“COMUNISTI!”, URLA E INSULTI PER IL SIMBOLO DI AN SCIPPATO DA FRATELLI D’ITALIA
ASSEMBLEA FONDAZIONE AN: LA MELONI FINTA ROTTAMATRICE E AMANTE DEL VINTAGE… FRATELLI D’ITALIA BENEFICIERA’ DEI SOLDI DEL FINANZIAMENTO PUBBLICO
“Comunisti!”è solo uno dei tanti epiteti sentiti sabato scorso all’hotel Ergife di Roma nel corso della prima assemblea degli iscritti della Fondazione Alleanza Nazionale.
In un clima rissoso, tra “te ne vai o no”, fischi, cori inclementi e una conta disordinata dei cartellini consegnati da 290 iscritti su 680 degli aventi diritto, alla fine i votanti hanno assegnato la titolarità del simbolo a Fratelli d’Italia.
A cinque giorni dal voto sul sito www.alleanzanazionale.it non compare l’elenco dei votanti ma soltanto il link della mozione presentata da La Russa, Meloni, Alemanno, Urso e altri con la quale si autorizza il movimento Fratelli d’Italia ad usare in parte o integralmente il simbolo di An per un anno, giusto in tempo per le consultazioni europee del 2014 ed eventualmente quelle italiane, in caso di elezioni anticipate.
Altero Matteoli, ex An rimasto nella nuova Forza Italia, parla chiaramente di un voto non legittimo e annuncia un “inevitabile contenzioso” mentre Francesco Storace, che ha occupato un edificio romano dell’eredità Colleoni per la sede del suo movimento La Destra, ha dichiarato che “290 voti sono un po’ pochi per scippare un simbolo e non servono nemmeno per andare in Europa”.
La votazione ha approvato la mozione che, oltre al simbolo, farà confluire nelle casse del partito di La Russa e Giorgia Meloni i soldi del finanziamento pubblico che potrebbero incassare.
Se vorranno tenere quel tesoro o riporlo nella fondazione si vedrà .
Intanto la maggioranza nel cda (di Fratelli d’Italia) non ha ritenuto opportuno chiedere a chi la presiede, l’ex senatore Franco Mugnai, di rassegnare le dimissioni sebbene sia il principale indagato dalla procura di Roma come presidente di quel comitato di gestione che avrebbe dovuto conservare il patrimonio della disciolta An e che, secondo la denunciante Rita Marino vice presidente del comitato e già segretaria di Gianfranco Fini, sarebbe stato depauperato.
I sospetti sono su 28 milioni di euro e pochi giorni fa il pm Pisani è stato duramente invitato dal giudice per le indagini preliminari Fattori a riaprire il caso e ad approfondire le indagini sulle movimentazioni bancarie sospette secondo l’informativa della Guardia di finanza di cui abbiamo già scritto.
Visto che sul sito della fondazione non compare un verbale dell’assemblea di sabato scorso non è dato sapere se lo stesso Mugnai ha presentato i bilanci o rendiconti della gestione del centinaio di immobili frutto di donazioni e del lavoro volontario degli iscritti, oltre ai 55 milioni di euro di rimborsi elettorali che costituivano l’eredità di An.
Tutto questo mentre fuori dai palazzi cresce lo sdegno della popolazione per quei 2 miliardi di euro del contributo pubblico confluito nelle casse dei partiti della Seconda Repubblica nonostante un referendum che nel 1993 lo avesse abolito.
Fu ripristinato grazie a leggi sulle quali la Corte dei Conti ha di recente sollevato la legittimità costituzionale, leggi ovviamente appoggiate anche dagli eredi di Almirante.
Nulla di tutto ciò smuove i 15 membri del cda della fondazione An arroccati nel loro castello, divisi in fazioni in una dinasty che ci regala una puntata al giorno.
La maggioranza nel cda è dei membri di Fratelli d’Italia da quando, pochi giorni prima dell’assemblea, è arrivata provvidenzialmente anche Giorgia Meloni, la rottamatrice di destra ma evidentemente amante del vintage.
Ha perso una grande occasione per dire che intanto sarebbe bello restituire ai vecchi iscritti di An le quote delle tessere stracciate nel 2009 quando An confluì nel Pdl, magari qualche sede di partito costruita con i loro soldi, oltre a quei 55 milioni di euro di rimborsi elettorali (28 dei quali con l’alone del sospetto alimentato dall’inchiesta della magistratura).
Una proposta così, se realizzata, avrebbe potuto moltiplicare i Fratelli d’Italia fermi a quel risicato 1,9 per cento dell’ultima elezione.
Sabrina Giannini
(da Report.time – il Corriere della Sera”)
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