CHI ERA DESIREE MARIOTTINI, LA 16ENNE FRAGILE E RIBELLE MORTA A SAN LORENZO
IL PADRE ERA UN NOTO SPACCIATORE, GLI SFORZI DELLA MADRE PER FARLA USCIRE DALLA DROGA, LA FUGA DA CASA E DALLA COMUNITA’
16 anni e un animo inquieto, la voglia di fuggire, di evadere da una realtà che le stava stretta.
Il ritratto di Desirèe Mariottini, la ragazza di Cisterna di Latina morta a San Lorenzo, emerge dai racconti di chi le voleva bene. La madre, l’amica del cuore, gli abitanti del suo quartiere parlano con i giornali, ricostruiscono il suo carattere, i problemi con la droga, i viaggi a Roma per procurarsela.
Suo padre era un noto spacciatore e a Cisterna di Latina nessuno era disposto a venderle uno spinello.
Dalla madre Barbara la ragazza aveva preso il cognome, per cancellare “l’onta” che si legava a quello del padre Gianluca Zuccheddu.
Barbara – figlia di un sindacalista Cisl e di una cancelliera alla procura di Latina – ha dato alla luce la sua primogenita quando aveva 15 anni, la storia con Zuccheddu si era poi conclusa e lei ha adesso un altro compagno, ma all’ex marito si è rivolta quando non riusciva più a tenere a bada le ribellioni di Desiree.
“Mi picchia, non riesco a gestirla. Gianluca vai a prendere Desy ma non menarle, chiama l’ambulanza, qualsiasi cosa”.
È una madre disperata quella che ad agosto decide di rivolgersi all’ex marito che ha il divieto di avvicinarsi alla famiglia per chiedergli di aiutarla a recuperare Desy. Non è più una storia di spinelli, di hashish, adesso c’è l’eroina e Barbara lo sa.
Lo ammette anche Desy davanti ai poliziotti del commissariato dove è andata a denunciare suo padre che l’ha riportata a casa con due schiaffoni.
Desy fugge quando i servizi sociali, ai quali gli stessi genitori si rivolgeranno formalmente, propongono la comunità . Scappa di casa, scappa da Cisterna. Non andava mai a scuola e tre settimane fa era stata fermata con addosso hashish e tre pasticche di di Rivatril.
Si era allontanata dagli amici di un tempo e nel suo quartiere, per lei, non ci son state manifestazioni o fiori lasciati al cancello di casa.
Stefano Sammarco, gestore del bar del quartiere, non si dà pace per la sua scomparsa
Lei era fragile, chiusa ma ribelle. Quel piccolo handicap alla gamba che la faceva un po’ zoppicare la condizionava e voleva sentirsi accettata. Forse per questo non si tirava mai indietro.
(da “Huffingtonpost”)
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