BERLUSCONI ROMPE LA TREGUA CON RENZI: “COSI’ NON SIAMO NE’ CARNE NE’ PESCE”
“OPPOSIZIONE DURA, SALVO CHE SULL’ITALICUM”
“Da oggi dobbiamo fare un’opposizione visibile e chiara al governo, più dura, altrimenti ci dicono che non siamo nè carne nè pesce”.
È nel corso della riunione del parlamentino azzurro a palazzo Grazioli che Silvio Berlusconi sancisce la fine della tregua con Renzi.
Ora, si cambia: “Continueremo a dialogare sulle riforme, se siamo d’accordo con le riforme, ma senza che se le intesti solo Renzi. Sul governo, niente sconti”.
Tradotto, tranne che sull’Italicum, il premier non potrà più contare sull’appoggio che, sia pur “coperto”, che Forza Italia ha garantito in questi mesi.
Neanche sulla riforma del Senato, dove Forza Italia andrà alla trattativa con una sua proposta che non ricalca quella del Pd.
E l’atteggiamento parlamentare sui provvedimenti del governo sarà assai meno blando, come accaduto in questi mesi.
È più di una voce dal sen fuggita.
In vista delle europee, l’ex premier opta per una virata strategica profonda.
Che mette fine all’idillio di questi mesi. Perchè, è la riflessione maturata in questi giorni, a forza di dire che Renzi è il sosia di Berlusconi, il premier sta sfondando dentro l’elettorato di Forza Italia.
E ora i sondaggi sono da allarme rosso, col partito di Berlusconi pericolosamente sotto la soglia del venti per cento.
“Nè carne, nè pesce”, come ha detto Alfano qualche giorno fa: così rischia di apparire il partitone azzurro a pochi giorni dalla decisione del tribunale di Milano su domiciliari e servizi sociali.
Con l’aggiunta che il Cavaliere non potrà fare la campagna elettorale. Il rischio è che, appiattendo il partito su Renzi, il voto azzurro vada in libera uscita.
Ecco che, per la prima volta dalla nascita del governo, l’ex premier affida ai big del suo partito, nel corso dell’ufficio di presidenza, giudizi poco lusinghieri verso il segretario del Pd, dismettendo quell’aria infatuata che nelle scorse settimane non aveva nascosto: “Renzi – dice Berlusconi – sa comunicare, è bravo, ma le uniche cose che ha fatto le ha fatte grazie a noi”.
Per il resto, soprattutto sulla politica economica, i risultati, per Berlusconi, non ci sono.
Anzi c’è una buona dose di bluff: “Renzi promette soldi in busta paga, si vende come già approvati provvedimenti passarti solo in un ramo del Parlamento. Noi dobbiamo essere più duri”.
Proprio sul terreno della politica economica l’ex premier chiede un indurimento nelle prossime settimane, tarandoci la campagna elettorale per le europee: sul lavoro, ora che Renzi sta misurando le resistenze del suo partito; sulle tasse, assecondando il grido di dolore che arriva dalle categorie, a partire da Confindustria.
Ma è soprattutto sull’Europa che Berlusconi è pronto a scatenare l’arsenale della propaganda contro il governo: “Renzi — ha detto ai suoi — si è andato a prendere in Europa solo sorrisi e pacche sulle spalle. Ed è la prova di come sia andata male per l’Italia”.
Pronto lo slogan di Forza Italia per le europee: “Meno Europa in Italia, più Italia in Europa”. Una virata profonda, dunque.
Che riguarderà non solo il comportamento parlamentare di Forza Italia, ma tutto l’apparato mediatico, da Mediaset agli house organ di famiglia che finora hanno, di fatto sostenuto il governo.
Proprio in vista della grande battaglia il Cavaliere chiude la faida sulle liste con una mediazione favorevole alla vecchia guardia. I parlamentari nazionali si potranno candidare alle europee e poi, una volta eletti, dimettersi.
Il parlamentino vota compatto la delega al Capo per formale le liste.
Nel simbolo, neanche a dirlo, ci sarà il nome Berlusconi.
I bozzetti sono già pronti.
(da “Huffingtonpost”)
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