BERLUSCONI ANNUNCIA L’ADDIO AL NOME PDL: “IL PARTITO TORNERA’ A CHIAMARSI FORZA ITALIA”
IN UNA INTERVISTA ALLA TEDESCA BILD SPIEGA IL RITORNO, MINIMIZZA I BUNGA BUNGA, CRITICA LA MERKEL
Il terremoto sul nome arriva dalla Germania: Silvio Berlusconi ha annunciato in un’intervista alla Bild, che uscirà domani, che il Pdl abbandonerà il suo nome per tornare al vecchio Forza Italia.
Che il Cavaliere fosse convinto che il marchio Pdl non funzionasse ormai si sapeva. Tra i vertici del partito circolano infatti da giorni bozze del nuovo simbolo, con annesso toto-nome.
E si sapeva che il nuovo nome avrebbe rievocato il vecchio Forza Italia, ma non che fosse proprio quello.
Un annuncio che susciterà senza dubbio reazioni, soprattutto tra gli ex An, pronti forse anche a lasciare.
Ieri ad esempio la Meloni tuonava: “Vorrei segnalare a quegli apologeti del ritorno al passato, che in tutta la sua storia Forza Italia ha ottenuto al massimo il 21% dei voti, a fronte del 38% raggiunto al suo debutto, nel 2008, dal Popolo della Libertà “.
Ma è un Cavaliere a tutto campo, quello che parla nell’intervista alla Bild. Dal caso Ruby alla Merkel, dal governo Monti alla sua discesa in campo, dall’amicizia con Putin a Berlusconi non si è certo limitato a parlare del futuro del suo partito.
Nulla di nuovo, in realtà : il Cavaliere ha ripetuto i suoi leitmotiv preferiti.
Immancabile l’offensiva sulla giustizia: l’ex premier, secondo quanto dichiarato al giornale tedesco, si considera una vittima della giustizia nell’affaire Bunga Bunga
Si sarebbe trattato di una “campagna di diffamazione da parte della magistratura, che in parte è di sinistra”.
Le ragazze coinvolte sono accusate di prostituzione “anche se hanno solo ballato, come in tutte le discoteche del mondo”.
E poi: “Tutte le accuse si dissolveranno nel nulla, come negli altri processi, che sono stati fatti contro di me. Erano più di 50 o io ho pagato più di 428 milioni di euro per avvocati e consulenze giuridiche. Non credo che qualcun altro oltre me avrebbe resistito a così tanti attacchi”.
on manca il fronte politico-economico nelle dichiarazioni del Cavaliere: “Noi ci auguriamo una Germania più europea e non un’Europa più tedesca”.
Berlusconi ha criticato la “eccessiva politica di risparmio” di Angela Merkel. “Al momento si avverte una certa supremazia tedesca in Europa. E proprio per questo – ha aggiunto – noi auspichiamo da Berlino una politica europea lungimirante, solidale e aperta”.
La crisi? “E’ impregnata di una sorta di profezia che si auto-avvera, cioè il fattore psicologico è una delle cause principali della crisi”, dice ancora.
“Io invece sono del parere che sia compito di un governo creare un clima di ottimismo e fiducia”.
Poi l’elogio del suo governo (“Se noi abbiamo di nuovo sotto controllo il nostro bilancio statale è in gran parte grazie al mio governo”) e dell’importanza della sua discesa in campo: “La mia discesa in campo 18 anni fa – dice – ha salvato l’Italia dal comunismo. Questa è la verità storica e ne sono fiero. Sono stato l’unico leader europeo ad avere eccellenti rapporti al tempo stesso con la Russia e con gli Stati Uniti d’America, e ho fatto sentire il peso di questa amicizia in ogni circostanza in cui è servito alla pace e alla sicurezza nel mondo”.
Un peso che si farebbe sentire ancora, visto che l’ex premier racconta: “La situazione in Siria è molto complicata, ma non senza speranza. Nei prossimi giorni avrò un incontro privato con Putin, e ne parleremo. Mi vede un pò come suo fratello maggiore. Insieme parliamo di tutto”.
“Non sono rimasto traumatizzato dalla perdita di potere – continua Berlusconi – anche perchè il presidente del Consiglio in Italia non ha alcun potere. La nostra Costituzione non gli permette neppure di sostituire un proprio ministro. Avevo potere prima del 1994, quando facevo solo l’editore televisivo”.
E i partiti piccoli sono un guaio: “Gli italiani votano male. Abbiamo ottenuto il 37,8% nelle ultime elezioni, e siamo stati costretti a includere nella coalizione i partiti minori. Purtroppo i partiti piccoli non pensano al Paese e al bene comune, ma sempre e solo alle piccole ambizioni politiche dei loro piccoli capi”.
Sul suo successore Mario Monti, il Cavaliere conclude: “La sua forza principale sta nell’avere il più ampio supporto che mai un presidente del Consiglio abbia avuto. Ed è questo il principale motivo che mi ha spinto a fare un passo indietro: volevo consentire l’approvazione di riforme anche costituzionali”.
(da “La Repubblica”)
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