CHI HA CEDUTO I SUOI VOTI AI CINQUESTELLE? QUATTRO CONSENSI SU DIECI ARRIVANO DA LEGA E IDV
L’ANALISI DELL’ISTITUTO CATTANEO CONFRONTA LE REGIONALE 2010 E LE ULTIME COMUNALI… LA DIASPORA DAL CARROCCIO SUPERA QUELLA DEL PDL
Ora, nel complesso meccanismo dei flussi elettorali indicativo del nomadismo da un partito all’altro, l’istituto Cattaneo di Bologna individua un contributo «pari a zero» del Pdl a vantaggio del grillino Federico Pizzarotti che, invece, ha messo il turbo grazie soprattutto ai voti scippati alla Lega e all’Idv.
In altre parole, il caso Parma – secondo l’analisi curata da Piergiorgio Corbetta e Pasquale Colloca – evidenzia che il flusso diretto verso il Movimento 5 Stelle non è il frutto di una ferita sanguinante aperta nel partito di Alfano: su 100 elettori che nel 2012 hanno votato il grillino Pizzarotti, infatti, solo due anni prima (regionali del 2010) in 26 preferivano la Lega, in 18 l’Idv, in 7 il Pd. E zero il Pdl.
A Parma, gli ex azzurri e la componente di An hanno puntato tutto sulle liste civiche (64 su 100), sulla conferma del voto al Pdl (21), sul centro sinistra (8), sull’astensione (7).
Il disorientamento ha dunque provocato una mezza diaspora nel centro destra senza però alimentare il boom del Movimento 5 Stelle.
L”Istituto Cattaneo ha messo a raffronto le regionali del 2010 e il primo turno del 2012 – considerato «politicamente più pregnante» di quello con le comunali 2007 – e questa scelta non esclude che poi, al ballottaggio, molti voti di pidiellini delusi dalla pessima amministrazione di centro destra uscente siano finiti a valanga sul candidato di Beppe Grillo.
Prendendo in considerazione i risultati di Monza, Verona, Genova, Piacenza e Parma, il tasso di fedeltà degli elettori del Pdl sprofonda sotto il 50%, fatta eccezione per Piacenza (76): mentre a Monza su 100 elettori che nel 2010 avevano votato Pdl, ben 18 hanno addirittura scelto il candidato di centro sinistra, 12 si sono astenuti e 7 hanno indicato la Lega.
Al Carroccio, tuttavia, è andata peggio: fatto salvo il successo di Tosi a Verona – con un tasso di fedeltà del 96% – molti ex elettori leghisti si sono rifugiati (temporaneamente?) in casa del Movimento 5 Stelle (38 su 100 a Parma), in quella delle liste civiche (30) e in quella del centro sinistra (16).
A Piacenza, poi, un quinto dell’elettorato leghista è confluito sul candidato di centro sinistra mentre il 17% si è fatto convincere dal Movimento 5 Stelle.
In media il tasso di fedeltà degli elettori leghisti non ha superato il 40%.
Eppure – osserva l’Istituto Cattaneo – «l’espressione del malumore dell’elettore della Lega verso il proprio partito è diversa da quello dell’elettore Pdl, nel senso che esprime un chiaro sentimento di protesta anti sistema: se si sommano i voti che dalla Lega sono andati al Movimento 5 Stelle e all’astensione, a Genova e a Monza si supera la metà dei voti in precedenza attribuiti alla Lega».
E se all’emorragia subita dalla Lega si somma quella sofferta dall’Idv, si arriva a un dato eloquente: «Quattro elettori attuali su 10 del M5S, due anni fa avevano votato Idv o Lega». Tutto ciò, insistono i ricercatori del Cattaneo, «a dimostrazione di una certa matrice comune alla base delle motivazioni politiche della prima Lega, quella di «Roma ladrona», e della prima Idv, quella di tangentopoli, e le nuove istanze del Movimento fondato da Beppe Grillo.
A conferma di questa tendenza, dai flussi verso il M5S emerge l’importante contributo di elettori che nel 2011 si erano parzialmente sganciati dai partiti maggiori votando per «il solo candidato» presidente della Regione senza votare alcun partito o al massimo votando per liste minori che lo appoggiavano.
«Questa componente – conclude il Cattaneo – vale mediamente un quinto del Movimento 5 stelle».
La diaspora degli elettori del Pdl, dunque, ha premiato a Genova e a Parma le liste civiche, la Lega Verona, l’astensione a Genova Piacenza e Monza: «Un elettorato, quello del Pdl, che sparpagliandosi in tutte le direzioni ha manifestato un comune disorientamento di base».
Il Movimento 5 Stelle ha pescato con le sue reti anche nelle acque del Pd: a Genova, a Verona, a Piacenza e a Monza.
Però l’attrazione fatale per i grillini l’hanno avuta, oltre a leghisti e dipietristi, i militanti della sinistra radicale.
Grillo, poi, ha fatto breccia, unico caso, nel Pdl a Verona ma non a Parma, come invece si era creduto in un primo momento.
Dino Martirano
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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