parlamento provvisorio è l’ultima spiaggia dell’autoconsolazione.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
Leave a Reply