AttualitÃ
I CERVELLI ITALIANI FUGGONO UNA SECONDA VOLTA … NEGLI USA CONSIDERATI GENI, IN ITALIA DISTURBANO I BARONI UNIVERSITARI
Ci avevano provato con il decreto ministeriale n.13 del gennaio 2001 e con la legge Moratti n. 230 del 4 novembre 2005: l’obiettivo era quello di far rientrare in Italia i tanti “cervelli” che erano dovuti riparare all’estero per emergere nei campi della ricerca scientifica, bloccata in Italia da decenni di baronie universitarie e scarso interesse dello Stato. Tante storie e studi di eccellenza come quelli dell’astrofisico Marco Bruni, vincitore di postdottorati al Queen Mary College di Londra e all’università di Cardiff, della biologa Laura Bonesi, 40 anni, dottore di ricerca all’università di Oxford e di tanti ingegneri elettronici premiati negli USA per “straordinari risultati di ricerca”, e ancora psicologi, archeologi, cardiologi. Un piccolo esercito italiano i cui curriculum vengono contesi in tutto il mondo globalizzato, dove ricerca, tecnologia, sperimentazione fanno la differenza. Dopo tanti anni la madrepatria si era accorta che si doveva porre un freno a questa fuga decennale e nel 2001 col progetto “Rientro dei cervelli” in molti avevano sperato in un futuro professionale in Italia. Era previsto uno stanziamento iniziale di tre milioni di euro coi quali lo Stato si faceva carico del 95% dello stipendio degli scienziati sparsi per il mondo che avessero accettato di tornare in Italia per inserirsi nelle nostre Università . In Italia molti sono tornati, ma di regolarizzazione, a distanza di anni, non se parla proprio.
Su 499 che hanno usufruito del programma, solo 25 hanno ottenuto il nullaosta alla nomina e sono diventati professori ordinari o associati. Altri 15 sono in attesa, mentre tutti gli altri, tra laboratori e studi di rilevanza internazionale, tirano a campare. Nonostante la legge Moratti del 2005 preveda la possibilità di “chiamata diretta” dei cervelli rientrati, con lo scopo di regolarizzarne la posizione definitivamente, restano in attesa del loro turno che non arriva mai.
Le ragioni di questa situazione vanno ricercate nell’ostruzionismo degli atenei che dovevano assorbirli, negli ostacoli posti dai “baroni” delle nostre facoltà , nel fastidio perchè costoro “non hanno fatto la trafila italica”, nel rischio che i loro curriculum potessero mettere a repentaglio quelli degli “stanziali”. Un altro ostacolo tipicamento italiano l’ha posto il Consiglio Universitario Nazionale che, invece di badare al livello scientifico di queste menti, si è attaccato alla formula dei “titoli equipollenti”, sostenendo che per avere un incarico fosse necessario aver rivestito il medesimo ruolo all’estero. E molti non sarebbero a loro parere all’altezza di mettere piede nelle università italiane a pieno titolo. Che miserie umane…E’ come dire che se sei arrivato secondo nel Campionato di calcio inglese col Manchester, in Italia non puoi giocare centravanti nel Molassana …è il solito lerciume universitario italiano, ben rappresentato dalla intellighentia del pattume radicalsinistrorso che lucra persino sui testi universitari taglieggiando gli studenti. Citiamo solo due casi: il primo è quello di Tommaso Gori, cardiologo, si laurea a Siena, poi lavora per l’università di Toronto per 4 anni, una delle migliori al mondo per cardiologia. Nel 2001 è il primo cardiologo italiano a vincere due premi internazionali, gli offrono un posto di “associate professor”, ma lui torna a Siena, fidandosi dello Stato italiano. Il preside della facoltà , Albero Autieri, dice: ” Non potevo prendere uno che all’estero ha fatto solo due anni di stage, per noi è uno stagista qualunque”. Secondo caso, Alessio Filippetti, 41 anni, un curriculum da genio, ha lavorato in Giappone con risultati che sono alla base di grandi scoperte nel campo della microelettronica. Fisico teorico, ricercatore alla università di Davis e ora di Santa Barbara, negli USA, 50 pubblicazioni internazionali, conteso a livello mondiale, rientra in Italia. Sapete che fa ? Lavora all’università di Cagliari per 1.500 euro al mese, a fine anno ritornerà all’estero, se la situazione non si sblocca. Fa osservare che” in America c’e’ un sistema di responsabilità oggettiva. Se il lavoro non è produttivo, la prima testa che salta è quella del capodipartimento. I capi non sono i più protetti, bensì i più esposti”. In Italia i baroni rossi firmano solo gli appelli contro la visita del Papa, sono troppo impegnati in quello…A un certo centrodestra che sa parlare da due mesi solo di bipolarismo o bipartitismo diciamo che l’Italia va cambiata alle radici, spazzando anche via i tanti parassiti che da decenni si annidano nei gangli del sistema universitario, impedendo la crescita dei nostri cervelli migliori e depauperando il nostro patrimonio scientifico per i loro loschi giochi di potere. Cambiare le leggi certo, ma poi basta mediare, applicare solo una filosofia: quella dei calci in culo, metodo internazionale della massima efficacia.
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