“BERLUSCONI HA CORROTTO I TESTIMONI CON VERSAMENTI DI DENARO PER MENTIRE, LA MINETTI SI OCCUPAVA DI PAGARE LE PROSTITUTE”
RUBY BIS, I GIUDICI MANDANO LE CARTE IN PROCURA, NEL MIRINO ANCHE GHEDINI E LONGO
A leggere le carte non ci sono più dubbi: il Ruby ter ci sarà .
Silvio Berlusconi, infatti, è “gravemente” indiziato di corruzione in atti giudiziari in qualità “di soggetto che elargiva il denaro e le altre utilità ” alle ragazze-testimoni.
Lo mettono nero su bianco i giudici di Milano del processo ‘Ruby-bis’ nelle motivazioni della sentenza a carico di Lele Mora, Nicole Minetti ed Emilio Fede, condannati in primo grado per induzione e favoreggiamento della prostituzione, anche minorile.
Verso il ‘Ruby ter’. In queste motivazioni, però, ciò che salta agli occhi, non è tanto il materiale che ha a che fare con le condanne dei tre imputati del ‘Ruby bis’ (7 anni per Mora e Fede; 5 per Minetti), ma gli spunti d’indagine che dovranno essere analizzati dalla Procura. Quelli cioè che daranno origine al terzo filone di indagine sul caso Ruby.
Corruzione in atti giudiziari.
Il collegio presieduto da Annamaria Gatto, in un passaggio del dispositivo, muove quest’accusa nei confronti del Cavaliere, ma anche dei suoi avvocati (e parlamentari), Niccolò Ghedini e Piero Longo, della stessa Ruby e dell’ex legale della ragazza, l’avvocato Luca Giuliante. L’accusa riguarda anche alcune delle ragazze dei festini di Arcore che dovranno rispondere anche di falsa testimonianza.
La riunione di Arcore.
Il 15 gennaio 2011 Berlusconi e i suoi legali convocano le cosiddette ‘papi girls’, ovvero “tutte le ragazze che erano state sottoposte a perquisizione domiciliare, per parlare della questione”.
Secondo i magistrati, quella riunione “non può certamente essere ritenuta rituale, legittima o rientrante nei diritti della difesa”. Ma doveva servire per mettere a punto la strategia difensiva da adottare nell’inchiesta che aveva appena preso il via a Milano. “In seguito a questa riunione – scrivono ancora i giudici – tutte le ragazze, testimoni nel nostro processo, iniziavano a percepire la somma di 2.500 euro ciascuna a tempo indeterminato”.
Le false testimonianze in aula.
Questi versamenti di denaro “a soggetti che devono testimoniare in un processo nel quale colui che elargisce la somma è imputato, nonchè in altro processo all’esito del quale colui che elargisce la somma è interessato, in quanto vicenda connessa alla sua, non è una anomalia, ma un fatto illecito. Un inquinamento probatorio”.
Deposizioni-fotocopia.
Tutte le ragazze che percepivano i 2.500 euro “rendevano al processo dichiarazioni perfettamente sovrapponibili, anche con l’uso di un linguaggio non congruo rispetto alla loro estrazione culturale. In particolare si noterà la ricorrenza nelle deposizioni di nomi, terminologie, fraseggi identici tra loro.
A precisa domanda, alcune non sapevano riferire il significato della parola o della frase utilizzata”. Per i giudici, “le dichiarazioni erano dirette a favore di Berlusconi”.
La posizione di Ruby.
Oltre che per corruzione in atti giudiziari, Ruby dovrebbe essere indagata anche per falsa testimonianza e indebita propagazione di notizie.
Il primo reato si riferisce al fatto che Giuliante, il primo avvocato della giovane marocchina, apprese da Ruby informazioni relative alle sue deposizioni davanti ai pm milanesi, notizie che poi divulgò ad altri. Inoltre, i giudici ipotizzano per Ruby l’accusa di falsa testimonianza, per le “bugie” che avrebbe raccontata durante la sua testimonianza in aula.
La protesta davanti al tribunale.
“Prima di deporre come testimone” nel processo, Ruby rese “pubbliche dichiarazioni” mettendo in atto “un’attività di possibile contaminazione probatoria” scrivono ancora i giudici riferendosi alla protesta che la ragazza inscenò davanti al Tribunale convocando la stampa nell’aprile 2013 per difendere se stessa e Berlusconi. Il collegio fa notare come Ruby lesse un testo dal “linguaggio particolarmente tecnico”, per sua stessa ammissione “preparato da altri”, non “è noto da chi”.
Nicole Minetti.
Nicole Minetti “era disponibile per Berlusconi, in virtù del rapporto di fiducia-amicizia-interesse-amore (?) che la univa a lui”. Così i giudici fotografano il rapporto tra l’ex consigliere regionale del Pdl e l’ex premier. Per il tribunale, Minetti è colpevole di favoreggiamento della prostituzione perchè “svolgeva un fondamentale e continuativo ruolo di intermediazione nella corresponsione di stabili erogazioni economiche alle donne che abitavano in via Olgettina, emolumenti che avevano indubbia natura di corrispettivo per l’attività di prostituzione svolta”.
Il tandem Fede-Mora.
Emilio Fede e Lele Mora sono stati compari e avrebbero agito “costantemente in tandem (…), in totale sinergia per procurare al ‘produttore’ i ‘programmi’ che gli piacevano”. I giudici parlano anche dei “servigi” di Mora “per procurare a Silvio Berlusconi ospiti di suo gradimento”. Attività per cui Fede “trattava con l’ex premier la dazione di denaro a Mora pretendendo da questi un rilevante compenso per la mediazione”.
Le pentite del bunga-bunga.
Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil hanno sofferto per la “partecipazione” alle serate hard a casa di Berlusconi. Così i giudici motivano “il riconoscimento del danno” da liquidarsi in sede civile alle tre giovani parti civili dai condannati Fede, Mora e Minetti. I giudici parlano di “patimento” e spiegano che le ragazze, quando scoppiò lo scandalo, sono state definite dai media come “escort (…) infilate nel letto di Berlusconi”
(da “La Repubblica”)
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