ARRIVA L’UNITÀ RENZIAN-POPOLARE
SARA’ META’ POLITICA E META’ LIFE-STYLE
Il nome del direttore ormai ristretto a una rosa di pochi eletti, l’ok dei giornalisti al piano di assunzione di una parte della vecchia redazione (25 su 56), il progetto di massima sul restyling del giornale, l’idea del ritorno in edicola il 25 aprile, giorno non scelto a caso.
Nove mesi dopo (era il 30 luglio del 2014 quando fu stampato l’ultimo numero) potrebbe, il condizionale è comunque d’obbligo, (ri)nascere una nuova Unità .
L’Unità dell’era Renzi.
“Un’Unità renzian-popolare” racconta chi ha avuto la possibilità di interloquire con l’editore sul giornale che sarà .
Quarantotto pagine, una prima parte, il cosiddetto primo sfoglio, dedicato alle notizie di attualità : politica, economia, cronaca, sport.
Una seconda parte invece, presumibilmente 24 pagine, interamente concentrata sul life style: una sorta di grande contenitore sulle tendenze della società .
Suddivisione, tra hard e soft news, fortemente voluta dall’editore, Guido Veneziani, che ha costruito i suoi successi proprio sulla forza del nazional-popolare.
La società editrice che fa capo all’imprenditore calabrese, la Gve, ha infatti nel suo portafoglio oltre una quindicina di settimanali che spaziano da temi religiosi (Miracoli) al self-made per casalinghe (Uncinetto), passando per il puro gossip (sono suoi Stop, Top, Vero, Rakam).
Società editrice di successo la Gve nel 2013 per numero di copie vendute (830mila) era seconda solo a Mondadori (2,4 milioni) e alla Cairo Comunication (1,7 milioni).
L’anima gossippara del Veneziani editore ha fatto storcere il naso non solo ai giornalisti della “vecchia” Unità ma anche a quei lettori affezionati all’idea di un giornale politico e di partito fedele alle idee del fondatore Antonio Gramsci.
Passioni e volontà a parte, l’Unità che fu è stata però costretta a chiudere i battenti, spazzata via dai costi altissimi e dai debiti accumulati: nel 2013 la perdita è stata di 20 milioni di euro con un passivo di oltre 32 milioni.
Senza contare la richiesta di circa 30 milioni di euro per i 120 ricorsi giudiziari, cause perse dall’Unità .
Alcuni giornalisti si ritrovano anche a dover pagare di tasca loro i risarcimenti per le condanne di cause di diffamazione che il giornale aveva perso.
Quattro di questi rischiano il pignoramento della casa.
Un disastro finanziario a fronte di una tiratura alta, le copie giornaliere vendute negli ultimi mesi di vita sono state poco più di 18mila a giugno scese 16mila a luglio.
Alla Nie, la società editrice messa in liquidazione, ogni numero costava dai 700 agli 800 mila euro.
Terminate a luglio le pubblicazioni era dunque cominciata la fase due: la ricerca da parte del Pd, di qualcuno che fosse interessato a rilanciare il giornale.
Dopo mesi di voci e identikit di possibili acquirenti l’unica vera e concreta offerta arrivata sul tavolo del tesoriere del Pd Francesco Bonifazi è stata quella di Veneziani. Una cordata composta dallo stesso editore, socio di maggioranza al 60%, insieme a due soci di minoranza: il costruttore lombardo Massimo Pessina, al 35% e il restante 5% alla Fondazione Eyu, un acronimo che sta per Europa-Youdem-Unità e che fa capo direttamente al Pd e che garantirebbe la continuità politica del prodotto.
La prima offerta prevedeva l’affitto per tre anni della testata per 90 mila euro mensili e il suo ritorno in edicola.
Offerta però che, non includendo l’acquisto del ramo d’azienda, non obbligava l’editore a reimbarcare i vecchi dipendenti.
La reazione prima del Cdr dell’Unità e l’intervento poi del Tribunale fallimentare di Roma avevano di fatto obbligato Veneziani a riformulare una nuova proposta che indicasse anche il numero di giornalisti della vecchia Unità che il nuovo editore aveva intenzione di riprendere.
Metà , 25 su 56, assunti con contratti in deroga al contratto nazionale dei giornalisti (2000 euro il minimo, 2300 il massimo a prescindere dalla qualifica) è stata la contro offerta a cui i giornalisti in un referendum convocato giovedì 6 marzo hanno risposto positivamente: 44 i si, 6 i no, 7 gli astenuti.
Incassato il parere positivo della redazione ora Veneziani dovrà attendere la decisione del Tribunale fallimentare di Roma, il cui giudice per uno strano caso del destino di cognome fa De Renzis
Superato questo ultimo scoglio, avverrà così l’ingresso dell’Unità nella Gve, la Guido Veneziani editore, o in una nuova società .
I passi successivi saranno poi la nomina un direttore che colloquierà i giornalisti della vecchia testata e si preparerà a guidare il lancio del primo numero.
Obiettivo, come detto: 25 aprile. Ora la domanda che molti si fanno è: per l’Unità è davvero arrivata la #voltabuona?
Una risposta sicura ancora non c’è, di certo il nuovo giornale sarà il prodotto dell’era Renzi.
Con buona pace di chi rimpiange Antonio Gramsci.
(da “Huffingtonpost”)
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