ATTENTI AL GRANO SARACENO, ROVINA IL MADE IN ITALY: GAFFE M5S, MA E’ TUTTO UN COPIA-INCOLLA
“VOLEVAMO DIRE STRANIERO”… LO STESSO ERRORE IN UN TESTO PRECEDENTE FIRMATO UN UN ESPONENTE DEL PD E UNO DELLA LEGA
Quello che si potrebbe definire come il “caso Saracenia” parte da quattordici firme.
Di altrettanti parlamentari del MoVimento Cinque Stelle. Per una proposta di legge che rischia di passare alla storia come un “epic fail” della politica.
Oggetto: la difesa dei prodotti agro-alimentari italiani dalla contraffazione.
Perchè – e questo si legge nel disegno di legge n° 1407 presentato lo scorso luglio alla Camera dei Deputati – “un terzo della pasta venduta in Italia è prodotto con grano saraceno”.
E qui se non ci fosse da ridere ci sarebbe da piangere. Perchè – evidentemente – per i 14 deputati grillini il grano in questione è quello prodotto dai saraceni, il popolo nomade fondatore dell’Islam.
Dal Movimento, una rettifica. Trattasi di refuso: “Volevamo dire grano straniero. E abbiamo chiesto più volte di cambiare il testo presentato alla Camera”.
Ma, molto probabilmente, si tratta solo di un copia e incolla finito male.
Perchè non è la prima che la “Saracenia”, viene evocata dalla politica italiana. Il grano saraceno, nella stessa accezione, compare anche nella “Relazione sulla Contraffazione nell’Agroalimentare” presentata il 6 dicembre 2011 dagli onorevoli Giovanni Fava (Lega Nord) e Luca Sani (Partito Democratico) nell’ambito delle attività della Commissione Parlamentare d’inchiesta sui fenomeni della Contraffazione e della Pirateria in campo commerciale.
A pag. 90, vi si legge: “Metà delle nostre mozzarelle e dei nostri formaggi, non a denominazione di origine, non sono prodotti sul territorio nazionale ed un terzo della nostra pasta, venduta in Italia, è fatta con grano saraceno”. Insomma, una “leggerezza” che si trasmette di legislatura in legislatura, e che arriva quasi a configurare una sorta di sciatteria istituzionale permanente.
E come è facile immaginare, nelle ultime ore, in rete, non si twitta d’altro: l’invasione del grano saraceno.
E il secondo capoverso del disegno di legge del MoVimento – in compagnia del testo della Commissione parlamentare d’inchiesta – finisce sotto accusa.
La difesa della ragione, prima di quella del Made in Italy. Andrea Castelluccia, su Twitter, sintetizza la questione: “Bene, allora mettiamo i dazi contro la Saracenia”. Andrea Pesenti propone di ampliare la strategia grillina per la difesa del Made in Italy: “Ora mi aspetto dal MoVimento una moratoria sui bagni pubblici. Una roba tipo: Basta con le turche!”.
Seguito da Stefano Mucillo: “E perchè non boicottiamo il fico d’India per sostenere i nostri Marò?”.
Hubert Halles è allarmato: “E adesso cosa ne sarà della zuppa inglese? E dell’Insalata catalana?”.
Anna Lanzotti chiede: “Non è che qualcuno di voi si è svegliato con un saraceno nella dispensa?”. E Francesca Carissi affronta il nodo politico della questione: “In questo caso, restituire mezzo stipendio è troppo poco…”.
Tra i primi a rilanciare il fail, il blog “Duro di Sicilia”. Il cui autore commenta: “Maledetti saraceni hanno infestato le coste siciliane con razzie e saccheggi per secoli ed oggi continuano esportando il loro perfido grano”.
Ancora: “E poi, non sta scritto da nessuna parte che la pasta italiana sia fatta da un terzo di grano saraceno…”.
E in rete non manca chi cerca di difendere i parlamentari grillini, dando per buona la loro versione ufficiale. Fino alla comparsa del testo dei deputati Fava e Sani.
Infine, il mea culpa di Filippo Gallinella, uno dei deputati a Cinque Stelle firmatari del disegno di legge. Che su Facebook scrive: “Premesso che nonostante i numerosi passaggi che un testo subisce prima di essere pubblicato, l’errore in premessa è rimasto (saraceno al posto di straniero e perseguitabile al posto di perseguibile) è ovvio che è mia la responsabilità ; ma se l’unico modo per far parlare delle proposte continuerò a commettere errori”.
Si spera di no: logica suggerisce che è meglio considerare le proposte di legge in base al loro contenuto.Sperando che la politica non sia tutto un copia-incolla.
Carmine Saviano
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