CARIGE, ECCO LA BOZZA DEL DECRETO: DAL GOVERNO 4,7 MILIARDI PUBBLICI PER SALVARE LA BANCA, SBUGIARDATI SALVINI E DI MAIO
AUMENTO DI CAPITALE E GARANZIE SULLE OBBLIGAZIONI PER UN TOTALE DI QUASI 5 MILIARDI
Il governo mette a punto i paracadute per Carige. Secondo una prima bozza del decreto, lo stato mette in conto due miliardi di euro per ‘salvare’ la banca sotto forma di capitali e altri tre miliardi come garanzie.
In tutto un intervento monstre di 5 miliardi di euro, pari quasi ai 7 miliardi che il governo ha stanziato per il reddito di cittadinanza.
Il testo non è altro che un copia e incolla del Dl 237/2016, che il governo Gentiloni pubblicò per salvare Monte dei Paschi e le venete, PopVicenza e Veneto Banca, il testo è identico dalle regole sulle garanzie fino ai meccanismi, con burden sharing, per la nazionalizzazione.
“Nello stato di previsione del ministero dell’Economia è istituito un fondo con una dotazione di 2 miliardi per l’anno 2019, destinato alla copertura degli oneri derivanti dalle operazioni di sottoscrizione e acquisto di azioni effettuate per il rafforzamento patrimoniale e dalle garanzie concesse dallo stato su passività di nuova emissione e sull’erogazione di liquidità di emergenza a favore di banca Carige”, si legge nel decreto. Il testo di 23 articoli, ancora da limare, sarà trasmesso alla Camera. La ricapitalizzazone stimata è però di “solo” un miliardo.
Quanto alle garanzie, “Al fine di Evitare o porre rimedio a una grave perturbazione dell’economia e preservare la stabilità finanziaria il ministero dell’Economia è autorizzato, fino al 30 giugno 2019, a concedere la garanzia dello stato su passività di nuova emissione di Banca Carige, nel rispetto della disciplina europea in materia di aiuti di stato, fino a un valore nominale di 3.000 milioni”. Si legge al primo articolo del decreto legge per il ‘salvataggio’ di Carige approvato ieri, ma ancora in fase di ultimazione.
Saranno i tagli ai fondi multilaterali di sviluppo e al fondo globale per l’ambiente a ‘pagare’ il salvataggio. Secondo il testo del decreto legge, infatti, un miliardo dei due accantonati per le operazioni previste a sostegno della banca verrà dalla riduzione dell’autorizzazione di spesa relativa a queste due voci, mentre il resto sarà prelevato dal fondo per le garanzie concesse dallo stato. Le risorse del fondo non più necessarie sono versate al bilancio dello stato e riassegnate ai capitoli di provenienza.
Per chiedere l’intervento dello Stato, Banca Carige dovrà presentare a Bce e Bankitalia un piano di rafforzamento patrimoniale.
Il “programma” dovrà indicare l’entità del fabbisogno di capitale necessario, le misure che la banca intende intraprendere per conseguire il rafforzamento, nonchè il termine per la realizzazione del programma.
Lo Stato dal canto suo, tramite il Mef, è autorizzato a sottoscrivere o acquistare, sempre entro sei mesi, “anche in deroga alle norme di contabilità di stato”, nel limite massimo di un miliardo, azioni emesse da Carige. Il decreto tuttavia prevede un ‘paracadute’: qualora il programma non fosse ritenuto sufficiente dalle autorità competenti, l’istituto può ripresentare la richiesta.
Le richieste dei commissari
All’indomani dell’intervento del governo a sostegno dell’istituto ligure i commissari della banca hanno fatto sapere che “sono in procinto di chiedere l’attivazione della garanzia statale sulla emissione di obbligazioni”. L’obiettivo di questa misura è di “garantire la stabilità della raccolta a medio termine nella presente fase di transizione traendo beneficio dal decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei Ministri”. Allo stesso tempo però, assicurano i commissari, quella di una ricapitalizzazione precauzionale di Carige, ovvero di un intervento dello Stato a supporto del capitale della banca, sarebbe una misura “a tutela dei clienti, da attivarsi come ipotesi del tutto residuale”.
Dalla Commissione europea la situazione è monitorata “in contatto con l’Italia”.
Un portavoce ha fatto sapere che l’esecutivo comunitario ha “preso nota dell’adozione del decreto” legge su Carige e che la Commissione è “pronta a discutere con le autorità italiane sulla disponibilità e sulle condizioni degli strumenti all’interno del quadro legale dell’Ue”.
(da “La Repubblica”)
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