BOSSI: “VA PENSIERO”? MEGLIO VA FANCULO
LA LEGA NON E’ COLPITA DA COLPI DI SOLE, MANIFESTA SOLO IGNORANZA STORICA E DEMAGOGIA PER OTTENERE QUALCHE POLTRONA ALLE PROSSIME REGIONALI… BERLUSCONI SOTTO RICATTO CERCA DI TENERE A FRENO UNA BASE CHE NE HA LE SCATOLE PIENE DI UN ALLEATO IMPRESENTABILE
Lo storico Dino Cofrancesco ha scritto in questi giorni: “La storia che Bossi conosce in maniera diciamo approssimativa (forse è lui che dà ripetizioni al figlio) gli gioca qualche brutto tiro mancino. L’Inno di Mameli? E chi lo conosce? – si è chiesto a Pontida, suscitando gli applausi dei lumbard. Beh il suo amato Giuseppe Verdi lo conosceva così bene che nel 1846 lo inserì nel suo ‘Inno delle Nazioni’ assieme alla Marsigliese e al God Save the King. L’autore delle parole è quel Goffredo Mameli che nel marzo 1848 combattè sul Mincio contro gli austriaci e l’anno dopo morì a Roma in difesa della Repubblica”.
Conclude il prof. Cofrancesco “So bene che della genesi dell’Inno di Mameli come della bandiera tricolore a Bossi e ai suoi non gliene frega nulla: se potessero farebbero passare entrambi per merce d’importazione terronica”.
Ora è evidente che molti anni fa il “Va pensiero”, simbolo dell’italianità e dell’Unità d’Italia, era usato politicamente giusto dal Msi come colonna sonora dei comizi di Almirante, come ha ricordato Gasparri ( ogni tanto si ricorda qualcosa anche lui).
A quei tempi il buon Senatur e il suo zelante Maroni erano più abituati a intonare l’Internazionale alla Statale di Milano, coi loro amichetti del Movimento Studentesco, non essendo stati ancora folgorati sulla via di Pontida e della fonte inquinata del Po che fa brutti scherzi al sistema nervoso. Ma come tutti coloro che, da buoni ignoranti, scoprono la storia in ritardo, cercano poi di adattarla alle loro esigenze, manipolando persino un simbolo dell’Italia unita, come simbolo di parte.
Quanto poi a non conoscere le parole dell’Inno di Mameli, rientra nei problemi di alfabetizzazione di cui le statistiche dicono soffra 1 italiano su 10.
In effetti, sarebbe opportuno che certi gorgoglii o rutti padagni venissero convertiti in corrente italiano prima di prendere la parola, onde consentire al mondo civile di comprenderne il significato. Ma perchè la Lega tra dialetti, tricolore e inni a parte, ha voluto deliziarci in questo ferragosto? Non certo per tenere unita una base cui interessa solo la tutela dei propri quattrini, altro che “Va pensiero”.
Semplicemente per ricordare che la Lega è determinante e quindi esige sempre più poltrone e leggi demenziali.
Tra poco in Italia sarà tutto vietato, grazie alla Lega, anche per andare a fare la spesa forse prima bisognerà presentare al capocaseggiato in camicia verde la nota delle necessità e poi avere il visto per il supermercato.
Schedati dalla nascita, schedati dal medico, schedati allo stadio, schedati ovunque, senza che a ciò corrisponda alcuna maggiore sicurezza.
Questa volta molti dirigenti del Pdl sono insorti a difesa dell’Inno nazionale, ma fanno finta di dimenticare la grave responsabilità assunta un anno fa, alle elezioni politiche.
La Lega rimediò un 8,2% perchè solo a loro fu garantita la possibilità di essere l’unica lista apparentata. Se ci fossero state anche l’Udc e la Destra di Storace, le cose sarebbero andate diversamente e oggi avremmo un governo equilibrato.
Ma dato che a qualcuno conveniva avere un interlocutore unico e di comodo per far approvare qualche legge ad personam, Casini e Storace, che insieme raccolsero non a caso la stessa percentuale della Lega, furono eliminati dal gioco.
E oggi se ne pagano le conseguenze, con lo sputtanamento sulla stampa internazionale di un governo che emana leggi di carattere discriminatorio nei confronti degli stranieri.
Siamo di fronte a un partito che ci sta ridicolizzando all’estero e stiamo a discutere sul “Va pensiero”, quando sarebbe molto più efficace un “Va fan culo” ben indirizzato e definitivo.
Il Pdl se ha paura di andare a elezioni in contrasto con la Lega vuol dire che è fondato sul nulla, per non parlare del tragico errore di An di fondersi, quando oggi invece avrebbe un ruolo ben definito e importante di contraltare della disgregazione leghista dell’unità nazionale.
Il Pdl è divenuto invece un calderone dove tutto è annacquato, mediato, polverizzato.
Fino a far emergere ( e qui viene da sganasciarsi dalle risate) un presunto “identitarismo” leghista. Ma ci faccia il piacere, direbbe Totò: richiami celtici?
Se i Celti potessero mai calare nuovamente in Italia vedremmo la gioventù padana correre inseguita a calci in culo fino alle radici del Po e buttarsi a nuoto verso la Croazia, dove magari troverebbe il tesoriere della Lega e qualche suo amichetto intento ad aprire un Casinò, come già successo in passato.
Qualche altro, abituato alle braghette corte, cercherebbe di mimetizzarsi in spiaggia a Rimini tra i “vu cumpra” e qualcun altra avrebbe un posto garantito come badante, dopo l’esperienza fatta col Senatur.
Finiamola con il dare a Cesare quello che al massimo è di Umbertino: una volta si ambiva al seggiolone, ora alla poltrona, nessuno è diverso dagli altri.
Si abbia il coraggio di dire che dietro la riproposizione delle gabbie salariali c’è solo la volontà di dare due euro di più al Nord e due in meno al Sud e che dietro la politica dell’immigrazione c’e’ un latente razzismo.
Poi ognuno si presenti alle elezioni e raccatti i voti che riesce a prendere: ma di fronte a una grande offensiva ideale e organizzativa del Pdl, la Lega verrebbe dimezzata.
Purchè si abbia una classe dirigente adeguata, ovvio, e grandi valori etici che attualmente scarseggiano.
A cominciare dal vertice: se la Lega oggi può permettersi certi ricatti è perchè il Centrodestra ha fatto un errore dietro l’altro, sempre timorosi che possa cadere il Governo, che Berlusconi venga processato e che i notabili miracolati restino col culo per terra.
Una politica di basso profilo che favorisce i mediocri e che vola sempre più basso.
Con il rischio di inabissarsi nel vuoto ideale e politico che hanno creato.
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