TOSI PREPARA LA SFIDA FINALE: “A UN PASSO DAL CORRERE DA SOLO”
I FEDELISSIMI A VERONA: “FLAVIO QUI VINSE CON IL 37%, LA LEGA PRESE SOLO L’11%, IL LEADER E’ LUI”
«Tre anni fa alle comunali la Lista Tosi ha preso il 37%, la Lega l’11%. E’ chiaro che il catalizzatore dei consensi è lui».
Per capire cosa spinga Flavio Tosi ad andare fino in fondo in quella che ormai sembra diventata una battaglia personale, bisogna partire da Palazzo Barbieri.
Qui, nella sede del Comune di Verona che si affaccia su piazza Bra, il capogruppo della Lista Tosi, Massimo Piubello, sostiene più o meno quello che tutti pensano in città : può esistere un Tosi anche senza Lega.
Lo dice anche il diretto interessato: «Non cerco scissioni. Ma so che un piccolo, modesto consenso personale in Veneto Flavio Tosi ce l’ha».
E quindi: «Potrei candidarmi governatore».
Non è ancora la dichiarazione finale di guerra, ma poco ci manca. Perchè Tosi si dice pronto a correre contro Zaia «se loro continuano a non rispettare lo statuto, che sulle liste prevede l’autonomia della Liga».
E visto che “loro”, cioè la Lega di Salvini, non intendono mollare, quasi sicuramente andrà a finire così, con un doloroso addio.
La giunta multicolore
Ma al di là dello scontro con la Lega, le motivazioni che spingono Tosi sono essenzialmente due: una pratica e una politica.
Quella pratica è che tra due anni scadrà il suo secondo mandato da sindaco.
Quella politica è che l’esperienza in Comune lo ha convinto che può farcela anche senza la Lega. O almeno così crede.
Perchè qui a Verona il suo sostegno va dagli ex Fiamma Tricolore (come il capogruppo Piubello) fino ai centristi (come il suo vice Stefano Casali), i leghisti sono una minoranza.
Nella sua lista c’è persino un radicale.
«Una coalizione perfetta» dicono i tosiani. «Un minestrone ormai scaduto» ribatte Michele Bertucco, battagliero capogruppo del Pd. Che punta il dito contro «una giunta debole costruita attorno a un uomo forte».
Bertucco la spiega così: «Il criterio di selezione degli assessori è stato molto semplice: i più votati. E così il recordman delle preferenze, Vito Giacino, è diventato vicesindaco e assessore all’edilizia privata. Il secondo più votato, Marco Giorlo, assessore allo Sport. Poi però un anno fa Giacino è stato arrestato per tangenti (ora è ai domiciliari, ndr), mentre Giorlo si è autosospeso dopo le accuse (non dimostrate, ndr) di essere il tramite con le cosche calabresi».
La famiglia leghista
L’altra sera, al consiglio della Liga Veneta, il segretario veronese del Carroccio, Paolo Paternoster, si è schierato contro la linea Tosi.
Un gesto significativo, ulteriore sintomo di rottura.
Ma va detto che i consiglieri comunali eletti con la Lega sono quasi tutti col sindaco.
Sono solo 4 (contro i 15 della lista Tosi) e l’unico salviniano è Luca Zanotto.
Capogruppo è Barbara Tosi, che è anche sorella di Flavio e dunque sta con lui senza se e senza ma: «Stiamo solo cercando di far rispettare le regole» ripete.
Della stessa linea anche papà Diego, 76 anni, consigliere di circoscrizione, ovviamente leghista. Almeno fino a quando lo sarà il figlio Flavio. E a conferma del fatto che per Tosi la Lega è davvero la sua famiglia, va ricordato che la sua compagna è Patrizia Bisinella, senatrice del Carroccio.
«Sto vivendo questa fase con molta apprensione – si sfoga -. Flavio sta solo rivendicando un suo diritto, ma mi viene da pensare che vogliano farlo fuori perchè lui non si allinea al pensiero unico».
Il Nero, il marxista e il doroteo
In queste ore è lei la persona più vicina al sindaco, ma non solo. Un grande peso ce l’hanno pure Fabio Venturi (ex An), che segue in prima persona la fondazione Ricostruiamo il Paese (ieri era con Tosi in Sicilia, terra elettoralmente corteggiata anche da Salvini), e Andrea Miglioranzi, un passato da skinhead, un presente da presidente della municipalizzata dei rifiuti. Non è un mistero che le idee politiche del Tosi di dieci anni fa erano certamente più a destra di quelle attuali.
E allora perchè oggi è l’unico leghista che guarda al campo moderato, e governa come tale, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “doroteo”?
Gli osservatori della politica veronese fanno notare che dietro questa conversione potrebbe esserci lo zampino di Roberto Bolis, “il marxista”.
Il portavoce, già dirigente del Pci e giornalista dell’Unità , è uno dei più fidati consiglieri di Tosi. Si sono conosciuti a Venezia quando Tosi era assessore in Regione.
Chissà se ci torneranno.
Marco Bresolin
(da “la Stampa“)
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