CENTRODESTRA ALLE GRANDI MANOVRE: E SILVIO RIVUOLE IL SUO ANGELINO
L’EX CAVALIERE GALVANIZZATO INVITA L’EX DELFINO E TENTA LA LEGA… SALVINI PER LE PRIMARIE PENSA A TOSI E CERCA LA POLTRONA DI SINDACO DI MILANO
Se mai avete pensato che la separazione tra Angelino Alfano e Silvio Berlusconi fosse definitiva, ricredetevi. Ci stanno pensando.
Nel centrodestra è infatti tempo di grandi manovre, perchè se è vero che la magistratura non si fa guidare dal clima politico, è vero anche il contrario e, con l’assoluzione incassata da Silvio Berlusconi nel processo Ruby, in politica cambia tutto.
Cambia il rapporto tra Matteo Renzi e i 5 stelle, con Beppe Grillo che coglie la palla al balzo per sfilarsi (ma non troppo) dal dibattitto sulla legge elettorale: «si rafforza il patto del Nazareno» scrive guardando un Pd effettivamente rincuorato dalla sentenza. E cambia il rapporto tra Forza Italia, Nuovo centro destra e Lega Nord.
La prima apertura arriva proprio dai fedelissimi dell’ex Cavaliere, che sta ancora scontando la condanna in via definitiva per frode fiscale nel processo sui diritti Mediaset, ma che in virtù dell’assoluzione nel processo Ruby, vuole riprendere il comando della barca alla deriva.
Per questo, secondo il direttore del giornale Alessandro Sallusti, le linee telefoniche di Arcore sono tornate calde.
Giovanni Toti fa un appello chiarissimo: «Gli elettori moderati, per tornare a vincere, ci chiedono di trovare una piattaforma comune».
«Stiamo parlando di una federazione di forze che si considerano alternative al centrosinistra» spiega al Messaggero: «una consulta del centrodestra, una sorta di Stati generali dei moderati, da tenersi dopo l’estate».
Così Toti traduce l’idea di Silvio Berlusconi, che non vuole far tornare i suoi tutti sotto lo stesso tetto, ma almeno nella stessa palazzina sì.
Se Angelino Alfano è stato tra i primi a chiamare l’ex capo dopo l’assoluzione, le reazioni tra gli afaniani sono di due tipi.
C’è chi ha sorriso alla prospettiva, come Andrea Augello e Barbara Santamartini, e chi ha cominciato a mettere i suoi paletti, pur stando ben attento a non chiudere la porta. Per Fabrizio Cicchito e Renato Schifani, soprattutto, il problema è Berlusconi. Cicchitto auspica che «Berlusconi si ponga il problema di passare la mano», Schifani dice a Toti (o alla Gelmini che chiede che «Silvio venga risarcito») di non farsi illusioni: «Se qualcuno pensa che questo verdetto ci restituisca Berlusconi nuovamente leader incontrastato del centrodestra si sbaglia. Una sentenza non sposta indietro le lancette della storia, nè quelle del centrodestra».
Maurizio Lupi, ministro delle Infrastrutture, fa da pontiere e chiede però di placare «i personaggi, politici o opinionisti del giornale di famiglia, che sembrano avere come unico obiettivo e pensiero fisso quello di insultare e denigrare il Nuovo centro destra». Non ci si può corteggiare a giorni alterni, dunque: «abbiamo perso 10 milioni di voti e se 10 milioni di elettori ci voltano le spalle significa che non abbiamo saputo cambiare con coraggio l’Italia. Il dialogo parte da qui».
La reunion, comunque, non è così distante.
Certo gli alfaniani vorrebbero far durare Renzi il più possibile, ma con Forza Italia, presto o tardi, si tornerà .
Ben più complicata è la partita con la Lega. Lupi a Salvini lo dice chiaro: «Vada avanti così, predicando la rivolta al governo, all’euro, agli immigrati, e si troverà da solo».
La prospettiva non preoccupa, in realtà , il riconfermato segretario del Carroccio. Continuando la recita della sua parte in commedia Matteo Salvini parla dell’assoluzione di Silvio Berlusconi nel processo Ruby, non senza una vena polemica. “Sostiene le riforme di Matteo Renzi, vota con il Pd a Bruxelles e in 15 giorni hanno assolto prima il figlio, poi lui. Non so se è una coincidenza”, ha detto
Salvini continua, comprensibilmente, sulla strategia con cui ha salvato la Lega.
Poi però, dimostrando che anche in Padania c’è chi pensa che alla fine lì, con Berlusconi, si finirà , per le primarie lancia Flavio Tosi, suo competitor interno: «Tosi ha dimostrato di amministrare bene la sua città , se ci fosse un accordo di programma con le altre forze del centrodestra potrebbe essere il nostro candidato».
Salvini cede volentieri il posto, preferendo per sè una più realistica candidatura a Milano: «confermo», risponde a Repubblica.
Luca Sappino
(da “L’Espresso”)
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