BOSCHI, I BUGIARDI E I PIZZINI
LA “MADRE COSTITUENTE” CONTESTATA IN AULA MENTRE NEGA LA SVOLTA AUTORITARIA: “È UN’ALLUCINAZIONE”… IL GOVERNO VUOLE CORRERE MA L’APPROVAZIONE SLITTA ANCORA
La Boschi è serena… pardon, volevo dire tranquilla”. Ore 16, Palazzo Madama. “Sereno” nell’era Renzi, da quel famoso #Enricostaisereno, vuol dire esattamente il contrario del significato semantico della parola.
E il lapsus di un senatore dem descrive bene il clima che si respira: per l’ennesima volta, il voto annunciato sulle riforme costituzionali neanche inizia.
Per l’ennesima volta, regna l’incertezza sui tempi e sui modi: 7800 emendamenti, molti dei quali ammissibili, sono troppi per pensare di chiudere rapidamente.
E allora? Allora, o si trova una mediazione politica, che per ora non s’intravede, oppure il governo potrebbe scegliere il contingentamento dei tempi, con tanto di accuse di anti-democraticità garantita.
Tocca a Maria Elena Boschi, nelle vesti di “Madre costituente”, dare la linea, replicando a nome del governo.
Tailleurino pantalone grigio-sobrio, top nero, capello biondo lunghissimo e un certo pallore, il ministro delle Riforme tira fuori toni insolitamente duri per lei. Niente sorriso angelico, ma un discorso che ha il sapore dell’ultimatum.
Tanto deciso che sa di rabbia repressa, mentre rivendica il lavoro fatto per arrivare alla riforma che — ove mai venisse approvata — porterebbe il suo nome
Fanfani, Pier Ferdinando e la contestazione grillina Maria Elena ricorre pure alle citazioni. La più importante è dedicata ad Amintore Fanfani: è l’ex segretario della Dc, l’ex presidente del Consiglio, il grande padre chiamato in causa.
Un riformatore che perse la battaglia contro il divorzio: il referendum scelse un’altra direzione. “Ho sentito parlare di svolta autoritaria: è una allucinazione che non può esser smentita con la forza della ragione perchè resta una allucinazione”, dice la Boschi in Aula.
Dai banchi dei Cinque Stelle si levano urla e fischi. Lei continua: “Un grande statista che è stato anche presidente di questa assemblea, Amintore Fanfani, ha detto una grande verità : le bugie in politica non servono. Si può essere d’accordo o meno, votare o meno, ma parlare di svolta illiberale è una bugia; e le bugie in politica non servono”. La contestazione continua, ma lei riceve pizzini con proposte di patti da Casini e va avanti per la sua strada.
La linea l’ha data il premier, che ha parlato di “sassi sulla strada delle riforme”. E le critiche diventano “bugie”.
Chi sperava in una vera trattativa sentendo la Boschi si è dovuto ricredere . “Sono 30 anni che prendiamo a calci la possibilità di cambiare noi per cambiare le cose”, dice. Poi, un’altra citazione. Stavolta da Fabrizio De Andrè, Se ti tagliassero a pezzetti: “Sono 30 anni che aspettiamo domani per avere nostalgia. Oggi è il tempo delle scelte, il tempo didecidere”.
Sel ha presentato da sola seimila emendamenti. Loredana De Petris ha annunciato: “Non li ritiriamo”. “Se va avanti così, la riforma la approviamo per Ferragosto 2015”, commentano i senatori.
Anna Finocchiaro ha chiarito che ci sono una serie di punti su cui si può trattare: “I referendum e le leggi di iniziativa popolare. Ma anche la partecipazione del Senato alle decisioni europee e all’approvazione del bilancio. E poi il capitolo delle nomine delle istituzioni di garanzia, a iniziare da quella del presidente della Repubblica”.
Nessuno tocchi l’immunità parlamentare
Il cuore della riforma, dalla non elettività in giù non si tocca. E anche la modifica dell’immunità è uscita dall’agenda delle trattative.
Basterà la (poca) disponibilità del governo a far ammorbidire l’opposizione?
“Ci potrà essere un ostruzionismo che ci può portare a lavorare una settimana di più e sacrificare un po’ di ferie ma manterremo la promessa di cambiare”, chiarisce la Boschi.
Il punto, ancora una volta, sono i tempi. Ad ora imprevedibili. Tanto che al Ministro arrivano “consigli” in forma di pizzini, come quelli di Casini.
Lei chiarisce: “Le riforme sono l’ultima chance di credibilità per la politica tutta”.
In nome di questo assioma, se le resistenze non rientrano, Palazzo Chigi valuterà il contingentamento dei tempi.
Che potrebbe non bastare per approvarle prima di settembre. D’altra parte, esiste sempre il piano B.
Dice la Boschi: “Il governo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino al percorso delle riforme”.
Insomma, restano le elezioni anticipate.
Wanda Marra
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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