PIANO CARCERI O INDULTO? VENTUNMILA CARCERATI A CASA
IL GOVERNO PROPONE LA MODIFICA DELL’ART. 385 DEL CODICE PENALE… NE DERIVA CHE CHI DEVE SCONTARE ANCORA 12 MESI “POTRA’ FARLO NELLA PROPRIA ABITAZIONE O ALTRO LUOGO DI CURA, ASSISTENZA E ACCOGLIENZA”… IL 32% DEI RECLUSI USCIREBBERO COSI’ DI PRIGIONE
Il ministro Alfano ho ha illustrato in Consiglio dei Ministri e preannunciato ai media: si tratta del Piano per l’emergenza carceri, predisposto per risolvere il problema del sovraffollamento dietro le sbarre e decongestionare i penitenziari italiani.
Un piano che prevede la costruzione di 24 nuovi edifici e ampliamenti di quelli già esistenti per un impegno di spesa di 1,3 miliardi in tre anni.
In realtà i soldi non sono ancora stati individuati, a parte i 200 milioni stanziati dal Cipe la scorsa estate.
Il programma in teoria prevede di aumentare i posti di 2.372 unità entro fine anno, di 8.804 nel 2.010 ( 9 nuove carceri e 5 nuovi padiglioni), di 5.596 unità nel 2011, di 7.029 nel 2012. Attualmente sono “ospiti” dei nostri istituti di pena ben 64.859 detenuti, con un trend di crescita di 800 nuovi detenuti ogni mese: circa 20.000 in più di quelli che potrebbero accogliere.
Il piano propagandato (e quindi da verificare nel futuro) dal Governo sui media sarebbe questo e in fondo, attuabilità finanziaria a parte, incontrerebbe anche il nostro plauso.
Peccato però che nessuno abbia comunicato agli italiani che, dietro la pagina patinata della copertina, si celi qualcosa di sgradevole, ovvero la proposta di modifica dell’art. 385 del codice penale che consentirebbe a tutti i condannati entro i 12 mesi o che devono ancora scontare un residuo di pena entro i 12 mesi, di uscire dal carcere per scontare la pena “nella propria abitazione o in altro luogo pubblico o privato di cura, assistenza e accoglienza”.
Che vuol dire in concreto?
Dato che, secondo le stime dell’amministrazione penitenziaria, il 32% dei detenuti deve scontare pene residue non superiori ad un anno, una volta varato il provvedimento, tornerebbero a casa circa 21.000 detenuti.
Da un lato si fa vedere che si inaspriscono le pene in caso di evasione ( raddoppiata nel minimo e triplicata nel massimo) e per il 41 bis, ovvero i reati di mafia, dall’altro si ordina il “sciogliete le righe” per ben 21.000 carcerati, ma senza che di questo “indulto” si sappia in giro.
Nella proposta si lascia poca discrezionalità persino ai Tribunali di sorveglianza: “la prosecuzione della pena presso l’abitazione deve essere concessa, salvo che risulti l’insussistenza dei presupposti di legge”.
Ovvero dopo aver gridato contro certi giudici di sorveglianza, rei di aver concesso i benefici domiciliari a qualche detenuto che poi era incorso in nuovi reati, ora il governo “impone loro” con questa norma di lasciarli andare a casa senza frapporre ostacoli.
Siamo davvero al paradosso: si lancia il sasso e si nasconde la mano.
Si dà infine al commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria la facoltà “di agire in deroga a ogni disposizione vigente, di nominare consulenti esterni e di secretare le procedure di affidamento degli appalti pubblici”.
In pratica pieni poteri, come di fronte a un terremoto.
Ma l’elettorato italiano, da destra a sinistra, non era contrario a nuovi indulti?
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