“ARRIVATA IN GOMMONE, ORA SOGNO LA LAUREA IN ECONOMIA”
EMINE AVEVA SEI ANNI QUANDO E’ PARTITA DALL’ALBANIA, ORA STUDIA, DIRIGE UN RISTORANTE E SI DEDICA AGLI ALTRI CON LA COMUNITA’ DI SANT’EGIDIO
«Che bello prendiamo il traghetto!». Emine ha sei anni e per il viaggio imminente tutta contenta ha scelto un completo giallo, pantaloncini e maglietta. E pazienza se a casa, nella città di Shkoder, ha dovuto lasciare tutto il resto. A preparare le valigie, quelle grandi, ci ha pensato la mamma ansiosa di raggiungere il papà muratore in Italia.
«Poi, invece, è arrivato il gommone. Era buio, tutti sotto al telone, i bambini da una parte e gli adulti dall’altra. Mia sorellina piangeva e uno le ha detto: dai che ti faccio vedere il mare».
Emine ha 26 anni, da venti abita a Genova, e quella notte di onde e pianti, in un giugno carico di speranze, non l’ha dimenticata: «Per tanto tempo non ci ho pensato – racconta guardando un punto lontano – poi due anni fa, dopo aver visto in tv le tragedie dei migranti, mi è venuto tutto in mente. Quel mare che ho scorto da sotto il telone che si alzava e si abbassava»
Il diploma da ragioniera, un lavoro di responsabile in un noto ristorante genovese e la prospettiva di iscriversi alla facoltà di Economia e commercio,
Emine è la giusta testimone dei 50 anni della Comunità di Sant’Egidio e della “Scuola della pace”. Un istituto insolito che soltanto a Genova conta 10 sedi, quasi 150 studenti come insegnanti volontari oltre ad un nuovo gruppo di docenti che, dal Ponente al centro storico, aiuta quasi 500 ragazzi.
D’altro canto, il nucleo dell’onlus sorse nel 1968 proprio quale doposcuola per i bambini ammassati nelle baracche di Roma.
Da Shkoder (Scutari) a Genova, oltre una riva sconosciuta, l’albanese Emine Ceka oggi è una giovane donna «sempre curiosa e ansiosa di migliorare» che con quel viaggio per mare si è riconciliata.
«Dopo la spiaggia di Lecce, che abbiamo raggiunto a nuoto, perchè gli scafisti ci hanno buttato in acqua e senza giubbotto – è ancora il ricordo – siamo arrivati al campo di accoglienza e poi da lì a Genova».
A superare la delusione per un mare che così paterno non era stato, Emine ha contato anche sulla scuola: «Le suore di San Filippo Neri mi hanno aiutata molto. Poi, una compagna delle elementari mi ha portato alla Scuola della Pace».
In un pomeriggio di dieci anni fa, Emine si trova in una classe multi lingue: storie diverse si intrecciano sui banchi e da lì, dal doposcuola, nasce anche un nuovo interesse: aiutare gli altri.
Ancora oggi, Emine fa parte di un gruppo che due volte alla settimana tiene compagnia ai “nonni degli altri”, gli anziani dell’istituto Brignole.
Si illuminano gli occhi all’arrivo della Scuola della Pace. Tutto questo, oltre al lavoro, agli amici, i viaggi in scooter e il futuro da matricola, è un sicuro tassello della vita di Emine: vent’anni sono passati da quella notte in cui «sulla spiaggia ci hanno detto di correre e correre».
Non c’è angoscia nello sguardo di Emine, solo la luce del riscatto: «Mio nonno era musulmano e mio bisnonno un imam: ancora oggi ricordo il suo insegnamento: alla sera, dì tre preghiere, per la famiglia, per il paese e per gli altri».
Oggi è il 50° anniversario della comunità di Sant’Egidio. E la Scuola della Pace festeggia con il libro omonimo curato da Adriana Gulotta (edizioni San Paolo), un’analisi del progetto scolastico dal Salvador al Malawi, passando per Buenos Aires fino a Napoli, che sarà portato nelle scuole d’Italia, a diffondere una cultura dei bambini: da aiutare gratuitamente nello studio e nel fare amicizia, pensando che nessuno è troppo piccolo per fare qualcosa per gli altri: «Siamo al 100 per cento volontari – ribadisce uno dei responsabili, il genovese Sergio Casali – e spieghiamo ai bambini e ai ragazzi che da noi “ricevono” perchè qualcuno vuole loro bene e si indigna per loro».
Il progetto entra nelle periferie e stimola i giovani anche al volontariato: «Chi è carico di rabbia – dice Casali – accanto a persone fragili tira fuori sensibilità ed umanità ». Ogni anno nel mondo più di 30 mila bambini e adolescenti frequentano regolarmente le scuole della pace della Comunità di Sant’Egidio.
(da “il Secolo XIX”)
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