CON QUOTA 100 VIA 5 ANNI PRIMA MA CON IL 25% IN MENO: QUELLO CHE IL GOVERNO NON DICE
LE SIMULAZIONI DELLE SOCIETA’ SPECIALIZZATE AVVERTONO CHE LA RENDITA SARA’ MOLTO PIU’ BASSA… UN ESEMPIO: DA 1500 EURO SI SCENDE A 1.125 (LA DIFFERENZA CHIEDETELA A SALVINI)
Si potrà staccare prima, in alcuni casi anche cinque anni e mezzo in anticipo.
La pensione, però, subirà un drastico taglio, sino a un quarto dell’assegno.
Le simulazioni realizzate in esclusiva per «L’Economia» del Corriere della Sera da Progetica, società di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale, mostrano i possibili effetti dell’introduzione della «quota 100», cioè la somma dell’età anagrafica (62 anni) e dell’anzianità contributiva (38) come requisito per accedere al pensionamento.
La misura è prevista nel Contratto ed è stata richiamata nella Nota di aggiornamento al Def (Documento di economia e finanza), varato nei giorni scorsi dal governo.
I costi immediati sono molto pesanti.
Dopo i rilievi del presidente dell’Inps Tito Boeri – che ha parlato di 100 miliardi di debito in più sulle spalle degli italiani di domani – si parla comunque di un rimando della partenza delle nuove misure ad aprile, giusto un mese prima delle elezioni europee.
I numeri «magici», da 22 a 26
Chi ha cominciato a lavorare fra i 22 e i 26 anni con continuità di carriera otterrà i maggiori benefici dall’introduzione di Quota 100, cioè la somma di 62 anni di età e 38 di contributi. Il conto, però, sarà molto salato.
Potrà anticipare il pensionamento sino a 5 anni e sei mesi, ma il suo vitalizio subirà un taglio del 25%. Gli effetti sull’età di pensionamento e sul rapporto fra pensione e ultimo stipendio saranno molto diversi a seconda dell’età e dell’inizio della contribuzione.
Per i più anziani
«Gli effetti simulati sulle età di pensionamento indicano che con Quota 100 non cambierà nulla per chi ha iniziato presto a lavorare, per esempio a 18 anni – dice lo studio di Progetica –. Per questi profili continuerà a essere raggiunto per primo il requisito di pensione anticipata, basato sui contributi versati.
Un impatto tra lo scarso e il modesto, compreso tra pochi mesi e due anni, si ha invece per coloro che hanno iniziato a lavorare tardi, intorno ai 30 anni, e per coloro che hanno avuto carriere intermittenti, come precari e donne.
I maggiori benefici di questo meccanismo riguarderanno chi ha iniziato a lavorare in fasce intermedie, tra i 22 ed i 26 anni. Per alcuni profili, infatti, l’anticipo potrebbe superare i 5 anni: addirittura cinque anni e sei mesi per un trentacinquenne che ha cominciato a 26».
Il rischio del quarto
Andando avanti con l’età , non cambierà nulla per chi ha cominciato a lavorare a diciotto anni: pure in questi casi, infatti, scatterà per primo il requisito per la pensione anticipata. Per chi ha cominciato fra i 22 e i 26 anni, l’anticipo potrà andare dai 4 anni e sei mesi per un cinquantenne, ai 3 anni e 8 mesi per un sessantenne.
Quando si parla di pensioni, però, tempo e denaro non vanno quasi mai d’accordo: staccare prima significa subire un taglio del vitalizio.
«Per chi potrebbe continuare a lavorare – prosegue lo studio – il rovescio della medaglia dell’andare prima in pensione è quello di versare meno contributi, e avere quindi una pensione più bassa a causa dei meccanismi di calcolo basati sulla speranza di vita».
Un trentenne che ha cominciato a 26 anni, per esempio, con Quota 100 potrebbe smettere 5 anni e sei mesi prima rispetto al requisito richiesto per la pensione di vecchiaia: il suo assegno, però, si ridurrà di un quarto.
L’impatto sarebbe naturalmente inferiore per i disoccupati, perchè la riduzione sarebbe dovuta solamente al meccanismo di calcolo contributivo e non anche ai minori contributi versati.
Bisogna fra l’altro tener presente che le simulazioni ipotizzano una vita lavorativa senza buchi contributivi dall’inizio sino all’età della pensione: una situazione sempre più rara nell’attuale mondo del lavoro.
L’età di mezzo
Quota 100, in sostanza, riguarda soprattutto coloro che hanno iniziato a lavorare in età di mezzo e con continuità , ma le simulazioni ricordano come andare in pensione prima non abbia solo benefici.
Per coloro che intendono pianificare una serenità economica al tempo della pensione, ritirarsi prima dal lavoro significa infatti destinare maggiori versamenti in previdenza integrativa per integrare l’assegno pubblico, se si vuole evitare una riduzione del proprio tenore di vita.
(da “il Corriere della Sera”)
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