BERLUSCONI CALA NELLA FIDUCIA DEGLI ITALIANI E AUMENTA IL SUO NERVOSISMO
SECONDO IL SONDAGGIO IPR, LA FIDUCIA NEL PREMIER SCENDE AL 45%, NEL GOVERNO AL 42%… QUANTO AI PARTITI, IN CALO PDL, LEGA E IDV, IN CRESCITA IL PD… LA FURIA DI SILVIO: “NON FARO’ LA FINE DI CRAXI” … REGALA IL VENETO A BOSSI IN CAMBIO DELLA FEDELTA’ ASSOLUTA E PREPARA A TAPPE FORZATE LA RIFORMA DELLA COSTITUZIONE A COLPI DI MAGGIORANZA ( SE CI SARA’ ANCORA…)
Se è vero che i sondaggi spesso divergono a seconda dei committenti che li pagano, è altrettanto vero che se l’elettorato viene monitorato ogni mese con le stesse domande, i risultati esprimono una linea di tendenza.
Nel caso del sondaggio di Ipr Marketing, uscito ieri, si può evidenziare una curva negativa di fiducia nel premier che dal 62% di 12 mesi or sono, è scesa al 45% dei dati relativi a due giorni fa. Mentre contestualmente la sfiducia è salita dal 38% di ottobre 2008 al 51% di ottobre 2009: solo nell’ultimo mese sono stati due i punti persi.
Va anche peggio al governo che gode della fiducia solo del 42% degli italiani contro il 54% di un anno fa, mentre gli scontenti salgono da 43% al 54%: anche in questo caso vale un segno negativo del 2% nell’ultimo mese.
Se esaminiamo la risposta dei cittadini interpellati da Ipr, circa la fiducia nei singoli partiti, si rileva un calo di Pdl e Lega nel centrodestra e dell’Idv nel centrosinistra, stabile l’Udc, in crescita i Pd, cui evidentemente le polemiche congressuali fanno bene.
Il centrodestra sembra pagare invece la vicenda “lodo Alfano”.
Ma al di là dei sondaggi, fa notizia la furia del premier di fronte alle critiche di Fini e di settori del Pdl ( Tremonti in primis).
Al premier notoriamente non piace essere contraddetto, vede nemici ovunque e sabotatori anche nascosti nella canna del caminetto, salvo far entrare, dalla porta principale, fanciulle in nero con registratore incorporato.
Alla fine è sbottato in un “non farò la fine di Craxi” e in una cena “intima” con Bossi: basta garantirsi la “fedeltà assoluta” del senatur, gli ha offerto la presidenza della Regione Veneto, scaricando Galan che medita vendetta e un passaggio alll’Udc, così anche in Veneto si creerà il caos di cui si sentiva la mancanza.
Nonostante gli inviti alla moderazione, ormai il Pdl è in mano ai falchi e ai vecchi barbagianni, gli ultimi alleati di cui avrebbe bisogno il premier, già presuntuoso di suo.
A molti che gli consigliavano di destinare contributi per risanare il dissesto idrogeologico siciliano, ha contrapposto il Ponte sullo Stretto, quell’opera faraonica che è stata criticata sia da Napolitano che da Fini ( e da molti politici bipartisan).
A chi lo invitava a una riforma della giustizia “condivisa”, evitando di porre i pm sotto il controllo del governo, ha risposto con la linea dura verso i magistrati considerati “nemici”, in quanto “vogliono la sua fine”.
E’ arrivata anche una “informativa” che lo invita a evitare i bagni di folla nel timore di un attentato ma, caso strano è giunta solo ora che il premier per strada non riceve solo applausi, ma anche contestazioni.
Una scusa per uscire di scena in modo soft, dicono alcuni.
Ma il nemico non è solo Fini, ora tocca anche a Tremonti, reo di aver convocato l’Aspen Institute per discutere di “future leadership”, tema quindi meritevole di sospetto.
Invece che mediare, il premier vuole andare avanti a tappe forzate e a colpi di maggioranza (ammesso che l’avrà in Aula).
Mentre Bankitalia segnala la perdita di 500.000 posti di lavoro, il calo dell’1% del reddito delle famiglie italiane e l’aumento dell’inflazione dello 0,2%, Berlusconi pensa a riformare la giustizia e la Costituzione, accentrando poteri.
In cantiere l’elezione diretta del Capo dello Stato, la Camera come unico organo legislativo, il Senato in parte eletto e in parte integrato dai rappresentanti delle Regioni, il premier avrebbe il potere di nominare e revocare i ministri.
Per il sistema giudiziario si prevede invece una rigida separazione delle carriere, la modifica delle funzioni e della struttura del Csm, la revisione della composizione della Corte Costituzionale.
Una riforma che prevede che il testo sia approvato quattro volte, due per ognuna delle Camere, nello stesso identico testo.
A parte che dà il segnale di “puntare” proprio coloro che lo hanno “imputato” di presunti reati o che in ogni modo lo hanno criticato, ridando stura al “conflitto di interessi” che lo anima, è difficile immaginare un percorso parlamentare “tranquillo” per leggi del genere.
Il rischio di essere impallinato alla prima occasione in Aula è più che un’ipotesi, è quasi una certezza.
La sensazione è che Berlusconi, incapace di autocritica, non sia vittima di un complotto, ma di se stesso.
Vince le elezioni per la sua grande capacità di comunicatore, ma poi non sa gestire, non sa dare un indirizzo, non sa mediare. Invece di usare umiltà , troppo spesso usa l’arroganza, invece di nascondere i suoi difetti li rivendica, invece che accettare consigli vuol fare di testa sua.
E un conto è gestire un’azienda dove l’iperattivismo paga, un altro è governare un Paese dove ci vogliono idee, un progetto politico, sensibilità , coerenza di vita.
A causa del suo appiattimento sui temi cari alla Lega sta perdendo consensi e cosa fa?
Invece di contrattaccare con idee-forza e distinguersi da essa, si lega mani e piedi alla deriva leghista ancora di più, sulla base dello scellerato patto di reciproca sopravvivenza.
Il pericolo è di allontanare il ceto popolare e moderato che aveva visto in lui la speranza di rinnovamento e che invece deve assistere a comportamenti privati discutibili e a quotidiani spot pubblicitari spacciati per riforme.
Il fatto di controllare quasi tutti i Tg alla lunga non paga, denota solo insicurezza e i media esteri logicamente scrivono delle vicende italiane come di un’anomalia.
Fermo restando che le grandi riforme non si fanno da soli col caterpillar, ma con la convergenza di più forze politiche, altrimenti ogni volta che cambia un governo quello che viene dopo sfascia quello che ha imposto quello che c’era prima.
E l’Italia, così, passi avanti non ne farà mai.
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