BERLUSCONI E’ FURIOSO, MA STA ZITTO E FA PARLARE LE COLOMBE
PALETTI E NESSUNA SOLUZIONE…. SILVIO NON VUOLE INVOCARE PERDONO Nà‰ ACCETTARE LA CONDANNA, MA NON SA CHE FARE E NON REAGISCE (PER ORA)
Il messaggio arriva intorno alle quattro del pomeriggio. Marina Berlusconi ribadisce che non entrerà in politica: “Mi auguro che di questa ulteriore smentita prendano atto anche quanti continuano ad attribuirmi un’intenzione che non ho mai avuto e che non ho”.
C’è un leader solo nel centrodestra italiano ed è Silvio Berlusconi: con lui bisogna fare i conti.
È con questa consapevolezza che attorno alle sette di sera Giorgio Napolitano diffonde la sua risposta sulla cosiddetta “agibilità politica” del fu Cavaliere.
Lui l’attende riunito ad Arcore con le solite comparse — Francesca Pascale e il cane Dudù, la senatrice Maria Rosaria Rossi, Daniela Santanchè, Niccolò Ghedini — e l’umore, dopo, non è dei migliori.
Nei commenti informali non siamo nella zona del fulminante insulto che gli riservò anni fa Giuliano Ferrara (“il suo stemma araldico dovrebbe essere il coniglio bianco in campo bianco”), ma la distanza non è così marcata.
Berlusconi voleva di più, si aspettava non la grazia subito, troppo anche per lui, ma una presa di posizione netta sulla superiorità della politica e del consenso popolare rispetto alle quisquilie legali.
Sorpresa vicina al disappunto, poi, su tutti i paletti che Napolitano ha piazzato sull’eventuale, possibile, discrezionale cammino di un provvedimento di clemenza: in sostanza, un gentile invito a farsi da parte.
La delusione non è stata però di quelle cocenti: l’ex premier era stato informato già da ore dal suo luogotenente sul campo — vale a dire Gianni Letta — che i contenuti del messaggio sarebbero stati quelli e ha deciso di non reagire e di tenere a bada i famosi falchi.
Niente dichiarazioni di guerra, niente fucili puntati sul governo, tanto è chiaro che l’ipotesi dell’ordalia elettorale ad ottobre non è in campo (“impraticabili scioglimenti delle Camere”, ha messo a verbale Napolitano).
Del rio-orientamento subitaneo dei cannoni mediatici di Berlusconi è buona testimonianza la home page di Libero, passata nello spazio di mezz’ora da “Napolitano molla Silvio” a “Napolitano: se mi chiede la grazia…”.
L’interessato peraltro, raccontano fonti interne, non si è ancora convinto ad invocare un gesto di clemenza.
Il motivo è molto semplice: significherebbe accettare la condanna (esattamente, peraltro, quanto gli chiede di fare il Quirinale), ponendo fine a quella sorta di stato di rimozione in cui Berlusconi ha vissuto fino ad ora.
La strategia, insomma, è evitare attacchi per il momento e soppesare la situazione con calma: dichiarare una guerra senza aver chiaro lo scopo non è nelle corde del nostro. Per questo sulle agenzie e in tv compaiono subito le colombe del Pdl, quelle che vedevano il voto anticipato come fumo negli occhi: “Ci riconosciamo nella nota del presidente della Repubblica — dichiara subito Maria Stella Gelmini — che dimostra come il problema da noi posto dell’agibilità politica di Berlusconi non sia un fatto personale ma una questione schiettamente politica”.
Segue Fabrizio Cicchitto: “La nota di Napolitano lascia aperti spazi significativi per quello che riguarda il futuro”. Tutto nella norma fin qui, ma poi cominciano ad arrivare i commenti anche di chi teoricamente dovrebbe rappresentare l’ala guerresca del partito.
A Michaela Biancofiore sembra di “cogliere una disponibilità di massima alla concessione della grazia”; per l’ex ministro Paolo Romani si tratta di un intervento “equilibrato, che sembra non lasciare dubbi sulla eccezionalità del caso giudiziario che ha coinvolto il presidente Berlusconi”; Deborah Bergamini ha visto ieri “riconoscere una volta per tutte la piena rappresentatività politica del presidente Berlusconi”.
Anche dal mondo ex An sono arrivati commenti positivi: da Maurizio Gasparri ad Altero Matteoli fino a Barbara Saltamartini (per esplorare tutte le correnti della destra interna al Pdl) è stata una gara a vedere il bicchiere mezzo pieno.
Non è un caso che l’unico commento davvero onesto arrivi da un leghista: “Sento puzza di fregatura”, ha scritto Matteo Salvini su Facebook
Resta che la soluzione al dilemma Berlusconi non s’è trovata.
Ora, notava l’ex ministro Anna Maria Bernini, “è evidente che nella sostanza politica della questione è possibile e necessario trovare tutte le vie che garantiscano agibilità politica a Berlusconi e rappresentanza al suo popolo”.
Come a dire: in pratica come si può fare?
La risposta, al momento, non esiste: dal Pd, al momento, non sono arrivate aperture di nessun genere, nemmeno quelle formali concesse dal capo dello Stato.
Per scrivere la parola fine, però, è ancora molto presto: Berlusconi è all’angolo, si agita in rabbia impotente e non sembra sapere cosa fare, ma l’uomo ha dimostrato capacità non comuni di recupero.
E magari domani, dopo averci dormito su, potrebbe decidere di giocarsi all’attacco l’ultima battaglia.
Marco Palombi
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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